Abbondanti granelli per clessidre inesistenti

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Endymyon
view post Posted on 11/3/2014, 00:10




Abbondanti granelli per clessidre inesistenti



Sotto il cappuccio bianco del pellegrino, dalla fronte una goccia di sudore gli scese lungo il setto nasale, per fermarsi un poco sulla punta del naso e poi buttarsi verso il suolo. Nella mente del ragazzo sotto al cappuccio candido la goccia sarebbe di sicuro evaporata prima ancora di arrivare sulla sabbia incandescente di quel deserto giallastro.
Con la testa bassa e il respiro affannato Hyperion continuava la sua lunga marcia nel deserto Suneese, scalando l'ennesima collinetta impervia, sprofondando ad ogni passo il piede nella fine sabbia. Se avesse usato i sandali chissà che fastidio avrebbe avuto ai piedi. Sentire ogni granello infilarsi sotto e tra le dita lo fece rabbrividire un attimo. Inoltre quello era un viaggio personale, niente a che fare con il suo mestiere, ora era un semplice viaggiatore, con uno zaino in spalla, qualche soldo in tasca, un mantello bianco e degli anfibi che sembravano dei forni.

~~~

Le assi di legno della sua camera, in una piccola taverna verso la periferia di Suna scricchiolavano ad ogni suo passo. Un rifugio spartano, da pochi spiccioli, arredato con un semplice armadio, un letto affiancato ad una finestra e un tavolo con due sedie. Niente quadri, niente fiori, nessuna gioia sembrava provenire da quella stanza. Lasciato lo zaino con i suoi abiti di ricambio dentro all'armadio, chiuse a chiave la porta e uscì da quella temporanea abitazione.
Camminando per le vie aride di Suna, indossando dei semplici anfibi neri, un paio di pantaloni mimetici con variazioni di grigio e una canottiera con un motivo uguale a quello dei pantaloni, se non per le sfumature di verde al posto del grigio, guardava il villaggio. I segni della ricostruzione si riscontravano tutt'ora, soprattutto sulle case che cambiavano colore, rimanendo più chiare dove gli operai avevano dovuto riparare, e più scure dove le vecchie macerie si ergevano ancora forti.
Ad ogni passo però si sentiva osservato. Era insolito che capelli bianchi e occhi azzurri, per via delle lenti questi ultimi, si facessero vedere per quelle vie secche. Così ad ogni incrocio aveva incominciato a scegliere la via più sgombra da persone. Sapeva che il suo fisico poteva attrarre, soprattutto per i suoi muscoli scolpiti, ma odiava quando gli fissavano i capelli tanto a lungo e si mettevano poi a parlare sottovoce, come se lui non capisse di cosa stessero confabulando.
Poco alla volta le vie si fecero più strette, le strade più silenziose e la calma quasi incominciò a regnare sovrana. Era quasi l'ora da quanto Hyperion poteva dedurre, così cercò un qualsiasi negozio per esserne più certo.

«Buongiorno» esordì entrando in un'erboristeria. Naso e occhi incominciarono ad esplorare il negozio, il primo inebriandosi di vari profumi, dalla lavanda dolce alla fresca menta, mentre gli occhi si spostavano da un giallo primaverile di alcuni fiori fino al verde scuro di chissà quale pianta.
«Vorrei tre stecche di liquirizia e una bustina di té verde per favore.» Già assaporava le radici, quasi la bava gli stesse per uscire dalla bocca deglutì per poi chiedere: «Sa per caso che ore sono?»



CITAZIONE
'Sup! In ritardo per come l'avevo programmata, ma questa è la ruolata :D Divertiamoci :3


 
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Maryam~MTK
view post Posted on 16/3/2014, 20:24




Narrato
Parlato Maryam
Pensato (... Molteplici personalità)
Parlato Altri



I fiori di menta erano nel cassettino, dentro le loro delicate bustine viola; i chiodi di garofano rinchiusi nell'armadietto con tutte le altre spezie. Sul soffitto, appesi per il gambo tramite un filo legato a degli agganci, pendevano diverse varietà di fiori essiccati. Su un tavolo cinquanta scompartimenti colorati da etichette recanti nomi diversi emanavano un gradevolissimo odore, forse troppo forte per chi non fosse stato abituato. Erano profumi che impregnavano le mie narici fin dall'infanzia e più che mai da quando ero rimasta la sola ad occuparsi dell'erboristeria della mia defunta zia.
Mio fratello Ikuto, partito due anni fa in missione, non era più tornato, anche se rimaneva in contatto via lettera.
Mi sentivo comunque sola, nonostante avessi la mia gatta nera Cleopatra e Roki, quell'idiota quel genio fenomenale del mio amico che mi assisteva negli allenamenti (svolti più che altro per non perdere rigore nella professione da kunoichi, che ormai avevo accantonato in quanto non avevo avuto più nulla da fare, lì a Suna). Era un po' da egoisti da ammettere, ma sentivo soprattutto la mancanza di quel giovane uomo che mi aveva rubato il cuore quattro anni fa a Konoha, Alex. Da quando poi la sua rosa aveva cominciato a gocciolare, mi ero chiusa molto in me stessa e ogni giorno la mi ansia aumentava, ance se cercavo di non manifestarla.
Con tutti sorridevo, mi azzuffavo con i vecchi compagni di Accademia, chiacchieravo con le vicine della mia età... Ma non bastava: un giorno, un'amica mi aveva detto che sembravo molto giù di morale.
Roki mi intratteneva in discorsi stupidi (come sempre), ogni tanto parlandomi del nostro villaggio d'origine, cosa che riusciva a ridestarmi dalla depressione. Finché durante un allenamento non si slanciò verso di me e non mi buttò a terra, urlandomi di ritornare a sorridere e di andare avanti, di dimenticare il passato quel che bastava per riprendere la strada.
Facile a dirsi.


Soprattutto se tu stessa tutti i giorni dici "Domani è un nuovo giorno, devo ricominciare"...

Taci, maledetta personalità extra.
Mi accorsi solo allora di essere di nuovo caduta nelle mie solite riflessioni, diventate più frequenti e difficili da interrompere. Cleopatra miagolava dal piano sopra, probabilmente la ciotolina del latte era vuoto. Sospirai, grattandomi il collo e di avviai su per le scale, per rifornire la mia gatta della dolce bevanda (che io al contrario non gradivo molto...).
Sbadigliai, mentre osservavo Cleo cominciare a nutrirsi con rapidi movimenti della lingua sul pelo del latte (se si dice pelo dell'acqua...); scossi la testa, facendo tintinnare alcuni campanelli delle forcine che usavo per fissare la lunga treccia che mi ero abituata ad avvolgere attorno alla testa. Non li lasciavo più sciolti, e la ciocca che era solita coprire l'occhio era "rimpatriata" dalle sue sorelle. Oltre alle forcine tintinnati, avevo quelle decorate con decorazioni in acciaio particolari e alcune a forma di fiori. Ogni tanto mettevo qualche nastrino; tutti ornamenti di colori scuri o freddi, come sempre, a volte rossi o marroni.
Scesi le scale per ritornare velocemente al banco, lisciandomi la lunga camicia rossa con i bordi bianchi merlettati. In una delle tasche in fondo ripescai una bustina di tè verde, inspiegabilmente finita lì. O meglio: Dio doveva volermi molto bene, perché quello era un chiaro riferimento al fatto che dovevo controllare se ci fosse ancora abbastanza tè verde per gli eventuali clienti che si sarebbero presentati.
Aprii velocemente il contenitore in legno in cui erano conservati: perfetto, avrei dovuto chiedere a Roki di andare alla serra di Suna per rifornirsi di foglie di tè verde...
Il campanello suonò: un cliente era appena entrato. Sperai con tutta me stessa che non avesse bisogno di tè verde proprio in quel momento...
Come al solito i miei occhi neri, aventi pagliuzze rosse, esaminarono attentamente l'arrivato, un giovane abbastanza alto e robusto che indossava anfibi neri (un mito), pantaloni chiari e canottiera con diverse gradazioni di verde. Non mi sembrava di averlo mai visto in giro, per cui doveva essere un viaggiatore di qualche altro villaggio. Aveva capelli chiari, particolarmente interessanti, tanto che il sorriso con cui lo avevo accolto in erboristeria si era addolcito. Roki mi aveva raccontato che suo nonno aveva degli occhi e dei capelli così candidi che in confronto qualsiasi abito bianco sarebbe sembrato sporco. Gli occhi, azzurri, mi ricordarono terribilmente Alexander; probabilmente ero leggermente impallidita...


Vorrei tre stecche di liquirizia e una bustina di tè verde per favore. Sa per caso che ore sono?

AHAHAHAHAHA, non ci credo, non ci credooooo e non ci credo che hai reagito solo con un tic nervoso alla testa!!! Ahahaha, avresti dovuto piuttosto correre a nasconderti da qualche parte dalla vergogna!!! Ahahahahahahaha...

Ignorando la vocina nella mia testa, mi abbassai sulle ginocchia per frugare nella cavità sottostante alla superficie del banco, dove stavano le radici: anche cieca avrei trovato subito la liquirizia con il suo fortissimo aroma. Le avvolsi in una carta azzurra e le posi su uno dei piatti della bilancia a due braccia, aspettando a equilibrare i pesi. Intanto da un'altra tasca della camicia tirai fuori il mio orologio da taschino, controllando l'ora.

Sono circa le tre; purtroppo non ho più bustine di tè verde, volete qualcos'altro?

Pfft, e dai del "voi" a quelli che sembrano tuoi coetanei...

Ebbi il forte intento di darmi un pugno in faccia per perdere coscienza e non ascoltarla più, ma in quel momento di scarsa lucidità mentale mi cadde l'orologio per terra, un metro lontano da me. Nel chinarmi a riafferrarlo, mi cadde la bustina di tè verde dalla tasca, in bella vista e con la chiara scritta "Tè verde" sul pezzo di carta a cui era attaccato mediante il filo. Ero sicura che il cliente mi avesse visto e passai lo sguardo dalla bustina a lui, da lui alla bustina, dalla bustina a lui, avvampando e diventando una fragola bella matura e cotta al sole.
Mi raddrizzai e chinai la testa in segno di scusa, piena di vergogna. Non volevo dargli quella bustina perché, dai, chi dà una bustina di tè che è appena stata nella tasca di una camicia? Io non sono così idiota...
Oddio, chissà cosa stava pensando ora il cliente... Che vergogna, che vergogna, che vergogna...


Perdonatemi, mi è rimasta solo questa bustina, ma l'avevo in tasca, perciò non mi sembrava corretto darvela... Mi dispiace tantissimo...
 
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Vaalin
view post Posted on 24/3/2014, 01:19




Esasperatamente lento, passo dopo passo, sotto un Sole inclemente, Raga scivolava fra le sabbie della città; come un'ombra, o piuttosto un guscio d'uovo rotto.
Non è che ponesse cura nel non farsi notare o si muovesse in modo callido, rapido e silenzioso, tutt'altro, la sua camminata era claudicante, il suo respiro affannoso, la sua mobilità negligibile.
Semplicemente, era come un guscio d'uovo rotto ai margini della strada: irrilevante, presente alle coscienze giusto il tempo di scansarlo e dimenticarlo.
Circostanza triste la sua, ma benefica sotto più aspetti; meglio abbandonati, rimossi dalla memoria, che compatiti — ciò neanche il suo mutilo orgoglio l'avrebbe accettato mai.
Perché Raga era stato un soldato, da sempre, e questo niente e nessuno, nemmeno il congedo forzato avrebbe potuto cambiarlo.
Il suo fisico era in rovina, null'altro che macerie della figura plastica e scattante che aveva meticolosamente scolpita con una vita di addestramenti, cesellando alla perfezione ogni singola fibra muscolare e legamento, sino a superare gli stessi limiti estremi del corpo umano. Quei ruderi di passata grandezza erano però ancora fumanti, sotto le bende e le pomate che lo ricoprivano covava ancora un fuoco difficile a spengersi, quello di un orgoglio marziale mai sopito neppur nei momenti più bassi e più duri della mutilazione. Fiamme di una determinazione glaciale ardevano nei suoi occhi plumbei durante le lunghe e sofferte ore di riabilitazione, ma invano. Ogni giorno che passava rendeva vieppiù evidente la futilità dei suoi sforzi, l'impossibilità e irraggiungibilità della meta; non avrebbe mai riavuto indietro la sua vita precedente, non sarebbe mai tornato il guerriero di un tempo e ancora molte lacrime avrebbe versate sulla sua lettera di congedo, sulla vecchia e lacera uniforme, sulle sue medaglie... null'altro che vani e vanitosi pezzi di un metallo freddo e amaro alla bocca, incapace di scaldare il cuore, abbracciarti, tenerti per mano e dirti che tutto è finito, che puoi sederti a riposare, la guerra è lontana — e tu con lei, purtroppo.
Ah, l'orrore di svegliarsi sentendo la gamba che più non hai, gridando il nome di compagni da tempo insepolti! Non un pugno di terra per loro, non un sorso di gioia per te, solo il buio infinito della notte coi suoi mostri, ben più inesorabili e crudeli di quelli in carne ed ossa.

Viveva così Raga, disilluso, impotente e schiacciato dalla forza degli eventi che lo avevano travolto.
Senza più uno scopo, senza più un amico, i più intimi spirati fra le sue braccia, il resto della sua generazione spazzato via da una guerra tanto impari quanto inesorabile.
Accadeva così che il suo sguardo di soldato si scioglieva in apatia e distacco, in sopracciglia perpetuamente calate ed una malinconia struggente dalle tinte piatte, spente e cineree come quelle dei suoi occhi stanchi.
A divampare veramente per la gran parte della giornata era oramai in lui solo il dolore continuo delle sue carni ustionate, non certo lenito dal clima estremo del suo villaggio natio o da tutta quella sabbia che finiva inevitabilmente per invadergli le bende. Proprio in cerca di un sollievo da tale angustia era quella mattina sulla via dell'usuale erboristeria, per rifornire le dispense degli essenziali ingredienti per le pomate che, da buon vecchio ufficiale medico avvezzo al primo soccorso sul campo di battaglia, si fabbricava artigianalmente secondo le proprie formule personali.
Stancamente aperta la porta con lentezza esasperante, entrato col passo incerto della protesi in legno coadiuvata dall'uso di una vecchia stampella, l'infelice registrava con totale assenza di emozione la presenza di un altro cliente da servire prima di lui, un giovanotto dall'aspetto esotico e insolito, almeno secondo i canoni usuali del luogo — perché di certo la recente esperienza del conflitto aveva decisamente spostata ogni possibile recinto mentale in materia di cosa fosse normale, strano o via dicendo. Il buon senso era un'altra di quelle cose a cui una guerra folle e disumana come quella appena conclusa gli aveva fatto rinunciare.
Aveva ancora una piccola scorta dei suoi unguenti ed era passata da poco l'ora di una delle applicazioni mattutine, non si era certo recato a comperare erbe all'ultimo momento, quindi poteva ben aspettare tutto il tempo necessario perché arrivasse il suo turno. Senza troppe cerimonie o pensieri si metteva così in coda, seguendo svogliatamente le poche parole dell'erborista che la tempistica del suo arrivo gli permetteva di sentire.

Sapendo che prima o poi l'avrebbe inevitabilmente visto e avendo notato un certo imbarazzo della ragazza nei confronti dell'altro cliente, pur ignorandone il motivo, essendosi lasciato scivolare addosso le parole della giovane, decise di esordire egli per primo con un pacato e involontariamente apatico saluto: Buongiorno, Maryam. Voce incolore, tono flebile, quasi mormorato sull'inizio e il finire, come se lui avesse solo aperta la bocca e le parole si fossero faticosamente dovute arrampicare da sole fuor dalla gola — in realtà, gli venne in mente, non sapeva nemmeno se si fossero mai effettivamente presentati, ma in quanto frequentatore abituale di quell'esercizio commerciale già da prima della guerra era una cosa che in qualche modo aveva sempre saputo, forse tramite qualche chiacchera di circostanza con la ormai defunta zia di lei. Il pensiero di un'altra figura familiare, per quanto non importante, della sua vita prima del trauma adesso irreversibilmente perduta lo attraversò per un istante, lasciandolo inebetito e distaccato, vuoto. Che... bella giornata... oggi. Eh? Quest'ultima frase, si accorse, era una memoria, una delle tante, di quel sé stesso passato che non sarebbe più tornato, per quante volte avrebbe potuto varcare ancora quella soglia niente sarebbe stato come prima.
Se avessero volto lo sguardo verso la fonte del disturbo avrebbero visto un uomo di media altezza e mezza età, un po' chino su una stampella tenuta sotto l'ascella destra e colla parte sinistra del viso ricoperta di bende a tratti unte che lasciavano scoperto, dietro una sorta di monocolo-oblò protettivo in vetro agganciato ad esse tramite un piccolo cerchio metallico, soltanto l'occhio e una minuta porzione delle carni circostanti, annerite e rese lucide da balsami lenitivi. L'effetto risultante era che l'occhio sinistro appariva illusoriamente più grande del destro.
I segni particolari non si fermavano lì però: il vestiario comodo ed abbondante lasciava in quel momento scoperta la gola, sui cui campeggiavano due evidenti, lunghe cicatrici che andavano sul finire delle stesse ad intersecarsi ad angolo acuto ed inoltre lo spessore e la forma innaturali della gamba destra lasciavano intuire senza troppi dubbi la natura artificiale della stessa, senza però troppa chiarezza sul punto di innesto.


Eccomi qua, non è un granché, ma è il pensiero che conta!
Per l'occasione ho inventato un pg un po' particolare e per inserirmi in modo più vario del semplice "passavo di lì per caso" ho pensato di interpretare un ex militare Sunese cliente abituale dell'erboristeria di Maryam.
Spero non sia un problema e di aver fatto cosa più o meno gradita dando un tale possibile spunto d'approfondimento per questo aspetto del personaggio come commerciante.
Nel peggiore dei casi, edito senza problemi.
 
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Endymyon
view post Posted on 1/4/2014, 22:09




Abbondanti granelli per clessidre inesistenti

Dov'era la vecchia o la donna di mezz'età? Dov'era il suo cliché sui piccoli negozi e sui suoi gestori?
Hyperion non aveva mai immaginato d poter trovare, al posto di quel luogo comune che ora vedeva infranto, una ragazza giovane a gestire un negozio. Nel guardarla si soffermo prima sugli occhi scuri, le cui iridi si differenziavano dalla pupilla anche grazie a qualche pagliuzza rossa, senza le quali sarebbe potuto sprofondare in qui pozzi oscuri, perdendosi per più di qualche secondo. Una piccola fossetta comparve all'angolo sinistro della bocca del giovane. Dopo tutti quegli anni non riusciva ancora a non guardare le iridi altrui senza fare quel falso abbozzo di sorriso, a metà tra la cortesia e la tristezza, divenuto ormai un vizio e rivolto non solo a chi aveva degli occhi interessanti, ma a chiunque quando la gelosia lo coglieva. Non detestava i suoi occhi bianchi, ma nasconderli sotto delle lenti a contatto colorate distoglieva l'attenzione altrui dalla sua eredità genetica.
Il rosso però non si fermava solo agli occhi, ma anche le sue labbra, più chiare, e la camicia richiamavano quel colore. Era forse il suo colore preferito?
Hyperion assentì con un accenno della testa, anche se non aveva colto bene che ore fossero, si era fermato al contrasto che la pelle della ragazza faceva con il resto dei suoi vestiti. Ancora una volta i suoi pregiudizi erano stati stroncati; Suna non era abitata solo da persone continuamente abbronzate.

Quasi fosse inevitabile, uno scherzo del destino, mentre la ragazza si abbassava, dalla tasca della sua camicia era caduta una bustina. Una bustina di Tè Verde. Guardò la bustina, poi quando la ragazza lo guardò Hyperion provò a distogliere lo sguardo, cercando di far finta di non aver visto, nonostante anche lui si stesse abbassando per aiutarla a raccogliere l'orologio. Voleva provare ad essere considerato, sorvolare sulla faccenda, ma le scuse della ragazza lo resero come un ghiacciaio nei mari settentrionali di Kirigakure. Ora era lui a sentire il bisogno di dire qualcosa.
«Ehm non è chissà quale problema... ma piuttosto dammi del tu, sono ancora abbastanza giovane» Sorrise mentre lo disse, per poi ritornare subito serio.

Alcuni passi dietro di lui lo interruppero mentre alzava la mano per presentarsi. Una voce maschile si insinuò nell'ambiente profumato. Girandosi verso l'entrata, Hyperion notò un uomo. I vestiti nascondevano il suo corpo, e alcune bende gli avvolgevano il viso lasciando fuori un occhio annerito, quasi fosse bruciato. Poteva certamente lasciare che il chakra straripasse dai suoi occhi e capire fino a che punto l'uomo potesse essere stato danneggiato, ambedue le sue gambe non sembravano più umane, ma non aveva ragione per far ciò, se non la curiosità. La volontà di conoscenza però non gli dava certamente il diritto di ficcanasare ogni dove, lo sapeva bene, vivendo tra le mura di un clan in cui violare l'intimità della persona era possibile e anche probabile.

«Maryam dunque? Piacere, Hyperion» disse allungando la mano. Non era suo desiderio interrompere la conversazione dei due sul nascere, ma non poteva lasciare che la tensione rimanesse nell'aria a lungo. Che la ragazza gli stringesse o meno la mano, avrebbe aspettato qualche secondo, per poi ritirarsi alla sinistra del bancone e lasciare spazio al uomo dalle molte ferite.
«Buongiorno, prego» disse mentre la sua mano sinistra invitava il cliente verso il bancone «passi pure avanti a me» Non era né il rispetto che avrebbe riservato ad anziani né quello che avrebbe usato con i disabili, quello era piuttosto un modo cortese per guadagnare tempo.
Aveva realizzato che non sapeva effettivamente orientarsi nel villaggio Suneese, e che presto la sua vacanza da turista si sarebbe trasformata in un girovagare alla ricerca di un posto dove servissero qualcosa di commestibile, ma forse, seppur non ci sperasse molto, quella ragazza poteva accompagnarlo a fare un giro nella capitale del paese della sabbia.


Ordunque, come nell'immagine messa nel testo, Hype ha un tatuaggio che va dalla spalla destra fino alla natica sinistra e ricopre la maggior parte della schiena. Tribals, se può interessare. Tipo: "Bad boys always have a tatoo" xD Ma non ha piercing, spiacente :V


 
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Maryam~MTK
view post Posted on 26/6/2014, 20:14




Narrato
Parlato Maryam
Pensato (... Molteplici personalità)
Parlato Altri

~

Ehm, non è chissà quale problema... ma piuttosto dammi del tu, sono ancora abbastanza giovane.

Pfff, te l'avevo detto...

Il giovane mi sorrise e mi sentii parzialmente in colpa per la sceneggiata, in quanto avrei potuto almeno agire in maniera composta... Toh! Il mio carattere impulsivo mi aveva di nuovo messo i bastoni tra le ruote...
Stavo per ricambiare il sorriso quando dei passi pacati e strascicati richiamarono la nostra attenzione.


Buongiorno, Maryam.

Un caloroso sorriso si dipinse sulle mie labbra e lo rivolsi all'uomo che era entrato, un ex militare che da tanto tempo frequentava l'erboristeria, anche quando se ne occupava ancora la mia cara defunta zia.
Da bambina spesso lo incontravo in negozio nelle prime ore del pomeriggio; era quel lasso di tempo in cui mi stufavo di stare nella mia stanza a leggere e fantasticare sul mio futuro e scendevo per osservare i clienti di mia zia, attratta dai loro caratteri, dai loro gesti, dal loro passato quando chiacchieravano. Tra di loro, Raga era sicuramente quello più interessante, seppur la prima volta che lo vidi rimasi fortemente amareggiata e pensierosa: professioni come il militare e lo shinobi implicavano varie conseguenze, ma soprattutto potevano comportare enormi sacrifici. La parte sinistra del volto ustionata gravemente, la gamba destra sostituita da un arto artificiale, le cicatrici sulla gola... Comprava unguenti per medicare le ferite del passato, ferite che avrebbero lasciato il segno; ma anche se fosse stato possibile guarirle del tutto, sarebbero rimasti i ricordi a pungere il cuore di quell'uomo, una persona particolarmente riservata e taciturna, che rispettavo profondamente.


Ipocrita; puoi sorridere quanto vuoi, ma le tue sopracciglia rimangono tristemente piegate.

No, questa non era la personalità extra. Questo era un doloroso rimprovero da me a me.
Il ragazzo mi si rivolse nuovamente, dopo aver esaminato la figura che mi aveva rivolto il saluto (notai una punta di curiosità nei suoi occhi azzurri), porgendomi la mano e presentandosi.


Maryam dunque? Piacere, Hyperion.

Hai fatto colpo!

Diedi un pugno mentalmente a quella fastidiosa coinquilina della mia coscienza, mentre rimanevo abbastanza perplessa di fronte al ragazzo. Scattai a un certo punto, per tendergli la mano (una presa alquanto debole da parte mia), dandomi dell'idiota per il momento d'indugio che mi aveva rapita portandomi via dalla realtà; alcuni campanelli delle forcine per capelli tintinnarono al brusco movimento. Sorrisi ancora una volta, cercando di apparire sicura; non volevo che fraintendesse le mie azioni, dettate da un animo indebolito dai pensieri neri che affollavano la mia mente (e di cui mi vergognavo, paragonati al passato di Raga...). Certamente non mi fu sgradita la sua presentazione.

Piacere!

Successivamente Hyperion si voltò verso Raga, invitandolo a passare pure davanti a lui.

Qual educato giovanotto.

Che... bella giornata... oggi. Eh?

Gli occhi mi s'illuminarono un poco alle parole di Raga. Il cielo era uno di quelle poche (o forse erano tante, ma solo avvenivano sporadicamente?) cose che riuscivano a ridestarmi un minimo da esortarmi a vedere positivamente la giornata con un occhio, mentre l'altro restava a scorgere gli aspetti negativi.
Quel giorno, il cielo era intensamente azzurro, limpido, libero. Libero... più libero di Raga, io e chissà quante altre persone.


Dicevi? "Vedere positivamente la giornata", eh? Pfft...

C'è un cielo magnifico...

Mormorai, continuando a sorridere. Eppure la piega triste delle mie sopracciglia poteva dire a chiunque fosse stato abbastanza accorto che nelle mie parole persisteva una nota amara.

I soliti unguenti, signor Raga? Ah, ho una confezione di tè alla violetta, mi piacerebbe che l'assaggiasse...

Le abitudini erano dure a morire: tutte le volte che veniva Raga, gli proponevo aromi nuovi e particolari, ma profumati, deliziosi e caldi per il cuore. E prontamente avrei palesemente finto di offendermi se avessi rifiutato; glieli offrivo gratis (non solo a lui, trattandosi di tè), che aveva da perderci?

 
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Sasshi
view post Posted on 2/7/2014, 22:44




L'acqua è per i babbei! Gli Eroi usano bibite energizzanti!


Torso nudo, capo scoperto.
Dalla fronte una miriade di gocce di sudore mi scesero lungo il setto nasale, per poi fermarsi un poco sulla punta del naso. Sotto a me, un lago.
Chiunque mi avesse visto lì in mezzo non avrebbe certo attribuito l'arancione dei miei capelli al loro naturale colore. Avrebbero pensato al famoso uomo torcia, senza capire il vero significato di famoso -o fumoso?-.
Con la testa bassa e il respiro affannato, continuavo la mia lunga marcia nel deserto Sunese, inciampando nell'ennesima cunetta di sabbia, per poi sprofondare con tutto il corpo. Sandali ai piedi. Maledetta moda.
La vera domanda sorge spontanea.
Perché tutto questo?
Bah!

~~~~...e tante belle cose.

Ogni passo avanti era una tortura.
Per la terra sottostante, ovviamente.
Quello che restava sotto di me era solo sabbia, nulla più, il tutto sgretolato dalla mia potenza.
Ci dovevo aver camminato ormai parecchio, dato che vedevo solo quella.

Dopo tutte quelle miglia, forse v'era un motivo per cui il mio braccio era alzato al sole e il mio corpo strusciava contro la sabbia del terreno. Vi assicuro che non era certo per costruirmi un'armatura di vetro in futuro.

E così, arrancan... volevo dire, sottomettendo il terreno sotto il mio petto , mi feci strada e finalmente vidi il paese.

Mi alzai, togliendo alla terra la piacevole sensazione del mio corpo. Avevo permesso al sole di baciarmi, rendendo tutta la parte superiore, busto e viso, di un color rosso vivo. I pantaloni beige in stile aladino, erano ricolmi di sabbia.
Come i fans, aveva deciso di non staccarsi da me.

Entrai, senza nemmeno bussare, dalla prima porta che ebbi a tiro.
Lo sguardo basso, la posizione a tre quarti.
Così entravano gli eroi, con un lieve strato d'ombra a tener nascosti gli occhi.

Dalla tasca dei miei pantaloni tirai fuori un taccuino, pieno di fogli con il mio nome sopra.
Semplicemente Nike.
Chiunque avesse voluto la dedica, avrebbe aspettato.
Lo lanciai verso un tavolo, dove v'era un uomo con mezza faccia bendata.

Silenzio.

Prima che il locale si riempisse andai verso il bancone, dove v'era una signorina e un altro uomo.
Lo ignorai, si sarebbe sicuramente spostato, riconoscendomi.
Era da più o meno due o tre ore che il caldo infernale mi seccava la gola.

Tirai fuori la borraccia, ricolma d'acqua.

Avete mica qualcosa per insaporirla? Sapete, acqua liscia...

Il calore del mio corpo si poteva sentire a distanza.
Scottature? Io?
Ingenui, il cuore di un Leader scalda gli animi vicini.

 
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Vaalin
view post Posted on 9/7/2014, 23:27




La cortesia e la gentilezza dei due giovani lasciarono in bocca a Raga un amaro che neanche il sapore di Violetta offertogli avrebbe potuto lavare, o almeno così si ritrovò a pensare l'uomo, sentendosi compatito. Sapeva bene che non era loro intenzione, specie di Maryam, ferire il suo orgoglio; sapeva bene anche, da bravo medico qual era, che era uno degli effetti del trauma la sua eccessiva sensibilità a questo tema — ma cosa può un uomo contro i più profondi e convoluti recessi del suo animo? Cosa può il ferito se non fremere ogniqualvolta qualcuno ne tanga le offese membra?
Agro un sorriso e atra l'emozione che lo cavalcava, sconfitta la bocca scioglieva parole di tacita resa: Vi ringrazio per le cortesie offertemi ragazzi, lieve la nuca accennava educato un inchino, e non vedo come potrei rifiutare una così gentile e aromatica offerta.
Subitamente tintinnar di campanelli all'ingresso, suono triviale da udire di lisa quotidianità; ruotò il corpo l'uomo anziano di speranze e fu riempito di terrore alla vista d'un mucchio di carte svolazzanti nella loro direzione.
Algido un tremito scorse le ossa, dilatando pupille e vasi sanguigni, spronando a battere un cuore malfermo e la mente a riesumare memorie passate di guerra e trincee, ceneri e sangue e urla e di mille militi il pianto.

Era il tramonto di tanti anni prima, il Sole moriva rosso del sangue versato, cremisi gorgoglî mangiavano ultime parole d'amore, odio e paura in egual misura; il freddo dei metalli abbracciava i petti nel loro trapasso e guidava gli occhi defunti all'estrema luce fuggente, effimera facella irraggiunta di falso tepore e speranze. Roboanti scoppi funesti e fumi nocivi sconvolgevano la scena poche ore prima campestre, cedevano schiantati tronchi secolari e piangevano, insozzati, i dolci flutti lacrime porpora. Cozzar di brandi, elmi e corazze, lacere casacche intrise di vita altra ardevano investite da fiamme come fascine.
Ovunque baluginar di corrusche morti e alti al cielo di bronzo si levavano inani lamenti e insolute grida d'aiuto.
Ma non tutte le disperate richieste di soccorso giungono portate dal vento, alcune non si sentono, si vedono e basta, sono lo sguardo d'un amico che si volta e supplica cogli occhi suoi lucidi d'ultimo terrore di salvargli la vita, ben sapendo però in cuor suo che quel sigillo sulla sua schiena esploderà e lui con esso — le sue carni disperse e senza nome destinate a pascere i corvi.

Allungò la mano Raga quel giorno d'estate a Suna, senza pensarci, così come anni prima quella stessa mano sinistra si era mossa disperata a disinnescare la bomba.
Il profilo mutilo delle sue tre dita mancanti a contrasto col candore della carta del taccuino gli ricordò il suo fallimento, parte del prezzo che aveva pagato per essere sopravvissuto lui solo.
La fretta del gesto andò congelandosi di pari passo colla realizzazione del fatto che l'oggetto non fosse l'esplosivo dei ricordi suoi più tetri, lasciando spazio ad un muto rimpianto ed a pensieri colpevoli, mentre colla mano callosa toccava finalmente e soavemente il cuoio del blocchetto, come avrebbe fatto con un'antica amante dai tempestosi trascorsi.
Sulla superficie ruvida di quei fogli si ripeteva, uguale per ogni pagina, un nome — Nike — una leggenda.

L'attenzione si reindirizzò immediatamente sul giovane che aveva fatto il suo ingresso, portando con sé nella mente di Raga il fardello di un'altra guerra vissuta, di un'altra battaglia, l'ultima.
Ma no, non era possibile — Lampo Bianco!, urla morte da tempo, è arrivato Lampo Bianco!, eco persa nel deserto d'una città sepolcrale, frammista al rumore bianco di una ricetrasmittente analogica. Poi la luce, il bagliore accecante e vibrante di carni immonde folgorate proprio in mezzo alle fauci spalancate e tese verso di lui; poi mani che afferrano, pasticche amare, la fascia della squadra medica, la terra che trema e trema e trema.
Urla, strilli, grida, follia nelle strade ricolme di corpi e poi acqua e sangue e fango e detriti e quel rombo blasfemo che spaccò il tempo ed i timpani.
Infine, silenzio.
Silenzio e odore di disinfettanti.
Lenzuola bianche, lampade pallide e soffitti tristi di un ospedale.

Tu..., la voce che vacilla, incerta ed incredula, non puoi essere...?


Con una media di tre righe ogni mezz'ora, ecco il post. No, sul serio, Die/Sasshi può confermare.
Mi scuso profondamente per la sua scarnezza e scarsezza, spero però di non aver fatto un pessimo lavoro con questo png che mi ero del tutto scordato ><
Spero altresì di aver offerto uno spunto narrativo con cui inserire Nike nella dinamica della situazione che non sia quello di vederlo come un pazzo!
 
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Endymyon
view post Posted on 22/7/2014, 03:30




Abbondanti granelli per clessidre inesistenti

«Sì, lui è abbastanza maleducato» disse Hyperion con un tono di voce di poco più profondo del suo solito. Il pizzico di allegria e di musicalità della voce erano sparite, lasciando spazio a un'intonazione più cupa e grigia.
La parte destra della bocca si arricciò per un paio di secondi, mentre la testa si muoveva lievemente a destra e a sinistra.
Aveva fatto spazio di fronte al bancone alla persona che era entrata. Nella penombra non aveva capito bene quanto l'uomo fosse giovane, né che soffrisse di bruciature, ma una volta che si era accomodato, Hyperion potè ammirare la pelle rossa. Delle lingue di fuoco non avrebbero retto il confronto, forse solo la lava avrebbe potuto riscaldare di più solamente a vederla.

Al mondo vi sono svariate tipologie di persone, ma una netta divisione si poteva cogliere già all'interno dell'erboristeria. Da un lato, quello scottato, ignorante dell'esistenza di creme solari per proteggersi la pelle, e il quasi albino, che nonostante la crema usata, aveva ricorso a mantelli e alle ombre che Suna offriva, pur di non scottarsi.
Non che un po' di colore potesse fare del male allo Hyuga, ma anziché arrivare a casa -come già accaduto in passato- pieno di bolle sulla pelle, preferiva stare sicuro sotto uno strato di viscosa crema al profumo di aloe vera. Come se l'aloe fosse efficace prima di una bruciatura.

Ignorando l'uomo che era rimasto basito dal rosso appena entrato, infuocato fin alla punta dei capelli, Hyperion si appoggiò al bancone, vicino al nuovo arrivato. «Sembri accaldato, consiglierei una doccia fresca, tanto per alleviare il dolore. La prossima volta non scordare la crema solare.» disse abbozzando un piccolo sorriso.

Già, sono maestro nei ritardi :pwn:



 
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Maryam~MTK
view post Posted on 8/8/2014, 21:09




Narrato
Parlato Maryam
Pensato (... Molteplici personalità)
Parlato Altri

~

Benven-

M'interruppi; il gesto imprevedibile del nuovo arrivato uccise la mia voce. Non era da tutti i giorni vedere una persona lanciare un taccuino sul tavolo in direzione di Raga e soprattutto non era normale che qualcuno sfidasse il clima di Suna con il corpo al cinquanta per cento scoperto, probabilmente grondante sabbia dai piedi e sudore dalla fronte. Il respiro affannato, la pelle arrossata e accaldata (tanto che sembrava fosse arrivato un forno in erboristeria) e il corpo evidentemente spossato da una lunga camminata non furono nulla in confronto al vivace colore dei suoi capelli e la sua figura... Come definirlo; era un giovane uomo... dall'aria... dall'aria...

É un narcisista. Indovina a chi somiglia.

Dall'aria da Roki. Se si fossero conosciuti o sarebbero diventati amiconi per la pelle, oppure si sarebbero cimentati in uno scontro all'ultimo sangue per determinare il vero eroe della scena. Ma quale scena, o quale vicenda?
Tirò fuori uno borraccia d'acqua, che ormai doveva aver superato il punto d'ebollizione, e ignorando bellamente Hyperion, si rivolse a me. Che dovevo avere l'aspetto di un orsacchiotto: silenzioso e con un sorriso ebete in faccia. Mi chiedo il perché.


Avete mica qualcosa per insaporirla? Sapete, acqua liscia...

Prima di rispondere, attivai le rotelle del mio cervello, ricordando di avere degli sciroppi rinfrescanti nel frigorifero che custodivo gelosamente nella dispensa per i viaggiatori come lui (pensadoci, avrei potuto procurare qualcosa anche a Hyperion, visto che mi sembrava pure lui un viandante). Stavo per proferire parola, chiedendo se avesse delle preferenze particolari, quando Raga ebbe la precedenza con le seguenti parole; una voce vacillante, incerta e incredula, che mi lasciò non poco irrequieta.

Tu... non puoi essere...?

Hyperion continuò la frase con una voce cupa, e da inquieta diventai esterrefatta: rammentavo un tono tranquillo; quando mi si era rivolto...

Sì, lui è abbastanza maleducato.

Lo vidi arricciare un angolo della bocca e appoggiarsi al bancone, accanto al "maleducato", e abbozzò un sorriso. Pareva una smorfia sardonica?

Sembri accaldato, consiglierei una doccia fresca, tanto per alleviare il dolore. La prossima volta non scordare la crema solare.

Molto sardonica, forse.
Perplessa, feci scorrere gli occhi dal nuovo cliente, a Hyperion, a Raga e da quest'ultimo al giovane albino, all'ignoto ragazzo. Assottigliai gli occhi e arricciai le labbra, vistosamente corrucciata dalla piega che stava prendendo la conversazione; improvvisamente battei le mani, per cercare di distrarli. Non che un trucchetto così banale potesse funzionare, ma tentar non nuoce.


Ehm, ho degli sciroppi in dispensa... ha qualche gusto che predilige? Dovrei avere menta, anice, limone e qualche altro alla frutta... Non preferisce, anche, forse, dell'altra acqua fresca, da insaporire?

Dissi infine, ammiccando alla sua borraccia. Ero sicura al cento per cento che fosse ritornata da un viaggio all'Inferno.
La tensione era ancora presente nell'aria, dopo la frase provocatoria di Hyperion.
C'erano due possibilità.
O sarebbe scoppiato un clima di pura rissa, e allora avrei tuonato con la mia voce fredda e il mio sguardo minaccioso per imporre l'ordine. Decisamente: avrei permesso al lato severo di prevalere sulla mia malinconia figura.
Oppure il nuovo arrivato avrebbe reagito tranquillamente (per modo di dire), e io avrei potuto assistere all'evolversi del discorso.
E poi, chissà? Fremevo dalla preoccupazione, mista a una strana emozione; questo era certo.


Postato, fiuu @.@ Sia ben chiaro che la mia PG non vuole creare/avere problemi. Però può farlo XD A voi la scelta...
 
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Sasshi
view post Posted on 11/8/2014, 14:48




Lasciate bruciare il mio cosmo!


Oh finalmente! Qualcuno si degnò di riconoscermi!
Volsi lentamente lo sguardo, passando ad alzarlo prima sulla commessa, esponendo un sorriso esponenziale (?), secondariamente sul giovane, alzando i pollici in segno di vittoria, per poi finire sul vecchio uomo bendato. Come facevo a essere certo della sua vecchiaia nonostante le bende? Suvvia, ragazzi, lo sanno anche i bambini che solo le mummie si vestono così.
[...]

Ebbene sì. Primo dei Guerrieri dell'Apocalisse, Distruttore del drago, Caposquadra del Team di Kiri ai tempi della catastrofe, Vincitore della staffetta della scuola Genin del paese della Nebbia, Saiyan di terzo livello, Daimyo di Kiri.

Con la voce tonante e l'aria solenne guardai il vecchio, ignorando quelle frecciatine del giovane di fianco a me. Bambinate. Non dissi il nome, in fondo vi era già scritto svariate volte sul taccuino che gli avevo lanciato sul tavolo.

Clap clap clap.

Sorrisi e, guardando la ragazza, le toccai delicatamente le mani per farla smettere, anche se già di per sé aveva finito di applaudirmi. Ma certo, non voleva mettermi troppo in imbarazzo. Tre applausi furono sufficienti per farmi capire la stima che provava per me. Mi elencò tutti i vari tipi di sciroppo che teneva in dispensa.

Limone, se non è un problema.

Tirai fuori il portafoglio, per pagare. Guardai il viso meravigliato di lei, chiedermi di non farlo*. Ancora una volta mi costrinsi a sorridere, abbassando leggermente lo sguardo e socchiudendo gli occhi.

No, veramente. Non c'è problema, non voglio essere un privilegiato.

E senza nessun preavviso, tirai fuori la mia fidata penna. Quante volte avevo scritto il mio nome con questa? Beh, il bancone del negozio aggiunse uno al numero di volte fatto. Chiusi il tappo della penna e la rimisi a posto, nel mio taschino, aspettando che la fanciulla mi andasse a prendere lo sciroppo.

Guardai poi il ragazzo, con un misto di superiorità e compassione. Irrigidii il mio corpo, cercando di delineare i miei muscoli, facendo ovviamente finta di niente. Doveva sembrare una cosa naturale.

Il mio Cosmo brucia costantemente. Non riesci forse a reggerlo, aloe vera?

Bambinate.


CITAZIONE
*Ovviamente è una cosa successa nell'immaginazione di Nike, non ci badate troppo xD
P.s.: Non cerco rogne davvero, ma chi ha già avuto l'occasione di ruolare con Nike, lo sa, è sempre stato così xD Non me ne vogliate, in fondo si ruola anche per ridere un po'!
 
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Vaalin
view post Posted on 22/8/2014, 01:49




Come poteva essere quell'uomo il celebre Lampo Bianco? Cosa poteva aver ridotto un guerriero noto per il suo provvidenziale contributo all'apice della battaglia finale a Kiri ad una sorta di tizzone umano fumante? La sua pelle non era semplicemente adusta, era quasi in fiamme! Quali orrori la guerra aveva lasciato ai posteri tuttavia vaganti per il deserto infinito? E quanti e quali dovevano questi essere per infierire sì duramente su un veterano pluridecorato?
Raga era esterrefatto, incredulo, incapace di razionalizzare quanto di fronte ai suoi occhi. Per via dei suoi trascorsi non riusciva ad immaginare altre possibilità se non nefasti presagi per la condizione attuale di un simile eroe di guerra, uno dei pochi testimoni della totale devastazione del villaggio della Nebbia il giorno della Catastrofe, nonché capace di sopravvivere per mesi nelle ostili terre di un paese dell'Acqua completamente infestato dai mostri. Un uomo del genere non poteva essersi banalmente scordato di mettersi la crema solare, no, qualcosa di ben più oscuro e tremendo doveva celarsi dietro a tali circostanze, qualcosa di inenarrabile ed insondabile, dalle implicazioni terribili e orrende.
Simili pensieri furono nel vecchio shinobi ulteriormente confortati dalle parole del giovane, che ricordarono a tutti la grandezza della sua figura.
Non fu, nella sua pochezza, in grado di cogliere tutti i riferimenti, ma i quattro di essi che comprese non potevano che essere testamento dell'importanza del ninja che avevano di fronte: dunque le voci erano vere, nei convulsi momenti dell'assalto finale al focolaio dell'invasione il comando di un piccolo gruppo di truppe speciali ormai in rotta era passato nelle sue mani, il loro morale restaurato e galvanizzato dalla sua provvida comparsa con contestuale abbattimento di un abominio alato. Quel fatto apparentemente insignificante era stato il punto di svolta della battaglia ed aveva consentito di arrestare l'arretramento del fronte di soldati ormai in fuga, trasformando chi aveva finito per ritrovarsi oltre le linee nemiche in tante piccole avanguardie di sabotatori e accerchiatori. Non a caso una simile impresa gli era valsa svariati encomi ed il titolo di Daimyo del suo villaggio.
In retrospettiva, non era una sorpresa per Raga scoprire che un personaggio siffatto avesse mostrate le sue mirabili doti già in giovine età nell'infame competizione della staffetta Genin di Kiri, una simulazione di missioni di guerra della durata di vari giorni, abolita in anni recenti a causa dell'eccessiva sanguinosità.

Gli altri due giovani presenti però parevano non essere altrettanto consapevoli dell'eminenza di quella figura o forse erano solo stati ingannati dall'astuta nonchalance con cui il ragazzo esibiva le sue ustioni. Che non desiderasse diffondere il panico nella città? Che fosse in missione per il suo paese, oppure per Suna o persino per organismi internazionali? Non ci sarebbe stato da meravigliarsi se l'avessero chiamato per estirpare chissà quale male dai deserti più profondi e abbandonati...
Alle parole un poco canzonatorie dell'esotico e gentile straniero che prima aveva lasciato il posto in fila a Raga il Kiriano rispose criptiche parole dense di un misticismo profondo; che fossero la chiave per interpretare la corrente situazione?
Con mestizia il mutilo reduce capì che di qualunque cosa si trattasse era certamente oltre la sua misera comprensione e che tutto ciò che poteva — e doveva — fare era cercare di sdebitarsi almeno in infinitesima parte. Per questo, con voce percorsa da un percepibile filo di commozione, si introdusse anch'egli nella discussione: Di qualunque cosa si tratti, offro io per il Daimyo Nike, da soldato gli devo molto e sarei onorato se accettasse! Avanzò allora, stringendo forte la stampella con una mano e facendo cenno coll'altra al suo "ospite" di riporre il portafogli, per poi posare lo sguardo sulla sua amica erborista — Devi sapere Maryam che senza di lui avrei perso ben più di una gamba a Kiri — ed infine sull'altro avventore del piccolo negozio, cercandone la comprensione cogli occhi ed un sorriso reso mezzo dalla abbondante bendatura sul volto — sicuramente vorremo scusarlo per la sua fretta nel rinfrancarsi, certamente ha affrontato un viaggio più intenso di quanto immaginiamo.


In realtà i titoli elencati da Nike sono quasi tutti casuali e millantati, solo che Raga, per via dei suoi trascorsi, non può che assecondare ed ingigantire le farneticazioni di Nike, confortato dalle voci e leggende metropolitane che circolano sulla sua figura; dicerie fra l'altro incentivate dal nuovo governo di Kiri, che lo ha scelto come uomo immagine per la popolazione, confezionandolo come un indefesso eroe Kiriano.

Post oggettivamente orribili, non dovevo farvi aspettare tanto per una simile ciofeca, mi scuso immensamente. La ruggine che ho accumulata si fa sentire e debbo ammettere che non ho nessuna confidenza col personaggio di Raga, avrei dovuto usare qualcuno di più testato per questa giocata D=
Nel peggiore dei casi intervengo con qualcun altro più avanti, se la cosa si dovesse fare insostenibile e dovesse abbassare troppo la qualità della giocata od allungarne i tempi.
 
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10 replies since 11/3/2014, 00:10   228 views
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