Due passi per Konoha, Si inizia una nuova era!

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§Vash§
view post Posted on 7/4/2012, 10:54




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I lunghi capelli ramati erano stati tagliati , ora rimanevano soltanto due lunghe ciocche che incorniciavano il viso , tutto il resto era non più lungo di un centimetro. Gli abiti erano tipici dei villaggi desertici , con colori chiari , portati in morbidamente per consentire il massimo grado di movimento e la massima refrigerazione contro il cocente sole che brucia le sabbiose lande del paese del vento ; forse non erano adatti al clima del paese del fuoco , ma erano i suoi abiti e con essi si sentiva a proprio agio , senza contare che nelle ampie pieghe del mantello erano nascoste innumerevoli chance di offensiva e armi di ogni genere.

Il profumo dell’aria , la temperatura , il paesaggio , la carnagione degli abitanti , la struttura architettonica dei palazzi , i colori ; tutto era così differente dal suo villaggio natio che ancora trovava delle difficoltà ad ambientarsi . Un passo dopo l’altro , metro dopo metro Vash avanzava per le vie di Konoha scrutando con occhio attento tutto quello che lo circondava , memorizzando ed analizzando le varie diversità che tanto lo avevano colpito il primo giorno che aveva messo piede nel villaggio della foglia . La grande guerra per la sopravvivenza della razza umana aveva coinvolto davvero tutti e gli shinobi di tutte le nazioni avevano accantonato le animosità reciproche per respingere un nemico che sembrava essere uscito dall’oltretomba per inghiottire ogni forma di vita esistente sul globo . Strani esseri dalle forme più differenti erano apparse all’improvviso senza alcun preavviso facendo strage della vita stessa , spezzando vite , fiaccando le speranze e la determinazione di molti , specialmente di coloro che si sono trovati ad aver perso familiari e amici , costretti a trovare rifugio in un villaggio straniero . Alzando lo sguardo al cielo la memoria del giovane Jonin della sabbia riandò all’ultimo giorno passato nel suo villaggio , quando appena tornato da una lunga sessione di allenamento vide sotto di sé lo scempio perpetuato da quegli esseri infernali , vide le pozze di sangue e i resti sparsi di quelli che una volta erano suoi concittadini , gli stessi che aveva giurato di proteggere quando aveva ricevuto il copri fronte finita l’accademia , tutto era così irrazionale , non aveva sentito alcuna notizia riguardo un attacco nemico al villaggio , si chiese cosa potesse essere accaduto , chi aveva osato agire con tanta brutalità anche nei confronti di civili , donne e bambini? Cosa avevano fatto gli alleati del paese della sabbia? Il dolore della perdita e il senso di colpa per via della sua assenza in un momento tanto grave lo indusse a versare qualche lacrima amara , ma poi la forte determinazione a vendicare i suoi connazionali e tutti coloro avevano subito quell’imperdonabile torto lo costrinse a serrare i pugni e denti e riprendere il cammino verso il centro del villaggio in cui ora viveva , soggiornava , attendeva … era difficile definire il suo ruolo ora che gran parte delle forze alleate era perito durante le numerose battaglie sostenute . L’intelligence non aveva mai divulgato i risultati delle loro indagini sui corpi degli esseri e quindi tutti esponevano a denti stretti le loro idee riguardo chi o cosa avesse mai potuto chiamare/evocare quegli aborti della natura , senza mai avere certezza delle proprie parole. Lo stesso Vash non riusciva a farsi un idea su cosa potesse essere accaduto , tutto si era svolto troppo velocemente , tutti i villaggi erano stati presi di mira quasi contemporaneamente e 3 di questi erano caduti ancor prima una disperata difesa potesse essere tentata . Prima di allora nessuno aveva mai visto o sentito parlare di creature di siffatta natura , quindi le teorie che nascevano ogni giorno su di esse erano le più disparate .

Vi era poca gente per le vie della capitale del fuoco , tutti i civili non indispensabili per il mantenimento delle risorse primarie erano stati messi di guardia alle mura cittadine così da poter essere almeno utili come vedette in caso di possibili attacchi , anche se erano ormai diverse settimane che vigeva una calma surreale , tutto dopo l’ultima battaglia campale nella quale i mostri avevano subito la più grande sconfitta … ma a che prezzo! Avvicinandosi ad un banchetto il ragazzo dai ramati capelli mise una mano in tasca estraendo qualche ryo per depositarlo nelle mani del commerciante che offriva al pubblico dei deliziosi nikuman ripieni di carne. Il commerciante compì la transazione mantenendo un cortese sorriso stampato in viso , ma sempre con una certa diffidenza , la stessa a cui tutti i rifugiati stranieri dovevano fare il callo. Non vi era cattiveria negli ospitanti , ma come è normale che sia , dopo generazioni in cui si era pensato solo a faide e guerre tra shinobi , lo stare tutti “sotto lo stesso tetto” poneva tutti in uno stato di apprensione… avrebbero tutti dovuto farci l’abitudine allo stato attuale delle cose. Con in mano il sacchetto di nikuman , mentre ne gustava il sapore sulla lingua , Vash riprese il cammino verso il palazzo dell’hokage dove era stato stanziato il quartier generale della resistenza , sperava di poter ricevere una missione insieme a delle notizie fresche che lo togliessero dal torpore in cui era caduto dopo che il consiglio degli anziani lo aveva tenuto a riposo per via dei numerosi scontri effettuati e delle ferite ricevute.

Gran parte dei ninja con esperienza reale in combattimento erano periti nel corso della resistenza , e lo shinobi della sabbia supponeva che oltre a lui non restassero molti altri ninja preparati allo scontro. Voleva proporre al consiglio di gettare nella mischia i freschi genin , così da fargli prendere confidenza con il nemico e rimpolpare le fila dell’esercito , ma sapeva che non era una decisione facile da prendere … se fossero periti anche i più giovani chi avrebbe difeso la razza umana? Lo stato di calma durava da un po’ , ma solo una accurata perlustrazione delle aree distanti dal villaggio e delle ricognizioni nei villaggi distrutti avrebbe potuto confermare la completa scomparsa del nemico. Si supponeva anche che da qualche parte vi fossero anche indizi riguardo chi o cosa avesse scatenato tutto questo , ma non vi erano abbastanza shinobi per effettuare le ricerche. Urgeva un cambiamento radicale nella gestione delle forze alleate , un ultimo sforzo per dichiarare chiuso quel funesto periodo e dare vita ad una rinascita.

Giunto d’innanzi ai cancelli del quartier generale non vi fu bisogno di presentare alcun documento alle guardie poste all’entrata , erano rimasti in pochi e lui era fin troppo riconoscibile con quei suoi capelli ramati e gli abiti tipici del paese del vento. Entrato nell’ampio cortile diede ordine ad un soldato di annunciare il suo arrivo a chi di dovere , poi si sedette ai piedi di un grande albero la cui chioma proteggeva dal sole , finendo il suo pasto e accendendosi una sigaretta in attesa di poter conferire con chi prendeva le decisioni riguardanti l’esercito.



Chissà che cosa hanno in mente ora? Non vorranno mica starsene qui in attesa che il nemico qual’ora non ancora annichilito si ridesti e riorganizzi? Urge un colpo di mano che spazzi via le ultime sacche di resistenza animale , per poterci dare da fare e ricostruire ciò che è andato perso… speriamo che qualcosa bolla in pentola , fin’ora la conduzione dell’esercito si è dimostrata all’altezza delle difficoltà affrontate , non vorranno mollare proprio ora!

 
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Vaalin
view post Posted on 7/4/2012, 14:38




Il lento ticchettio di un orologio meccanico giunge ritmicamente dalla parete, donando alla stanza l'ordine di un tempo che scorre uniforme, mentre sulla scrivania avvengono, sfasati rispetto ai secondi battuti, continui urti tra le piccole biglie di un pendolo di Newton.
Tutto ciò mi ricorda l'importanza di un riferimento, di un piano, di un campione ideale che scandisca le fasi delle azioni umane, ma anche l'inevitabile asincronia del reale con queste speculazioni.
La stessa realizzazione dell'idea prima e perfetta concepita dalla mente è in realtà fallata e così capita che anche il migliore degli orologi, col correre di ore, giorni, anni perda la sua coerenza e slitti gradualmente, accelerando o frenando, in un moto disomogeneo.
C'è molto da imparare da questa osservazione e non mi stanco mai di riflettere sulle sue implicazioni e su come intravederla, lì, in filigrana, sullo sfondo degli eventi storici.
La prova più palese è forse stata la Catastrofe, il momento in cui maggiormente quanto pianificato da chiunque si è discostato dalla realtà effettiva, portando varî strateghi dell'esercito, oppressi dal peso delle proprie scelte sbagliate, al suicidio, sia durante che dopo la guerra.
Un monito, per tutti noi.
Tranne me.
Perché la verità è che la forza dell'astrazione non sta nel concepire un rigido schema delle cose, fondato su parametri critici una cui minima variazione potrebbe causare il fallimento, ma nel tessere una trama, un ordito, ricco di diramazioni eventuali, di scelte variabili interdipendenti.
Solo grazie a questa flessibilità mentale sono riuscito a mantenere la calma, a sopravvivere allo stress e, persino, a usare la più immane delle tragedie come uno dei tanti tasselli del mio puzzle personale.
Alcuni mi chiamerebbero mostro, altri già lo fanno apertamente, ma quello che credo di essere è semplicemente il più adatto all'ambiente.
E come tale non c'è peccato nel lasciare indietro i deboli, i malati, nello sbranare gli avversari.
Ciò che conta, alla fine della giornata, è essere vivi, un gradino sopra agli altri.

Bwzz!

Un suono elettronico irrompe scombinando lo schema a due voci dei ticchettî, introducendo una irregolarità imprevista, come a rimarcare quanto quella di ordine asincrono fosse una presunzione.
Muovo flemmaticamente la mano su un pulsante, segue il quasi impercettibile suono di un contatto elettrico appena effettuato, autorizzo la comunicazione.
Una voce di donna filtrata attraverso le piccole casse della scrivania mi raggiunge accompagnata da un fruscio di sottofondo, indice della scarsa qualità raggiunta in questo campo tecnologico, trascurato viste le infinite potenzialità di metodi di comunicazione basati sull'energia corporea, ma non per questo inutile, dato il vantaggio di non dover tenere costantemente impegnato personale altamente specializzato — un bel punto a favore in un momento in cui la carenza di uomini è profonda e le necessità richiedono di impiegarli più proficuamente.

La mia segretaria mi informa di una richiesta di udienza coi vertici non indirizzata a nessuno in particolare, ha pensato potesse interessarmi e quindi è pronta a dirottarla verso di me, in ragione, ufficialmente, dell'agenda fitta di impegni del capo-villaggio.
Ancora una volta, le accordo l'autorizzazione e le chiedo di portarmi i fascicoli sulla persona in questione, prima che la scorti personalmente nel mio ufficio. «Ottimo lavoro, Clara.»

~ · ~



Una donna in tenuta da ufficiale avanza attraverso il cortile, una cartellina, di quelle con una specie di molletta in metallo per tenere i fogli, sotto braccio e una ricetrasmittente portatile in mano.
Passo sicuro, deciso, cadenzato, marziale, non c'è traccia di civetteria o vanità nel suo incedere fatto di movimenti esplosivi, come a voler schiacciare il terreno con gli stivali.
Si dirige verso di te, ancora all'ombra sotto l'albero, catturando la tua attenzione.
Non è alta, attorno al metro e sessantacinque, ma non si può dire le manchi niente e anche quei suoi mossi capelli corvini non sono male; si direbbe una bella donna se non fosse per lo strano pallore del volto, le occhiaie troppo marcate e le labbra un po' livide.
Probabilmente è una stakanovista doc e in un periodo come questo deve essersi divertita da pazzi ad accumulare straordinarî non retribuiti.
Lungo la via un gruppo di soldati la incrocia e esegue il saluto militare, per poi essere lasciati liberi di proseguire ad un suo gesto.

Giunta nei tuoi pressi, in tono molto formale, ti comunica che la richiesta di udienza è stata accettata e che verrai ricevuto dal Daimyo, ringraziandoti per l'attesa.
Ti prega di seguirla, sarà lei a mostrarti la strada.

~ · ~



Camminate per qualche minuto, attraversando numerosi corridoi, scale e porte sorvegliate, sino ad arrivare ai piani alti dell'edificio.
Durante il percorso la tua guida non sembra molto loquace, limitandosi a dare le indicazioni del caso e a comunicare alla vigilanza il motivo della tua presenza, rispondendo in maniera stringata, diplomatica e rigorosa ad eventuali domande.
Lei ti precede sempre di qualche passo, a una distanza fissa, regolando la propria velocità in funzione della tua se necessario a mantenere la spaziatura che sembra essersi imposta.
Probabilmente è una procedura di sicurezza, oppure è soltanto un po' sociopatica.
O entrambe, chissà, il soggetto non ti pare fra i più amichevoli, ma di sicuro dev'essere una di quelli che sanno il codice di procedura militare a memoria, lo si capisce già solo dal campionario di frasi e costrutti che usa.
Hai molto tempo per osservarla, tant'è che la sua divisa da grigia da Jonin dell'Esercito Unificato potresti imprimertela sulla retina e nominarne ogni piega, ogni tasca.
D'altronde non è che ci sia molto altro da osservare da quelle parti, l'arredamento sembra molto spartano, tipico di una installazione militare e solo qualche melanconica pianta spezza la monotonia del grigio cemento lasciato a vista che caratterizza la struttura.

Finalmente si arresta in corrispondenza di un'ampia porta in legno, ruotando sul posto con precisione chirurgica per averti di fronte.
Pare che siate arrivati, lei alza il braccio destro e preme un pulsante sul muro; segue un suono ovattato che segnala che sia stato stabilito il contatto.
Senza esitazioni e senza aspettar altro, come a risponder ad una tacita domanda, ecco che parla: «Clara.»
L'aria vibra del rumore d'uno scatto metallico e ti viene fatto cenno d'entrare.

Avanzi e ti trovi in una stanza che ti accorgi essere stranamente completamente buia quando la porta alle tue spalle viene chiusa con gentilezza.
Non è un problema per te e pare non esserlo neanche per il suo occupante, tranquillamente seduto dietro a una grande scrivania a pochi passi dal muro opposto all'entrata; si direbbe occupato a sfogliare delle carte e a firmare dei fogli.
«Accomodati pure.» Una mano indica una poltroncina in pelle davanti a te, mentre l'altra appone con sicurezza un timbro a chissà quale pratica. «Spero non ti dispiaccia se mentre ti ascolto sbrigo qualche pratica.»

La stanza è grande, tipico dell'ufficio di un pezzo grosso, ma spoglia d'ogni decorazione, arredata solamente da scaffali e archivi che coprono tre delle quattro pareti, lasciando libera solo quella in fondo, alle spalle del Daimyo.
Una vasta scrivania in legno pregiato occupa una buona parte di spazio e separa vistosamente di almeno qualche metro il suo proprietario dagli ospiti, a disposizione dei quali ci sono due poltroncine in pelle nera dall'aspetto molto costoso e comodo, unico sfoggio in quell'ambiente spartano.
Oltre alla imponente seduta, caratterizzata da uno schienale in stile barocco, forse, dalla quale l'uomo ti scruta, naturalmente, che per quel poco che riesci a capire sembra in ottimo legno rivestito della stessa pelle sulla quale ti invita a sederti.

Continuando a passare la sua penna da una parte a un'altra, scartabellando di qui e di là, aprendo e chiudendo faldoni i più varî, senza ancora guardarti arriva subito al sodo:
«Dimmi, perché sei qui?»


Banalmente, ti ho fatto fissare un appuntamento col Daimyo di Konoha, Nara Ryou (aka: me xD) e ti ho fatto scortare nel suo ufficio dalla sua segretaria, Clara.
Sentiti libero di descrivere dal tuo punto di vista il tragitto o fare qualche domanda a Clara, inviandomele previamente per mp così che possa darti in tal sede la risposta alle stesse dimodoché tu possa includere tutto insieme nel prossimo post, se vuoi.
Mi scuso per il tragitto forzato, ma è per stringar le cose, sennò non ci si arriva mai al dunque!
L'ufficio, come detto, è completamente al buio, cosa che non appare un problema per il Daimyo, così come non lo è per te, vista l'abilità che avete di vedere al buio. Chiaramente però non si distinguono colori di sorta così.
Anche se non l'ho ripetuto, ci sono un orologio alle spalle di Ryou e un pendolo di Newton sulla scrivania.

Al prossimo giro ti dico già che parte la proposta che non puoi rifiutare, inizialmente pensavo di metterla già in questo, ma sennò s'allungava troppo, avrei preferito un incipit più corto da parte mia >>
Insomma, puoi sederti, non sederti, dirgli cosa vuoi, cercare di sputargli in faccia, provare a far esplodere l'ufficio o che altro: in ogni caso non sarà facile, è un tipo con le idee molto chiare =V
 
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§Vash§
view post Posted on 7/4/2012, 16:22




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La sigaretta era finita già da qualche minuto , mentre il nostro dinamitardo se ne stava beato a fissare il cielo oggi terso e limpido. Il sole sulla pelle era sempre piacevole , anche se in realtà a Konoha non si poteva certo assaporare il vero calore che quella enorme sfera infuocata sapeva donare , Vash come ogni Sunese era consapevole di quanto pericoloso fosse il caldo , ma lì non vi era alcun pericolo … troppo mite come temperatura , troppo fresca la brezza che dalle pendici del monte alle spalle del palazzo giungeva fino a lui scostandogli delicatamente come una dolce promessa d’amore i capelli dalla fronte. L’attesa finì quando d’innanzi a lui si presentò una ragazza pronta a scortarlo all’udienza niente popò di meno che con il daimyo della foglia . Con studiata calma lo shinobi Sunese si alzò e si mise in coda alla smunta ragazza che gli avrebbe fatto da guida fino all’ufficio preposto all’udienza. Mentre camminava non potè fare a meno di pensare a che tipo potesse mai essere questo daimyo , sperava con tutto sé stesso non si dovesse scontrare con il solito inetto di strategia militare che magari gli avrebbe pure propinato qualche insulsa vecchia storia riguardante la gioventù . Ricordava perfettamente i vari personaggi che si erano susseguiti nei ruoli chiave del suo paese natio e non poteva fare altro che preoccuparsi di dover esporre le sue idee d’innanzi a qualcuno che non sapeva nemmeno cosa facessero gli shinobi .

I corridoi si susseguivano come un intricato labirinto dal quale uscire sarebbe stato arduo senza una guida , magari avrebbe potuto prendere una scorciatoia tipicamente sua , a quel pensiero un sorriso si aprì sul viso , sì , le esplosioni erano proprio il suo pane , senza di esse fare lo shinobi non sarebbe mai stato tanto divertente! Non si poteva non notare il livello di sicurezza mantenuto all’interno dell’edificio , ad ogni incrocio tra corridoi vi erano delle guardie a cui dover indicare il motivo della propria presenza , ad ogni porta varcata vi erano registri sui quali segnare il proprio nome ; la paura non era cessata e qui più che altrove era necessario mantenere alta la sicurezza , tagliando la testa al serpente tutto sarebbe finito , questo lo sapevano anche i bambini , ma era davvero così facile spiccare la testa di un kage? I pensieri si accavallavano l’uno sull’altro , mentre gli occhi fissavano la schiena di quella che poteva essere una zitella , non era certo priva di tratti femminili , ma la camminata simile più all’incedere di un mezzo pesante , il distacco nel modo di parlare , quella carnagione così pallida accentuata da evidenti occhiaie segno di poco sonno e troppa dedizione al lavoro dietro una scrivania , mostravano l’incapacità di relazionarsi con il prossimo in modo informale e socialmente “produttivo”. Giungere al grado di jonin per poi rifugiarsi dietro ad una scrivania piena di scartoffie , non aveva mai compreso il motivo secondo il quale molti dopo aver faticato per salire la gerarchia militare volessero assumere un ruolo così lontano da quello per il quale si erano addestrati tanti anni con impegno e dedizione , il campo di battaglia era il luogo in cui gli shinobi dovevano stare , agire silenziosi e determinati abbattendo ogni ostacolo verso la pace , incutere timore nel nemico così che questi ripensasse a eventuali pensieri bellici.

Ecco il motivo della sua presenza in quell’edificio tanto sorvegliato , esporre la sua visione delle cose a chi aveva il potere di decidere , movimentare le nuove leve per coprire il vuoto lasciato da chi aveva protetto la razza umana con tanto ardore lasciandoci la vita . Nascondersi in attesa della mossa avversaria non avrebbe fatto altro che indebolire quel poco di potenziale che rimaneva alla civiltà umana e dare tempo al nemico di riposare e rimettere insieme i cocci delle sue armate! Come potevano i vertici non capire il problema ? Ovunque si volgeva lo sguardo si potevano notare sguardi persi nel vuoto , occhi colmi di paura e disorientamento , bisognava dare un colpo di spugna al passato e costruire il futuro , in modo che la gente avesse qualcosa a cui pensare invece che restare in questo limbo tormentandosi per le perdite sostenute!

La rabbia stava montando dentro di lui , ma si concesse tre ampi respiri per tornare allo stato di quiete , non sarebbe servito a nulla scontrarsi con toni accesi con chi aveva il potere di decidere le sorti della civiltà umana del futuro , doveva esporre con calma le sue argomentazioni e convincere quella manica di passacarte , no , ecco che nuovamente la rabbia si stava impadronendo di lui . Si concentrò unicamente sul rumore dei suoi passi , un ritmo pulito e cadenzato , sporcato unicamente dall’impatto pesante che la donna prima di lui teneva sul suolo. Finalmente giunsero all’ufficio designato e la segretaria si congedò dopo aver informato il daimyo attraverso un apparecchio elettronico della sua presenza . La porta si aprì mostrando una stanza completamente buia al cui interno si potevano notare pochi elementi d’arredo , ma scelti con estrema cura . La voce calma e sicura del suo interlocutore lo ridestò dall’attimo di pausa che si era concesso per abituare gli occhi all’oscurità e scrutare l’ufficio nei minimi dettagli ; pochi passi e si trovò al cospetto di chi avrebbe dovuto convincere del suo modo di vedere le cose . L’oscurità della stanza , presupponeva che il daimyo fosse in grado di vedere al buio , quindi non si trattava di un normale passacarte , probabilmente era un ufficiale con esperienza sul campo e questo avrebbe facilitato le cose. Giunse l’invito a prendere posto sulla poltroncina che stava d’innanzi alla scrivania e con un passo laterale Vash si sedette comodamente constatando la comodità di quel rivestimento di pelle , poco prima che gli venisse chiesto in modo diretto il motivo della sua presenza in quell’ufficio.

Questo facilita le cose , niente formalità e niente indugi … questo strano individuo forse può essere quello giusto per aiutarmi con le mie idee! Se solo la smettesse di scrivere dannazione! Hanno tutti la mania della scrittura questi fogliosi…


Veniamo subito al dunque ! Ho chiesto quest’udienza per poter esporre alcune idee a qualcuno che avesse il potere di cambiare le cose per come sono ora… il mondo ha subito un grave colpo e tutti noi abbiamo subito gravi perdite , chi più chi meno , ma tutti abbiamo qualcuno da piangere.. ma non è questo il momento! Il periodo di stasi si sta prolungando troppo e il nemico non ha dato più notizie di sé , quindi potrebbe essere finalmente sconfitto , ma sappiamo entrambi che questa non è altro che una favola , quelle mostruosità non possono essere comparse dal nulla e quindi per evitare un nuovo attacco dobbiamo saperne di più , dobbiamo avere la certezza di aver ripulito i villaggi da tali minacce e per farlo non ci resta che puntare tutto sulle nuove leve! Non possiamo lasciare che i giovani shinobi siano rinchiusi entro le mura del villaggio per paura di subire nuove perdite , dobbiamo dare loro modo di fare esperienza per poter poi difendere i villaggi qual’ora ve ne fosse nuovamente bisogno! Di quattro villaggi tre sono stati rasi al suolo , solo Konoha ha resistito grazie allo sforzo congiunto di tutti i ninja … ma questa salvezza sta anche a significare che l’unico obiettivo rimasto per il nemico è proprio Konoha , quindi non possiamo rimanere inermi ! Sono stato messo in condizione di stasi dai vertici del consiglio , ma non ritengo opportuno starmene qui a vivere alla giornata , quando invece potrei essere là fuori a fare il mio mestiere! Si fidi , nel mio mestiere sono bravo e potrei dedicarmi anche a qualche giovane che in un prossimo futuro prenderà il mio e il suo posto alla difesa di tutto ciò che abbiamo difeso con le unghie e con i denti! La mia non sarà certamente l’unica ipotesi di azione , ma ritengo che qualcosa vada fatta e chiedo formalmente di poterne fare parte!

Forse si era lasciato trasportare dal solito impeto , ma il succo del discorso era stato versato di getto verso colui che dietro a quella scrivania avrebbe dovuto prendere una decisione. Non restava che attendere una risposta , quanto avrebbe impiegato il daimyo a considerare il “suggerimento”? Cosa avrebbe pensato di quanto snocciolato in fretta e furia? Cosa avrebbe pensato riguardo a questo fumino shinobi dai capelli ramati?

 
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Vaalin
view post Posted on 7/4/2012, 23:53




Due persone nel buio più completo, tranquillamente sedute davanti ad una scrivania, una che scrive e l'altra che parla come un fiume.
Una scena irreale, davvero, quasi strampalata, che solo in parte rientra nella normalità del mio ufficio.
In genere nessuno si rivolge a me con così tanta verve, né informalità, né pensando neanche lontanamente che possano interessarmi personalmente i problemi altrui.
È proprio uno straniero, costui, non sa il tipo di uomo che si trova di fronte, benché chiaramente la scarsa attenzione prestata al suo appassionato discorso, trascorso anch'esso a firmare i documenti più svariati e ad apporre timbri, possa fargli venire qualche sospetto al riguardo.
Eppure tutto ciò non è un male, anzi, è un bene, e mi piace, sì, che lui non mi conosca, perché sarà più facile portarlo dalla mia parte, anche solo inconsciamente.

Appena finisce di parlare un angolo della bocca si deforma in una piega divertita: «Non c'è bisogno che mi racconti la storia...» Pausa sapiente, sguardo che, finalmente, si alza teatrale a fronteggiarne il volto, rivelando degli occhi impassibili, come fossero piatti ed insondabili, privi di riflessi di vita, forse a causa dell'assenza di luce. «Io ho fatto la storia»
Colpo di timbro: un'affermazione forte, importante, non la migliore per fare buona impressione, lo so, di certo non un atto di captatio benevolentiæ, ma è proprio questo che voglio trasmettergli: che sono una persona diretta, come lui, uno di quelli che sul campo c'è stato.
E, vista la sua gran volontà di tornarci in azione, non può che essere un vantaggio per me dargli questa sensazione, così diversa da quella che usualmente comunico agli uomini che ricevo nel mio studio.
È un'arte, quella del potere, della diplomazia, che richiede di avere sempre due facce e di non esserne mai nessuna.

Il volto si riabbassa sulle carte e riprendo il lavoro, perché la potenza del messaggio di poco fa non vada scemando, ma non mi fermo, nel delicato gioco delle parti sta a me parlare ora se voglio che si convinca a fare quanto desidero e che, nel farlo, creda anche di aver ottenuto quanto ha chiesto.
«Le tue parole appassionate mi hanno comunque colpito, dico sul serio» — non si direbbe, dato il tono apatico e distante della voce, ma chissà che quello non sia dovuto alle mansioni macchinose e ripetitive — «e credo che tu abbia qualche punto a favore nelle tue argomentazioni, però...»
Già, perché c'è sempre un però, una condizione, qualcosa che faccia sì che uno debba pagare in qualche modo, «Però lo sai che affidarti una qualunque parte delle poche forze rimaste sarebbe, come dire, questionabile.», che, nel mio gergo politico, significa che qualcuno potrebbe mettere in dubbio l'opportunità della cosa solo per ledere la mia autorità, «Perciò... che garanzie mi offri?»
Raccatto fogli qua e là per la scrivania e li pongo in pila, battendone i bordi sul piano ligneo per allinearli. «Non posso mettere nelle tue mani la vita di qualche soldato solo perché me lo chiedi per favore, mi serve di più, ho bisogno di sapere che sarai un buon comandante, ma soprattutto un buon sottoposto: che ti ritirerai se e quando ti verrà chiesto di farlo e che accetterai ordini solo da me e che a me riferirai direttamente — perché», alzo una mano in tono grave e un po' sentenzioso, «le chiappe sul posto che scotta ce le ho io. Specie ora che la guerra è finita e sta tornando il tempo dei burocrati, che non sopportano più l'autorità dell'esercito.»

Faccio scivolare lentamente verso di lui il faldone che sono andato assemblando durante tutto il nostro incontro, aperto sulla prima pagina, dove con una graffetta è allegato una specie di cedolino timbrato e controfirmato che recita:

Maggiore Vash Shin dell'Esercito Unificato, insignito della corona di ferro al valor militare per i suoi servizi in guerra e l'importante contributo apportato al contingente con la cattura di un esemplare di Schiacciaterra, consentendone quindi lo studio ed un'adeguata preparazione in vista dell'assalto finale.
Attualmente di stanza a Konoha col ruolo di rappresentate eletto del consiglio per la ricostruzione e lo sviluppo del Villaggio di Suna, serve anche come comandante di un piccolo plotone di rastrellamento rapido composto da soldati semplici impiegati per la prime volte sul campo.


«La prima parte non dovrebbe esserle nuova, la seconda, invece, spero sia una gradita sorpresa.»

Congiungo le mani sul tavolo, sorrido, la testa un poco inclinata in avanti.

«Accetta?»


Un post di compromesso, in definitiva, ti offre la possibilità di realizzare quanto hai chiesto mettendoti a capo di un piccolo plotone di rastrellamento (da definire), ma in cambio vuole che tu lavori per lui e lui soltanto, perché è lui ad aver autorizzato il tutto.
E se fai cazzate non ci fa bella figura.
Per ora, forse, non ti appare chiaro il perché di questa sua disponibilità, ma indagando sul suo conto potresti scoprire qualcosa.
Tuttavia devi decidere adesso: se accetti, quel faldone verrà ufficializzato ponendolo nell'archivio generale, se rifiuti non cambierà la tua situazione rispetto a quella attuale.

L'onorificenza per aver catturato un mostro è una nota di background che ti aggiungo io visto il punto dove a suo tempo eravamo rimasti.
Il suo regalo starebbe nel ruolo di membro del consiglio e comandante di un plotoncino.
Notasi l'ironia in rappresentante eletto.

Se scegli di accettare è possibile continuare a parlare con lui, altrimenti probabilmente verrai fatto uscire.
In ogni caso successivamente ti anticipo che verrai prima o poi scortato fuori da qualcuno, forse da Clara, e potrai in tale occasione fare domande su Ryou, se vuoi. La disponibilità nel risponderti dipenderà chiaramente da cosa tu risponderai a Ryou.
Successivamente potrebbe essere interessante se ruolassi una tua qualche ricerca di informazioni sulla persona che ti ha fatta la proposta, a maggior ragione se la accetti; in tal caso ci metteremo d'accordo e cercheremo magari di coinvolgere in qualche scena free anche qualche altro utente (che potrebbe anche entrar a far parte del plotone).
Al riguardo c'è un nuovo ambiente del Gdr che dovrei inaugurare e che cadrebbe a fagiolo.

Come noterai, tutto molto stringato e breve, è il taglio che preferirei queste scene avessero, così da arrivare in tempi stretti a qualcosa di più sugoso!
 
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§Vash§
view post Posted on 8/4/2012, 00:53




Narrato
Pensato
Parlato


Parlato altrui




Non c'è che dire , chiusi in un ufficio buio seduti agli opposti lati di una scrivania fin troppo curata nel tentativo di portare avanti una sorta di discussione sul futuro della razza umana ... tutto molto strano , ma ormai con i tempi che corrono e tutto quello che è successo , cosa può essere definito normale? Il tono di voce del daimyo , la sua gestualità volutamente distaccata come se quanto sentisse non fosse di alcuna importanza , il suo mostrarsi impegnato e poi... quelle poche parole scandite con forza da una pausa ad effetto : Io ho fatto la storia! Il giovane jonin dovette sforzarsi non poco per frenare la mano destra che quasi come avesse vita propria avrebbe voluto coprire il volto in un gesto teatrale di sdegno verso un altro di quegli scribacchini che pensavano di poter davvero gestire le sorti del mondo comodamente seduti dietro una scrivania.

Il tempo scorre lentamente entro quell'ufficio , e sembra rallentare ulteriormente quando l'ufficiale decide che è il momento di una pausa ad effetto per dare modo al dinamitardo di riflettere sulle criptiche parole sapientemente lanciate e trarne una conclusione almeno approssiativa . Poi come se non si fosse mai interrotto , il discorso continua in una serie di banali scusanti tipicamente usate dagli scaldapoltrone che hanno paura di mettere il naso in qualcosa che potrebbe coinvolgerli anche solo minimamente. Proprio quando Vash stava per congedarsi cortesemente per evitare di perdere altro tempo ormai convinto di dover prendere da solo in mano la situazione , il daimyo disse una frase tanto divertente che fece sorridere il ribelle dalla chioma ramata :

Non posso mettere nelle tue mani la vita di qualche soldato solo perché me lo chiedi per favore

Per favore? Chi avrebbe anche solo lontanamente pensato di chiedere per favore di essere mandato in avanscoperta per sbloccare una situazione divenuta insostenibile per tutti? Lui non chiedeva favori a nessuno , lui offriva loro di fare il lavoro sporco e chiedeva soltanto qualche sbarbatello che potesse essere di qualche utilità e che nel contempo prendesse confidenza con il vero mondo ninja ; ma il discorso non era concluso e la parte interessante doveva ancor giungere . La reale proposta insita tra le parole dell'ufficiale era di agire in modo preciso e ordinato , niente sentimentalismi e niente colpi di testa , ricevere gli obiettivi solo e soltanto da lui , conseguire il risultato efficientemente e tornare a rifere , sempre e solo a lui. Quanti giri di parole per una cosa tanto semplice , chissà perchè i politicanti devono sempre farla tanto lunga poi? Per dare maggiore credibilità alle proposte appena effettuate davanti al naso dello shinobi venne posto un faldone di cartacce che però mostrava in prima pagina a chiare lettere ciò che Vash voleva , finalmente sarebbe rientrato in azione , un sorriso compiaciuto si allargò sul viso altrimenti inespressivo.

Questo è quanto volevo , non credo avremo problemi se d'ora in avanti mi dirà chiaramente quello che vuole da me , io farò altrettanto con lei... Lei conosce le mie attitudini , quindi credo non sarà un problema per lei fornirmi una squadra di shinobi determinati a svolgere quanto richiesto , vorrei anche una sede operativa ove il gruppo possa riunirsi prima e dopo le missioni , dove effettuare i briefing e dove nessuno possa infastidirci nei momenti di riposo. Non sarebbe male poter usufruire anche dell'armeria del villaggio , ma questo è superfluo per il momento... per ora credo che sia sufficiente dire che sono il suo uomo. Non conosco i suoi fini , ma non mi sembra il classico passacarte , anzi , quindi attenderò suoi ordini e riferirò solo a lei fino a quando non mi chiederà altrimenti.

Considerando la discussione conclusa si alzò e attese un cenno di congedo prima di avviarsi verso la porta d'uscita , era sua intenzione fare qualche domanda discreta riguardo questo Nara Ryou , voleva scoprire qualcosa sul conto di colui che era stato tanto celere nel dargli ciò che desiderava , perchè si sa , nessuno fa nulla per nulla .



 
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Vaalin
view post Posted on 10/4/2012, 23:23




Il limite fra arroganza e sicurezza di sé sovente è sottile e non posso dire di non averlo valicato di quando in quando, ma persino io non riesco a non provare un moto di stizza nel sentirmi rivolgere richieste così pretenziose e nel vederlo alzarsi prima che io personalmente lo abbia congedato.
Ha appena ottenuto più di quanto potesse sinora sperare senza ancora dover muovere un dito e già ha delle richieste da fare — a me, poi!
Oggi devo esser stato benedetto dal nume tutelare della pazienza, perché voglio nonostante tutto mostrarmi accomodante, per una qualche ragione ho intenzione di rischiare, di fare una grossa puntata su questo cavallo.
La mia posizione è tutto sommato sicura a prescindere dall'esito di questa strana operazione, gli ingranaggi oliati durante la guerra sono tutti correttamente in moto e presto il campo sarà pronto per un nuovo inizio delle danze; che male c'è a concedersi un piccolo lusso, un capriccio, una mossa fuori posto?
«Una sede, eh...», sposto il peso del corpo più dietro, facendo aderire la schiena alla seduta e adagiando regalmente i polsi ai braccioli, «Non è cosa che si appronti così su due piedi, ma penso di aver qualcosa che fa proprio al caso nostro, in più di un senso.»
Dirigo con sicurezza una mano in un cassetto, che scivola fluidamente sui suoi binari quasi animato di una volontà propria; si sente qualche rumore metallico, poi una serratura che si apre e le mie dita tornano ad emergere sul piano della scrivania serrate attorno a un nuovo timbro, portandolo vicino alle labbra.
Chiudo gli occhi e un leggero soffio di braci e scintille emerge dalla bocca, in un contrasto netto con l'oscurità assoluta della sala, andando a rendere incandescente l'estremità dell'inusuale struttura metallica dell'oggetto.
Nel mentre l'altra mano ha già preparato un foglio per l'apposizione del sigillo, che avviene accompagnata da un lieve sfrigolio di sottofondo.
«Questa missiva», dico mentre la imbusto con cura, «devi consegnarla a mano al titolare, e a lui solamente.» — non aggiungo precisazioni sull'epiteto usato per il destinatario, capirà da solo al momento opportuno e io ho altre faccende importanti da sbrigare con il dipartimento di ricerca — «Perché, benché mi dicano che le esplosioni ti piacciano, questa te la sconsigio.»
Faccio scivolare questa busta verso di lui come prima il faldone e aggiungo: «All'uscita ti verranno date indicazioni precise sul luogo, seguile e a partire da oggi avrete la vostra base.» Dentro di me rido un po', rimarrà di certo sorpreso quando la vedrà. «Riguardo ai membri del plotone, mi attiverò per reclutare il grosso degli elementi, ma credo sia una buona idea che tu provveda a contattare personalmente chi dovessi ritenere adatto. Su questo, hai carta bianca, o quasi, basta che mandi una richiesta di conferma al mio ufficio perché possa ratificarla.»
Spero che abbia capito che un mio credo è un modo velato e molto diplomatico di dire vedi di farlo. Una gentilezza per non iniziare a far sentire il peso degli ordini già a cinque minuti dall'inizio del nostro primo incontro.
In quanto ufficiale mi aspetto però che capisca e esegua.
«Ora che il più è detto, puoi andare; aspetta Clara un attimo qua fuori però, ti darà le istruzioni per la tua prima missione.»
Dito sul consueto pulsante, la porta si sblocca, «È stato un piacere, Maggiore.»
Prima che esca dalla stanza, però, una piccola precisazione: «Un'ultima cosa, riferire a Clara equivale a riferire a me personalmente; considerati i miei impegni è in effetti più probabile tu debba fare ricorso a questo canale di comunicazione.»
Probabilmente avrei dovuto accennarlo prima, ma per me è ormai troppo naturale considerarla come un'estensione della mia figura, al punto che spesso dimentico cosa abbia fatto io in persona e cosa lei, essendo le due cose strettamente correlate all'interno dei miei piani.

~ · ~



[Diario di Clara]
Oggi sono veramente stanca, penso di star peggiorando, sono già al quarto tonico, me ne restano solo due per il resto della giornata.
Ultimamente hanno iniziato a non fare più effetto, nonostante le dosi sovrabbondanti, e quando succede ho fitte lancinanti allo stomaco che mi impediscono di muovermi.
Ho chiesto a Ryou di darmene di più, ma si è rifiutato; sappiamo entrambi che peggiorerebbe le cose in breve, quindi non ho insistito, però inizio ad essere disperata — la sera non ho più la forza per fare niente e me ne sto raggomitolata da qualche parte in ufficio o in infermeria: e chi ce la fa a tornare a casa?
Ci siamo già messi d'accordo da tempo sulla terapia, ma gli impegni sono tanti e non posso permettermi di fermarmi il tempo che serve.
Non so quanto riuscirò ad andare avanti, ma spero che questo lavoro massacrante ripaghi.
Presto dovremmo poter far la nostra mossa e potrò finalmente staccare un po' e pensare a curarmi.
Spero di essere viva per allora.

In questo momento sto camminando verso il Suo ufficio, mi ha chiamata poco fa perché porti istruzioni a quel tizio strambo, il giovane irruento.
Approfitto di questo tempo morto per scrivere queste poche righe, ultimamente non mi sento a mio agio se mi fermo anche solo per un istante, ho bisogno di mantenermi attiva, sveglia, e camminare non basta più. L'altro giorno una guardia mi ha detto di avermi vista passeggiare con gli occhi chiusi, addormentata.
Se smetto di muovere la penna sento le palpebre che si fanno pesanti, ho paura di fare qualche sciocchezza di questo passo, di iniziare a parlare nel sonno o scrivere cose che devo tenere per me.
Forza, devo concentrami, sul passo di marcia: uno; due! Uno; due! Uno; due!

Suono di stivali lungo il corridoio, un ritmo preciso che hai imparato inconsciamente a distinguere stamani.
«uno; due... uno; due...»
Una voce flebile, meccanica e ripetitiva ti giunge alle orecchie, nel suo lento avvicinarsi, ed ha un tono strascicato, quasi assente.
«Maggiore, ho qui i dettagli del suo incarico, strettamente riservati, naturalmente, e...» — ti consegna una busta in carta speciale, facilmente distruttibile in caso di necessità, tipica delle missive dell'esercito — «...e un foglio da firmare», gira qualche pagina e ti porge la cartellina, scorrendo rapidamente un foglio con il tappo di una penna che ti dà ora in mano, dicendo «qui, qui e qui.»
Niente di strano, nessun inghippo si direbbe, solo un modulo di accettazione della nomina a rappresentante eletto del consiglio per la ricostruzione e lo sviluppo del villaggio di Suna, posto per il quale da quei moduli sembrerebbe tu sia stato improvvisamente votato in una qualche seduta straordinaria, traccia della quale starebbe nei varî timbri e nelle numerose firme di membri votanti ivi apposti.
Chissà da quanto dovevano aver pronto questo modulo, ti verrebbe da chiederti, oppure chissà che razza di pressione sono in grado di esercitare per ottenere un simile documento in tempi così rapidi. Tutto sommato non hai dovuto attenderla molto...

Espletate le formalità, si riprende in mano cartellina e penna; «Perfetto, ora mi segua, legga le istruzioni impartitele e mi faccia domande se ne ha, mentre la accompagno all'uscita.»
Con un secco suono di stivali si volta e comincia a camminare.
«Nei prossimi giorni le faremo avere un badge, così che possa entrare nei primi livelli dell'edificio per suo conto. Il mio numero interno è quarantasette, se dovesse averne bisogno.»


Sono sicuro di aver avuto in mente di scrivere qualcosa di più, ma il mal di testa me l'ha fatto scordare, quindi per ora questo è quanto, un post molto semplice, di transizione, per darti l'opportunità di fare domande a Clara, casomai ne avessi intenzione.
Se così non fosse, puoi passare a descrivere direttamente la parte successiva, ossia lo svolgimento delle tue istruzioni.
Come scritto, la nostra cara "segretaria" (tale di fatto, ma in realtà Colonnello, come hai avuto modo di vedere dalle mostrine) è in un momento difficile, quindi è possibile fare leva sulla sua stanchezza per cavarle fuori qualcosa che normalmente non direbbe.
State ripercorrendo a ritroso la strada verso l'uscita, secondo le stesse modalità dell'andata.

Nella busta che hai ricevuto è riportato il luogo in cui recarti, una via nella periferia di Konoha, vicino alle mura, un luogo abbastanza anonimo, ma è allegata una cartina con evidenziato un possibile percorso da seguire.
Gli ordini sono di recarti sul posto, entrare al civico indicato e presentare al titolare la missiva ricevuta da Ryou.
In questa maniera dovresti ottenere l'accesso al locale che vi farà da base.
Ma non è tutto, è specificato anche che in realtà il vostro uso del suddetto non sarà solo per vostra utilità, ma anche a motivo di un preciso incarico: dovrete tenere d'occhio le attività del resto dello stabile, quello dove devi andare, per l'appunto. (Sarò più preciso quando sarai in loco)
Come nota al margine, ti è data licenza di reclutare, previa accettazione da parte del soggetto in questione e ratifica da parte dell'ufficio di Ryou, chi tu voglia e di cercare candidati dove ti paia, anche lungo la via o una volta a destinazione.

Nel tuo prossimo post, poni le eventuali domande che in questo contesto tu possa voler porre e in ogni caso poi passa a descrivere il tuo arrivo davanti al numero civico di interesse, che ti apparirà spoglio e anonimo, una porta qualunque di un edificio qualunque.
Dopodiché aprirò un topic a parte con cui inaugurare "la base".
 
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§Vash§
view post Posted on 11/4/2012, 14:26




Narrato
Pensato
Parlato






Tutto sembrava evolversi come auspicato , i termini nascosti dell’accordo stipulato non interessavano minimamente al giovane shinobi che riteneva di poter gestire per tempo eventuali rogne , d’altronde cosa aveva da rimettere ora che il mondo era nel suo periodo più buio e che coloro che avevano il compito di proteggere i sopravvissuti erano così pochi? I giochi di potere non facevano proprio per lui , aveva sempre provato pena per i diplomatici e tutti coloro che dovevano o volevano passare intere giornate chini su di una scrivania di un polveroso ufficio a tessere intrighi e muovere “pedine” senza mai correre il rischio in prima persona , li aveva sempre considerati dei codardi , in special modo coloro che pur avendone l’attitudine non avevano mai marcato il campo di battaglia. Nell’arte della guerra gli strateghi sono forse più importanti degli stessi combattenti , ma se coloro che coordinano i movimenti delle truppe , hanno conoscenza della guerra solo tramite vecchi tomi scovati in qualche biblioteca , il pericolo di subire tracolli è insostenibile. L’esperienza come aveva più volte dovuto comprendere dolorosamente a sue spese , batte la sola conoscenza teorica e permette di avere una visione più ampia e rivolta al futuro , prevedendo l’andamento degli scontri. Cosa distingue un semplice genin da un jonin? Non è solo la velocità e la potenza dei colpi portati , non è il numero di tecniche apprese nel tempo con duri allenamenti , ma l’esperienza accumulata in anni di missioni e battaglie , quante volte i suoi scontri si erano risolti alla prima mossa? Quante volte le caratteristiche fisiche avevano davvero influito sugli scontri da lui sostenuti? L’arte ninja si differenzia dalle comuni arti marziali proprio nel modus operandi , l’ingaggio del nemico avviene assai di rado in modo frontale e diretto , perché l’imboscata e l’attesa del momento propizio per un attacco mirato sono di maggior efficacia , un offensiva portata verso un nemico che non ha percezione della tua presenza è spesso letale e richiede un dispendio energetico quasi nullo , mentre un duraturo scontro corpo a corpo con il nemico richiede fatica , concentrazione e maggiore forza per ottenere lo stesso risultato. Personalmente il jonin sunese aveva sempre apprezzato lo scontro fisico diretto , le sue doti innate lo avevano sempre portato a fronteggiare il nemico direttamente , ma sapeva che le sue esplosioni oltre a coinvolgere mortalmente il nemico potevano fungere da ottimo diversivo per l’offensiva portata dai suoi alleati .

Le richieste poste al daimyo vennero esaudite anche se non senza un certo moto di stizza verso gli sfrontati modi di fare del dinamitardo sunese , le cose procedevano , l’azione stava per arrivare e presto si sarebbe potuto verificare quanto effettivamente ci si poteva affidare alle difese del villaggio. Poche e semplici richieste quelle poste dal superiore , non rimaneva che imboccare la porta d’uscita , attendere l’arrivo della segretaria e porle qualche semplice domanda non troppo diretta riguardo il daimyo e ciò che questi intendeva fare con l’aiuto di qualche volenteroso shinobi. Le risposte ottenute sarebbero state un ottimo metro di giudizio una volta confrontate con quelle che aveva intenzione di ottenere offrendo qualche bicchiere alle stanche guardie perimetrali . I ragazzi del suo nuovo corpo d’azione avrebbero dovuto darsi da fare e dimostrarsi efficaci , anche perché ordini o meno , nessuno avrebbe fatto parte di azioni rischiose se non avesse ottenuto la piena fiducia del caposquadra . Nel mondo militare questa era la più grande incognita , i vertici prendevano decisioni , ma la forza lavoro era quella da temere perché agendo sul campo , rischiando le proprie vite insieme si cementava un legame che andava ben oltre la paura di eventuali sanzioni ricevute da superiori in grado. Chi lui avrebbe scelto per far parte del team Alpha , avrebbe avuto tutti i requisiti per svolgere qualche “missione extra” che già frullava nella mente del jonin dalla chioma ramata.

L’arrivo della segretaria fu preannunciato dal suo pesante quanto stanco passo , poche formalità da scribacchini quali firme e timbri e poi l’incamminarsi lungo quegli stretti corridoi verso l’aria aperta . La ragazza aveva un aspetto stanco anche se manteneva nel contempo un rigore da protocollo , doveva essere davvero stanca e questo poteva giocare a favore del nostro Vash , se poste opportunamente le sue domande avrebbero ricevuto risposte ben oltre il limite che sapeva lei avrebbe voluto autoimporsi.

Mi è stato ordinato di prendere lei come riferimento qual’ora avessi qualcosa da riferire o chiedere , vedo dalle sue mostrine che è una mia superiore quindi anche se sono solito parlare direttamente senza troppi fronzoli dettati dall’etichetta militare , continuerò a darle del lei fino a quando non mi dirà lei di fare altrimenti . Nei prossimi giorni mi è stato assicurato il reclutamento nella squadra di nuove leve , ma gradirei poter avere anche alcune informazioni riguardo un mio vecchio amico , si chiama Shin Rukawa , uno shinobi della sabbia , sarebbe il compagno ideale per ogni tipo di missione… tranne quelle diplomatiche o di pace… ahahah!

Qualche parola tanto per rompere il ghiaccio e fare in modo che la segretaria sentisse meno il peso del grado e del lavoro , nulla di troppo importante tranne forse la richiesta di informazioni su colui che avrebbe potuto essere l’asso nella manica in situazioni “scottanti” , si erano sempre spalleggiati loro due , ognuno con le proprie incombenze , ma sempre presenti nel momento del bisogno . Ora era giunto il momento di porre qualche domanda quasi come fosse semplice interesse nei confronti di un superiore , bisognava farlo in modo delicato senza spingere troppo sull’acceleratore , ma comunque prima che si arrivasse all’uscita dell’edificio ove il discorso si sarebbe troncato .

A proposito di informazioni , sbaglio nel dire che il daimyo è stato un ninja operativo sul campo? Per quanto i suoi modi di fare lo facciano sembrare molto affine al lavoro organizzativo d’ufficio , mi ha dato l’idea di essere uno che ha avuto modo di saggiare i campi di battaglia… chiedo questo perché è sempre meglio per noi operativi avere a che fare con qualcuno che non ci mandi allo sbaraglio in situazioni disperate solo per inesperienza , anche se non mi pare questo il caso…

Dalle voci sentite per le strade e nei locali del villaggio aveva capito che il villaggio si teneva in piedi grazie all’amministrazione del daimyo , perchè come spesso accade , il kage o è troppo impegnato in soggiorni diplomatici in altri villaggi oppure più semplicemente era un burattino nelle mani di chi realmente aveva il potere politico all’interno del paese… Ryou Nara. Attese qualche istante per sentire la risposta della donna , per poi amichevolmente proseguire

Potrei ricevere qualche domanda dagli uomini dell’Hokage o del consiglio? Se si , come mi consiglia di comportarmi con chi vorrà sapere quali sono i miei impegni? Non conosco il modo di agire del vostro consiglio cittadino e nemmeno del vostro Kage , non vorrei attirare attenzioni indesiderate.. non credo che i metodi da me utilizzati nel mio paese natio per agire indisturbato possano essere visti con felicità qui .

Domande più che legittime che però avrebbero connotato i rapporti del daimyo con il resto dei reggenti del paese . Il tempo era pressoché scaduto quindi ricevuto le ultime informazioni dalla segretaria Vash si congedò e seguendo le indicazioni scritte sul primo foglio della cartellina appena ricevuta si incamminò verso quella che sarebbe diventata la sede operativa della sua nuova squadra. Non era ben chiaro cosa dovesse fare con il titolare dell’edificio preposto , il daimyo era stato vago a riguardo , quindi per il momento lo shinobi sarebbe rimasto ad osservare attentamente le mosse di coloro gli sarebbero stati nei paraggi. Prima di giungere a destinazione si fermò in un piccolo vicolo dove accendendosi una sigaretta usò la fiamma per eliminare i documenti che potevano essere compromettenti , stando ben attento a tenere quelli utili.

Si aprono le danze finalmente! Cominciavo a sentirmi intorpidito dopo tutto questo riposo forzato! Sono curioso di vedere dove mi ha mandato quel daimyo tanto attento nel non esporsi troppo. Per evitare di farmi cogliere impreparato , sarà meglio prendere qualche precauzione…

Giunto al civico indicato sulle indicazioni Vash tenne il biglietto di presentazione da presentare al titolare dell’edificio nella mano sinistra , mentre la destra andò a infilarsi entro l’ampia manica del kimono indossato , impugnando l’elsa di un kunai , ma solo dopo aver dato vita ad una delle sue creature di argilla , un passerotto che si tenne ben nascosto nella manica pronto a scattare fuori qual’ora ve ne fosse stato bisogno.

Buongiorno , lei è il titolare? Devo consegnare questo al titolare..






 
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Vaalin
view post Posted on 14/4/2012, 19:28





[Diario di Clara]
Sono contenta che Ryou faccia sempre affidamento su di me, ma se continua ad assegnarmi incarichi non saprò più dove infilarli in agenda di questo passo... fra l'altro meglio accelerare il passo, fra dieci minuti comincia la riunione del dipartimento di ricerca.
Adesso devo accompagnare il Maggiore Vash fuori dall'edificio, ma ho lo stesso bisogno di scrivere, non avendo alcuna voglia di intrattenerci una conversazione: si direbbe una testa calda in piena regola, uno scavezzacollo. Forse ho fatto male stamane a dirigere a Ryou la sua richiesta di udienza, mi sa che ci porterà solo guai, però... in fondo se ha deciso di riceverlo e di fargli l'offerta che mi ha detta avrà le sue ragioni.
Probabilmente avrà già un qualche piano, chissà che non lo tenesse d'occhio già da qualche tempo.
In fondo il suo curriculum non è male, dal punto di vista della validità come combattente, sebbene non figurino lodi per obbedienza e serietà.
Certo, stanti le cose probabilmente è fra i migliori ninja di Suna rimasti e quando lo status quo sarà ristabilito ha discrete possibilità di ritrovarsi al potere, se non addirittura al comando del suo paese. Potrebbe essere questa prospettiva che Ryou ha in mente.
Ma non sono sicura, è una considerazione troppo semplice, forse.

Uh, aspetta, ha attaccato a parlare — oh, grazie per esserti accorto del grado, finalmente! Il saluto militare però te lo sei scordato, eh?

«Apprezzo, lo sforzo; non si preoccupi, non rischia di dover fare la fatica di cambiare il pronome personale con cui mi si rivolga.» Acida! Sottinteso: col cazzo che mi darai mai del tu. Probabilmente non hai toccato il tasto giusto tirando in ballo la cosa, che ti sia dimenticato qualche formalità?

[Diario di Clara]Non avrà mica dato del tu a Ryou, questo cretino?


«Riguardo al suo compagno, Shin Rukawa ha detto?» Fruga fra i suoi appunti, con la maestria sviluppata nella sua esperienza pluriennale di burocrate. «Sì, eccolo, sapevo di averlo letto qua in mezzo...» Suspense. «Il suo fascicolo risulta Top Secret, non ho accesso a nessuna informazione, avrei voluto chiedere questa mattina a Ryou — ehm, al Daimyo Nara Ryou» — Pensa di aver lasciata trasparire troppa confidenza? Non ci sarebbe niente di strano, in fondo, ma evidentemente è una che dà grande rilievo al giusto modo di riferirsi all'interno della gerarchia —«Pare sia stato lui a classificare la documentazione... ci credo non debba essere un pacifista questo Rukawa, per ricevere un trattamento di tanto riguardo.»

Il tono di voce si è un po' ammorbidito sul finale, forse l'argomento "scartoffie" le è più congeniale e ne parla volentieri, che tipo strambo.
O, magari, è solo che siete usciti dall'ambito delle questioni personali fra di voi, entrando in un contesto più impersonale in cui si sente maggiormente a suo agio.
Fatto sta che torna al foglio della cartellina su cui era prima e riprende a scrivere.
In effetti ti viene da chiederti quale pratica mai richieda tanto lavoro di compilazione.
Forse un qualche genere di "rapporto", ma non ti sembra tipo da aver visto molte volte il Sole ultimamente.
In ogni caso continuate a camminare, lei in testa a farti strada, sempre alla solita distanza.
Il ritmo dei suoi passi lo conosci e non hai difficoltà a starle dietro, sentendo lo scorrere del tempo scandito dagli stivali sul pavimento.
Poi qualcosa spezza il pattern, un tacco che tocca il suolo al posto della punta, stizzito, un suono netto, poi un lieve acuto di gomma che struscia sul lucido e il suo viso che ruota, lo sguardo severo, un'occhiataccia lampo, giusto il tempo di fartela registrare, prima che si volti ancora e riprenda il cammino, stavolta più celere di prima. Non le è piaciuta la tua domanda, o più probabilmente il giro di parole finale.

[Diario di Clara]Come si permette!?


«Non penso sia salutare mostrare tutta questa disinvoltura nel parlare del Daimyo, soprattutto per questionarne la competenza.» Ohi, ti sa tanto che l'abbia presa male, come una critica velata o un dubbio troppo ardito: per lei, a quanto pare, sei colpevole di aver pensato che lui potesse non essere all'altezza dei suoi compiti e, ti avverte, non è una cosa molto gradita da quelle parti, perlomeno non da chi appoggia questo Ryou. «Competenza che va ben oltre l'esperienza nei campi dell'addestramento, delle missioni e dell'amministrazione, tanto da essere stato a capo dell'offensiva finale a Suna.» E qui il suo zelo nel lodare il superiore sembra tradirla: la battaglia decisiva si è svolta a Kiri, non nel paese della Sabbia — di cosa sta parlando? Chissà che non sia il caso di andare ad indagare su qualche versione non ufficiale sulla fine della guerra...

Il tempo delle domande però sta finendo e in ultimo ti lasci giusto qualche questione pratica rilevante.
Stranamente accoglie bene quest'ultima tranche di quesiti: «Questa sì che è una buona domanda.» — sottinteso, non come le altre«Non dovrebbero esserci grandi interessi di altri gruppi di potere nei suoi confronti, al momento, e ricevere l'attenzione dell'Hokage è attualmente assai improbabile, ma se proprio dovessero farle qualche proposta o che altro basterà che ricordi loro che è un membro del consiglio per la ricostruzione e lo sviluppo del villaggio di Suna, nonché comandante di un plotone di rastrellamento mobile, quindi una persona impegnata e spesso in viaggio per lavoro; non ha tempo per altro.»



So che non ti ho detto prima il grado di Clara e quindi è normale tu non abbia fatto il saluto militare, ma vista la situazione ci sta bene come cosa e comunque non è niente che ti svantaggi — avrebbe lo stesso la Luna storta e la medesima amichevolezza di un porcospino sociopatico xD
Come si può notare è una persona che esternamente è molto compita e precisa, poi nell'intimo sfoga tutte le proprie ruvidità, abbandonandosi anche a un lessico ben più sprezzante e colorito. Un modo elegante per dire "passaci altri venti minuti insieme e prenderà a scrivere come parla uno scaricatore di porto".

Ciò a parte, ti dà giusto le risposte alle tue domande, lasciando trapelare in effetti due fatti interessanti.
Il primo è che quanto concerne Shin Rukawa è top secret. [Modo per dare, se mai tornasse, un buon punto di partenza a Shin]
Il secondo è che o Clara perde colpi per la stanchezza o qualcosa non quadra, perché offensive a Suna, men che meno finali, non ci sono state — che tu sappia.
Se fai caso alla cosa, riflettendoci su è possibile che ti torni in mente di certi giornalisti che fecero sensazione starnazzando che vi fosse una strana falla nei rapporti dell'esercito, secondo i quali quasi un quinto dello stesso è letteralmente scomparso senza mai essere stato mobilitato.
Questo numero ti suona familiare, hai già sentito qualcosa di simile, ma non ricordi bene.
Forse nell'annuncio dell'offensiva finale... comunque anche questa questione ti sembra di rimembrare vagamente sia stata trattata dai suddetti reporter.
Sfortunatamente è memoria comune che siano anche stati accusati, processati e condannati per calunnie, reati contro il segreto militare e quant'altro, nonché per delle torbide vicende di storie di cronaca inventate o registrazioni illegali di conversazioni.

Tutto questo è un modo per darti spunti su cose che potresti voler fare e per delineare un contesto cittadino in cui muoverti.

Passando a noi, per ora non ti do niente di nuovo da fare perché prima vorrei sapere come vi siate accordati tu ed Endy per la questione reclutamento. Quando me lo fai sapere ci mettiamo ulteriormente d'accordo e stabiliamo qualcosa di coerente direttamente al bar.

Mi scuso per il ritardo e ti ringrazio per esserti offerto a questa noiosa introduzione al mondo post-evento!
Spero non ti sia addormentato troppo =P

P.S:
Clara è volutamente acida e indisponente, ma è una mera questione in-Gdr, niente di personale, chiaramente xD
 
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7 replies since 7/4/2012, 10:54   90 views
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