White Dream, Chapter 00

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Endymyon
view post Posted on 11/1/2012, 23:13




Chapter “00”: White Dream



Narrato
Palato
Parlato altrui
Pensato

Una luce bianca e soffusa circondava tutto, anzi, la luce bianca e soffusa era il tutto, come se lei fosse uno spazio infinito, senza fine né confini. Non provava nulla, non sentiva nulla, era leggero e inconsistente e allo stesso tempo onnipresente in quel piccolo grande universo illuminato. Non esisteva ne tempo ne spazio definito, non esisteva alcunché tranne la luce, bellissima, calda ed avvolgente.

Tu......rai.....nob.....ra....

La voce spezzò tutto l'incantesimo. Era una voce femminile, gentile, un po' acuta, ma non per questo sgradevole. Ricominciò nuovamente, ma nessuna frase aveva senso, semplicemente perché non erano nemmeno frasi, erano dei suoni senza significato, qualcosa distante che non si poteva definire con chiarezza.

Cosa? Dillo nuovamente, parla! Cosa c'è? Chi sei?

I suoi pensieri rimbombarono nella luce producendo vari echi, per poi smettere improvvisamente. Era spaventosa la piega che aveva preso la situazione, qualcosa lo turbava dentro, ma non sapeva cosa, una situazione mista tra paura , incomprensione e senso di impotenza.

Sei sic..... ra?

Questa volta una voce maschile, sicura, autoritaria e grave. Un pizzico di terrore e di curiosità fecero capolino, cosa erano le voci? La curiosità stava urlando nella speranza di apprendere lo strano fenomeno e smettere di esistere, per poi risvegliarsi nuovamente di fronte ad altro ignoto.

Su! Parlate chiaro, chi siete e cosa volete!

Il pensiero rimbombò nuovamente in quel luogo, e la voce femminile parlò, quasi si aspettasse una una reazione:

Si, sono sicura, sarai Asura, contento?

Jin si spaventò, senza capire il perché. Qualcosa dentro di lui era contrario. Un urlo scaturì dal nulla, erano le urla di un neonato che piangeva, disorientato dalla situazione, o da qualcos'altro.

No, no, non fare così, sai cosa vuol dire questo nome secondo alcuni? Per alcuni è il nome di un dio benevolo, per altri un demone, e io voglio che tu sia uno spirito vitale, non lo vuoi anche tu?

La voce calma e soave, parlando e spiegando le credenze sul nome di Asura, riuscì a calmare il bambino, che gioioso, alla fine del discorso emetteva vari suoni di approvazione, non sapendo parlare e farsi capire in altro modo.
Stava dando anche lui il consenso.
Con il volto permeato dal sudore, Jin si risvegliò. Le coperte di un colore azzurro scuro, quasi cobalto, erano per terra come il cuscino. Le gocce di sudore scendevano lungo il volto, sul collo, e molte cadevano a terra dal mento e dal naso mentre il ragazzo si spostava verso il bagno per rinfrescarsi con dell'acqua gelida.

Una fugace e quasi indefinibile sensazione estranea attraversò il ragazzo, qualcosa a lui sconosciuta, ma definibile, su questo ne era sicuro. Era come se voleva e doveva ricordare qualcosa, quello che sembrava perduto e sepolto sotto le sabbie del tempo, di notevole rilevanza, la cui assenza gli procurava quel vuoto che solo adesso sentiva.
Per la prima volta nella sua vita, quella che lui sapeva, si sentiva vuoto, svuotato interamente, come se il suo essere fosse rimasto intrappolato in quella dimensione bianca.
E il pensiero, la tenacia con cui provava a ricordare cos'era lo stava sfiancando. La testa era pesante, piena. Dopo l'ennesima prova, quel tentativo di ripescare il perché della sensazione di vuoto, il motivo e la causa scatenante, ripensò al sogno, ed esso, lentamente si era annebbiato.
Sperando che fosse solo lo stato di torpore la causa del suo fallimento a riportare alla memoria delle fugaci parole, decise di non sforzarsi ulteriormente, e lavato la faccia, si lasciò cadere di schiena sul letto.
Il mondo collassò sotto i suoi occhi coperti dalle palpebre ancora pesanti, speranzose di sonno, che probabilmente non avrebbero rivisto se non la notte, con ogni probabilità. Uno sguardo fugace fuori dalla finestra, aspettandosi qualcosa che non arrivò. Con uno sforzo per certi versi disumano, saltò giù dal letto, e con poche ampie falcate leggere, arrivò al tavolo dedito a cucina. Pochi biscotti, un bicchiere di latte, e la colazione fu fatta.
Le membra, stanche senza alcun motivo riposavano sul letto, mentre la materia grigia creava domande e ne dava di risposte, e molte, ma tutte astratte, benché probabili per logica, tutte sbagliate.
Un brivido pervenuto a causa del freddo percorse tutta la schiena, per arrivare fino al collo. Dalla finestra aperta, della quale non aveva memoria, il vento freddo, voleva preannunciare l'arrivo di una stagione che non era più l'estate. Le foglie, sempre più diverse le une dalle altre, quali verdi quali rosse, facevano a gara per rimanere in vita, ma tranne i sempreverdi e gli aghifoglie, tutti gli alberi avrebbero perso le preziose gemme verdi utili alla fotosintesi clorofilliana.

Oggi devo andare anche a fare la spesa

Rivolse il suo sguardo nuovamente fuori dalla finestra, ma non vide nessun albero, vedeva solo un altro palazzo di fronte, non aveva avuto la fortuna di vivere più in periferia, la sua casa era a metà tra il centro e le mura. Se non vi fossero state case costruite a suo avviso fuori norma, fuori dagli schemi logici, lui doveva trovarsi nella trentunesima corona circolare, o almeno, questo secondo i suoi calcoli, invece coloro che si erano occupati dell'edilizia avevano ben pensato di non rendere tutto circolare o a forma di tela di ragno, forse per via dei loro tornaconti o per una precisa predisposizione, bensì di mettere in uno schema più astratto e incomprensibile. I vicoli che si erano formati in seguito, con l'unificazione tra le case, o con la chiusura degli stessi, avevano determinato anch'essi la complicata ramificazione delle vie. Benché odiasse quel modo di fare, lo aveva reso proprio in un certo senso, spesso pensava razionalmente, o almeno ci provava, considerando tutte le implicazioni, mentre alle volte, per capriccio o per indisposizione, agiva rompendo tutte le regole di ciò che sarebbe dovuto essere logico, andava fuori dalle regole. Era divertente vedere gli altri che provavano a capire il nesso logico dietro alle sue azioni, e per quanto si sforzassero, non vi riuscivano poiché non c'era.
Un paio scuro di pantaloni, un paio di sandali e una maglietta a maniche corte, oltre alla bandana dovevano bastare, o almeno Jin aveva pensato questo quando indosso gli indumenti. I pantaloni lunghi, neri con molteplici tasche e zip si abbinavano alla maglia scura con disegni tribali di varie tonalità di blu, fino all'azzurro, si abbinava alla bandana di color cobalto.
Le vie, meno affollate da quando l'esodo della popolazione degli altri villaggi si era concentrato a Konoha, offriva magnifici spettacoli di un'innocenza vera, quella dei bambini che giocavano a vari tipi di giochi, dai più comuni a quelli inventati, si vedevano ragazzi, che stavano maturando nel pieno della loro gioventù, spettacoli della vita quotidiana, quella che sembrava perduta fino a poco tempo addietro.
Ripensandoci, un sorriso si abbozzò sulla faccia serena dello shinobi. Ogni passo gioiva della vita, ogni respiro; era vita.
Immerso nel fascino di ciò che poteva chiaramente vedere, si accorse quando ormai aveva oltrepassato il locale a cui era diretto originariamente, e dovette fare retromarcia.
Illuminato grazie alle finestre e all'ampia porta, il locale era un misto di colori e odori, dai più forti ai meno intensi, ma comunque distinguibili. Frutti esotici, vegetali comuni, vi era tutta la merce che si doveva trovare in un negozio di ortofrutticoli.

Buongiorno signora, come sta? Sono venuto per il solito.

Ormai era di casa e tale si sentiva, quando nel negozio non c'era nessuno all'infuori di lui de dell'anziana che gestiva l'attività. Era stata lei, la signora Otumose a farlo sentire a proprio agio diversi anni fa, quando la prima volta era entrato assieme a Gekko, suo tutore, nel piccolo negozietto. La signora accoglieva con un sorriso e aveva sempre ciò che il mentore di Jin richiedeva, tranne in rari casi, e quasi sempre i due parlavano un po' del più e del meno. Come una specie di eredità, una volta ritenuto abbastanza in gamba da poter sbrigare le piccole faccende da solo, l'attuale shinobi dovette recarsi nello stesso negozio, varie volte al mese, e ogni volta, come se fosse ordinario, i due avevano sempre parlato del più e del meno.
Il giovane apprese della famiglia dell'anziana, del marito che si occupava del trasporto, il figlio, ormai adulto, si era specializzato in qualche lavoro che riguardava un orto botanico, ma di più non sapeva.

Oh, Jin, ciao. Il solito? Vediamo se ho tutto quanto. Ultimamente, dopo la guerra, sembra che le attività commerciali abbiano ripreso a funzionare e forse ho tutto l'occorrente. Ma dimmi, come stai? Non ti ho visto da un po' di tempo, si rumoreggiava che non avessi passato l'esame e avessi lasciato Konoha, dimmi, cosa è successo.

Benché se l'aspettasse, il giovane non cambiò espressione. Guardò un attimo l'anziana signora, cercando di capire cosa avrebbe implicato la sua risposta. Ovviamente i pettegolezzi giravano in fretta, e Jin lo comprendeva, d'altronde spesso ne aveva assaporati alcuni, e conscio di quello che stava per fare, incominciò a raccontare, seguendo i movimenti della commerciante.

Insomma, non è stato nulla di che in verità. Dopo la promozione a Genin ho pensato che valesse la pena iniziare ad allenarmi sul serio, ma prima ho fatto un combattimento, tanto per vedere come reagiva il mio corpo alla tensione di uno scontro vero, capire i miei limiti e su cosa dovessi lavorare di più. Dopo ciò, come ho detto, sono andato ad allenarmi in un villaggio a nord di Konoha. Là avevano bisogno di aiuto, e cosa c'è di meglio che lavorare sia per se stessi che per gli altri? La Foglia mi sembrava in grado di rimettersi in piedi anche senza l'aiuto di un Genin appena laureato, perciò...

Riprese un po' di fiato, cercando di stabilire se qualcuno volesse entrare nel negozio, in modo da interrompersi, ma i passi fuori dalla soglia andarono avanti, senza degnarsi di toccare il pavimento in legno di color ambra.

...E poi sono anche andato anche a Kiri. Volevo fare un giro e vedere come era cambiato il mondo, anche se devo ammettere che non avendolo visto prima non saprei dire. In teoria il viaggio sarebbe servito per determinare in che modo la gente si comportasse dopo un periodo di guerra, ma non ho avuto occasione di approfondire questa mia curiosità. Lei invece? Ha risolto i problemi con i fornitori? L'ultima volta le avevano dato delle noie con delle spedizioni ritardate se non erro.

L'anziana signora liquidò la faccenda in fretta, dicendo che alla fine tutto si era risolto e che da allora non era successo nulla di che nelle vie di Konoha, o almeno, lei non ne sapeva nulla. Le chiacchere non durarono a lungo, e una volta uscito dal negozio, il ragazzo, a passo lento, si fece strada tra le persone, come un salmone che nuota controcorrente, per poi arrivare a destinazione.
Scagliò il pane nel cassetto in cui solitamente metteva anche i biscotti, ripose nel piccolo frigo le verdure, tolse dei biscotti dalla busta appena comprata e li divorò in fretta. Non era ancora ora di pranzo, ma sapeva che il pasto forse lo avrebbe saltato, lo stomaco non dava cenni di volersi aprire, nemmeno dopo un piccolo spuntino, e perciò decise di riposare.
Seduto sul letto, mentre leggeva un libro preso in prestito alla biblioteca, stava per addormentarsi, quando Angelus comparve improvvisamente vicino a lui.

Cosa stai leggendo, Jin?

Un vecchio libro facente parte di una serie di miti e di novelle antiche. Se vuoi saperlo è inutile, tranne epr allenare il cervello alla lettura veloce. Tutti quei dei e tutte quelle assurdità, bah...

Se non ti piace smetti di leggerlo, e vai a fare altro.

Non avrei altro da fare, mangiare non ci riuscirei, allenarmi non mi va, preferisco annoiarmi qui con il libro.

Allora vai a trovare Gekko, so che è ritornato, potresti dargli il benvenuto magari.

Non è una brutta idea, ci si vede.

Saltando giù dal letto, lasciò su di esso il libro aperto sulle pagine che stava leggendo, per uscire di casa. Non aveva ne fretta ne voleva indugiare troppo, sapeva che non avrebbe trovato troppo presto il vecchio tutore, e che Angelus ormai era svanito trasportato via da un lieve vento, perciò si mise a camminare piano, mani in tasca e con lo sguardo rivolto in avanti, alla ricerca di qualcuno dai capelli ricci e e neri.
Erano passate ormai le tre, e l sole scaldava tanto tramite i suoi raggi, e benché fosse autunno, non accennavano a diminuire di intensità e lasciare il posto al freddo prematuro che spesso si coglieva in quel periodo. Tra l'accademia, le varie vie percorse quasi tutte, Jin non aveva trovato ancora il suo maestro. Non si arrese, sapeva benissimo che forse lo aveva mancato proprio di pochi secondi all'angolo tra due vie, oppure di non averlo notato in un negozio, ma dentro di se pensava che un pomeriggio speso alla ricerca di qualcuno in una grande città fosse meglio di non fare nulla.
A pomeriggio ormai inoltrato, forse verso le cinque e mezza, trovò Gekko seduto fuori da un bar, su una sedia dalla discreta fattura accanto ad un tavolo con una grande lastra di vetro sopra. Il solido amorfo però non superava il bordo ligneo, e come se fosse stato incollato a quella superficie, non si muoveva, nemmeno sotto una spinta piuttosto forte. A meno che sotto al vetro non vi fosse un materiale che genera un grande attrito con la superficie liscia, il ragazzo non si spiegava come fosse possibile, tracce di qualsiasi adesivo.

Siediti pure Jin, vuoi che ti offra qualcosa? Un caffè? Una birra? Succo o acqua? Dimmi cosa preferisci, te la faccio portare subito.

Non sembrava essere cambiato nulla. Il tutore aveva i soliti capelli ricci, la solita uniforma dei jonin, e il copri-fronte saldo sulla testa. I muscoli ben scolpiti, e la maglietta aderente li mostrava tutti. Sembrava una statua vivente, tranne per il colorito più scuro della pelle, a causa delle continue esposizioni al sole.

Prendo quello che hai preso tu, se non ti dispiace Come va? Sei ritornato dalla missione, adesso partirai per un'altra scommetto.

No, non lo farò così presto. Purtroppo dopo la guerra abbiamo perso molti dei nostri più validi combattenti, dicono, perciò si pensa al reclutamento di giovani che possano aiutare e diventare la nuova forza esercito di Konoha. Insomma, partirò con dei pivelli e dovrò fare da balia per un po', ma dimmi, te non vorresti fare parte del gruppo?

Rimase a riflettere sulla proposta per un tempo breve, finché non era arrivata la bevanda ordinata per lui.

La ringrazio signorina. Mmm, sai che io non amo fare parte di gruppi numerosi, e poi potrebbero pensare, nel caso io fossi troppo bravo, che tu mi abbia aiutato e che da me non valessi molto, e inoltre ho già altri piani per conto mio. Mi spiace, ma non sono interessato.

Capisco, sei sempre stato diffidente dalle altre persone, e non vorrei costringerti, inoltre non posso darti tutti i torti, nemmeno a me piacciono molto i pettegolezzi e le voci che potrebbero venire sparse in giro, ma dovevo farti questa proposta, d'altronde sono il tuo tutore, no? Però, già che ci siamo, penso che tu stia diventando troppo simile a me sai? Ragini spesso come me.

L'affermazione del suo maestro non lo colse alla sprovvista, anche Jin aveva la stessa impressione, ma non sapeva il perché.

Le persone si emulano se sono degne, quindi dovresti essere felice della considerazione che ho di te, ma comunque non ti preoccupare, io non rimarrò celibe fino alla tua età, e di sicuro raggiungerò un posto di prestigio prima che tu riesca ad invecchiare troppo, sappilo vecchio mio.

Assaggiò la bevanda, attraverso la schiuma, e si accorse che il sapore era quello della birra, ma diverso. Solitamente riusciva a distinguere abbastanza bene il gusto dei vari ingredienti che ne caratterizzavano il sapore, ma questa volta l'amaro del retrogusto faceva si che si sentisse solo l'orzo, mentre il resto sembrava rimaner nascosto tra il liquido scuro.

Devo dire che è abbastanza buona, ma che roba è? Sembra birra, ma non ne ho mai vista una di questo tipo, scura e abbastanza forte come graduazione alcolica.

Sbarbatello, non pensare sia così facile far carriera, o almeno, forse adesso hai una possibilità, ma noi della vecchia generazione sappiamo il fatto nostro, non pensare, nessuno di voi arriverà al nostro pari, fidati. Inoltre, le donne cadono ai miei piedi, ma sono io che tra il lavoro e badare a te non avrei tempo da dedicare a nessuna femmina.

Il tono scherzoso nascondeva ciò che entrambi volevano dimenticare, la guerra. Angelus apparve come sua consuetudine, dietro a Gekko. Lo guardò, con i suoi occhi bianchi, quasi vitrei, come se li stesse sondando l'anima. Il tutore di Jin non lo vedeva, e del resto forse nessun altro tranne il ragazzo stesso.

Ha un vuoto nel cuore, sai Jin? Ha perso gli amici, ha visto e compreso l'orrore dela guerra, e ha compreso che il suo lavoro non era come lo aveva sognato. Si sta trascinando avanti facendo del suo meglio per sopravvivere, come tanti altri, d'altronde, ma sta soffrendo molto. Che peccato che non abbiano ancora inventato la panacea per i mali dell'anima. Povero, vivi di tristezza immerso nei ricordi del passato.

Come se non avesse udito nulla e visto niente di speciale, Jin continuò.

Mio caro Gekko, sai quanto ti voglio bene, perciò non ti darò alcun fastidio da adesso, non ti preoccupare più tanto di me, so badare a me stesso, con un maestro come te, dovrei essere proprio un decerebrato a non saperlo fare. Da adesso mi pagherò l'alloggio e potrai dedicarti alle donne, che ne dici? Potremmo sempre conversare e divertirci, ma mi aspetto di vederti con una bella donna sotto braccio qualche volta, come tu mi hai fatto da maestro io voglio esserlo per tuo figlio magari.

Con il sorriso sulle labbra, entrambi rimasero seduti a parlare. Tra l'allenamento di Jin, le peripezie di Gekko, la conversazione durò fino all'ora di cena. Alzati insieme un po brilli, sicché mai avevano bevuto una birra tanto scura quanto buona e dal alto tasso alcolico, si avviarono entrambi verso un locale di loro conoscenza. Qui mangiarono e parlarono, finché giunta ormai la sera tarda, e finiti li argomenti, si ripromisero di incontrarsi l'indomani per parlare di alcuni dettagli per un allenamento speciale.
Nella sua camera, con il libro tra le mani, Angelus aspettava il neo-shinobi. Entrato in camera, senza parlare, Jin prese il libro dalle mani di quella presenza, e incominciò a leggere, benché non riuscisse nemmeno tenere bene gli occhi aperti.

Perché non mi lasci leggere? Ero arrivato al tuo stesso punto, non mi sembra male come libro.

Sono tutte idiozie, faresti meglio a scordarle, sono spesso inutili e controproducenti, specialmente per uno come te.

Per uno come me? E che cosa sarei io?

Qualcosa che mi tormenta da quando ho memoria, e non per vantarmi, ma ti ho sopportato alla grande. Non so cosa tu sia esattamente, se un prodotto del mio inconscio, la mia coscienza o un entità diversa, ma so che non mi abbandoni mai, nemmeno se ti insulto o se cerco di essere spregevole, quindi potresti anche essere parte del mio delirio, una parte della mia anima, se essa esistesse, o quello che vuoi.

Perché metti in dubbio l'esistenza della tua anima? E perché oggi non hai parlato con Gekko dei suoi sentimenti? Nel libro, da quel che ho letto, potevi alleviare le sue pene e rasserenarlo.

Prima di tutto, sono una persona dalla forte logica, e per quanto brillo, posso dirti che non ho mai avuto modo di verificare l'esistenza di un anima, nemmeno attraverso un jutsu di mia conoscenza. Ciò mi fa dedurre che per adesso posso mettere in dubbio la sua esistenza ed interpretarla come degli impulsi elettrici che mi tengono vivo.
Secondo, come ho detto prima, il libro ti fa male, non avrei potuto aiutarlo in alcun modo, per vari motivi. Non sono bravo nel consolare, e non ho mai avuto molte esperienze, né sono sicuro che volesse delle parole di incoraggiamento, spesso le persone preferiscono stare sole col proprio dolore, come me, e dissiparlo quando sono felici e spensierati. D'altronde ricordare spesso fa male, a forse io sono l'unico che vuole recuperare le proprie memorie, per quanto brutte esse possano essere.


Con uno sguardo perplesso, Angelus, l'entità, il prodotto del delirio cominciò a camminare per la stanza. Era un tipo con il suo fascino, se fosse stato reale. Indossava un abito tradizionale di qualche epoca sconosciuta, un paio di pantaloni simili ad una gonna, lunghi e spaziosi, e un abito superiore diverso dagli altri in commercio. Si apriva come un accappatoio, e utilizzava un cordone per poterlo chiudere. I capelli erano corti, castani, e due ciocche lunghe fino al collo ne coprivano gli occhi e parte del viso.

Cambi discorso, e hai un fare sbrigativo, sai che dovresti ponderare meglio le tue risposte, ma non è il tempo, questo, di farti la predica su cose che già sai, scommetto. Ti lascio ai tuoi sogni e spero che valgano la pena di essere ricordate, queste tue memorie del passato.

Jin ormai non era più sveglio, prima ancora che il suo interlocutore finisse la frase, era scivolato in un lungo sonno, come rapito contro la sua volontà e scagliato in una dimensione senza spazio ne tempo, dove tutto fluttuava.



Non andare dalla luce, rimani nel buio, e spera che non ti trovi, perché se lo fa, ti svelerà l'acerba e bruta realtà, sotto forma di realtà o rivelazione, dapprima confusa, per poi definirsi e schiacciarti di responsabilità...






Questo è il prologo di una mini serie di eventi che ho in mente per il pg, perciò, come scelta stilistica ho pensato di non approfondire più di tanto i personaggi secondari per adesso. Ovviamente accetto ogni tipo di critica, anche se mi dite che è preferibile descrivere bene tutti i personaggi sin dall'inizio. Adesso la parola a voi, e se non ve la sentite di valutare un lavoro incompleto, poiché facente parte di un insieme di "capitoli", non c'è problema, basta che mi diciate che volete attendere la fine della mini serie o che vengano fuori un altro paio di capitoli prima di dare la vostra valutazione mi va bene =D
Ovviamente mi interessa sapere i miei punti deboli sui quali migliorare in vista dei prossimi lavori, poiché ho il difetto di rileggere e non trovare errori, mentre so che ve ne sono, grazie, al prossimo capitolo =D
 
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Vaalin
view post Posted on 14/1/2012, 02:41




Comincio col cavarti immediatamente il dente, dimodoché tu possa poi leggere le correzioni senza esser distratto dal desiderio di sapere come sia andata: ebbene, sono soddisfatto.
Sì, non scherzo.
Con questo non voglio dire che legger questo scritto sia la più amena delle cose che mi sia avvenuto di far il Venerdì notte (non ti montar la testa ;D), ma sono in buona misura contento di vedere, a mio parere, una tua maturazione.

Prima di tutto, ti sei convinto che non mentivo sulla questione dell'Allenamento che non deve necessariamente esser descrizione di esercizi psico-fisici e hai finalmente sfruttata questa formula per sviluppare il personaggio in una qualche direzione — inspessimento del background, direi, a naso.
Secondariamente, è una storia che ben si abbina al livello del tuo personaggio: a persone normali accadono cose normali (in media).

Detto ciò, ti faccio un breve riepilogo delle imperfezioni (non dico errori perché d'altronde non faccio parte dell'Accademia della Crusca) e poi procedo a darti una sintetica analisi del mio parere.

Particolare attenzione vorrei ponessi sulla parola , che continui a scrivermi ne; ci terrei che te lo ricordassi in futuro.
Stesso discorso per , che vuole l'accento quando usata come risposta affermativa o in costrutti del tipo fare sì che.
Parimenti, , non se, quando si tratta del pronome riflessivo.

Ciò a parte, qualche errore di distrazione o battitura, più un tag per colorare il parlato dimenticato, ma queste sono inezie, venialità .
Il che significa che comunque devi farci attenzione, magari compiendo il famoso atto di rileggere, lentamente, per vedere se hai saltata qualche lettera o cose del genere.
So che è noioso, ma, a meno che tu non sia sicuro di riuscire a non compiere mai questi errori e di poter quindi inviare il messaggio alla prima, sarebbe d'uopo rivedere sempre il testo, anche perché è uso nei Gdr non poterlo poi più modificare, per questioni di onestà e trasparenza.

Ultima delle imperfezioni generiche, qualche ripetizione neglettamente sparsa qua e là.
Anche queste avresti potuto evitarle con una maggiore attenzione e una revisione del testo (sai quante ne trovo io nei miei alla seconda lettura e devo poi ingegnarmi a emendare?).
Questo non perché sia pignolo io, ma perché reiterare lo stesso termine nello spazio di poche righe spezza il ritmo della narrazione e dà al lettore un senso di pesantezza, nonché l'idea di leggere sempre le stesse cose e quindi porta alla noia.
Ricorda però che può essere anche uno strumento potente, perciò devi imparare quando e come riproporre parole, se non intere frasi: ho letti molto piacevoli scritti quasi incentrati totalmente su questo aspetto, che quindi non è un male assoluto, ma, come in ogni cosa, ricorda, ci vuole moderazione e sapienza nel dosare accuratamente gli ingredienti.

Voglio analizzare brevemente un estratto in cui ho notata questa imperfezione.


QUOTE

Con il volto permeato dal sudore, Jin si risvegliò. Le coperte di un colore azzurro scuro, quasi cobalto, erano per terra come il cuscino. Le gocce di sudore scendevano lungo il volto, sul collo, e molte cadevano a terra dal mento e dal naso mentre il ragazzo si spostava verso il bagno per rinfrescarsi con dell'acqua gelida.


Mettiti nei panni del lettore, lui non ha informazioni se non quelle che tu gli dai sulla situazione, quindi va formandosi l'immagine, la sua interpretazione della scena via via che gliela racconti.
Per prima cosa, allora, io vedo il risveglio, con un primo piano del volto imperlato di sudore (particolare enfasi è posta nella frase su questo punto d'altronde).
Successivamente, tu, regista, mi fai vedere le coperte e notare che sono a terra, per poi tornare repentinamente sul sudore e seguirne una parte sino al pavimento, rivelando solo alla fine che il protagonista della scena si stia muovendo.
Cosa c'è di male, dirai, in questo? Concettualmente niente, da un altro punto di vista invece devi tenere conto che io non vedo la scena, ma la ricostruisco, senza sapere cosa avessi tu in mente e quindi ignorando ogni dettaglio non esplicitato. Ribadirmi la presenza del sudore senza che questo si traduca in un'immagine più interessante è deleterio, così come il farmi notare due volte il pavimento per due ragioni diverse — un po' come se me lo indicassi, mi facessi rialzare lo sguardo, e poi mi dicessi di guardarlo di nuovo, per scoprire che c'è di più di quel ch'avessi visto, "distruggendo" in parte la costruzione mentale che dell'ambiente m'ero fatto.
Chiariamoci, son tutte cose che si possono fare, se operate con garbo, e la sto certamente tirando lunga su una banalità che poteva esser risolta con "niente ripetizioni, prego", ma vorrei cercare di trasmetterti perché dovrebbe risultare fastidioso questo difetto nel lettore.
Il tutto secondo la mia personalissima e umile opinione, naturalmente: non faccio lo scrittore né il professore, pertanto prendi il tutto a beneficio d'inventario.

Per il resto, tutte cose che si migliorano con l'esperienza e con l'affinamento del proprio gusto e stile, quindi niente da segnalare nello specifico, salvo che la questione del lessico.
Difatti indulgi a volte in ambiti semantici più tecnici che varrebbe la pena o d'espandere o d'ammorbidire.
Ciò che intendo è che risulta disomogeneo e discontinuo un testo che si mantenga sempre su un livello medio e poi abbia picchi improvvisi di paroloni "asettici" e usualmente sgraziati (fotosintesi clorofilliana non è un'espressione campionessa di poesia) quali quelli scientifici.
Le soluzioni quindi, come detto, sono due: o li eviti del tutto, o cerchi di farne un punto importante dello scritto, un tratto preminente, mettendo così in maggior risalto l'aspetto razionalistico e razionalizzante del personaggio magari, attraverso una sua dimestichezza con questo tipo di linguaggio.

Infine, per concludere, sui personaggi secondarî hai già prevista la mia opinione ed è in sostanza che siano lasciati un po' troppo in superficie, non facendoli emergere se non attraverso il loro parlato. Ma capisci bene che c'è molto altro quando due persone discorrono, non solo parole; i gesti, il tono, le espressioni, l'aspetto, il respiro, la camminata... sono questi gli elementi che analizziamo nel relazionarci con gli altri e che ci aiutano a distinguerli e a capirli.
Posso capire che tu abbia l'esigenza di mantenere nell'ombra questi personaggi per garantirti una maggior suspense e non ti chiederei mai infatti di gettarti in complicate descrizioni fisiche o psicologiche o di storia di costoro, quello che voglio dire è che a volte basta poco per caratterizzare, anche il modo in cui si tenga un bicchiere o come si beva può rivelare un po' di personalità.
Sono cose come queste a rendere più vivi i personaggi e spesso a renderli interessanti.

A fronte di tutte le cose scritte, sono contento di notare un miglioramento e spero tu possa proseguire così in futuro, consigliandoti prevalentemente di prestare attenzione ai personaggi (introducili e gestiscili correttamente o il lettore si annoierà senza neanche ricordarsi chi siano) e a una costruzione della trama più impegnativa rispetto alla tipica giornata, struttura che non andrebbe ripetuta troppo spesso.


Ti assegno pertanto una media numerica pari a sette e mezzo decimi.

Ti vengono accreditati pertanto anche punti esperienza in ammontare di trenta e ryo in numero di centoventi,
al momento della prossima modifica della scheda.





 
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