Abbondanti granelli per clessidre inesistenti

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Vaalin
view post Posted on 9/7/2014, 23:27 by: Vaalin




La cortesia e la gentilezza dei due giovani lasciarono in bocca a Raga un amaro che neanche il sapore di Violetta offertogli avrebbe potuto lavare, o almeno così si ritrovò a pensare l'uomo, sentendosi compatito. Sapeva bene che non era loro intenzione, specie di Maryam, ferire il suo orgoglio; sapeva bene anche, da bravo medico qual era, che era uno degli effetti del trauma la sua eccessiva sensibilità a questo tema — ma cosa può un uomo contro i più profondi e convoluti recessi del suo animo? Cosa può il ferito se non fremere ogniqualvolta qualcuno ne tanga le offese membra?
Agro un sorriso e atra l'emozione che lo cavalcava, sconfitta la bocca scioglieva parole di tacita resa: Vi ringrazio per le cortesie offertemi ragazzi, lieve la nuca accennava educato un inchino, e non vedo come potrei rifiutare una così gentile e aromatica offerta.
Subitamente tintinnar di campanelli all'ingresso, suono triviale da udire di lisa quotidianità; ruotò il corpo l'uomo anziano di speranze e fu riempito di terrore alla vista d'un mucchio di carte svolazzanti nella loro direzione.
Algido un tremito scorse le ossa, dilatando pupille e vasi sanguigni, spronando a battere un cuore malfermo e la mente a riesumare memorie passate di guerra e trincee, ceneri e sangue e urla e di mille militi il pianto.

Era il tramonto di tanti anni prima, il Sole moriva rosso del sangue versato, cremisi gorgoglî mangiavano ultime parole d'amore, odio e paura in egual misura; il freddo dei metalli abbracciava i petti nel loro trapasso e guidava gli occhi defunti all'estrema luce fuggente, effimera facella irraggiunta di falso tepore e speranze. Roboanti scoppi funesti e fumi nocivi sconvolgevano la scena poche ore prima campestre, cedevano schiantati tronchi secolari e piangevano, insozzati, i dolci flutti lacrime porpora. Cozzar di brandi, elmi e corazze, lacere casacche intrise di vita altra ardevano investite da fiamme come fascine.
Ovunque baluginar di corrusche morti e alti al cielo di bronzo si levavano inani lamenti e insolute grida d'aiuto.
Ma non tutte le disperate richieste di soccorso giungono portate dal vento, alcune non si sentono, si vedono e basta, sono lo sguardo d'un amico che si volta e supplica cogli occhi suoi lucidi d'ultimo terrore di salvargli la vita, ben sapendo però in cuor suo che quel sigillo sulla sua schiena esploderà e lui con esso — le sue carni disperse e senza nome destinate a pascere i corvi.

Allungò la mano Raga quel giorno d'estate a Suna, senza pensarci, così come anni prima quella stessa mano sinistra si era mossa disperata a disinnescare la bomba.
Il profilo mutilo delle sue tre dita mancanti a contrasto col candore della carta del taccuino gli ricordò il suo fallimento, parte del prezzo che aveva pagato per essere sopravvissuto lui solo.
La fretta del gesto andò congelandosi di pari passo colla realizzazione del fatto che l'oggetto non fosse l'esplosivo dei ricordi suoi più tetri, lasciando spazio ad un muto rimpianto ed a pensieri colpevoli, mentre colla mano callosa toccava finalmente e soavemente il cuoio del blocchetto, come avrebbe fatto con un'antica amante dai tempestosi trascorsi.
Sulla superficie ruvida di quei fogli si ripeteva, uguale per ogni pagina, un nome — Nike — una leggenda.

L'attenzione si reindirizzò immediatamente sul giovane che aveva fatto il suo ingresso, portando con sé nella mente di Raga il fardello di un'altra guerra vissuta, di un'altra battaglia, l'ultima.
Ma no, non era possibile — Lampo Bianco!, urla morte da tempo, è arrivato Lampo Bianco!, eco persa nel deserto d'una città sepolcrale, frammista al rumore bianco di una ricetrasmittente analogica. Poi la luce, il bagliore accecante e vibrante di carni immonde folgorate proprio in mezzo alle fauci spalancate e tese verso di lui; poi mani che afferrano, pasticche amare, la fascia della squadra medica, la terra che trema e trema e trema.
Urla, strilli, grida, follia nelle strade ricolme di corpi e poi acqua e sangue e fango e detriti e quel rombo blasfemo che spaccò il tempo ed i timpani.
Infine, silenzio.
Silenzio e odore di disinfettanti.
Lenzuola bianche, lampade pallide e soffitti tristi di un ospedale.

Tu..., la voce che vacilla, incerta ed incredula, non puoi essere...?


Con una media di tre righe ogni mezz'ora, ecco il post. No, sul serio, Die/Sasshi può confermare.
Mi scuso profondamente per la sua scarnezza e scarsezza, spero però di non aver fatto un pessimo lavoro con questo png che mi ero del tutto scordato ><
Spero altresì di aver offerto uno spunto narrativo con cui inserire Nike nella dinamica della situazione che non sia quello di vederlo come un pazzo!
 
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10 replies since 11/3/2014, 00:10   229 views
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