Un nuovo inizio.

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view post Posted on 4/9/2013, 14:26
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Narrato
Pensato
Parlato

Affacciata da una delle grandi finestre del palazzo del Kazekage, Miyu osservava il Villaggio della Sabbia risvegliarsi a poco a poco per affrontare quel nuovo giorno. Rumori di locali pronti per l’apertura, di merci scaricate per essere allestite e di un primo rassicurante vociare riempivano le strade, le stesse su cui iniziavano a vedersi i primi cittadini, quelli più mattinieri. Lo sguardo della ragazza volò sui tetti degli edifici già ricostruiti, sulla facciata interna delle mura della città, sulla panca lungo una delle strade su cui sedevano due persone di una certa età, intente a parlare. Nella sua posizione di osservatrice esterna, le sembrava quasi di essersi affacciata su un mondo lontano, immaginario, un universo armonico. Sfortunatamente, non era così. Un lontano rumore di attrezzi battuti su metallo le ricordarono la verità che per un attimo aveva creduto di poter dimenticare: l’Ultima Guerra, l’evento che aveva sconvolto l’equilibrio che ogni Paese aveva faticosamente conquistato negli anni, aveva distrutto pure la sua amata terra natia, Suna. Che sciocca, come aveva potuto pensare di ingannare la sua memoria? Ogni giorno, imbattendosi in una zona in ristrutturazione o nel volto di un conoscente, gli spettri di quel periodo buio la tormentavano, portandole dolore e tristezza. Quanti, nati in quelle stesse strade, erano periti durante gli attacchi? Quanti dei mattoni che gli antenati della stessa Miyu avevano posto sulle mura e sugli edifici cittadini, erano rimasti in memoria di quei tempi di speranza e prosperità? Urla e ricordi di feriti negli ospedali del campo militare dove la kunoichi aveva prestato servizio durante la Guerra provarono a farsi largo tra i pensieri malinconici della ragazza, ma vennero bruscamente interrotti dallo sbattere di una porta. Miyu sobbalzò dalla sorpresa, temendo che qualcuno avesse varcato la soglia della sala d’attesa. Invece lo sbattere di quella porta era stata una naturale conseguenza della corrente generatasi grazie alla finestra spalancata da cui si era affacciata ed il corridoio esterno. Miyu sospirò, tranquilizzandosi dopo quel primo e naturale spavento, e si passò una mano tra i lunghi capelli cremisi, quasi come se – seguendo il suo riflesso in uno dei vetri della finestra – si fosse decisa a sistemarsi in vista dell’incontro che l’attendeva. C’era in effetti un motivo se la kunoichi, nota per la sua proverbiale mancata puntualità, quel giorno si trovasse in un posto del genere ad un’ora tale: non capitava tutti i giorni di venire convocati dai propri superiori in gran segreto, no? Chissà cosa volevano da lei. Interrogarla? Punirla? Assegnarle un compito speciale? Iniziò a battere la punta di un piede freneticamente a terra, come per scaricare la tensione che quelle domande le trasmettevano. Oh, al diavolo! Cos’aveva da temere? Gironzolò per la stanza, deserta a quell’ora, sistemandosi la giacca che indossava superiormente, aperta sul davanti. Tra le cerniere si vedeva una maglia più leggera, di un nero monocromatico, che le dava un tocco di sobrietà senza arte né parte. Nella parte inferiore di un corpo erano visibili giusto i pantaloni, scuri, la cinta munita di tutti gli accessori ordinari che una kunoichi poteva portare con sé. Ed un paio di scarpe, semplici. Il coprifronte su cui figurava il simbolo del Villaggio lo aveva lucidato la sera prima, convinta che in qualche modo la cosa l’avrebbe aiutata a fare un buon effetto l’indomani. O almeno, così sperava. Dannando il suo eccessivo traffico di pensieri, Miyu si sedette dall’altra parte della sala, finendo per guardarsi i piedi.
 
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Vaalin
view post Posted on 4/9/2013, 18:02




Narrato
«Parlato (Clara)»
«Parlato (Takeda)»
«Parlato (Banba)»



A Suna il calore, anche di prima mattina, era insopportabile per uno straniero.
Uno dei tanti motivi dell'indipendenza di quella terra, fra le altre cose: nessuna delle altre potenze rimaste aveva riacquistato le forze e risorse necessarie per un'offensiva e una conseguente occupazione su grande scala.
Avrebbero probabilmente potuto conquistare il villaggio con un'operazione di guerra lampo, ma mai sarebbero riusciti a tenerlo abbastanza a lungo da considerare l'opzione come una mossa saggia. Sarebbero bastati pochi nuclei di resistenza, magari supportati da agenti stranieri nemici, per rendere un inferno gli approvvigionamenti.
Per come stavano le cose, il solo villaggio della Sabbia non sarebbe mai riuscito a sostentare il numero di soldati richiesto per tenerlo sotto controllo e difenderlo dalle mire rivali.
Sulla base di questa posizione di vantaggio si era fondata la diplomazia locale, sempre attenta a raccogliere fondi sia da parte di Konoha che da parte di Kiri, le due entità statali che più si erano riprese dalla guerra.
Nonostante la loro maggiore forza però erano entrambe costrette a finanziare una terza entità, Suna appunto, per evitare che questa divenisse alleata della fazione opposta.

Sotto il Sole mattutino di quel paese dal clima ostile, due opposti gruppi diplomatici facevano il loro ingresso da altrettanto opposte entrate.
Divisi per intenti, colore, umore e uniformi erano però accomunati dallo sguardo vigile e analitico delle loro guide, la cui attenzione cadde naturalmente sullo stato delle mura cittadine, probabilmente una delle informazioni più importanti da riportare poi a casa.
Era vero che con la scusa degli aiuti alla ricostruzione e con artifizi vari erano riusciti ad ottenere di partecipare materialmente ai lavori, sia in modo esplicito che con infiltrati, ma anche gli abitanti del luogo avevano una lunga tradizione di shinobi, quindi era sempre stato difficile discriminare il vero dal falso e setacciare le informazioni ricevute per mondarle dagli inganni portati da tutte e tre le parti in gioco.

L'informazione di importanza immediatamente successiva da ottenere era il volume dei flussi economici, per questo entrambe le delegazioni avevano pianificato, con la scusa di voler visitare i luoghi della ricostruzione, le principali piazze e mercati.
Non poteva certo dirsi un'ispezione o esame accurato, ma la quantità di persone impegnate nella preparazione dei banconi e nell'esposizione della merce forniva una stima grossolana di quanto volessero sapere.

Nonostante il giro "turistico", l'arrivo dei due gruppi diplomatici nel centro del potere politico ricostruito, il palazzo del Kazekage, ebbe luogo senza ritardi, di prima mattina.
E sebbene ogni cosa stesse andando esattamente come da copione, la tensione e l'agitazione del corpo diplomatico Sunese erano palpabili.
Particolarmente evidente era il nervosismo del grosso omone che entrò senza troppe cerimonie nella stanza che ospitava Miyu Kiyurashi.
«Ah, eccoti qui, finalmente!» Grosse gocce di sudore erano cosparse sul suo capo rasato e adusto dal Sole, di carnagione molto scura. «Quello scemo di Din ha sbagliato la prenotazione delle stanze, ma non c'è tempo per spostarsi.» Conoscevi il suddetto scemo, si trattava dell'addetto alla cancelleria, alla portineria e all'occorrenza anche alla riparazione delle tubature. Vi era una tremenda carenza di personale amministrativo e errori organizzativi non erano rari da quelle parti.
Conoscevi anche mister muscolo, uno dei tuoi superiori, uomo dalle spalle imponenti e muscolatura ancor più impressionante, una furia in battaglia, ma una specie di pulcino bagnato durante situazioni del genere. Decisamente non era tagliato per i rapporti diplomatici. «Diamine, volevo farti un discorso prima, ma...» sfornava parole alla velocità con cui si sciolgono i sigilli, senza, come suo solito, lasciarti modo d'interromperlo: «Allora, ci sono due ambasciatori, uno di Kiri e uno di Konoha, dovevano essere visite separate ma hanno finito per sovrapporsi e-» L'uomo si fermò un attimo, senza fiato, per, fatto un profondo respiro, riprendere subito dopo — «Hanno chiesto espressamente di te, non so perché, ma se fai casino è finita!»
Le sue ultime parole vennero accompagnate da marcati e decisi gesti delle mani, fatte scattare avanti e indietro distese e parallele a poca distanza dalla faccia.
Gli fecero eco a poca distanza di tempo dei passi nel corridoio; «Ecco, arrivano, mi raccomando: composta e sangue freddo!»
Tutto fuorché calmo, il tuo superiore si sistemò, eccessivamente impettito, nei pressi della porta, che aveva in precedenza dimenticato spalancata.
Il tipico rumore di stivali militari in avvicinamento andò aumentando, sino a giungere al suo culmine con la comparsa, appena fuori dalla stanza, di due figure, una proveniente da sinistra e una da destra, entrambe accompagnate da due persone alle proprie spalle.
«Che ameno incontro, davvero, se solo non avessi un appuntamento imminente mi fermerei a farti arrestare, criminale di guerra.» Era la voce di una donna quella sulla destra, rapida e decisa, con quella punta di malizia tipica di chi sappia di aver appena piazzato un dito in una piaga aperta e dolente. La risposta, che giungeva anch'essa da corde vocali femminili, non si fece attendere: «Che coincidenza, io pure ho un appuntamento improrogabile e un mandato di arresto per una certa terrorista.»
Tuttavia, a differenza della prima, non vi era emozione in quelle parole, pronunciate con tono quasi sepolcrale.
E ancor meno vitalità era possibile intravedere negli occhi del volto alla sinistra della porta, orbite gonfie, contornate da occhiaie profonde, che spiccavano come l'unica nota di colore in un volto altrimenti completamente pallido, incorniciato o meglio, ingabbiato, da un taglio medio-corto di capelli corvini poco curati.
Banba si fece scappare un borbottio scomposto, che fece voltare la donna sulla destra verso di lui, mentre l'altra continuava a tenere fisso il suo sguardo sulla persona davanti a sé.
«Non me lo dire...»
Capelli rossi, carnagione chiara ma viva, qualche punta di trucco dato qua e là sul volto, con eleganza, vestiti casual e decolletè generoso, probabilmente per via del forte caldo a lei insolito, l'ambasciatrice sulla destra non poteva essere più diversa dalla sua odiata collega, che invece esibiva una vecchia tenuta da ufficiale militare, coi gradi di Generale ben in vista e con tanto di guanti, stivaloni e pezzi di corazza in uso tra gli Anbu; nemmeno un centimetro di pelle esposta dal collo in giù ed ogni eventuale formosità nascosta dall'abbigliamento sovrabbondante di tasche e la cintura ricca di sacche di ogni tipo nonché di un grande rotolo tenuto per orizzontale alle spalle.


Eccoci qua, scusa se per fretta le cose non son venute proprio il massimo.

Ti trovi davanti questa situazione tesa, due diverse delegazioni diplomatiche sono venute per parlare con te, senza che se ne sappia il motivo.
Non era previsto inizialmente, ma qualcosa è andato storto e gli appuntamenti si sono sovrapposti, con conseguente incontro fra le due ambasciatrici, fra le quali non scorre buon sangue, per niente.
Puoi cercare di sbloccare la situazione, facendo da paciere, scegliendo di iniziare da una delle due parti o ricevendole entrambe contemporaneamente. Oppure puoi lasciare che se ne occupi Banba (che verrebbe quasi sicuramente calpestato, metaforicamente, dalle due ambasciatrici).

Scusa per la troppa lunghezza >.<
 
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view post Posted on 5/9/2013, 07:32
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Era successo tutto in una manciata di secondi: la porta si era aperta, e tra i respiri affannosi di un uomo che Miyu conosceva bene, una delle notizie peggiori che le sue orecchie avessero mai sentito, arrivò. Se le due delegazioni dei due diversi villaggi non fossero entrate nella medesima stanza dove i due sunesi si trovavano circa pochi attimi dopo, Miyu si sarebbe sicuramente fatta prendere dal panico. Aveva intuito la gravità della situazione già prima che le due rappresentanti vedessero bene di scambiarsi qualche frecciata l’un l’altra, facendo piombare la sala nell’atmosfera più gelida immaginabile: il contesto che si era creato era quello di una pressoché metaforica bomba ad orologeria diplomatica, un qualcosa che – se gestito male – avrebbe potuto degenerare in qualcosa di terribile tra i Villaggi coinvolti, in particolare per Suna. Se una parte di Miyu desiderava prendere violentemente a calci nel culo il suo superiore per averla messa in una situazione così dannatamente complessa, per una persona come lei – addestrata come soldato e non come ambasciatrice -, un’altra avrebbe voluto credere di stare sognando, o qualcosa del genere. Come avrebbe potuto sviscerare la faccenda senza creare attriti tra Suna ed uno degli altri Villaggi? Rifletté su tutte le possibilità che aveva, mentre l’uomo accanto a lei palesava la sua preoccupazione. Scegliere un Villaggio sopra l’altro avrebbe sicuramente rappresentato un motivo di risentimento nei confronti di Suna, per il Villaggio escluso. Bisognava in tutti i modi farsi scegliere, evitare di prendersi una responsabilità del genere. Bisognava proporre allo stesso tempo un modo assolutamente neutrale, qualcosa che non desse motivo di contestazioni, di accuse di favoritismo o inganno. Miyu pensò bene a fondo, prima di farsi coraggio e spezzare quella palpabile tensione creata dal silenzio che aveva seguito il breve scambio di battute tra le due autorevoli donne:

Buongiorno e benvenute a Suna.. !

La voce aveva tremato e ciò che ne era uscito era stato un mix di tonalità che sicuramente avrebbero attirato l’attenzioni di tutti su di sé. Se non altro, si era messa in gioco.

Sono Miyu Kiyurashi, chuunin di Suna. Vi chiedo scusa, ma a causa di un errore organizzativo a livello della prenotazione, i vostri appuntamenti sono stati fatti coincidere.

Sapeva che questa rivelazione avrebbe dato da pensare sulla qualità dei servizi amministrativi di Suna, ma sapeva anche che non fornire una motivazione sarebbe risultato immaturo, e che – comunicando la notizia in modo così diretto – l’eventuale risentimento verso Suna sarebbe stato identico in entrambi i Villaggi al punto tale che i due si sarebbero trovati d’accordo almeno sull’opinione dell’organizzazione diplomatica del Villaggio.

Dal momento che ci troviamo in questa situazione, e poiché non vorrei fare un ulteriore torto né a Kiri, né a Konoha, vi metto davanti alle seguenti alternative:

Per un istante pensò a tutti i modi in cui quelle due avrebbero potuto ucciderla.

O mettervi d’accordo per chi vuole essere ricevuta per prima,

.. cosa che le due sentiva non avrebbero fatto neanche in prossimità di un dirupo.

O essere ricevute entrambe, nella stessa stanza e nello stesso momento,

Cosa fattibile, ma che avrebbe garantito una diffusione di notizie che forse i singoli Villaggi avrebbero voluto tenere per sé. Miyu mosse qualche passo nella sala e cercò nelle tasche qualcosa che si rivelò poi essere un portamonete pieno di monete tintinnanti, che la ragazza iniziò ad agitare piano piano.

Oppure, possiamo affidare tutto al caso che ci ha messo in questa condizione. Potete prendere quattro monete a testa, lanciarle, e, la prima che otterrà la combinazione di tre monete con la stessa faccia, sarà la prima a venir ricevuta.

Aprì dunque la piccola sacca in pelle, consapevole che offrendo lei stessa le monete – dopo averle mescolate – avrebbe reso impossibile l’idea di un favoritismo o di un inganno a vantaggio di una delle due delegazioni. Aveva fatto la sua mossa, ed ora non poteva che sperare che le cose andassero meno peggio di come potessero andare.

 
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Vaalin
view post Posted on 5/9/2013, 13:04




Avresti potuto giurare di aver visto spuntare sulla nuca di Banba una goccia di sudore per ogni tua parola.
Qualunque cosa potesse accadere, probabilmente sarebbe stato lui, in quanto ufficiale di grado più alto a quell'incontro, ad esserne ritenuto responsabile.
Fortunatamente la tua iniziativa si rivelò vincente, centrando l'attenzione su di te ed interrompendo lo scambio di stoccate fra le due funzionarie straniere.
La rossa si voltò immediatamente alle tue parole, sorridendo lievemente per l'evidente emozione con cui le avevi pronunciate; l'altra non distolse invece il suo sguardo dalla collega sino a che non proferisti il tuo nome, a seguito del quale prese rapidamente a squadrarti da capo a piedi senza mutare la propria espressione gelida.
Il tuo superiore, fra sé e sé, ti ringraziò una e più volte per averlo cavato dall'impiccio di dover spiegare la situazione a quelle due belve, ma non te lo disse mai. Sul suo viso era visibile solo un sorrisetto nervoso e stirato, ultimo tentativo di mantenere le apparenze.

Terminata l'esposizione delle opzioni da te messe in campo, esattamente una frazione di secondo dopo l'ultima parola, entrambe le donne fecero un passo verso l'uscio per entrare nella stanza, chiaramente cercando di assicurarsi un motivo per essere ricevute per prime — nessuno sarebbe così scortese da far uscire una persona che è appena entrata, no?
Evidentemente però la stessa idea era balenata nelle menti di entrambe e il risultato fu che si ritrovarono a urtare lievemente spalla contro braccio nel tentativo di varcare perlomeno contemporaneamente la soglia.
In quel contesto si rese infatti evidente la differenza di altezza fra le due, con la rossa una quindicina di centimetri più alta della sua controparte e una decina più di te.
L'irritazione generata da quel piccolo scontro si manifestò unicamente in brevi smorfie, per la gioia di Banba, che non avrebbe psicologicamente sopportato un altro duello verbale fra le due, soprattutto sapendo che l'una era ricercata nello stato dell'altra e che se avessero iniziato ad accampare pretese di arresto sarebbe stato estenuante mantenere la neutralità e l'indipendenza di Suna. Per non parlare del fatto che avrebbero avuto un edificio o due in più da ricostruire...
Averle nella stessa stanza era come girare con delle torce accese in una segheria. Lanciandole in aria come un giocoliere. Un giocoliere orbo.
Per questo il tuo superiore decise di prendere, suo malgrado, al balzo la palla che gli avevi passato, dando lui le tue monete alle due signore.
«Credo che questa sia la scelta migliore, in fondo avete entrambe fatto così tanta strada con una canicola così vessante che avete il diritto di essere ricevute con la maggiore celerità» — respiro di emergenza — «possibile.»
Parafrasando: discutendo le ambasciatrici non sarebbero arrivate mai a una conclusione, a quella maniera invece una scelta rapida e indolore era a portata, senza che nessuna ne perdesse in prestigio, autorevolezza, onore o che altro.
«Per chi dovesse avere la sfortuna di aspettare a causa del nostro malaugurato errore,» — non era comune vedere sorridere Banba, specie in maniera così smaccatamente "ampia", i suoi denti bianchi contrastavano parecchio con la carnagione scura — «abbiamo un rinfresco già pronto in un'altra stanza!»

Le due donne non aspettarono nemmeno di sentire quanto l'uomo avesse da dire, lanciando una dopo l'altra in aria le monete, in modo che fossero in volo tutte insieme.
La rossa si limitò a farle cadere dolcemente sul palmo della propria mano aperta, riservando alla pecunia uno sguardo distratto, di sufficienza, l'altra le schiacciò invece con la destra sull'avambraccio sinistro senza guardarle, con precisione meccanica.
«Testa», sorriso smagliante e lucido di rossetto; «Croce», voce glaciale e inclemente come una frusta.
Quello che intendevano è che ognuna aveva quattro risultati uguali — e non era un caso.
Erano riuscite a trasformare una pratica puramente aleatoria in una gara d'abilità.
E si erano pure prese la briga di non scegliere la stessa faccia, avessero mai avuto ad avere qualcosa in comune.

«Pare che dovremo sederci tutti quanti assieme.»
Ad un occhio esterno poteva sembrare una sorta di resa, che si fosse rassegnata a non poter ottenere il privilegio e l'onore di essere la prima a sbrigare i suoi affari con la giovane Chuunin della Sabbia, ma l'ambasciatrice di Konoha sapeva bene che non era così, così come era consapevole del fatto che di fronte a un tale apparente atto pacificatorio, quel finto mezzo passo indietro, non avrebbe potuto far altro che adeguarsi e fare altrettanto, pena l'apparire aggressiva e prevaricatrice, indisponibile al dialogo.
Storse la bocca, ma fece un cenno di assenso, seguito da un gesto della mano per indicare ai suoi collaboratori di rimanere fuori, scelta replicata anche dalla collega.
Pari e patta quindi? Niente affatto.
La rossa sapeva di aver appena subita una piccola sconfitta, perché era certa che il primo appuntamento della giornata fosse il suo, Konoha aveva lavorato alacremente dietro le quinte per una settimana per assicurarselo. In fondo però se l'aspettava, quanto appena accaduto era il tipico schema alla Clara.
Nessuno meglio di lei conosceva le vie della burocrazia e dell'amministrazione, militare, civile, pubblica o privata che fosse.
Sicuramente se avessero fatto un controllo avrebbero trovato tanti cartigli a favore della Foglia quanti a favore della Nebbia.

Ma se da un punto di vista formale e diplomatico era inferiore alla soldatina di piombo, come la chiamava lei, dal punto di vista delle frecciate possibili e delle provocazioni aveva un armamentario non più vasto, ma più doloroso certamente. Perché non usarlo subito, allora?
Così, in attesa di essere fatte accomodare da Miyu o Banba, appena un passo oltre la porta infine chiusa alle spalle: «Come sta il mio caro Ryou?»
«Meglio di tuo fratello.»
A chiunque avesse sentito non ci sarebbe voluto un grande atto di genio per capire l'insulto che entrambe si erano mentalmente rivolte.


A te! Puoi anche muovere Banba a questo turno, se lo desideri.

Mi raccomando dimmi cosa c'è nella stanza, così so dove farle sedere e come farle muovere xD
 
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view post Posted on 6/9/2013, 15:45
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Sospirò quando vide Banba distribuire le monete alle due donne, rasserenata al pensiero di essere riuscita almeno per il momento a sventare il pericolo che nascessero tensioni politiche tra Suna ed altri Villaggi. Prossima al ripristino quasi totale delle sue condizioni fisiologiche normali, Miyu sentiva l’ansia e quella insopportabile sensazione di nodo alla gola sciogliersi, svanire. Tuttavia non avrebbe abbassato la guardia, mai. Il perché entrambe le donne avessero chiesto di lei era ancora sconosciuto, ed alla fine dei conti Miyu non era certo un’ambasciatrice o qualcosa del genere. Non ricopriva posizioni speciali, né era nota per particolari meriti. Cosa potevano volere quindi ben due rappresentanti di due Villaggi stranieri da lei? Esaminò i profili delle due rappresentanti con la testa così piena di pensieri da non capire in un primo momento l’esito dell’estrazione. Fu l’espressione di Banba a farglielo presente, quando voltandosi per riportare il portamonete alla kunoichi, mostrò un’espressione che non avrebbe potuto meglio spiegare la situazione alla giovane chuunin di Suna: entrambe avevano totalizzato il punteggio desiderato, quasi per magia. Miyu rimase a bocca aperta quando intuì la cosa, e – come il suo superiore – non sapeva bene se ridere o piangere. Casualità o abilità che fosse, le due “donne d’acciaio” si sarebbero sedute al tavolo con loro e avrebbero entrambe partecipato al colloquio privato che in realtà Suna avrebbe dovuto effettuare con ognuna di loro. Riposto il portamonete al suo posto, la kunoichi affiancò l’altro sunese per dare una voce alla sua preoccupazione, dunque gli sussurrò:

Che facciamo, ora? Queste due ci costringeranno a scegliere da che parte stare per tutta la durata del colloquio!

Mantieni il sangue freddo ed evita di schierarti da una delle due parti. L’ultima cosa di cui ha bisogno ora Suna è di un conflitto con un altro Villaggio!

E detto questo mosse qualche passo in avanti per andare al tavolo dove si sarebbe svolto il colloquio, lasciando indietro la ragazza. Rimasta leggermente a bocca aperta, Miyu iniziò a pensare che quella non fosse esattamente la sua giornata migliore, e – chiedendosi retoricamente il perché di tutte quelle responsabilità che non avrebbe dovuto avere – seguì il suo “capo” per aiutarlo. Qualche passo più avanti stava un grande tavolo nero, lucido, circondato da sedie altrettanto adatte a fare parte di una sala così esclusiva. Banba aveva chiamato qualcuno perché venissero portate due sedie supplementari, dal momento che sia Miyu che una delle due donne si sarebbero dovute sedere assieme agli altri due referenti. Eventuali funzionari di entrambe le parti sarebbero invece dovuti restare in piedi, dietro i propri rappresentanti. Le quattro sedie furono messe due per parte, a sufficiente distanza l’una dall’altra per evitare l’effetto visita medica con genitori, per dargli un taglio più professionale. La stanza presentava un’unica grande finestra che dava sul Villaggio, delle tende per coprirla, una grande libreria alle spalle del posto del sunese che avrebbe preseduto il colloquio e qualche quadro sulle pareti che conferisse un’atmosfera più elegante. Il tavolo era privo di scartoffie o di penne, ma dalla parte del “capo” il tavolo presentava dei cassetti in cui avrebbe sicuramente trovato il necessario in caso ce ne fosse stato bisogno. Mentre Miyu rimase ferma immobile dietro al tavolo, attendendo che tutti si sedessero con lei, Banba andò a comunicare alle due donne che la riunione sarebbe potuta cominciare immediatamente, e che avrebbero potuto far entrare pure i loro funzionari. Una riunione spartana, certo e priva di molti fronzoli. Probabilmente entrambi i sunesi avrebbero voluto una riunione rapida ed indolore.
 
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Vaalin
view post Posted on 7/9/2013, 18:18




Infine tutto era pronto per l'incontro che si sarebbe rivelato vostro malgrado trilaterale.
Il piccolo seguito di entrambe le delegazioni fu fatto attendere fuori dalla stanza, evidentemente reputavano che quattro persone fossero già troppe.
Fatte accomodare, Takeda si sedette in modo molto informale, gambe incrociate, inclinata da una parte, gomito su uno dei bracci della sedia per sostenere con la mano il volto. Clara si posizionò invece sul bordo della seria, schiena dritta, braccio sinistro sul rotolo dietro le spalle, mano destra sul corrispondente ginocchio, gambe a perpendicolo rispetto al pavimento.
Banba, sistematosi al suo posto, reputò fosse il caso e il momento di dar un piccolo aiuto alla sua sottoposta ed iniziò a trafficare con delle carte in un cassetto, da cui infine estrasse una cartellina rigida che conteneva alcuni fogli.
«Qui c'è tutto quello che devi sapere», ti sussurrò passandotela.
Al suo interno avresti potuto trovare brevi riassunti della situazione diplomatica attuale, non troppo dettagliati, semplicemente una lista di chi avesse fatto quali concessioni e delle informazioni divulgabili. Più importanti probabilmente ti sarebbero apparsi i profili delle ambasciatrici.

«Be', direi che possiamo finire le presentazioni», ruppe il ghiaccio la rossa, «Io sono Takeda e parlo per la Foglia in veste di segretaria del Daimyo Basho, lieta di conoscerla signorina Kiyurashi», deviò allora lo sguardo brevemente sul tuo superiore: «È sempre un piacere essere ricevuti da te Banba, ma dovremo lasciare i convenevoli veri e propri a più tardi...» E qui seguirono un cenno della testa ed una smorfia che indicavano manifestamente la sua controparte come fonte del disturbo. L'uomo rispose alla cosa con un sorriso nervoso appena accennato.
Evidentemente c'era una certa confidenza personale fra i due, ma non poteva certo permettersi di lasciare che ciò interferisse con il già difficile incontro.
«Invece la mia seriosa coll-»
«Generale Clara, Alto Comando dell'Esercito Kiriano, Ministro per la Ricerca e lo Sviluppo» tagliò corto la diretta interessata, di certo non disposta a farsi presentare da altri — «Oh, da segretaria a ministro? Che salto!» voce volutamente bassa ma udibile, insinuazione piuttosto chiara — «E voi, da ricercata a segretaria? Che salto!» Per la prima volta avresti potuto giurare di vedere qualcosa di simile a un sorriso sul volto della glaciale e distaccata emissaria della Nebbia.
Data la distrazione delle due donne, impegnate a scambiarsi sguardi di sufficienza, il momento pareva propizio per inserirsi di pancia nella discussione e cercare di arrivare al sodo. Per questo un Banba evidentemente a disagio decise di passarti un foglietto con scritto chiedi loro perché siamo qui.

Quale che fosse la ragione di quella spiacevole riunione, non c'era da fare molto affidamento sul tuo superiore, probabilmente avrebbe mantenuto un basso profilo lungo tutta la discussione... chissà se questa sua apparente debolezza caratteriale non celasse in realtà la volontà di non compromettere la diplomazia Sunese con il peso delle parole di un suo alto ufficiale.



Breve post di intermezzo per permetterti, se vuoi, di gestire tu la conversazione, prendere l'iniziativa. Puoi ignorare bellamente il foglietto di Banba e parlare anche di altro o semplicemente prenderla larga iniziando da altre cose.

Le informazioni più importanti che puoi trovare tra le carte che ti ha passato Banba sono le seguenti.
  • Kiri esige diritti minerari in un luogo sperduto del deserto, a fronte della presentazione di documenti dell'anteguerra che dimostrerebbero il diritto di proprietà su quella zona. Gli archivi di Suna, parzialmente distrutti, non riescono a trovare la loro copia dell'atto di proprietà. Nonostante la situazione sia sospetta, il valore irrilevante dell'oggetto in questione ha fatto tendere verso la concessione, ma ci sono delle complicazioni.

  • Konoha richiede dei visti e dei permessi per effettuare degli scavi "archeologici" nel deserto, in una vasta area che include quella oggetto del contenzioso di cui sopra. Quest'altra trattativa è il principale ostacolo a quella precedente.


  • Il profilo di Takeda: famiglia di origine incerta, probabilmente ha per fratello un tale Kyon Mikawa, mediocre insegnante dell'Accademia di Kiri nel periodo prebellico e promosso per meriti sul campo nella gestione delle prime fasi d'emergenza della guerra; attualmente di stanza a Kiri, è difficile che riesca a mantenere rapporti con la sorella, visti i severi controlli sulla corrispondenza.
    Per un lungo periodo è stata ricercata a livello internazionale, sino a che la sua posizione non è stata regolarizzata da Konoha prima della guerra. A seguito del colpo di mano di Nara Ryou a Kiri le autorità della Nebbia la considerano ricercata.


  • Il profilo di Clara: di famiglia civile, la sua carriera è iniziata, si è sviluppata e continua all'ombra del suo insegnante di Accademia Nara Ryou, allora semplice Chuunin della Foglia. Cresce nelle migliori accademie militari di Konoha, acquisendo la specializzazione medica a tempo record.
    Al contempo assume incarichi di sempre maggior rilievo all'interno dell'amministrazione militare. Per tutto il tempo mantiene anche il lavoro di segreteria personale di Nara Ryou.
    Al momento del colpo di mano a Kiri era Colonnello dell'esercito e guidava il reggimento di forze speciali.
    Indagini indipendenti di Konoha, sulla base di testimonianze un tempo insabbiate, la tacciano di crimini di guerra compiuti durante la battaglia finale a Kiri.


 
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view post Posted on 13/9/2013, 19:59
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La riunione era iniziata e Miyu continuava a chiedersi cosa diamine ci facesse in un posto del genere: come kunoichi e come medico l’ultima cosa che avrebbe mai pensato era di trovarsi a fare salotto politico con due funzionari di altri Villaggi. Prese tra le mani la cartellina che il suo superiore le aveva passato e – con una certa attenzione – la aprì e prese ad esaminarne il contenuto. Diede quindi una rapida occhiata, più per contare i fogli che per leggere l’effettivo contenuto e rimase colpita nel sentire la voce di una delle donne di cui stava appunto guardando le foto e leggendo le informazioni. Probabilmente delle due era quella che le metteva meno soggezione, ma la sua aria da accademica le dava anche da pensare sul fatto che – sotto sotto – sapesse tirare stoccate micidiali con la sola lingua. Chinò la testa appena, al sentire pronunciato il suo cognome. Incredibile: avrebbe giurato di aver visto solo un minuto fa lo scoppio di una nuova grande guerra, ed ora – invece – erano tutti lì seduti a fare due chiacchiere. Tornò ai suoi fogli, convinta che il suo ruolo in quella circostanza fosse piuttosto marginale. Scoprì che entrambi i Villaggi avanzavano delle pretese sui territori sunesi, richieste che da parte sua non comprendeva. Trovava presuntuoso sia il richiedere una porzione di terra sunese per effettuare degli scavi in totale autonomia su territorio straniero, sia il rivendicare addirittura un “pezzo” dei possedimenti sunesi in assenza di prove che confermassero la cosa da entrambe le parti. Ma perché ciascuno non poteva pensare ai cavolacci propri? Per un momento si trovò a fantasticare sulla remota possibilità di poter diventare un’importante funzionaria del Villaggio: si sarebbe data da fare per far reggere Suna sulle proprie gambe. Zero controlli da parte degli altri Villaggi, zero pretese. Era una bella fantasia, in effetti. Peccato che un nuovo scambio di battute pungenti tra le due ospiti l’avesse riportata coi piedi per terra. E, proprio in quel momento, la kunoichi si ritrovò tra le mani un breve messaggio passato dal suo superiore, un messaggio scritto piuttosto frettolosamente. Perché siamo qui. , pensò. Ci fu un breve scambio di sguardi con l’uomo seduto al suo fianco, ma probabilmente non comprese la sua preoccupazione. Abituata a combattere e ad avere spicciole conversazioni sul campo di battaglia, Miyu non riusciva a concepire l’idea di potersi porre in modo gentilmente deciso. O gentilmente, o decisa.

Scusate .. !

La voce era risultata terribilmente chiara, forse perfino un po’ supponente. Sinceramente si era stancata di quei bisticci, e – per quanto potesse temere un inclinarsi dei rapporti politici tra i Villaggi coinvolti – in quel momento la verità era l’unica cosa che le premeva. Anzi no: le premeva semplicemente chiudere quella parentesi e tornarsene a casa, probabilmente. Giunse le mani davanti alla bocca e quindi le separò, in direzione delle due funzionarie.

Potremmo cominciare la riunione come previsto, cioè, volevo dire.. Potremmo parlare del fatto..

Stava divagando troppo. Doveva chiudere il cerchio.

.. per cui siamo qui.. ?
 
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6 replies since 4/9/2013, 14:26   77 views
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