Abbondanti granelli per clessidre inesistenti

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Endymyon
view post Posted on 11/3/2014, 00:09




Abbondanti granelli per clessidre inesistenti



Sotto il cappuccio bianco del pellegrino, dalla fronte una goccia di sudore gli scese lungo il setto nasale, per fermarsi un poco sulla punta del naso e poi buttarsi verso il suolo. Nella mente del ragazzo sotto al cappuccio candido la goccia sarebbe di sicuro evaporata prima ancora di arrivare sulla sabbia incandescente di quel deserto giallastro.
Con la testa bassa e il respiro affannato Hyperion continuava la sua lunga marcia nel deserto Suneese, scalando l'ennesima collinetta impervia, sprofondando ad ogni passo il piede nella fine sabbia. Se avesse usato i sandali chissà che fastidio avrebbe avuto ai piedi. Sentire ogni granello infilarsi sotto e tra le dita lo fece rabbrividire un attimo. Inoltre quello era un viaggio personale, niente a che fare con il suo mestiere, ora era un semplice viaggiatore, con uno zaino in spalla, qualche soldo in tasca, un mantello bianco e degli anfibi che sembravano dei forni.

~~~

Le assi di legno della sua camera, in una piccola taverna verso la periferia di Suna scricchiolavano ad ogni suo passo. Un rifugio spartano, da pochi spiccioli, arredato con un semplice armadio, un letto affiancato ad una finestra e un tavolo con due sedie. Niente quadri, niente fiori, nessuna gioia sembrava provenire da quella stanza. Lasciato lo zaino con i suoi abiti di ricambio dentro all'armadio, chiuse a chiave la porta e uscì da quella temporanea abitazione.
Camminando per le vie aride di Suna, indossando dei semplici anfibi neri, un paio di pantaloni mimetici con variazioni di grigio e una canottiera con un motivo uguale a quello dei pantaloni, se non per le sfumature di verde al posto del grigio, guardava il villaggio. I segni della ricostruzione si riscontravano tutt'ora, soprattutto sulle case che cambiavano colore, rimanendo più chiare dove gli operai avevano dovuto riparare, e più scure dove le vecchie macerie si ergevano ancora forti.
Ad ogni passo però si sentiva osservato. Era insolito che capelli bianchi e occhi azzurri, per via delle lenti questi ultimi, si facessero vedere per quelle vie secche. Così ad ogni incrocio aveva incominciato a scegliere la via più sgombra da persone. Sapeva che il suo fisico poteva attrarre, soprattutto per i suoi muscoli scolpiti, ma odiava quando gli fissavano i capelli tanto a lungo e si mettevano poi a parlare sottovoce, come se lui non capisse di cosa stessero confabulando.
Poco alla volta le vie si fecero più strette, le strade più silenziose e la calma quasi incominciò a regnare sovrana. Era quasi l'ora da quanto Hyperion poteva dedurre, così cercò un qualsiasi negozio per esserne più certo.

«Buongiorno» esordì entrando in un'erboristeria. Naso e occhi incominciarono ad esplorare il negozio, il primo inebriandosi di vari profumi, dalla lavanda dolce alla fresca menta, mentre gli occhi si spostavano da un giallo primaverile di alcuni fiori fino al verde scuro di chissà quale pianta.
«Vorrei tre stecche di liquirizia e una bustina di té verde per favore.» Già assaporava le radici, quasi la bava gli stesse per uscire dalla bocca deglutì per poi chiedere: «Sa per caso che ore sono?»



 
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