| ~Sangue~ |
| | Parlato/Scritto da AltriParlatoPensatoPensato dalla Mente IrrazionaleOnomatopee
~Una Curiosa Iniziativa
»Kirigakure. Casa sperduta. Ore 6:30 a 8:40. Un giorno prima.
Lacrime amare scorrevano lungo il suo viso, rigando la perfezione che sembrava essere racchiusa in esso. Gli occhi, semi iniettati di sangue, guizzavano a destra ed a manca, alla ricerca di un conforto che paia umano. Perché la sua mente, al solito, aveva ideato un terribile scherzetto, che l’aveva fatto destare con un notevole mal di testa. Le memorie obnubilate erano tornate.
[…]
Un ragazzo intorno ai diciassette anni guarda, spaesato, la figura divina che gli si para dinnanzi. E’ così bella, aitante, che non è in grado di concepirla. Doveva essere l’ente perfetto rappresentativo di un’idea ancor più elevata e trascendente. E lui non è ad un livello di sviluppo intellettivo tale da esser degno di esso. Scoppia in lacrime, poiché la sua mente irrazionale ha ripreso il sopravvento, e cerca il conforto del caldo corpo del sensei. Ma nulla arriva. Ah, quant’è stata sciocco a credere che un tale eroe si possa interessare di uno sgorbio. Si alza con quel po’ di dignità che gli resta, abbandonando ogni pensiero ed ogni amore lì, sul posto. Torna a casa, dove spera nel conforto del padre, ma sa che non potrà più amare persona altra del maestro che ha risvegliato nel suo cuore la gentilezza.
[…]
Un moto di disperazione soffocò il ragazzo, accompagnato da un giramento di testa ed un conato di vomito. Si era alzata troppo in fretta. I piedi nudi soffrivano il freddo del pavimento washitsu, caratterizzato da otto tatami, tappeti soffici dalle dimensioni di 180x90 centimetri. Il colore era di un anormale beige, scelto proprio perché non comune. L’infelice era dotato di un carattere particolare, che gli forniva una naturale predisposizione per tutto ciò che è autodistruttivo, lunatico, strano o, quantomeno, particolare. Aveva cambiato casa, separandosi dal suo sene, sperando in tal modo di non procurargli più dolore. Mai scelta fu più sbagliata ed impopolare, causando nel vecchio padre un dolore al cuore che era risultato quasi insopportabile. Fortunatamente era intervenuta una nuova donna a soddisfare le sue voglie, la quale faceva funzione di moglie e figlia contemporaneamente. Il kiriano era conscio che si trattava di un ripiego, ma era stato anche il passo fondamentale per troncare i rapporti con quello che riteneva la figura di riferimento, il faro della sua vita. E dunque eccolo, solo e sconsolata nel suo grande appartamento, ultimo regalo del padre, mentre trascinava i piedi intirizziti verso il bagno. Questa doppia stanza, almeno questa, era in linea con lo stile del paese: era composta da due luoghi fondamentali, la toilette e l’ofuro. Quest’ultimo era il bagno vero e proprio, caratterizzato da una cabina impermeabile monoblocco, dotata del sistema di erogazione e riscaldamento dell’acqua. Entrò nel primo ambiente ed aprì la calda doccia, con i capelli rossi che le arrivavano fino alle cosce. Quant’era stata stupida nella sua vita, aveva abbandonato così tante occasioni che lo stesso fato si era rifiutato di fornirgliene di nuove. Era fuggita dal suo amore, poi dal suo sogno, poi dal suo punto di riferimento. Purtroppo non c’era modo di sfuggire alla sua immanente mente, divisa in due parti, alternativamente sveglie o dormienti. Chiuse con un movimento lento e stanco l’acqua, dopo aver riflettuto una decina di minuti. Ricoprì in fretta il suo corpo ignudo con vestiti da grande occasione. Una sottile calzamaglia scura venne indossata lentamente ed a fatica, scivolando sulla pelle come un serpente d'acquitrino scivola sinuoso verso la sua preda. Il tessuto ruvido strusciava impietoso, avanti ed indietro, mentre il ragazzo si piegava ed indossava il resto del vestiario. Una toga color blu perlato si gettò pesantemente verso i piedi dell'aspirante shinobi, sconfitto dalla pressante forza di gravità. Così grande, così oppressiva. La poteva sentire schiacciare il suo cuore ad ogni respiro, ad ogni battito cardiaco. Prese distrattamente da un polveroso scaffale guanti di color omologo. Era davvero così cresciuto? Appartenuti alla sua maestra, forte ricordo nostalgico della sua precedente vita, un tempo gli arrivavano fino alla spalla. Ora non riuscivano nemmeno a superare l'avambraccio, raggiungendolo appena. Infine, si lanciò sul letto, cedendo orsù alle sue emozioni, languendo e scoppiando in un pianto sommesso. Le guance pallide erano rigate da sottili rivoli di lacrime, i capelli color bianco sporco erano arruffati e parean vivere di vita propria. Avrebbe scommesso un’ingente somma di denaro, ed avrebbe vinto, sul fatto che il suo aspetto era in grado di mettere paura anche allo shinobi più intraprendente. Toc Toc Udì bussare alla porta una, due, tre volte, ma rimase immobile, pallido, perché dalla lussuosa finestrella di legno bianco che dava sulla strada sterrata ed isolata, aveva facilmente visto chi si era avvicinato. Aveva una divisa blu, un cappello stile vigilante ed una borsa da lavoro che pendeva da una spalla, sbattendo ritmicamente ad un’anca.
Akahito, ehi Akahito? -Che c’è?!? Postino!
Le battute di un divertente siparietto comico le erano riaffiorate, o meglio, erano state letteralmente trascinate, in mente. La sua più grande paura, ciò che le poteva fare più male, aveva bussato sulla porta di casa. L’ennesima occasione o delusione? Forse dipendeva solo dalla sua volontà, in fondo, ma non avrebbe risposto presente. Non lì, non in quelle condizioni, non in quel momento. Cercò di darsi un contegno il più rapidamente possibile, batté ogni record, ma l’uomo in divisa era ormai lontano. Eppure, dalla camminata, dal saltellare, sembrava più leggero, privato di un peso. Per un attimo le riportò alla mente il padre… E fu allora che la vide: la lettera, lanciata sotto la porta, che sbucava appariscente in quel micro-universo monotono. La lesse e la rilesse, più volte, pensando a ciò che era il passato. Aveva detto, un tempo, che era necessario pensare solo al presente [ciò che è stato, è stato, non ha senso rivangare, ciò che sarà, è futuro e viene deciso nel presente, che è dunque l’unica cosa su cui dobbiamo riflettere] ed ora aveva deciso di riprendere la sua filosofia. La lettera citava le seguenti parole di un messia salvatore:Nonostante la recidività mostrata nel fallire gli appuntamenti importanti, l’Accademia ha deciso di darle l’ennesima opportunità, sperando di raccoglierne, un giorno, i frutti. Pertanto, il suo Senpai ed i sui compagni l’attendono nel campo di addestramento del Konohagakure, alle ore 6:00 del mattino di domani. Siamo fiduciosi del fatto che lei non abuserà oltre della nostra pazienza.»Konohagure. Ore 6:30.
Ed alle 6, egli, naturalmente, non vi era. Nella sua mente il ritardo era fondante, tanto che neanche alle 8:20 era presente. In volata, veloce come un quasi-shinobi, percorse i vari kilometri che separavano la strada maestra dall’accademia. Dopo dieci minuti di corsa giunse trafelato e disperato. Quale strano scherzo del destino o, più probabilmente, della fatica, gli fece apparire l’immagine del vecchio padre, che parlava con un Jonin della situazione critica comune a tutti i villaggi. Ma egli non era che un'illusione fugace e fallace. Entrambi camminavano rapidi ed ella era ormai troppo stanca per inseguire un’ingannevole visione. Attese altri cinque minuti, in modo tale da potersi ricomporsi e presentarsi in modo decente all’ennesima cacciata dall’accademia. Arrivò nei pressi del campo, ma, prima di fare l'ultimo passo, si volle fermare, per guardarsi intorno. Che triste spettacolo le si parava davanti. Ben poco era in piedi: quello che un tempo doveva essere il maestoso edificio dell'accademia, ora non era che un cumulo di macerie e poco più. Egli sapeva della sua fortuna, della valente operazione di difesa ad oltranza portata avanti dai devoti ninja. Se solo fosse stato più forte, avrebbe potuto combattere anche lui. Se solo fosse stato meno inetto, non avrebbe sprecato 17 anni di vita. Come avrebbe voluto poterli dare ai suoi cari, concedere loro altro tempo, per poter godere dei frutti di una vita piena e felice! Pressante l'emicrania si riaffacciò, l'Altro tentava di gettarlo nella disperazione, ma non ci sarebbe riuscito. Egli avrebbe tenuto fede ai precetti ninja. Non si sarebbe mai arreso. Mai. Indossò il cappuccio della toga, la quale ombra andò a posarsi lieve sul viso delicato del giovine, oscurandolo e rendendo noti solo i tratti generali. Rinnovato il coraggio, entrò, trovandosi di fronte due figure in posizione opposta. Uno era un giovane, probabilmente suo coetaneo, gli dava le spalle, mostrando all'aspirante shinobi solo i capelli biondi, che gli calavan a caschetto, mossi, fino alle spalle. Diversi centimetri più basso era di corporatura magrolina. Innanzi al secondo ragazzo, si ergeva un terzo ente, più imponente di certo, almeno in altezza. Emanava sicurezza, determinazione, pur non avendo negli occhi lo sguardo omicida di chi vuole "spaccare il mondo". Occhi celesti, profondi ed intensi, che formavano un dualismo imprescindibile e perfetto con i capelli di un rosso così intenso, passionale. I pantaloni, di color pari ad essi, cadevano stretti sulle gambe. Solo una tunica a completare il quadro di un corpo dalle proporzioni perfette, che faceva passare la sua esilità in secondo piano. Akahito non disse nulla. Il silenzio della landa era così piacevole, non avrebbe mai avuto il cuore di romperlo. Si limitò ad aspettare, fissando con occhi impazienti le due figure.
CITAZIONE †Status
Grado: Studente Energia: Gialla Chakra: 100/100 Condizione Mentale: Impaziente, interiormente combattuto Condizione Fisica: Illeso
~Armi ed Equipaggiamento
Shuriken 5/5 Kunai 3/3 Flash 2/2
Vorrei ringraziare Shin per avermi permesso di partecipare al corso ed augurare buona fortuna a tutti ^^
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