| Narrato -Parlato- "Pensato"
Ah che sorpresa vedere la propria inferiorità e la voragine profonda che vi è fra il maestro ed il suo allievo, una voragine di cui non si vede ne il fondo ne l'altra parte della spaccatura. "Non posso arrendermi, adesso ce la faccio, sfrutto questa nuvola e poi..." Non ebbe il momento di finire il pensiero che subito una folata di vento avanzò minacciosa verso di lui. Erano bastati due movimenti delle dita del sempai per effettuare tale tecnica. Il giudizio era già espresso dall'inizio, e Jin, che in cuor suo sperava di farcela, capì di essere inferiore al senpai. Il vento tagliente oltepasso le copie, ed in un istante il ragazzo dalla tenacia suprema crollò, sentiva che le sue copie erano state tagliate, e di conseguenza, sperando di non farsi prendere fece una semplice scivolta con la gamba sinistra protesa in avanti, come se dovesse prendere il pallone ad un suo compagno, ma coprendosi la testa con il braccio e l'avambraccio che formarono un triangolo con il gomito rivolto come la faccia verso gli alberi. Frusico di vento e un dolore acuto, penetrante, quello simile alle zanne di un'animale che entrano nella carne per dilaniarla con una ferocia assurda. -Aaa!- Piccolo, corto, a voce non altissima, non era neppure un vero urlo, era solo un suono istintivo svelato nei momenti di pericolo o dolore acuto. Piano, silenzioso e copioso, il sangue fuoriusciva dalla ferita riportata soprattutto sulla spalla e sul bicipide. Era profonda, forse anche tanto, ma non doveva fare male, assolutamente, una ferita non doveva fare male, se no ci si sarebbe veramente resi conto della reale entità del danno, e questo il giovane non lo voleva, piuttosto non avrebbe urlato, avrebbe sopportato silenzioso, perchè quella sarebbe stata una tra le molte che avrebbe ricevuto. Gemeva a terra, tenendo i suoni dentro di se, anche se alcuni per la forza fuoriuscivano. Altro vento tagliente passò sopra al ragazzo, e piano stava spostando le nuvolette lasciate dai bushin. Con determinazione si alzò, nel suo sguardo non vi era odio, solo rabbia per essere diventato un patetico studente incapace. La mano ormai inutilizzabile o quasi giaceva sul fianco sinistro del ragazzo, che ormai rialzato tra la nube ormai scomparsa, si apprestava a ritornare al suo mantello. Il color cremisi ormai aveva avvolto l'avambraccio e la mano, e lieve scendeva lasciando macchie sull'erba. -Tsk. Ne ho abbastanza per adesso, chiedo un time out, devo andare a curarmi- I passi leggeri ormai avevano percorso già metà della distanza e gli occhi divennero lucidi, ma non per pianto, per la delusione dentro se stesso. La gola seccò, aveva già provato questa sensazione, sapeva che le sue parole adesso sarebbero state strozzate e che non voleva più parlare. Era il suo modo per rinchiudersi in un guscio protettivo. Anche gli occhi, prima lucidi e vispi, divennero cupi.
Edited by Endymyon - 17/2/2011, 21:41
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