Allenamento per la Verde, Anche la Rossa è ben accetta xD

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Endymyon
view post Posted on 30/6/2011, 14:15




Ehm, scusate, ma ogni volta che iniziano le <> scrive piccolo, non so il motivo, ma qui sul forum succede. Scusate, volevo farvelo sapere, non è un errore mio grammaticale xD


Narrato
-Parlato-
"Pensato"
<parlato Altrui>

La calda mattina dopo il giorno della sua promozione, così vicina, eppure solo un ricordo, prometteva bene. Un vivido ricordo del senpai e del compagno, ma soprattutto vivido l'aver azzeccato che nel forziere recuperato vi erano i coprifronte riempì di gioia il cuore del ragazzo. L'unico rimpianto che aveva era essere passato con la riserva, poteva fare meglio, molto meglio, avrebbe potuto passare con un voto pieno, se solo non avesse sbagliato molto la seconda domanda di teoria..
Rimuginando sul passato, il giovane perse il primo spiraglio di luce, che con prorompente audacia si faceva strada fra le chiome frondose degli alberi, e a poco a poco si faceva strada nel tentativo di avvolgere tutto con il suo calore, opponendosi come sempre all'oscurità, nemico accanito eppure tanto amato.
“Mai rimuginare sul passato, il futuro è ciò che conta”
Le chiome degli alberi si mossero, una dietro l'altra, in una lunga catena infinita che volgeva verso il ragazzo, che poco dopo venne investito da una flebile corrente d'aria passeggera, che accompagnava profumi, pollini, granelli di sabbia e foglie, queste ultime cadevano dai polmoni della terra.
“Dovrei andare, mi aspettano per domani all'alba oppure per la sera, non voglio tardare a lungo”
Mantello in spalla e subito saltò dal tetto, per correre nelle strade poco illuminate e poco affollate di Konoha, la città in cui viveva da quando aveva memoria. Le correnti d'aria tra i vicoli erano mediamente forti, segno che era in arrivo un possibile temporale o una perturbazione, entro due giorni al massimo, era meglio affrettare il passo, come fece, per poi scomparire dietro ai cancelli enormi, intaccati minimamente dalla furia di settimane addietro, quando il terrore la faceva da padrone, e le creature da cani feroci.
“Meglio sbrigarsi, prendo gli alberi in... a si, in direzione nord, verso Oto, devo andare vicino ai confini mi sembra, oppure li da qualche parte”
Macinava chilometri senza fermarsi, soprattutto saltellando da un ramo all'altro, perchè questo era il modo meno faticoso per arrivare a destinazione, e perchè era tra i più veloci a causa della fitta vegetazione che non lasciava intravvedere molte speranze per chi intraprendesse il viaggio a piedi, e soprattutto vi era il pericolo di poter inciampare tra le radici e le buche nascoste dalle foglie. Il vento gli accarezzava i capelli, mantenuti alti dalla bandana, che aveva sostituito il coprifronte attaccato alla maglietta sul braccio sinistro, li dove era stato ferito durante il test per diventare genin, che per lo squarcio e per la sua importanza era diventato il posto ideale sul quale appoggiarci l'emblema rappresentante il suo primo passo.
La manica sulla quale era appoggiato lo stemma della foglia non era il vero pezzo dell'indumento, era uno scaldamuscoli, ovviamente non poteva portare una sola maglietta per tutta la vita in modo da farsi riconoscere, questo era il perchè della scelta, inoltre si poteva lavare ed asciugare più in fretta di un normale capo d'abbigliamento Altro capo di abbigliamento degno di nota era il piccolo giubbotto in cuoio che copriva il busto e la schiena, con varie tasche, simile al giubbotto dei jonin o dei chunin, ma a differenza di questi era più attillato, senza la parte rialzata nella zona del collo, e tutto nero. Su di esso non vi era uno stemma particolare, come nemmeno sul resto degli abiti, tutti scuri, tranne il mantello che arriva a coprire fino alle ginocchia e la fascia per i capelli, l'adorata bandana rosso sangue simile al mantello altrettanto importante. Ai piedi calza dei normali anfibi anch'essi scuri, utili in varie situazioni.
Il sole, sempre più alto nel cielo oltre le fronde degli alberi, si faceva intravvedere vagamente qua e la tra le foglie, tra i piccoli spazi che lasciavano le foglie, e tramite la luce filtrata. Il giovane controllò che il suo equipaggiamento fosse pronto per ogni evenienza, due kunai erano dentro a due tasche all'altezza dei pettorali, con la lama rivolta verso il basso, in modo da essere sfilati in fretta, mentre il resto erano nella tasca anteriore all'altezza della cintura. Tutto era in ordine, il poco equipaggiamento di base era in regola, lucidato prima di andare a dormire il giorno precedente.
Le ore passavano monotone e incerte, il tempo diventava relativo in quella grande foresta infinita, tutto fino a quando la foresta incominciò a diradarsi, nel momento in cui incominciò a rarefarsi, per poi lasciare piano piano posto alla pianura. Era tempo di correre, correre per svariati minuti se non ore prima di trovare una via da seguire per riportarsi sulla strada maestra.
“Che noia, dovrebbero creare un modo alternativo per spostarsi, non ho voglia tutto il tempo di correre, che faccia bene e che mi tenga le gambe in allenamento può essere vero, ma è sempre monotono.”
Passi medi, a velocità costante, chilometri fatti di corsa, portando ora il pugno destro ora il sinistro serrati ad ogni passo della gamba opposta, con foga, non con leggerezza, sentendo la mano pesante e i muscoli rigidi che dimostravano la sua stizza nei confronti della corsa.
Per tutto il tragitto ripensò alla sua breve vita, dal suo ritrovamento ai mesi di paura ultimi, nei quali decise di diventare anch'egli shinobi, certo di poter cambiare qualcosa e di ritrovare qualcosa di perso, pensando a chi fosse realmente, ai suoi genitori, fantasticando di appartenere ad un clan ed avere un'innata incredibile e anche solamente di sapere che i suoi genitori biologici fossero ancora vivi, per pensare in seguito a ciò che avrebbe dovuto fare arrivato sul luogo, infatti si era offerto di andare ad aiutare un villaggio abbastanza piccolo in cui i mostri avevano risparmiato molti edifici, ma non altrettante persone, e necessitavano di aiuto prima del rientro della popolazione. Oltre ad allenarsi avrebbe dovuto anche essere a disposizione completa del capo-villaggio per molte faccende in cui vi fosse bisogno di lui, e ciò, anche se in apparenza era solo un intralcio, sarebbe stato un ottimo allenamento dedito anche all'aiuto di persone contemporaneamente.
Avvolto nei pensieri, aveva intrapreso la strada maestra ed era arrivato, ormai a notte tarda con le gambe dolenti per l'intera giornata di salti e corsa, alle porte legnose del villaggetto, che scavalcò camminandoci sopra, e silenziosamente incominciò a camminare per le strade, quasi deserte. La quiete regnava quasi sovrana, tranne per alcune locande affollate di omoni dediti a bere e conversare, chi più allegramente chi meno.
Jin imboccò la porta per una locanda chiamata “Il Fuoco”. L'interno del locale era quasi spoglio, tranne per un lungo bancone con varie bottiglie poste su scaffali attaccati al muro e tutti i tavoli. Non vi erano tante persone, e l'allegria mancava, solo brusio di voci che parlavano tra di loro. Si avvicinò con passo deciso verso il bancone, si sedette e ordinò una birra media.
<in arrivo> Il boccale scivolò sul bancone oltrepassando di poco il ragazzo, che lo prese con la mano destra, e bevendo un gran sorso, lo ripose di fronte a se.
<allora, che ci fa qui uno straniero come te?>
-Niente di speciale, sono qui diciamo per affari, niente di più-
<chi stai cercando? Sai qui non abbiamo spesso visitatori, non li avevamo prima di venire invasi, non li abbiamo nemmeno adesso. Chi vorrebbe mai venire qui dove i predoni sono diventati comuni? pensa che per la paura non apriamo quasi mai le porte della città, e come hai fatto ad entrare a proposito, a quest'ora non lasciano entrare nessuno>
Dentro al locale il brusio si era affievolito, tutti erano curiosi, o almeno la conversazione del ragazzo con il barman era seguita. L'uomo forse stanco o stressato non tenne un tono di voce tanto bassa per la privacy.
-Scavalcato il portone e sono entrato, facile, no? E poi io mi devo trattenere per un po, come ho detto devo incontrare qualcuno per affari-
Gli sgabelli si mossero furiosi sul pavimento di legno, spinti con foga da energumeni in preda a fumi dell'alcol che accerchiarono il ragazzo. Forse il giovane si sarebbe dovuto spiegare, per il suo bene, o per far capire le sue intenzioni, ma si divertiva troppo a tenere le persone sulla corda per un po'.
-Ditemi signori, che volete?-
<che tu te ne vada subito, ci stai disturbando, esci da qui!>
-Non ne ho intenzione, e poi devo ancora bere la mia birra, non intendo certamente andarmene adesso, piuttosto perchè non vi levate voi da qui?-
<moccioso insolente, noi abbiamo anni ed esperienza alle spalle, e se vuoi ti aiutiamo noi a finire la birra>
Nemmeno finì di parlare che il boccale cadde a terra e si ruppe in mille frammenti sparsi qui e la. Un pugno si mosse all'altezza del viso del giovane, il quale, grazie alle gambe si tirò lo sgabello da sotto il sedere per scendere velocemente. Lo sgabello colpì l'uomo alla tibia, poi un diritto lo stese a terra, mentre il resto degli uomini si buttarono addosso allo straniero.
Un colpo alla bocca dello stomaco, uno sotto il mento e un gancio in pieno viso furono abbastanza per sistemare coloro che lo accerchiavano.
-Adesso basta, sono venuto qui a bere la mia birra, la prego me ne dia un'altra.-
Il barman indeciso sul da farsi, si spostò e versò un altro boccale, mentre gli uomini si rialzavano o rimanevano a terra agonizzanti. Il boccale gli fu subito portato, e per quella sera non ricevette altro fastidio, il modo in cui aveva lasciato gli uomini facevano si che gli altri avessero timore di lui. Non li aveva conciati tanto male, ma quegli uomini erano anche ubriachi fradici, dal loro alito il giovane dedusse che anche uno sgambetto li avrebbe atterrati facilmente.
Passato il tempo al bancone, decise d prendere una camera, e dopo aver pagato, lasciò il grande salone per rifugiarsi nella camera. Accese la luce, si tolse il mantello, sfilò il giubbotto di cuoio e si abbandonò al sonno. La notte fu tranquilla, qualche grillo che cantava e i raggi della luna splendente nel cielo si dileguarono in fretta durante il sonno semi-inconscio del ragazzo, che volente o nolente, rimase in uno stato di dormiveglia per difendersi da eventuali nemici.

2° Giorno

Il mattino presto, prima ancora che il sole spuntasse, Jin era già sveglio per una sessione di allenamento intensivo di mattina, aveva deciso, siccome doveva allenarsi, che prima era sveglio e meglio era. Vestito di tutto punto, uscì dalla locanda dopo una piccola colazione e incominciò a fare alcuni giri di corsa, al massimo della velocità. Durante la corsa il ragazzo scattava, decelerava di poco, e di nuovo uno scatto, questo serviva per allenare il cuore, che batteva come un tamburo suonato nelle notti di luna piena da popolazioni indigene che adorano qualche dio con danze pagane.
Il sangue fluiva molto velocemente nelle arterie e nelle vene, l'adrenalina si era alzata di poco, e passo dopo passo, diventava sempre più stanco e sudato, con il sudore che sgorgava dal suo corpo come se fosse una sorgente di acqua, e le gocce che ormai avevano scurito tutto il percorso intorno alle mura del villaggetto bastavano per dissetare una persona adulta.
I polmoni, benchè la corsa fosse finita, volevano sempre più ossigeno da dare al cuore, e questo pompava il sangue veloce, instancabile. Il petto del ragazzo si abbassava e si alzava vistosamente anche sotto il mantello.
“Meglio che vada a farmi un bagno e che mi cambi di abiti, devo farmi vedere tra un po in pubblico, e non voglio che mi vedano così.”
Si recò verso la taverna dove aveva pernottato per sapere di alcuni bagni termali o se aveva delle docce in cui potersi detergere.
<no, bagni termali non ne abbiamo, dobbiamo appunto ricostruirli, mentre per le docce, non so che dirti, sono spiacente, ma nelle case ci sono, qui no. Puoi provare se non ti spiace nel fiume che scende tra le montagne vicino a noi, solo un quarto d'ora di camminata a piedi, nulla di che, basta che uscito dal villaggio, giri a sinistra e cammini sempre avanti.>
-Va bene, la ringrazio, penso proprio che andrò al fiume, arrivederci-
Svoltato a sinistra dopo essere uscito dalla città nel solito modo, tirò dritto per un piccolo sentiero che si era creato dall'usura dell'erba a causa dei passaggi frequenti degli abitanti del piccolo villaggio. Camminando nel piccolo boschetto, che in verità era una fascia di alberi che si distribuiva su tutto il percorso del fiume da li visibile, si potevano notare i nidi degli uccelli e si udiva il loro canto. La quiete regnava, e anche il fiume, che non aveva rapide ne sembrava troppo veloce, era ottimo per farsi un tuffo.
Un salto, i muscoli tesi, e poi come un siluro entrò in acqua, vestito. Il liquido fresco piano piano sembrò scaldarsi a ogni bracciata che il ragazzo fece. La profondità, poco più di un metro e mezzo, era ideale per nuotare. Anche se fredda e rinfrescante, l'acqua, poteva portare anche a malanni, perciò, dopo alcune bracciate su e giù vicino a dove aveva lasciato il mantello, uscì.
“Non avevo ne sapone ne altro, e sicuramente non li avrei usati nel fiume, ma sarebbero stati più utili, va bè, adesso asciugo gli abiti e poi vado.”
Asciugare gli abiti era facile, l'unico problema era toglierseli, zuppi d'acqua e umidi com'erano, non si volevano staccare dal ragazzo. Qualche strattone, qualche acrobazia e riuscì a togliere gli abiti bagnati di dosso, mettendoli vicini gli uni agli altri per poi asciugarsi con il mantello e avvicinare anche l'ultima parte del suo abbigliamento alle altre. Si allontanò di poco, sperando che nessuno volesse fare una scampagnata al fiume, e dopo i sigilli necessari e la manipolazione del chakra all'interno dei polmoni, il soffio di Jin divenne un'enorme palla di fuoco che volteggiava calda qualche centimetro sopra i vestiti umidi.
Il calore creato dal fuoco si divagò creando molta aria calda e asciugando i vestiti. Finito con il fiato di fuoco, il giovane prese i vestiti dall'erba e dopo averli dimenati in aria per togliere gli eventuali residui di erba o terra e gli indossò.
Ritornò al villaggio, e dopo aver trovato, grazie alle indicazioni dei lavoratori ormai svegli le indicazioni per il capo-villaggio, si presentò quando ormai erano le nove di fronte alla sua porta.
<chi è?>
Una voce femminile proveniva dall'interno dell'abitazione.
-Sono di Konoha, devo parlare con il capo-villaggio, ci eravamo accordati tempo addietro.-
<va bene> Aprì la porta.< Entra>
Una bellissima ragazza dai capelli scuri, lunghi più di quelli del giovane si presentò sulla soglia, con la mano che indicava l'interno della casa, invitando il ragazzo ad entrare. La ragazza, alta poco più di un metro e settanta, possedeva degli occhi strani, fuori dal comune, le iridi erano verdi, con al centro una linea giallognola che continuava a zig zag, ma più strano, era il fatto che aveva delle specie di macchie azzurre nella parte inferiore dell'iride.
<entra pure, ti stavo aspettando.>
Questa volta il ragazzo entrò, pensando di aver fatto una figuraccia per essere rimasto quasi imbambolato sulla soglia. L'arredamento era spartano, solo una libreria ben colma di libri era più di quanto ci si aspettava, per il resto, si vedeva che la povertà del villaggio negli ultimi tempi era aumentata, e nemmeno il capo-villaggio era ricco.
L'uomo, seduto dietro ad un ampio tavolo, forse in ciliegio, aspettava comodo che il ragazzo prendesse posto, e dopo questo, chiese che fossero portate due birre.
<scusa se non te l'ho chiesto, ma vuoi del vino o altro? Mi sembri un ragazzo abbastanza grande da poter reggere la birra, eh?>
-Si figuri, non avrei chiesto altro, ma mi dica, sappiamo entrambi che c'è lavoro da fare, quali sono le mia faccende?-
<dritto al sodo eh? Allora, aiuterai a ricostruire una casa e se vuoi, inoltre diffonderemo la voce che un ninja di Konoha sia qui ad aiutarci contro coloro che spesso ci fanno visita, non so se hai sentito, ma teppisti fanno razzie certe volte. Sia inteso, diremo ce sei un chunin, ma non ti chiediamo di intervenire se attaccano, non possiamo certo pagarti da come hai visto, stiamo mettendo i fondi per la ricostruzione e ahimè non possiamo fare altro. I cittadini lo sanno e non si lamenteranno.>
-Si ho visto...-
La ragazza che prima aveva accolto Jin in casa adesso usciva da una stanza con due boccali di birra scura. Il giovane la guardò, interessato a sapere chi fosse, forse figlia? Forse moglie? Oppure una governante? Era troppo giovane per essere la moglie, ma non si può sapere mai, che fosse una governante era improbabile per la sua età, ma era pur vero che in tempi difficili ci si abituava a fare di tutto, ma poteva anche essere la figlia.
Lo sguardo dell'uomo vide l'interesse del ragazzo, e sotto i baffi che stavano diventando bianchi, le labbra carnose lasciarono fuoriuscire dei suoni.
<bella vero? Lei è mia figlia, ma stai attento, nella mia città non vi frequenterete, e non provare a sedurla. Ma adesso iniziamo. Dovresti andare a vedere di cosa hanno bisogno i lavoratori a nord di qui, nella parte opposta alle grandi porte.>
Finirono la birra, parlando di quale fosse la situazione, senza più discutere della figlia, che per tutta la discussione tra i due, stette radente il muro, ascoltando in silenzio.
Il ragazzo non era abituato alla birra di mattina, ma forse l'uomo, in forza per la sua età, poteva aveva lavorato la notte e dentro alla casa un po oscurata dalle tede aveva perso la condizione del tempo, oppure semplicemente amava la birra.
-Io vado adesso, ci vediamo domani per il resto del lavoro, spero che entro questa sera si riesca a finire la casa in ricostruzione.-
<aspetta, dove dormirai?>
-In una taverna, dove altro sennò?-
<benchè io sia contrario, vieni a dormire da noi, d'altronde lavori per noi senza chiedere nulla, non possiamo chiederti di pagarti anche la taverna, quindi se rientri la sera verso le 11 massime, ti aspetta un letto e una doccia, che ne dici?>
-Accetto, ci vediamo sta sera signor..-
<manow>
Aperta la porta, la richiudette dietro di se, e si incamminò verso la parte nord del villaggio. Si trovò di fronte ad una casa dove operai stavano portando travi e ricostruendo muri con un rumori infernali che disturbavano l'udito del giovane. Si diresse verso una persona bassa e un po spessa, che si rivelò essere colui che guidava i lavori al cantiere. Lo si intuiva anche dalle molte volte che strillava ordini e mortificava gli operai giovani e inesperti.
Molti operai, se così si possono definire, non erano molto avanti con gli anni, anzi, forse troppo giovani e da poco sprofondati nella dura realtà della vita, portavano e fissavano travi, creavano cemento miscelando i composti e davano una mano come potevano.
-Senta, sono qui per aiutarvi, che devo fare?-
<mah, un ninja che vuole fare il nostro lavoro, incomincia con il portare le travi di legno che ci servono dall'ultimo cantiere, lo trovi in quella direzione.>
Indicò verso alcune travi di legno poco visibili lontani circa 5 minuti a piedi.
-Come le trasporto?-
<prendile in spalla, no? Non abbiamo abbastanza uomini per il trasporto per questo ci servi, pensi di farcela? Ce ne servono subito 2, muoviti va!>
L'uomo era già pensieroso dalla mattina presto, e questo lo aveva fatto arrabbiare subito, non aveva tempo per le parole gentili ne per le presentazioni. Sembrava non gli importasse di un ninja che voleva lavorare come un operaio.
“Mi trattano come un mulo qua, meglio darsi da fare.”
Si avvicinò alle travi, che erano parallelepipedi di circa 3 metri di lunghezza, mentre la base era di un 5x5 centimetri e variava fino ai 10x10, erano diverse tra di loro le travi.
“Allora, il peso complessivo non è grandissimo, le prendo su una spalla senza raschiarle, e dovrei farcela a tenerne 4, spero”
Si avvicinò alle teste delle travi di legno, le prese e ne alzò 4 notando il notevole peso, ma decise di andare avanti, alzando le travi sopra la testa e mettendole su una spalla a circa metà della loro lunghezza, poco prima, in modo da poterle sollevare un po da terra, ma per far ciò dovette anche piegare il busto in avanti. Era difficile farlo, soprattutto a causa della forza da applicare sulle leve, e il fulcro poco prima della metà, costringeva l'utilizzo di più forza muscolare, ma una volta caricati in spalla, per così dire, il trasporto era facilitato, riusciva a procedere ad una buona velocità, e in un'ora aveva portato la maggior parte delle travi.
-Allora, adesso, vedo che sono stato abbastanza veloce, che ne dici?-
<si, bravo bravo, ma adesso grazie alla tua velocità abbiamo le travi qui ma dobbiamo portarle anche sopra, quindi adesso aspetta finchè non finiamo, sei congedato per adesso, al prossimo palazzo ti chiamo.>
-E se le porto anche io su?-
<abbiamo una sola carrucola e non abbiamo abbastanza uomini, uno in più non basta.>
-La porto su a modo mio.-
Jin si guardò in giro, verso il posto in cui di solito i lavoratori si ritrovavano. Si apprestò ad avvicinarsi e a cercare dei guanti, e una volta trovati, li scambiò con i suoi e lasciò il mantello ed il giubbotto in cuoio. I guanti marroni che aveva trovato stavano bene sulle mani, non stringevano e non erano troppo larghi, ottimi per il lavoro.
“Bene, adesso pensiamo, come lo porto? Cammino e poi lo lascio li, mi pare ovvio.”
Prese la prima trave di legno tra le mani, portò la trave vicino al muro, e una volta li, incominciò a scalarlo tramite il chakra.. La presa sulla trave era ferrea e tutti i muscoli delle mani erano allo spasmo nel cercare di camminare con la faccia rivolta verso l'alto, ma impiegando uno sforzo enorme, si girò e incominciò a camminare all'indietro, tenendo la trave sotto l'ascella, tenuta in una morsa ferrea per non farsi male per colpa delle schegge, riuscì a portare la trave in alto, sul tetto. Il sudore scivolava dalla sua fronte, ma era bello, si sentiva stanco, i muscoli dei piedi dolevano e le mani erano rigide per lo sforzo, ma non poteva tirarsi indietro, perciò scese, ancora una volta tirò su una trave, questa volta stando attento a consumare la minor quantità di chakra per non stancarsi tanto.
Riuscì a portare su cinque travi prima che anche gli operai finissero con l'aiuto della carrucola, e finito anche questo compito, essendo ormai l'ora di pranzo, fece rotta verso una taverna.
Le mani gli dolevano, ma soprattutto i bicipiti del braccio destro, braccio che aveva sforzato maggiormente per trattenere le travi
<ehy, ragazzo, vieni a mangiare con noi>
Era il capo-villaggio che incitava il ragazzo, osservato da quando era uscito di casa, a prendere posto a tavola con lui.
-Arrivo-
L'anziano, entrato in casa, aveva il tavolo già disposto, e la figlia, messo il cibo nei piatti aspettò i due che ritornassero. Si lavarono le mani, e una volta a tavola, non scambiarono nessuna parola.
Stavano mangiando pesce fritto e riso. Il pesce custodiva dentro di se molte ossicina delle pinne e della colonna vertebrale, il che dava fastidio al giovane, ma non obiettò, tanto che lo avesse cucinato qualcun altro si sarebbe arrivato allo stesso effetto.
<allora, vedo che ti sei dato da fare, spero che continuerai così, con te sarà più facile il lavoro.>
-Non si preoccupi, io sono costante. Adesso mi dica dove devo andare.-
<fammici pensare un attimo...>
<padre, sono rimaste altre travi? Visto che il lavoro si è svolto in fretta, potremmo rimanerne a corto.>
La voce della figlia, melodia allo stato puro, rimaneva impressa nella mente del ragazzo, che ormai si era accorto di essersi preso una cotta per lei, una lieve infatuazione, ma siccome era stato avvisato dal padre, e siccome non voleva perdere l'occasione di rivederla, decise di concentrarsi su altro.
<hai ragione, finito il pranzo, accompagnalo dal fabbro e fai si che gli venga data una scure, poi mostragli gli alberi che può abbattere e poi cerca delle erbe, spezie medicinali, sai tu.>
<va bene.>
La voce della ragazza si era alzata di poco mentre diceva la frase di conferma, e anche se non era stata seguita da un sorriso, sicuramente secondo il ragazzo, anche lei era felice di far ciò.
Usciti dalla porta di casa, si diressero verso il fabbro, questi, diede una corda e un'ascia e congedò i due per occuparsi del suo lavoro. Uscirono dal villaggio e si diressero verso alcuni alberi di piccola taglia. La ragazza, abbandonato Jin ad abbattere tali alberi, si diresse verso alcune erbe, e incominciò ad esaminarle, guardando spesso un tomo molto grosso che si era portato a presso. L'area dove stavano lavorando sicuramente era stata una serra, infatti il campo dal quale la giovane raccoglieva le erbe era stranamente rettangolare, segno che o il destino abbia voluto ciò, oppure in precedenza doveva esserci qualcosa simile ad una serra.
Il ragazzo si tolse la maglia, rimase a torso nudo, il che dava la possibilità di vedere sia gli addominali sia i pettorali quasi scolpiti, che si contraevano e si allungavano ogni volta che un colpo di scure veniva portato a segno nella corteccia e nel tronco dell'albero. Il sudore si faceva sentire, e l'unico posto dove il ragazzo era coperto era la mano sinistra, con lo scaldamuscoli della foglia attaccato alla pelle. Ogni colpo faceva vibrare il ragazzo e anche l'albero, segno che le percosse erano potenti abbastanza da danneggiare entrambi.
Il colore della pelle del ragazzo era un misto diverso, sulla parte superiore degli avambracci la carnagione era simile ad un colore ambrato, le spalle anch'esse erano dello stesso colore, mentre il torso era bianchiccio. Il colore della pelle era graduato, non si interrompeva sulle spalle, bensì scendeva un po, diventando sempre più chiara.
La ragazza, raccolte alcune erbe, invece, guardava il ragazzo assolto nei suoi pensieri intento ad abbattere l'albero, questa volta era lei ad essere rimasta quasi paralizzata, stupita dall'impegno e dal ragazzo, che benchè estraneo, si impegnava per altri. Nella testa di lei un turbinio di pensieri la mantenevano immobile.
-Se mi guardi ancora a lungo- Fece una pausa per tirare un colpo -Mi metterai in imbarazzo. Comunque io sono Jin, tu?-
<io mi chiamo Noriko.>
-Bene, piacere tutto mio Noriko-
Scambiate le due battute, ripresero entrambi il lavoro, Noriko raccogliendo erbe, e Jin abbattendo gli alberi, uno dopo l'altro. La sera era ormai vicina, e Jin, oltre ad abbattere gli alberi, con alcuni rami, aveva costruito dei cilindri da porre sotto gli alberi in modo che si potessero trasportare nel villaggio.
-Adesso ci serve una mano, vai a chiedere che vengano qui degli uomini abbastanza forti per spingere questi alberi, ne servono minimo dieci, io starò qui nel caso che i banditi o briganti, quel che sono, non provino ad avvicinarsi.
Gli uomini arrivarono in fretta, e il tramonto non fece in tempo a scomparire che gli alberi erano pronti per la lavorazione. Quella sera molti uomini rimasero alzati per lavorare il legno in modo che l'indomani fosse pronto, mentre il ragazzo si riposava nel letto. Era passata la mezzanotte da poco, e l'udito del ragazzo si focalizzo su alcuni movimenti fuori dalla sua stanza.
<posso entrare?>
La voce della ragazza fece capolino dietro la porta, come un sussurro dopo aver bussato lievemente. Era ormai notte tarda, il ragazzo era sveglio, mentre il padre di lei stava già russando da molto.
<ehy, Jin ci sei?>
-Per ascoltare la melodia che esce dalle tue labbra ci sono sempre, entra.-
Il ragazzo aveva un lungo sorriso in faccia, mentre aveva rimesso i pantaloni, in modo da non far arrossire la ragazza.
<ciao, ti ho svegliato?>
-No, ma cosa ci fai qui? Non dovresti dormire?-
La ragazza si sedette anch'essa sul letto, solo una spanna divideva i due ragazzi dal contatto fisico.
<in verità, volevo sapere alcune cose di Konoha e dei ninja, che ne dici, mi racconterai qualcosa?>
-Perchè? Non voglio essere sgarbato, ma potresti chiedere a molti altri queste informazioni, come a tuo padre o altri ancora.-
Il ragazzo non andava per le sottili, era restio dal divulgare certe notizie, soprattutto per la curiosità altrui, non per vergogna, ma perchè riteneva che ciò che diceva poteva essere parte di una sua rielaborazione personale, per via della quale poteva dare notizie diverse da quelle che erano.
Gli occhi della ragazza che fino a poco prima brillavano, vacillarono per un attimo, lasciando che un velo di tristezza penetrasse nel suo sguardo.
<si, ma dalla morte di mia madre non ne parlano volentieri, mio padre di certo vuole impedirmi qualcosa, ma non so cosa, non è mai stato iperprotettivo verso altri ragazzi che non fossero ninja come te, e ho pensato che mi voglia impedire di ammiccare con i ninja, o shinobi, come dir si voglia, perchè mai? Forse non dovrei dirtelo, anche se ti ho appena conosciuto, ma non voglio perdere tempo e occasioni.>
-Non mi intrometterò tra ciò che tuo padre vuole per te, forse era meglio non chiedertelo, adesso ti parlo del mondo di noi shinobi, ok?-
Le parole che Jin disse sembravano fatte per i bambini, ma il ragazzo non era pratico di certe situazioni, e non era nemmeno molto socievole.
Per minuti si perse nella conversazione, parlò per più di mezz'ora, con entusiasmo e un po di malinconia, malinconia per i vecchi compagni, entusiasmo nel descrivere qualcosa di normale a qualcuno che aveva gli occhi da bambino. I minuti passarono, la ragazza si era avvicinata e guardava il ragazzo con degli occhi pieni di curiosità e un pizzico di ammirazione, nel suo sguardo rivedeva lui da piccolo quando sentiva le imprese degli shinobi che lo accolsero.
-… e insomma, così ho finito il mio esame, ovviamente era da ridersela tutta, ma va be', quando tornerò al villaggio spero di poter aiutare tutti gli altri facendo missioni e liberando il mondo da un po' di rappresaglie e da assassini o altro.-
La ragazza lo guardò, poi volse lo sguardo verso l'orologio, per poi andare, un po di fretta verso la porta e sussurrare: <buonanotte e sogni d'oro, ci vediamo domani mattina.>
Vederla andare via, con tale grazia felina, sentire che il suo profumo, del quale non si era accorto in precedenza per l'enfasi con quale stava parlando, lo ammaliarono ancora di più, lasciandogli l'amaro in bocca per tutto il tempo che ci mise ad addormentarsi. Il sonno fu quieto, non fece incubi, e il mattino presto era sveglio e pieno di energie.

3° Giorno

Il giorno seguente, la mattina presto, il ragazzo era già sveglio, e subito uscì dalla casa in cui era ospite per recarsi al fiume, perchè anche avendo accesso al bagno e alla doccia, preferiva non sprecare acqua calda per se, sapeva quanto fosse importante, e sicuramente non voleva essere un grande peso. Inoltre, ogni mattina si era prefissato, il giorno addietro, di andare a fare una nuotata in modo da poter incominciare la giornata bene.
Il sole ancora lontano dal farsi vedere sopra le piccole montagne, garantiva il passaggio del ragazzo senza che impiccioni si accorgessero di lui, e percorsa la stessa strada del giorno precedente, attraversò il bosco e si ritrovò tra le acque limpide del fiume. La calma era l'unica cosa che si percepiva intorno, nemmeno gli uccellini erano ancora svegli, se non alcuni a causa dei rumori fatti in precedenza da Jin mentre percorreva il sentiero creato attraverso la fascia di vegetazione che anticipava l'incontro con il fiume.
Dopo la rinfrescata mattutina, ritornò dall'uomo che lo ospitava appena in tempo per la colazione. Benchè stupiti, i padroni di casa non fecero molto caso alla bizzarria del ragazzo, gli diedero una tazza di latte, cosa assai pregiata e costosa da quelle parti, per poi dargli ordini sul da farsi durante la giornata fino a pranzo. Il lavoro da svolgere questo giorno invece era di ristrutturare le terme, e per far ciò, dovevano prima sgomberare tutte le macerie e portarle via, per questo Jin era l'unico a lavorarci sopra, in modo che gli altri avessero in seguito solo da rimettere a nuovo le parti intatte, oppure decidere se ricostruire tutto.
Non gli furono impartite precise istruzioni, doveva sgomberare le macerie e vedere che cosa si era salvato, disporlo fuori dal locale. Il compito era facile, il ragazzo si fece prestare degli abiti da lavoro e una carriola, grazie alla quale prendeva le macerie e le portava fuori. A prima vista sembrava che solo un lato delle terme era distrutto, per poi vedere che anche la vasca era ormai da ricostruire sui bordi e da cambiare l'acqua, che era inondata di schifezze varie. Non vi era traccia di corpi nell'acqua, sicuramente avevano ripulito in parte prima, ma non lo avevano sicuramente fatto sotto i detriti.
Il tempo sembrò rallentare, la fatica che faceva il giovane era indicibile, spesso i pezzi di soffitto e muro erano molto pesanti e la loro massa era assai imponente, il che dava problemi per lo spostamento, mentre altre volte trovava un corpo in putrefazione, il cui odore pungeva le narici, e per quelli aveva deciso di portare un prete per i servigi dovuti in modo che potessero viaggiare nell'aldilà con il miglior augurio, anche se il ragazzo era incline a rifiutare il preconcetto che dopo la morte vi fosse altro, non voleva mancare di rispetto a nessuno, vivo o morto che fosse.
Tutto si svolse con cura maniacale, e dopo aver ripulito l'interno e l'esterno, e aver riposto i detriti al di fuori del locale, chiamò chi di competenza per sapere sul da farsi.
<allora, i lavoratori sono occupati, quindi prendi altre carriole e deposita i detriti verso la discarica, li ci penseranno gli altri quando finiremo, sul da farsi con questi rifiuti.>
Aggiunte altre due carriole alla precedente, incominciò a caricarle, per poi spostarsi verso la discarica, un immenso cumulo di macerie tutte le une sopra le altre. La depressione colse il ragazzo, vedere tra tutte quelle macerie, vedere le vite spezzate, benchè solo nella sua immaginazione, era terribile, immaginava che per ogni casa o appartamento andato in disgrazia, vi era almeno una persona che perdeva la vita, qualche volta un padre, qualche altra una madre o un figlio, qualche altra solo un forestiero senza radici, ma erano tutti morti li, per causa di qualcosa, e tutti sarebbero rimasti nel passato, laddove rivivranno nei ricordi.
I capelli lunghi e i vestiti che ricoprivano tutto il corpo aumentavano la sudorazione, il sole picchiava, e il ragazzo diventava sempre più stanco e sempre più bianco e sporco a causa della polvere di tutti i materiali di costruzione. Finì il lavoro e si recò in una taverna, dalla quale uscì con la birra, in una bottiglia scura. Forse non ne aveva il diritto, perchè non aveva ancora la maggiore età, ma a lui piaceva trasgredire un po alle regole banali. Di quella bevanda deliziosa, pungente e con un retrogusto un po amaro, ne aveva bevuta un po con lo shinobi al quale era in affidamento, spesso dopo lavori pesanti e dopo missioni, in modo da festeggiare. La bevanda era una tra le quali benchè alcoliche, costava di meno. Ovviamente stava attento a non bere molto, e restava lontano dal vino o da altri alcolici, che più pregiati, potevano indurre in uno stato di ebrezza più facilmente, lusingando il palato.
Si riposò alcuni minuti, dopo aver ripulito, guardando il villaggio dalla parte del tetto ancora intatto delle terme. Rumore di ricostruzione, di martelli, seghe, ma nessun rumore di bambini o ragazzi che stessero giocando a pallone oppure ad altro, benchè giorno, mancava tutta la gioia che ci si poteva aspettare da un villaggio simile.
Vagando con lo sguardo, vide, nella parte est della città, una statua. Rappresentava qualcosa dalle sembianze antropomorfe, Spinto dalla curiosità, si incamminò verso la statua, a passi piccoli e lenti, ammirando il cielo pieno di nuvole bianche simili a zucchero a velo, che trapassate dai raggi del sole, facevano notare quanto fossero grandi e voluminose.
Raggiunta la statua, si rivelò essere un uomo, coperto in un mantello con il cappuccio, di cui si vedevano solo il volto e i capelli, mentre il resto era avvolto. Era stato scolpito con un'intenzione di moto, si vedeva dalle gambe, la loro disposizione, ma il dettaglio più significativo erano dei rigonfiamenti nel mantello, come se sotto vi fosse qualcosa. I rigonfiamenti erano vicino alle braccia, e vicino alle gambe, come se vi fosse qualcosa sotto, e più strano ancora, era il fatto che sotto i piedi vi era l'erba, o qualcosa di simile che invece di andare verso l'alto, sembrava prendere forma dal piede.
“Strana scultura, chi rappresenterà?”
<rappresenta il fondatore del villaggio se te lo stai chiedendo. >
Lo shinobi, colto di sorpresa mentre era sommerso sotto pensieri ed ipotesi, si sentì rincuorato di sentire la sua voce. La ragazza continuò a parlare della statua, come se leggesse nei pensieri.
<vedi, li sotto l'iscrizione dice che veniva dal paese della cascata, da dove, ricercato per aver utilizzato un kinjutsu, si rifugiò qui, e da solo eresse un villaggio che si popolò in fretta. Il kinjutsu è ancora li, ma nessuno è riuscito ad attivarlo ultimamente. Si dice che si potrà vivere per molto tempo e che si avranno a disposizione anche arti supplementari, ma sembra sia solo una diceria.>
-E se non lo fosse?-
<quà al villaggio ci hanno provato tutti, ma niente, nessuno che abbia sulle spalle il gravoso destino dell'attivazione. Vuoi provare? So quali sono le posizioni magiche, guarda, le faccio piano, non sono tanto brava da farle molto veloci.>
Jin, seal dopo seal, memorizzò tutta la serie, e poi la mise in pratica, ma anche lui con scarsi risultati, infatti non accadde nulla.
-Possibile che sia una diceria, oppure che i seals siano sbagliati, ma tanto non importa. Che ne dici se andiamo in una taverna o in un posto che conosci a bere qualcosa?-
<si, tanto non ho nulla da fare adesso, accetto volentieri.>
Sul viso di entrambi si era accennato un sorriso, entrambi felici di veder nascere una nuova amicizia. Camminarono lenti per le strade, l'uno accanto all'altra, e intanto discorrevano su vari argomenti, dal colore preferito al cibo per poi passare agli hobby che avevano e a ciò che speravano avvenisse nel futuro. Parlarono e discussero per tutto il tragitto e persino mentre stavano seduti fuori da una taverna che aveva messo delle sedie all'aperto, prima e dopo la consumazione.
<sai, è bello avere qualcuno della stessa età con cui parlare, qui ormai non ci sono altre persone con cui discorrere e passare il tempo. E' stato divertente.>
-Anche per me, ma il sole è ormai alto, dovremmo andare a mangiare non trovi?-
<ah, si, oggi mangiamo fuori, era per questo che prima ti cercavo. Mio padre ha detto che non avevamo più nulla nelle dispense, perciò dovremmo aspettare che arrivino i rifornimenti, dovrebbero arrivare oggi stesso. Una volta al mese passano dei ninja di Konoha per portarci cibo e chiodi e altra roba per la ricostruzione, quindi nel pomeriggio siamo liberi.>
-Interessante, ma non vi procurate il cibo cacciando? Potreste farlo-
<si, hai ragione, ma rimanendo a ricostruire tutti quanti non possiamo fare molto.>
-Allora è deciso, vado a caccia di pomeriggio, sperando di trovare qualcosa-
La notizia non fece molto scalpore, come se la ragazza se lo aspettasse.
<e una volta cacciato? Verrai qui e mangerai la selvaggina?>
-Se vuoi si, sennò, posso anche farmi una grigliata all'aperto o un falò, non so, si vedrà.-
<purtroppo qui non abbiamo nessun macellaio o qualcuno di simile, non sappiamo come fare e quali sono le parti migliori di un'animale. A noi arriva il cibo già tagliato e affettato, basta cuocerlo o scaldarlo.>
-Allora sei invitata a mangiare sotto le stelle questa notte, ti verrò a prendere io quando ho preparato tutto.-
<e chi ti fa pensare che lo farò? Pensi che io verrò alla grigliata oppure al falò che farai?>
Il ragazzo amplio il sorriso, mentre le, la ragazza diafana, dai lunghi capelli, si agitava e ribatteva provando a negare di voler provare. Negli occhi della ragazza però vi era anche la malizia di fare qualcosa di simile, e molto probabilmente avrebbe accettato.
-Ma io so che lo farai, ti tenta, e inoltre, vorresti un po di compagnia no? Per qualche oretta tuo padre non morirà mica. Allora siamo d'accordo? Spero di essere pronto alle sei, fatti trovare di fronte alle porte del villaggio.-
Lasciò il tavolo senza voler sentire nulla, che la risposta fosse no oppure un si, poco importava. Sul tavolo erano rimasti anche dei soldi, servivano per pagare da bere, non erano i soldi del padre, ma era stato il ragazzo a lasciarli li.
Jin si cambiò di abiti con i suoi consueti, andò in un negozio, a quanto pare l'unico che ci fosse, e dopo aver comprato una maglietta e dei pantaloni più leggeri, si diresse oltre le porte, nella vegetazione fitta, per poi fermarsi e controllare se vi erano tracce. Impronte ve ne erano poche, anzi, quasi nessuna. La calma della foresta e il vagare del giovane senza risultati fece pensare a questo che per causa dei mostri non vi fossero animali. Le ricerche continuarono fino a quando non trovò le tracce di un coniglio vicino ad una pianta di more, dalla quale colse alcuni dei frutti, raccogliendoli nelle tasche ampie dei pantaloni all'altezza media tra ginocchio e anca. Quelle tasche erano molto comode, oltre che capienti, non davano fastidio ai movimenti, e inoltre contenevano anche le cose più svariate.
“Eccole!”
Erano le impronte di un coniglio, o un'animale simile di piccola taglia. Le impronte, che erano in pratica delle piccolissime fossette nella terra asciutta, condussero il ragazzo verso una pianura, dove perse le tracce a causa dell'erba che bassa, copriva interamente la terra. Guardandosi intorno si poteva osservare, sotto l'ombra degli alberi, che il prato era di un verde chiaro, e l'erba, che cresceva in abbondanza rifletteva spesso i raggi del sole, e questa sua caratteristica dava da pensare, per colpa di un effetto ottico, che l'erba fosse finta, creata da un materiale artificiale.
“Non sembra ci siano conigli da questa parte”
Non ebbe modo di spostarsi che il movimento tra l'erba e le orecchie di un coniglio si fecero vedere. Era impossibile non vederlo, l'unica macchia color nocciola tra l'erba riflettente. Il problema principale divenne come acchiapparlo, il sole che si rifletteva era troppo potente, e Jin iniziava già a dover richiudere gli occhi a causa di tutto il sole. Oscurò la vista con le palpebre prese un kunai, e subito incominciò a correre verso il coniglio, con tutta la velocità che aveva, e benchè sapesse che non era abbastanza, doveva farlo, voleva provare a catturarlo con le sue mani. Estrasse un secondo kunai, per poi estrarne quanti più poteva. Il suo piano? Semplice, fin troppo. Corse dietro al coniglio per un po, dopo aver aperto gli occhi, incominciò a tirare kunai per far deviare il piccolo animale, e riusciva nel suo intento, il coniglio era sempre più vicino. Decise di disorientarlo, gli lanciò un kunai di fronte, ma questo, a differenza di ciò che pensava il ragazzo, non si fermò e sbattè contro l'arma, così, nella foga della corsa, Jin utilizzò il tifone della foglia, grazie al quale, creò un vento talmente forte che sbalzò il coniglio contro un albero poco lontano. Era morto dopo l'impatto violento, mentre il ragazzo aveva falciato anche un po l'erba. Doveva ricordarsi in un futuro di non fare il tifone troppo in basso, l'effetto collaterale era che non riusciva a rimettersi in piedi abbastanza in fretta in un vero combattimento. Avanzò verso il coniglio, e una volta arrivato, lo prese per le orecchie e percorse tutta la strada a ritroso per riprendere i kunai lanciati in precedenza.
“Il prossimo passo è andare al fiume.”
Decidendo ciò, andò al fiume. Il passo deciso e la mente altrove fecero raggiungere il fiume in pochi minuti. Dietro ad un cespuglio, con l'ausilio di un kunai, tolse le viscere del coniglio e lo ripulì della pelle e dei peli, per poi appoggiarlo su alcuni rami e delle foglie in modo che il sangue fuoriuscisse dopo averlo infilzato vaie volte.
“Adesso, raccolgo dei rami abbastanza grossi e preparo un cerchio di pietre.”
Nell'intento di lavorare, perse a poco a poco la cognizione di ciò ce faceva e l'ordine mentale che si era prestabilito. Attorno al coniglio mise alcune pietre, e sopra al coniglio stesso delle foglie lavate nel fiume, in modo che gli insetti non si avvicinassero. Raccolse rami secchi, alcuni rami più grossi come bastoni e vari altri frutti che il bosco offriva, quelle avrebbero dato il tocco finale alla fine della cena. Finiti i preparativi, andò al fiume, con l'intento di pescare qualche pesce, con modi alternativi che non si potrebbero definire pescare.
Tocco le tasche dove teneva i kunai, li estrasse tutti e ad uno ad uno fece passare il mignolo della mano sinistra nel foro che presentavano le armi alla fine dell'impugnatura. Il ragazzo, abituato ad usare la destra, preferiva questa per una questione di abitudine, anche se si allenava da piccolo ad essere ambidestro in modo da poter usufruire di vantaggi in ogni situazione.
Prese la mira, il primo pesce si era fermato vicino agli argini e stava aspettando, paziente, come Jin. Appena il pesce si mosse, con la mano leggiadra e scattante come una pantera, il ragazzo, lanciò il kunai. L'acqua oscillò, il pesce scappò e l'arma rimase incastrata sul letto del fiume. Lo stesso episodio si ripeté varie volte, e lo shinobi, sempre più adirato e inquieto, incominciò a diventare impaziente. Il sole indicava che dovevano essere circa le quattro del pomeriggio.
“Perchè non riesco a prendere nessun pesce? Eppure alcuni li ho feriti di striscio, questo sta ad indicare che i kuani sono abbastanza veloci da poterli prendere, ma allora perchè non riesco? Ah, eppure non deve essere difficile, pensiamo, pensiamo. Che cosa potrebbe essere che non mi fa prendere la mira? Supponendo che la velocità sia costante, qualcosa deve esserci.“
Il giovane, dopo aver pensato alla soluzione si guardò nell'acqua, vi si pulì il viso, e il colpo di fulmine arrivò. Nei vecchi libri che aveva letto, in specifico libri di fisica, ricordò che era la rifrazione la causa di tutto ciò.
“L'angolo di incidenza della luce è diverso...”
Anche se i suoi ricordi erano confusi, ricordò che l'immagine vista di un cucchiaio dentro l'acqua sembrava spezzato a causa di tale fenomeno, perciò decise di colpire con il kunai la parte inferiore degli animali acquatici.
Infine, riuscì a prendere due pesci e a farsi una nuotata piacevole dopo aver tolto le squame e la testa ai due poveri animali prede del ragazzo. Lo shinobi si lavò la sporcizia, e uscì dall'acqua, cambiandosi con i nuovi abiti.
Prima che fossero le sei il ragazzo accese il fuoco e posizionò sopra il fuoco gli animali eviscerati sovrastante tre rami abbastanza grossi conficcati nel terreno.
Prese la ragazza di fronte alle porte del villaggio. Lei per l'occasione non aveva indossato nulla di speciale, una gonna a quadretti di tonalità diverse di blu, una maglietta bianca a maniche corte e sopra una felpa.
Questa volta non parlarono molto, arrivati vicino al fuoco ormai quasi spento lo riaccesero, e in silenzio, incominciarono ad arrostire bene la carne. C'era qualcosa che non andava, non era come il pomeriggio, qualcosa di diverso aveva rotto la sinfonia di pensieri, ma cosa?
-Taciturna eh? Come mai?-
<non sono affari tuoi.>
-Davvero? Non vuoi parlarne?-
<no, non insistere.>
-Allora è facile, o hai le tue cose oppure tuo padre-
<ma che cosa vuoi saperne te!>
-Allora è la seconda-
<lasciamo stare va, cambiamo argomento.>
Jin si alzò, si fermò vicino a lei, e tolse dalla tasca alcune bacche e frutti che aveva raccolto. Sedendosi porse a Noriko alcune di esse, ma la ragazza imbronciata e assolta nei pensieri bui si limitò a guardare il fuoco. Anche se aveva sempre ridotto i contatti fisici a nulla, aveva deciso di cambiare tattica, Jin la prese, abbracciandola e tirandola a se, mentre la ragazza un po intontita dal cambiamento si dimenò e si allontanò di poco dicendo: <ma che fai! Sei Scemo!>
-Almeno adesso mi risponderai, visto che non davi segni di vita dovevo fare qualcosa.-
Le parole furono accompagnate da un largo sorriso sincero che si allungò sul viso del ragazzo. Il fuoco faceva diversi rumori e i due, vicini ancora una volta, capirono dalle stelle che ormai era tardi ed era ora di andare.
<peccato per l'inizio... Io devo andare adesso.>
-Giusto, spengo il fuoco.-
Calpesto i carboni ardenti dopo aver estinto le fiamme, per dirigersi con l'amica verso il villaggetto.
-Sai, le stelle brillano in un modo diverso questa sera.-
<davvero? Non me ne sono accorta. No, non mi pare proprio.>
Entrambi guardarono il cielo scuro pieno di lucine che sembravano quasi lampeggiare. Era vero, quella sera il cielo non era diverso, sempre il solito cielo con le solite stelle, ma per il ragazzo sembrava realmente diverso, come se fosse un cielo nuovo mai visto in precedenza.
Una voce roca penetrò nelle orecchie dei giovani
<alla fine vi fate vedere. Noriko, vai a casa, e in quanto a te, non ti voglio più nel mio villaggio, capito?>
L'ultima parte della frase era diventato un urlo, mentre la ragazza spaventata e quasi in lacrime incominciò a correre verso casa. Il padre, senza dare spiegazioni lasciò il ragazzo alle spalle, e il cancello fu chiuso da alcuni uomini imponenti. Un brusio incominciò a sollevarsi, e ciò che dicevano gli abitanti non era affatto carino nei confronti di Jin, ma si fece da parte, e invece di assecondare la rabbia che si annidava nel suo petto, saltò sul ramo di un albero e si addormentò Il sonno fu inquieto, ma all'alba, con il risveglio, scordò anche l'incubo notturno.

4° Giorno

L'alba del giorno arrivò precocemente, come se la notte fosse passata in un attimo, anche se tutti sanno che in realtà è solo l'incoscienza di ciò che accade all'esterno ad essere l'artefice di tale pensiero.
-Tsk, adesso mi tocca allenarmi qui fuori, se entrassi nel villaggio di sicuro mi sbatterebbero fuori. Vado a raccogliere altre bacche per la colazione e poi ispeziono il posto.-
Saltò giù dall'albero che risiedeva vicino alle porte della città, e incominciò a vagare per i territori li vicini. Il bosco ricopriva gran parte dei dintorni del villaggio, vi erano poche radure, e molti animali selvatici in cerca di cibo. Nessuno passava da molto in quei posti, ostili e selvaggi. Addentrandosi nel bosco che conduceva verso le pendici della montagna, superati sentieri scoscesi e attraversato il lago dal quale aveva origine il fiume, il giovane neo-genin trovò una grotta. Insicuro su ciò che avrebbe trovato, decise di andarsene per non incorrere in qualche orso che aveva dimora li dentro.
Ripercorse il sentiero a ritroso, fino al lago, dove dopo essersi spogliato ed aver messo su un ramo i vestiti, incominciò a correre sull'acqua. Quale allenamento migliore della manipolazione del chakra? Arrivato al centro circa del lago, si fermò, e su un piede mantenne il chakra che utilizzava solitamente, mentre sull'altro piede, incominciò a diminuirne la quantità il più possibile per capire quanto energia esattamente ci voleva. Piano piano, il chakra veniva lievemente sottratto, fino a quando il piede non entrò nell'acqua. Aggiunse un po di chakra e nuovamente riusciva a rimanere in piedi. Saltò un paio di volte e vide che reggeva, perciò passò alla seconda fase dell'allenamento. Mise i palmi sull'acqua e le punte dei piedi poi, ed incominciò a flettere le mani per fare le flessioni. L'esercizio, difficile di suo, diventava più difficile a causa del chakra che doveva fluire, e il ragazzo non poteva concentrarsi esclusivamente sui muscoli o su altre questioni che gli avrebbero fatto perdere il controllo.
“1, 2, 3, 4... a quanto ero?, ricomincio... 8, 9, 10.... no, aspetta, mi sono perso di nuovo.”
I capelli del ragazzo, che già erano zuppi a causa delle flessioni, entrarono completamente in acqua quanto il genin smise di essere concentrato sulla mano sinistra.
Una volta dentro al liquido mise una mano sopra la superficie e poi l'altra, sollevò un piede, e una volta uscito, ricominciò a fare le flessioni. Continuò per ore, alternando alle flessioni esercizi per gli addominali alti, bassi, medi e obliqui sempre sopra l'acqua. Il vantaggio era notevole, principalmente perchè il sudore si poteva debellare con un tuffo in acqua, e il fresco dell'acqua lo aiutava a ritrovare una temperatura corporea più stabile e sentire meno il calore. Finito l'allenamento sopra l'acqua, essendo passate diverse ore come confermava il sole, il ragazzo si fece delle nuotate con lo scopo di andare sempre più in profondità tenendosi in apnea., ma i risultati furono molto scarsi.
“Bene, finito di fare tutti gli allenamenti, adesso è ora di riposare.”
Lasciò che il suo corpo nel lago, facendosi cullare dalle onde e abbronzare dai raggi solari. Alcuni rumori distanti, sulle rive del lago destarono l'interesse del ragazzo. Erano dei movimenti leggeri e poco udibili,se non fosse stato per i rametti spezzati, e fu questo che attirò l'attenzione del ragazzo. Si avvicinò, stando con la testa parzialmente fuori dall'acqua, quanto basta per respirare, mentre il corpo era sotto la superficie dell'acqua. Nuotò a rana, fino a quando non si sentì troppo vicino, allora decise di andare sott'acqua e continuare ad avvicinarsi alla riva a poco a poco. Spuntò lievemente dall'acqua e una voce nota fece capolino nelle sue orecchie otturate dall'acqua.
<fredda l'acqua?>
-No, abbastanza calda, ti fai un bagno?-
<no, sono venuta qui perchè devo prendere delle erbe mediche che si trovano ai margini di questo lago, fortuna che ti ho trovato.>
-Sono curioso di sapere il motivo del mio allontanamento, ma penso che me lo spiegherai presto.-
Entrambi sorrisero e la ragazza in poche parole disse che era a causa del fatto che potesse avvicinarsi a qualcuno, e il padre non voleva che lei si innamorasse e che non fosse più in grado di ragionare.
-E quel qualcuno sarei io scommetto. Poteva anche non preoccuparsi.-
<perchè? Non pensi io sia abbastanza carina!>
-No, penso che tu lo sia, ma che per alcuni miei motivi, non potrò fare nulla per dimostrartelo.-
Scese un velo di silenzio, lei imbarazzata per aver alzato la voce, dimostrando il suo lato egocentrico, mentre lui per il fatto di non riuscire a prendere in mano i rischi e affrontarli. L'impeto della frustrazione e della rabbia erano forti dentro Jin, ma in quei momenti, quando guardava il viso angelico di lei e la sua figura giunonica diventava cieco e stupido.
-Direi che dovresti cercare le erbe, sennò si insospettirà qualcuno. Poi se fai in fretta vieni a fare un bagno.-
Detto ciò, si immerse nelle acque, risalì e incominciò a nuotare a stile lungo la riva, fino a dove prendeva vita il fiume e ritornò indietro dalla ragazza, che intanto aveva raccolto alcune erbe e continuava con fretta il suo lavoro.
Pochi minuti, forse dieci, e la ragazza aveva svolto il suo lavoro, e Jin decise di riavvicinarsi. I due parlarono, e lui, infine, riuscì solo a strapparle del tempo, senza che lei entrasse in acqua.
<mi spiace che tu non possa entrare nel villaggio a causa mia...>
-Non è colpa tua, fino a prova contraria non hai fatto nulla.-
<si invece, per causa mia. Insomma, mio padre ieri mi aveva avvisato, mi disse di non vederti più fuori di casa, ma...>
-Non ti preoccupare, devi preoccuparti solo del tuo cuore. Ehy, so come mi puoi ripagare.-
<e cosa dovrei fare?>
-Per adesso non te lo dico, ne parliamo domani.-
<sai che potremmo non vederci?>
-Penso che ci vedremmo, stanne sicura.-
In un primo momento, entrambi tristi, finirono per sorridere per poi congedarsi e ritornare alle proprie mansioni. La ragazza andò al villaggio con le erbe, mentre il giovane, si diresse di nuovo nel mezzo del lago, creò alcuni bushin, per poi farli scomparire, mentre correvano, con delle sfere di fuoco derivate dal hosenka no jutsu.
Utilizzò tutto il chakra a sua disposizione in modo da non averne più, utilizzando taijutsu e tutte le tecniche che sfruttavano il chakra, in modo da ritornare a riva e sdraiarsi sull'erba aspettando che il sole lo asciugasse.
“Ecco perchè avevo chiesto di poter lavorare, almeno così avrei aiutato sia loro che me stesso, gli esercizi che ho fatto sono stati utili a mettere un po di massa muscolare, forse, e di aumentare la mia potenza, per non parlare del viaggio in cui ci ho messo molto ad arrivare il che è servito per allenare anche le gambe, saltando ho allenato i polpacci e correndo ho favorito per la maggiore le cosce. Mh, che potrei fare? Con un sole bellissimo e un'acqua fresca non potrei fare altro che nuotare, ma si rivelerebbe monotono, ho nuotato tutti gli altri giorni nel fiume. Pensiamo, cosa allenerebbe tutti i muscoli oltre al nuoto?”
Rimuginò su tutto ciò che sapeva dei vari sport, per poi decidere di nuotare, ma questa volta seriamente finchè non sarebbe morto di fatica adoperando lo stile libero, nel quale aveva più difficoltà per il fiato, che quasi sempre iniziava a mancargli dopo i 50 metri.
Passò ore ed ore a nuotare, con dei piccoli intervalli, finchè il sole non incominciò il suo lento calare, momento di smettere gli allenamenti in modo da potersi asciugare. I suoi capelli ricaddero appiccicati alla faccia e al collo a causa dell'acqua, ma dopo una scrollata e vari movimenti rapidi della testa, che lo fecero somigliare ad un cane, riuscì a dividere un po di acqua dai capelli.
“Sarà ora di mangiare, non ho mangiato nulla a pranzo, e per cena non ho le energie per poter cacciare, mi accontenterò della bacche. Ritornerò anche al villaggio, ci sono comunque i banditi, che si facciano vedere o meno.”
Durante il tragitto sopra le acque del fiume, Jin assaporò le bacche che gli erano rimaste, una tasca intera, e benchè non riempissero lo stomaco, davano molte vitamine. Proteine e grassi gli aveva già assimilati il giorno precedente, perciò poteva anche non assimilarne quel giorno. Ritornò di nuovo vicino alle porte del villaggio e si appoggiò su un ramo di un albero sul lato destro della strada. Lasciò la gamba sinistra penzolante e tenne le mani dietro alla nuca. Non era confortevole, ma almeno il mantello lo proteggeva dal vento.
“Come faccio ad avvisarla di dove la voglio portare? Se domani non ci vedessimo dovrò entrare in città in qualche modo, sicuramente non sarà un problema.”
Quella notte, forse a causa di tutta l'acqua che lo aveva accolto quel giorno, Jin fece un incubo nel quale si vedeva trascinato sott'acqua, nel buio, per poi ritrovarsi di fronte alla statua di legno del villaggio ed essere attaccato da quelle specie di fili d'erba di un colore scuro, e cadere, cadere nel vuoto per molto tempo, atterrando infine sopra un muro fatto di mattoni. A quel punto si svegliò madido di sudore.

5° Giorno

L'alba del quinto giorno del suo allenamento era la più bella di tutti i giorni precedenti. Immerso tra le foglie degli alberi, la luce filtrava in un modo a dir poco sublime, che regalava all'animo del ragazzo gioia, soprattutto per essersi svegliato dall'incubo in cui era prigioniero. Non si mise subito in marcia, anzi, restò sull'albero ad ammirare da sotto le sottili foglioline l'enorme astro che piccolo alla vista del uomo, spuntava ridendo e regalando la sua felicità a tutti. Quel giorno era bello, o tale si preannunciava. I fiori gli sorridevano, e gli insetti svolazzavano attorno a lui, anche se doveva schiacciare varie zanzare con forza tra le mani, per il resto non gli dispiaceva. Si lanciò nel lago, spogliato di ogni vestito, e incominciò a nuotare. Notò con suo stupore che aveva un po di male alle gambe e alle braccia, come se fossero intorpidite, per poi passare ad un dolore fisico dei muscoli che si irrigidivano troppo e non ritornavano al loro stato normale. Evitò azioni brusche o che richiedessero molto sforzo, poiché sapeva che sarebbe incorso in un terribile crampo.
I pesci, una volta che si era rimesso a galleggiare con gli occhi chiusi, gli si avvicinarono e incominciarono a mangiucchiarlo, o almeno provarono. La sensazione dei loro musi sulla pelle non era male, e i piccoli dentini che non riuscivano a morderlo gli facevano il solletico. Decise infine di mettere fine anche a quella distrazione, si mosse piano, facendo scappare i pesci, per poi ritornare anche lui a nuotare nell'acqua fino all'ora di pranzo. Uscito dall'acqua, e una volta asciugato, rimise i vestiti sopra la sua pelle che in certi punti era raggrinzita, soprattutto sulle mani sui piedi, ciò lo faceva assomigliare ai vecchietti. Si inoltrò nel bosco, e stando attento ai vari fruscii, riuscì a rimediare il pranzo.
Non aveva trovato molto, solo uno scoiattolo, ma era più che sufficiente per riuscire a sfamarsi, soprattutto se vi erano in aggiunta alcune bacche e mirtilli. Per il pranzo bastava. Lo shinobi non faceva distinzione fra le creature del bosco, piccole o grandi, se aveva bisogno di cibarsi lo faceva e basta, non rimaneva a guardare la bellezza degli animali.
L'allenamento era finito, almeno per quel giorno, poiché doveva ancora trovare un bel posto dove andare, e con questo pretesto, incominciò a saltare e a correre. Dovette inoltrarsi parecchio nel bosco e fare vari giri, e avendo bisogno di un punto di riferimento, il moto si ridusse a cerchi concentrici con fulcro il villaggetto per non perdersi. A nord-ovest , in una radura in mezzo ai boschi, un'area a pianta quasi circolare, forse ellittica, era ricoperta di fiori di ogni colore e dimensione. Era lo spettacolo ideale da contemplare, ma ormai erano passate le quattro del pomeriggio, e il giovane dovette ritornare al villaggio.
Rimase ad aspettare sul ramo dell'albero, guardando una guardia che lo teneva d'occhio da quando si era rimesso sopra il ramo. Rimase fermo, quasi immobile, cercando di rimanere attento su ciò che riusciva a vedere, ma non vi era segno della ragazza, e i passi ed i rumori che provenivano dal villaggio erano di persone pesanti o che portavano grandi pesi. Si stufò presto di aspettare, e correndo attorno ad esso, si trasformò nel capo-villaggio e in modo furtivo, stando attento a non farsi vedere, si intrufolò nel luogo abitato. Entrato, subito ricordò il modo lento e un po altalenante di camminare del capo-villaggio, e soprattutto si ricordò di inarcare le spalle. Passeggiò per le strade e in molti lo salutarono, ma Jin rispose solo con cenni, non era abbastanza bravo da poter imitare anche la voce. Camminò in cerca della ragazza, ma vedendo che ne lei ne suo padre si vedevano da nessuna parte, si avviò verso la casa in cui abitavano. Guardò da lontano fuori dalla finestra che dava sul salotto, e vide che vi erano alcune persone, perciò decise, sperando di non essere visto, di passare da una finestra del piano superiore. I muri non avevano molti appoggi, e Jin dovette utilizzare il chakra per aggrapparsi sia con le mani sia con i piedi, nel caso passasse qualcuno avrebbe dovuto dare l'impressione che aveva dimenticato le chiavi in casa e che si era chiuso fuori. Per sua fortuna nessuno lo vide.
Un profumo di lillà pervase le narici del giovane, che entrato nella stanza, capì in quale era capitato. Non ebbe neppure il tempo di fare un passo da quando era entrato che la ragazza comparve sulla soglia della porta. Senza indugiare portò l'indice di fronte alle labbra in posizione perpendicolare ad esse, e fece fuoriuscire un po d'aria che suonava quasi come il parlare dei serpenti, un lungo “Sssssss”, dopo di che rilasciò anche la tecnica del Henge per rivelarsi per quel che era.
-Ti avevo detto che ci saremo incontrati, no? Allora, riesci ad uscire?-
<no, adesso no, abbiamo ospiti e dentro al villaggio mi potrebbero vedere. Aspetta stanotte>
-Va bene, in riva al fiume, è li che ti aspetterò.-
Dette le ultime parole saltò giù dalla finestra con la felicità spiaccicata sul volto, e iniziò a correre dietro le case, furtivo, per poi trasformarsi quando vide alcune persone, riprendendo le sembianze e l'andamento del vecchio capo-villaggio. Uscì dal piccolo villaggio nello stesso modo con il quale era entrato, per poi dirigersi al fiume ed aspettarsi. L'attesa fu lunga, dovettero passare ore interminabili, minuti strazianti e secondi infinitamente lunghi che portavano la mente di Jin su considerazioni, riflessioni o altro, ammirando le stelle e la luna piena che si stagliava nel cielo senza nuvole. Arrivò, finalmente, il momento in cui il fruscio allertò il genin. Voltandosi, vide comparire da dietro al cespuglio la ragazza, all'ombra dei rami, con una gonna lunga fino alle giocchia e una maglia a maniche lunghe chiusa da una zip. Insieme, andando a braccetto dopo alcune barzellette e scene comiche che si raccontarono, si recarono verso il prato fiorito. La luna splendente sopra le loro teste spesso illuminava la strada e accedeva tra gli alberi con spiragli di luce belli da ammirare e vedere. Arrivati nel prato fiorito, si sedettero vicino al centro e incominciarono a parlare, non sempre di discorsi intelligenti, ma parlarono molto. Parlarono anche con un tono normale, senza alzare troppo il volume, anche se ovviamente per la cassa toracica del ragazzo che era ampia, i suoni che uscivano dalla sua bocca erano normali, per molti si sarebbe detto che urlava.
Di soppiatto con passi felpati, alcuni banditi o briganti, probabilmente nemmeno loro si potevano considerare più di volgari e comuni ladri, tirarono una botta forte sulla testa del ragazzo, con un grande pietra, mentre presero la ragazza senza farla urlare, coprendole la bocca con una stoffa imbevuta di qualche sostanza. Il ragazzo non svenne, ma non riusciva nemmeno a ritornare in se, per vari minuti rimase agonizzante maledicendo il suo tono di voce e il modo in cui lo avevano preso di soppiatto, si era lasciato andare e aveva abbassato le difese. Nello stato in cui rimase, benchè la vista era offuscata e riusciva a vedere solo nero, riusciva a sentire pezzettini di discorso, piccoli e frammentati:
<...figlia... scatto...grotta...capo...consegna...festa...soldi...presti...>
Non riuscì più a sentire nulla, perchè svenne definitivamente. Quando riaprì gli occhi si rese conto che non era passato molto, ma anche che era stato perquisito e che mancavano gli otto kunai dalla sua tasca, oltre al mantello e allo scaldamuscoli con il marchio della foglia. Sapeva cosa fare, cosa doveva assolutamente compiere quella notte. In preda all'ira, iniziò a correre verso la grotta che aveva visto nei giorni precedenti. La rabbia ribolliva, e la porta che la teneva chiusa, si era spalancata ed era volata via. Doveva saziarla, la bestia che teneva dentro voleva il sangue, e l'avrebbe accontentata.
Di fronte alla grotta vi erano due banditi che brandivano sul lato destro dei fianchi una katana, stavano vicino a due torce sopraelevate tramite un appoggio. Sembravano due guardiani, ma non erano che l'ombra di veri combattenti. Il salto del ragazzo portò entrambi a voltarsi verso di lui, ma non ebbero tempo neppure di prendere la spada e di combattere, perchè uno si vide un kunai lanciato alla gola che la trapassò per arrivare al midollo spinale, mentre l'altro ricevette Jin con tutto il peso che infilò il l'altro kunai nel cuore del ladro e lo rigirò.
“Ho fatto bene a tenere questi due kunai in posti diversi, almeno adesso so che mi servivano.”
Depredò i suoi avversari delle armi, ma non trovando i kunai, prese alcune stelle ninja, alcune apparentemente danneggiate e le katane. Non erano di alta qualità le armi, ma almeno servivano per poter intraprendere una piccola guerra.

6° Giorno

Dopo aver mandato in avanscoperta alcuni bushin ed essersi addentrato egli stesso nella grotta, notò che vi erano molti corridoi che portavano in varie gallerie, che alla fine si riunivano tutte. Jin seguì prima un bushin che riportava l'avvistamento di un bandito vestito in rosso, facile da uccidere, era voltato e la stella ninja si conficcò nella nuca recidendo parte del cervelletto. Frugando tra le sue spoglie non rinvenne nulla, nemmeno un'arma. Sicuramente era una sentinella. La stessa cosa accade con tutte le altre sentinelle vestite di rosso. Per riprendersi le armi invece dovette uccidere tre guardie di soppiatto, infatti le prime due non si accorsero di lui, poiché si celava nelle tenebre, mentre la terza, vedendo i suoi due compagni a terra, si allarmò, ma non potè nemmeno urlare che una katana gli trapasso lo stomaco e arrivò fino al cuore con un taglio netto.
-Ti ho aiutato a morire con onore secondo il rito dei samurai, contento?-
Il ragazzo si riferiva al seppuku, benchè questo non lo fosse.
Le sue parole furono un sussurro che si disperse subito senza nemmeno provocare l'eco. Nel forziere a cui facevano la guardia, oltre alle armi del ragazzo, vi erano anche corde e altre piccole armi, del denaro, anzi, molto denaro, e una spada molto speciale appoggiata sul fondo. Una bellissima katana, che a dispetto delle sorelle, era molto lunga, e anche l'impugnatura era anormale. La lama, di un nero scintillante alla luce del fuoco, diede l'impressione al ragazzo che fosse da sempre l'arma perfetta per lui. Abbandonò le due spade, riprese i suoi kunai, e poi mise al suo fianco sinistro l'okatana La lunghezza complessivamente era di un metro e mezzo, l'elsa decorata con una specie di pelle simile a quella di lucertole e serpenti, a differenza delle quali era rossa, aumentava ancora di più il fascino. La lama era circa un metro e dieci centimetri, mentre l'impugnatura molto larga era di quaranta centimetri circa.
“Bene, adesso vediamo come la mettiamo. Siete stati degli sciocchi a lasciarmi in vita.”
Corse infine, con la spada sguainata, verso l'ultimo dei tre bushin che guardava un bandito assieme a Noriko. Il bushin scomparve, e il ragazzo avvertì che il legame si era sciolto. La ragazza, legata, ormai rinvenuta anche lei, stava subendo una specie di interrogatorio oppure di tortura da parte di un bandito vestito in grigio.
“Allora, quelli in rosso sono sentinelle non armate, quelle in blu sono poco armate e sono dei tesorieri, rimangono quelli in grigi che hanno anche katane con loro, bene, adesso morirà.”
La scena che vide Jin al suo arrivo era alquanto ridicola, ma capì che era arrivato in tempo, con un tempismo perfetto. La guardia, che calati i pantaloni stava tirando fuori il membro, lo vide all'improvviso tagliato. Sul suo volto mille espressioni diverse, tra rabbia, odio, incredulità e soprattutto dolore. Un urlo lancinante uscì dalla sua bocca, che guardando prima le mani insanguinate poi la lama nera, si accorse della sua fine imminente. La lama curvò dal basso verso l'alto, amputò anche le mani, lasciando dei moncherini laddove il polso si doveva congiungere con le mani, per poi passare dietro la sua testa, passandogli dapprima sopra, poi curvando, tagliò il capo. Il corpo con un calcio fu spinto indietro, mentre con un pugno al volo la testa sbattè contro un muro.
-Adesso sta tranquilla, ti libero.-
La ragazza, impaurita dopo il gesto che stava facendo il bandito, sicura di perdere la sua innocente virtù, aveva tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, anche dopo l'urlo. Venne liberata dalle corde che le tenevano legate le mani e il corpo ad una parete.
-Rimettiti l'intimo e prendi una torcia, devi seguirmi, eliminerò tutti gli altri e poi ce ne andremo da qui.-
La ragazza annuì, sollevata ma spaventata allo stesso tempo. Negli occhi del ragazzo non vide più la simpatia e la gentilezza che le avevano dimostrato negli ultimi giorni, solo rabbia e infinita decisione.
I due si incamminarono subito, e il giovane mandò un bushin in avanscoperta. Il nemico, o almeno, il più forte del gruppo, lo aspettava dietro ad una svolta simile ad una “U” e appena il bushin gli passo di fronte, questo lo infilzo. Jin, poco dietro al bushin, contando sulla sorpresa della nuvoletta, lo infilzò a sua volta rimanendo radente al muro. La testa del povero malcapitato, avvolta da una bandana nera, venne trafitta dalla spada avversaria. Il colpo, molto preciso e forte, aveva trafitto dal basso verso l'alto la testa, entrando da una delle due cavità oculari ed uscendo dal cranio. La giovane non riuscì a vedere lo spettacolo, solo in seguito vide a terra il nemico.
“Dicono che il cervello trafitto ci metta 0,03 decimi di secondo a morire, a mio avviso è molto rapido questo modo.”
Mandò di nuovo un bushin in avanscoperta, ma questa volta erano stati più bravi, si erano messi in fondo alla grotta, spegnendo il fuoco, e il bushin non riuscì a vedere nulla tranne la lama che lo infilzò.
Arrivato all'ultima svolta, consegnò la spada che teneva con entrambe le mani alla ragazza, per prenderle la torcia.
-Allora, vi nascondete ancora, vi ho visti, ho una torcia che illumina se non la vedete.-
Tutti i ladri, appiattiti contro la parete, si strinsero in massa, sperando che il numero spaventasse il ragazzo, ma ancora più determinato, tirò vari kunai contro di loro.
<non state tutti qui, andiamo a prenderlo, se rimaniamo in questo posto saremo facili prede!>
Tutti i briganti, con fervore incominciarono a camminare, mandando colui che ha parlato ad attaccare. Anche il ragazzo incominciò a correre, ma quando il bandito alzò la spada per colpire con un fendente, il ragazzo scomparve, e anche la luce per un'istante, per poi ritrovarsi sotto al nemico che ricevette un calcio sotto il mento che lo scagliò in alto, facendolo sbattere contro il soffitto particolarmente basso in quel punto, ma il ragazzo non si fermò, saltò in avanti compiendo il tifone della foglia contro tutti i banditi insieme, e dopo averne fatto svenire molti facendoli sbattere contro la parete appuntita in certi punti, uccise coloro che si stavano riprendendo. La ragazza, rimase muta, in piedi come una statua, folgorata dalle azione del genin che si stava riprendendo lo scaldamuscoli da quello che voleva sferrargli un fendente. Era sconvolta, ma sapeva che il ragazzo aveva agito per il bene. Il resto dei banditi che rimase in vita vennero legati e trascinati dal ragazzo fuori dalla grotta fino a fuori dal villaggio. Ad ognuno di esse venne infilato uno straccio in bocca, e vennero legati intorno ad alcuni alberi. Non si sarebbero potuti liberare. Con gli occhi ritornati teneri e dolci, il ragazzo disse: -Senti, che ne dici se facciamo prendere uno spavento a tuo padre? So che potresti essere contraria, e capisco, ma vorrei impartirgli una lezione.-
<va bene, purchè capisca che non può dire agli altri come comportarsi con me, l'ho sentito quando parlavate il primo giorno, e non mi è piaciuto per nulla.>
Lo sguardo della ragazza era basso, si capiva che non voleva addolorare il padre ma che allo stesso tempo voleva che capisse il suo desiderio. Jin la prese in braccio, la sollevò e salì sull'albero. I due rimasero a parlare, una volta sistemati, per una parte della notte. Il ragazzo stava con la schiena contro la corteccia, le sue gambe erano divaricate e penzolavano, mentre la ragazza, stava con la schiena rivolta verso il busto del ragazzo e il mantello che copriva entrambi.
<sai, non avrei mai pensato di arrivare a dormire sopra ad un albero con te, sai?>
-Perchè?-
<i ragazzi con i capelli lunghi non mi piacciono.>
-Quindi stai dicendo che sono l'eccezione alla regola?-
<no, solo che con i capelli lunghi non mi piaci.>
-Va bene.-
Il ragazzo sorridette, e smisero di parlare poco dopo. Lei si addormentò, con la testa sopra la spalla di lui, e le loro mani erano le une sopra le altre all'altezza dell'addome di lei. Il genin passò la notte insonne, non riusciva e non voleva addormentarsi, rimase in silenzio e assaporò ogni momento di quella notte, ogni rumore e impresse nella sua memoria tutto il paesaggio. Dopo tutto ciò che aveva pensato fino ad allora, aveva trovato anche altri motivi per combattere oltre alla gloria, fino ad allora unica energia che muoveva l'animo impetuoso del ragazzo.
“Hmpf, tagliarmi i capelli, non penso di farlo”
Mentre il mattino iniziava a farsi presente grazie al sole, il ragazzo accarezzava i capelli di lei, piano, quasi come se ne avesse timore ed estrema cura. Sperava di poterla svegliare senza che lei si spaventasse o che si svegliasse in modo brusco, voleva essere il più delicato possibile. La coccolava piano, con cura, affinché fosse uno dei suoi migliori risvegli.
Forse dopo aver visto la morte era spaventata, anche se nemmeno lui comprendeva a pieno ciò che aveva fatto. Sapeva di aver tolto il respiro vitale a delle persone, ma non lo capiva esattamente, era stanco e la testa era infervorata da molti pensieri. L'unica certezza che aveva era di aver compiuto una buona azione, o almeno così sperava.
Il sole si stava alzando e anche dal villaggio iniziavano a sentirsi delle voci, e piano piano rumori confusi si levarono dalla città. Non ci volle molto perchè la ragazza si svegliasse, e con un sussurro:-Buongiorno, dormito bene?-
<si, abbastanza, e tu?>
-Non ne ho avuto bisogno.-
La ragazza incominciò a stiracchiarsi per potersi riprendere dal sonno che la alettava a ritornare tra le sue braccia, dopo di che si appoggio nuovamente sul petto di Jin. Rimase li, contenta di assaporare quel momento.
<pensi che se ne siano già accorti?>
-Possibile, ma prima ti cercheranno in città. Poi alla fine si rivolgeranno a me.-
<allora possiamo aspettare comodi?>
-Si, anche la guardia che mi sorvegliava non viene prima delle nove circa, quindi per quell'ora dovrebbero essersi resi conto che non ci sei.-
<bene, così posso sonnecchiare un po.>
Rimasero li in silenzio qualche ora, riposando le menti, provando a tenerle a freno dal galoppo nel mondo del fantastico e dell'immaginario, finchè i movimenti dei cittadini del villaggio non si avvicinarono alle porte. Erano in massa, lo shinobi li poteva sentire bene, e decise che era ora di portarla su un ramo più in alto e coperta dal suo mantello. La folla, dopo alcuni minuti arrivò, fuoriuscì dal villaggio e si misero vicino all'albero, con Manow in testa.
<dov'è mia figlia! Dimmelo subito, so che centri tu!>
-Io?- Jin incominciò con un tono fermo, a dispetto del tono del capo-villaggio -Cosa dovrei saperne io? Io sono stato qui a guardare, non è colpa mia se i banditi l'hanno rapita. Sinceramente non mi interessava, sono stato bandito, non penso abbiate bisogno di me e del mio aiuto.-
Il volto del vecchio divenne bianco, e gli occhi sgranati imploravano.
<c-Come? Banditi? Non può essere, e dove sono andati, dove, dimmelo!>
Anche vedere la disperazione del vecchio era divertente, ma Jin doveva fermarsi, non poteva farlo vivere nel terrore, se non un altro po' -Si, i banditi. Sono venuti e l'hanno rapita, ma ovviamente per il riscatto, non pensa signor capo-villaggio? Al massimo abuseranno di lei, mi pare poco anche.-
Il capo-villaggio rimase annichilito da ciò che sentì.
-Va bene, vi aiuterò, mi si spezza il cuore a vedervi li. Posso darvi informazioni, ma ad un patto. Tu- il giovane indico Manow – Non mi vieterai più nulla, e voglio le tue scuse, verso di me e verso tua figlia, e le voglio sentire adesso!-
<va bene, va bene, ma ti prego, aiutaci, Mi scuso, scusami per averti mancato di rispetto, scusami per averti cacciato dal villaggio.>
Il vecchio stava iniziando quasi a piangere, aspettando che lo shinobi dicesse o facesse qualcosa, ma lui restò immobile.
-E per tua figlia, non ho sentito quella parte.-
<ma non è qui...>
-Non mi importa, cosa le dirai!?-
<mi scuserò di non averla capita e di averle detto cosa fare e cosa no, le dirò che mi dispiace.>
-Bene, spero tu abbia abbastanza voce per ripeterlo, visto che li- e indicò con un dito- troverai i banditi rimasti in vita e...- Il discorso rimase in sospeso mentre il giovane si alzò dal ramo e andò a prendere la ragazza per poi ritornare di fronte al padre di lei e lasciar che i due si abbracciassero. Che il momento fosse commovente o meno, il ragazzo diede ordine ad alcuni omoni di andare a prendere i banditi, per poi dire l'ubicazione della caverna e del covo con tutti i tesori che dovevano essere ripresi. Manow commosso dall'altruismo del ragazzo, con gli occhi umidi dopo il racconto parziale della figlia, prese Jin, e spingendolo con una mano, lo fece accomodare nel villaggio, e una volta al centro, dichiarò una festa generale che si doveva preparare.
<preparate tutto per una festa, domani si festeggerà! Niente più briganti, niente più paure, e il denaro e le cose che ci sono state sottratte, ci verranno restituite. Jin, venuto ad allenarsi, ci ha aiutato con questa piaga, e oggi, io dichiaro che non si lavorerà domani, ci prenderemo una pausa, ma fino a domani, preparate tutto!>
La gente in fermento per il modo allegro di parlare della loro guida, incominciarono a dileguarsi nelle case, intente a preparare pietanze, a prendere attrezzi per il banchetto, a fare tutto il necessario, e chi era rimasto, si mise a lavorare con vigore e nuova forza d'animo. La notizia era una delle più felici, perchè oramai gli uomini non cacciavano a causa dei banditi, e spesso non potevano nemmeno partire a causa loro, a causa degli scippi e della violenza.
<vieni>
Un sussurro alle orecchie del ragazzo, per poi essere preso per mano ed essere trascinato verso la statua di legno strana. La ragazza si fermò e indicò una parte sotto la statua, alcune iscrizioni:
”I strike you down and then to the hell”
<questa è una frase famosa incisa da molto tempo, ogni persona importante ha scritto una frase sulla cornice, che ne dici se lo fai anche tu? Scrivi qualcosa.>
“Facile a dirsi, Ma cosa potrei scrivere, non saprei proprio cosa.”
Guardò se qualcuno stesse guardando, ma non essendoci nessuno, prese un kunai e incise, come gli altri un piccola frase: “I make the angel scream and the devil cry”
Non era una frase perfetta, ma delineava in poche parole ciò che era successo la notte appena passata. Lasciarono la statua, per recarsi alla casa di Noriko in cerca di un pasto, e dopo quello, entrambi si diressero al fiume per nuotare. Il ragazzo, che non si voleva far cogliere di sorpresa, quando vide la ragazza in topless rimase fulminato. Non riusciva a non guardare, ma allo stesso tempo bramava e si sentiva caldo, colto da vergogna, oppure un attacco di enorme timidezza, il che era possibile conoscendolo. Le curve di lei, il modo in cui nuotava e i movimenti che facevano facevano risaltare la bellezza, e Jin rimase li a fissarla temendo che fosse una ninfa che sarebbe scappata all'improvviso. Il vortice di emozioni lo paralizzarono, e rimase li per una mezzora piena.
<e dai, adesso non dirmi che sei tu che non vuoi fare il bagno, l'altra volta lo sai, non potevo fermarmi, dai, vieni, l'acqua è fresca, forse ti aiuterà a far passare la febbre!>
Il ragazzo sapeva bene che lei alludeva al suo viso rosso, e capiva bene di sembrare un pesce lesso, e non si astenne dalle risate. Svestito, tranne per la biancheria intima, si buttò nel fiume. Entrambi nuotarono, giocarono e si divertirono tra le acque del fiume. Gareggiarono con diversi stili e ridettero entrambi per diverso tempo, fino a quando il sole non incominciò il lento declino per nascondersi dietro agli alberi.
<adesso possiamo uscire, ci siamo divertiti abbastanza, che ne dici? Domani si festeggia, ti dovrai rimettere quegli abiti che hai comprato, non te ne sei disfatto quando sei venuto a cercarmi, vero?>
-No, sono nella tasca del mantello, è a doppio strato, sono li dentro. É un ottimo mantello il mio.-
<bene, e se tu non lo sai, domani si ballerà anche, quindi ti aspetto sulla pista, va bene?>
-Sai, non sono un bravo ballerino, sicura...-
<non importa, imparerai. Promettimi che ci sarai.>
-Ma se...-
<tu promettimelo!>
-Si, si, certo, ci sarò, promesso. Adesso va meglio?-
<si, solo che fa freddo fuori dall'acqua! Brr>
-Tieni, usalo-
Jin porse il suo mantello alla ragazza, ma lei non lo volle accettare, così il ragazzo la costrinse a metterlo.
-Ti ho salvata, un malanno potrebbe fare peggio di quello che ti hanno fatto.-
<a proposito di questo. Ehm, grazie di tutto, non so cosa mi sarebbe successo se. Se tu non fossi stato li.>
-Nah, è stato tutto a causa mia, ti ho portata fuori, quindi dovevo rimediare. Adesso asciugati e vestiti, dobbiamo andare.-
Benchè non fosse asciutto, il ragazzo si vestì, e rimase a guardare mentre Noriko faceva la stessa cosa.
-Sai, hai... no, meglio non dire ste cose.-
<cosa? Ho cosa?>
-Niente, niente-
<e dai, dimmelo.>
-Sei tu che me lo hai chiesto, non sono io eh. Hai un bel lato “b”-
<ma che, ma guarda tu sto debravato.>
Mentre diceva le ultime parole con un sorriso spinse il ragazzo nel fiume, e lo shinobi cadde rovinosamente nell'acqua infradiciandosi tutto.
<scusa, non pensavo di poterti mandare in acqua, ma te lo sei meritato.>
-Già, forse. Adesso andiamo, si fa tardi-
Si incamminarono per la fascia di alberi ed entrarono in città. Arrivarono alla statua e il ragazzo si fermò. Qualcosa stava attirando la sua attenzione. Un marchi molto strano era impresso sul mantello, una specie di scritta ma con un simbolo. Si avvicinò ulteriormente, e riuscì a vedere la scritta e il segno.
La scritta era “Damyo” che si estendeva come arcata sopraciliare di una testa di demone ringhiante con le corna.
<e' il simbolo del clan a cui apparteneva l'uomo della statua. Sappiamo che sul suo conto si narra di numerose battaglie e della sua manipolazione di elementi e il controllo di tecniche mai viste nella foglia. Non sappiamo come, ma sembra che fosse uno shinobi abbastanza potente che visse molto a lungo, narrano di 150 anni in cui non divenne vecchio. Comunque sono solo dicerie.>
-Si, forse, andiamo a mangiare va, mi sono asciugato abbastanza.-
Arrivati a casa del capo-villaggio, notarono che quest'ultimo era parecchio felice.
<ragazzo, con tutto ciò che abbiamo trovato nella grotta possiamo ricostruire la nostra economia, e soprattutto possiamo procurarci da soli da mangiare adesso. Abbiamo rimesso in sesto un corpo di cacciatori che siano in grado e da adesso andranno a caccia. Potremmo ricostruire le cose che c'erano prima fuori dal villaggio.>
Il vecchio era raggiante, i pochi capelli grigi sembravano ritornare a prendere colore sotto tutto quell'entusiasmo.
<noriko, tu potrai ricreare la serra, mettendo varie erbe, ti faremo aiutare dalle donne che ne sanno qualcosa e potrai occupartene, che ne dici?>
<si, va bene, accetto, nessuno conosce molte erbe, forse tranne me, farò del mio meglio.>
<adesso accomodatevi, la cena è pronta, l'ho preparata io personalmente, una mia ricetta.>
Il pasto era delizioso e aggradava il palato di Jin, che lo trovava delizioso. Era coniglio arrosto con alcune spezie e sopra era stato versato del vino, forse. L'unica qualità peculiare del ninja era il suo palato e il suo olfatto sugli odori e aromi del cibo. Molto spesso amava rimanere nei locali in cui si cucinavano buone cose dagli intensi odori. Mangiare era una cosa che gli piaceva.
Concluso il pasto Jin si recò nella stanza degli ospiti e provò a dormire. Ripensò ai fatti accaduti il giorno prima, ai banditi, alle cause che gli aveva spinti a fare tale cosa, ai mesi addietro e alla sua vecchia vita. Era orgoglioso di aver aiutato, ma pensava che i banditi erano solo una parte dei malfattori, forse tra quei ladri vi erano padri o fratelli che avevano bisogno di soldi per la famiglia, per figli o fratelli malati o ridotti in miseria, e quei pensieri lo fecero star male. Togliere la vita non era difficile, ciò che veniva dopo era pericoloso, una volta che la collera, l'odio, l'ira ti lascia, i pensieri prendono il sopravvento, e non poter fare domande e sapere era la parte peggiore.
Non riuscendo a chiudere occhio, il ragazzo infilò i pantaloni e si mise la bandana, per poi recarsi su un balcone adibito ai banni, posizionato alla fine di un corridoio, cosa davvero singolare. La ringhiera era semplice, tubi di ferro sorretti da aste di ferro che formavano motivi floreali. Nel villaggio la calma regnava, e la luce perveniva dalla luna e dalle stelle, e in parte dalle finestre delle locande. A Konoha i pali della luce illuminavano le strade, ma in questo villaggio sembrava che non ve ne fossero, forse non ne avevano bisogno, oppure non avevano abbastanza fondi per produrre una centrale che fornisse energia elettrica.
Il giovane era rivolto con la testa verso l'alto, osservando le stelle, provando a riconoscere le costellazioni, anche se con scarsi risultati, , quando qualcosa si appoggiava sulla sua schiena, le mani si strinsero attorno a lui, e il materiale morbido aderì al suo corpo. Infine i capelli e la testa si appoggiarono sulla sua schiena, vicino alla sua spalla sinistra.
Stettero li, senza parlare, senza pensare, riscaldati dal momento prolungato di una situazione piacevole.
“L'attimo che si prolunga per più tempo, si, mi piace questa sensazione”
-Non riesci a dormire, ti manca il mio abbraccio?-
<e se fosse, me lo concederesti?>
Il ragazzo con il tono scherzoso rimase un po di stucco da quelle parole, pensava a tutt'altra reazione, ma anche questa gli andava bene.
-Certo, perchè non dovrei?-
<perchè sembra non ti importi, hai detto che eseguivi gli ordini di mio padre e non volevi guai.>
-Si, potrei averlo detto, sai, parlo molto e a vanvera.-
<non me ne ero accorta sai. Comunque continuano a non piacermi i tuoi capelli lunghi, sappilo.-
-E a me continuano a piacere le ragazze dalla figura giunonica, ma ahimè, devo giungere a compromessi.-
<ma guarda te sto cafone, solo perchè mi hai salvato la vita te la lascio passare, solo per questa volta.>
-Si, capito, prossima volta mi astengo, promesso.-
La ragazza mollò la presa e lui riuscì a voltarsi e ad abbracciarla, e anche questa volta rimasero in silenzio nella stessa posizione per un po.
“Mi sto cacciando in guai seri, forse adesso capisco quel vecchio, forse non tornerò qui per un po, ma è sempre meglio provare che non farlo. Va, vediamo come andrà avanti.”
Dopo un po di tempo si recarono entrambi nella stanza degli ospiti, e si sistemarono sul letto, lei appoggiata con la schiena verso il busto di lui, che intanto la abbracciò. Lentamente scivolarono nel sonno, un sonno tranquillo e beato, soprattutto per Noriko, mentre Jin passava dal sonno al dormiveglia.



7° Giorno

La notte passò rapida, e verso l'alba, il ragazzo si svegliò. Passi, sul corridoio lo destarono dal dormiveglia e lo allertarono.
“Eh no, adesso altri guai, devo trovare il modo di non farmi scoprire. Ecco.”
Lo shinobi si alzò piano, prese un pezzo di carta e scrisse sopra alcune parole, in modo da avere un alibi e salvarsi.
“Non ho sonno, mi trovate al fiume ad allenarmi se avete bisogno di me, chiamatemi quando inizia la festa. Jin”
Prese gli abiti, ma non li indosso, si mise solo il mantello, i pantaloni li aveva già, si mise solo le scarpe e saltò dalla finestra. Corse fino al fiume, per poi correre lungo le acque tramite il chakra. Non sapeva cosa fare, era stufo di allenarsi, voleva fare missioni, divertirsi, ritrovare il senpai e allenarsi con lui, ma non da solo.
“Da solo è faticoso, è stancante, mentre in compagnia è divertente, ci si può sfidare, trovare i limiti e superarli, mentre da solo è monotono, troppo, sempre gli stessi esercizi. Ritornato a Konoha andrà a trovare Zack, magari ha voglia di fare qualcosa.”
Si allenò, continuando a cambiare esercizi, flessioni, allungamento dei muscoli, addominali di ogni tipo, sollevamenti, tutto ciò che riuscì.
<ehy, basta allenarsi, adesso è tempo di andare a festeggiare!>
La voce sublime della ragazza ammorbidì il cuore di Jin, e gli abiti di colore arancione e giallo facevano risaltare i suoi capelli.
-Si, certo, Arrivo.-
Vestitosi lo shinobi con gli altri abiti, si incamminarono verso il villaggio.
-Dimmi, come te la sei cavata con tuo padre?-
<niente, gli ho detto che volevo controllare dei rumori e mi sono addormentata sul tuo letto, il biglietto è servito.>
-Bene, non volevo altri guai per oggi, questo è un giorno di festa!-
<già, ma sbrighiamoci sennò cominciano senza di noi.>
Entrati nel villaggio, Jin scoprì che non vi erano più i fastidiosi rumori delle martellate e degli attrezzi, bensì vi era della musica improvvisata. Per le strade erano stati messi vari tavoli con varie pietanze, soprattutto nella piazza vicino alla statua. Vari odori attirarono l'attenzione del ragazzo, vi erano tante pietanze diverse e in gran quantità. Gli uomini bevevano, parlavano, giocavano anche a carte per passare il tempo, mentre le donne servivano tutti e portavano altri piatti, togliendo quelli pieni. La festa stava continuando bene, e la musica si fece sempre più forte per poi cessare.
<mi rivolgo a voi, concittadini, annunciando una buona notizia! I banditi che ci aggredivano e saccheggiavano le nostre risorse, che distruggevano le nostre cose, sono stati uccisi o imprigionati, adesso potrà incominciare un processo. Io ringrazio Jin per l'aiuto che ci ha dato, e annuncio ufficialmente che la festa può cominciare, ballate, gioite, abbuffatevi, oggi è festa!>
Mentre il Manow pronunciava il ringraziamento verso Jin, tutti esultarono, ed esultarono ancora una volta quando il loro capo-villaggio diede inizio alla festa ufficialmente. Su uno spiazzo vicino alla banda si ballava, e anche il ragazzo vi fu trascinati sopra.
<allora, su, mica non sai ballare veramente, una mano qua, una qua e andiamo, segui me.>
-Si, ehm, si, ma non...va bè, ci provo, ma se ti pesto i piedi non è colpa mia eh?-
I due ballarono, inizialmente piano, e man mano che Jin prendeva confidenza aumentarono la velocità. Tutto il lavoro che faceva per allenarsi gli dava movimenti fluidi e veloci, e se sbagliava, in poco tempo riusciva a riprendersi, come se nulla fosse successo. Riuscì persino a portare e non essere portato, e dopo un'ora era ormai facile volteggiare in pista.
<vedo che ti diverti, sono contenta.>
-No, non mi diverto, mi rendo conto che sono diventato bravo in poco tempo e ne vado orgoglioso, tu non lo faresti al posto mio?-
<forse, ma non mi pavoneggerei tanto, potrei decidere di non ballare più con te, e non troveresti nessuno con cui danzare>
-Allora mi scuso della mia poca modestia, ma adesso direi di fermarci, magari mettiamo qualcosa sotto i denti, poi se ne avrai voglia, ti concederò qualche altro ballo.-
Entrambi sorrisero, felici, e si mossero fra i vari tavoli assaggiando varie pietanze. Al banchetto c'era di tutto, carne, arrosto, cotta, cruda, speziata e non, affiancata a verdure e da sola, con sugo o con olio, vi erano anche verdure, di tutti i tipi, broccoli, zucchine, si potevano trovare sia insalate che fagioli. Inoltre si trovava anche la zuppa, la minestra e altro ancora che era un misto di varie cose, e benchè insolito, sembrava andare a genio ai lavoratori che assaggiavano tutte le leccornie senza tirarsi indietro. Da quel giorno in avanti non ci sarebbero stati molti giorni come questo, e sapendolo, si abbuffavano.
Jin prese alcuni pezzettini di carne diversi, alcune polpette e qualche fetta di frutta per il dessert. Mentre mangiava diede un'occhiata in giro e vide i tre uomini che la prima sera avevano provato a cacciarlo, questi invece non lo guardarono, sapevano dove si trovava e stavano di spalle.
“Bah, e io che volevo dare un po di che pensare, mi vedo costretto a rimanere qui e godermi la festa, anche se loro meriterebbero una bella lavata di capo.”
La ragazza, finito di mangiare anche lei, tirò di nuovo il ragazzo verso la pista da ballo e danzarono, sia i lenti che sulle canzoni più movimentate. Non inciamparono e non si calpestarono i piedi, e dopo un po si immersero entrambi in una calma assoluta, esistevano solo loro e nessun altro. Volteggiarono leggeri come un uccello che vola nel cielo, lasciarono il tempo scorrere. Passo dopo passo, senza rendersene conto, avevano conquistato la pista, e tutti coloro che li vedevano rimanevano a bocca aperta nel vedere i loro movimenti e si fermavano, ricordando o semplicemente ammirando.
Finita la musica anche i due ragazzi si fermarono e un'ovazione si levo da coloro che li avevano visti, e la ragazza, arrossendo, fece un inchino seguita dal giovane, per poi scappare entrambi lontano per non farsi vedere.
<che imbarazzo, ma è stato bello, sai?>
-Si, soddisfacente. Dove stiamo andando?-
<visto che stai per partire ho una cosa per te, seguimi e basta.>
Attraversavano le vie in festa e quelle che erano vuote ed arrivarono a casa della ragazza, entrarono, salirono le scale ed entrarono nella stanza di lei. Lo stesso profumo di lilla che aveva sentito quando era entrato dalla finestra alcuni giorni addietro. Noriko si sedette sul letto e incominciò a rovistare tra alcune scatole vicine, finchè non ne trovò una riempita di disegni e scritte.
<ecco, aspetta>
Nella scatola vi erano varie sculture di legno, da quelle più grandi a quelle più piccole, da quelle finite nei particolare e quelle ancora un pezzo di legno grezzo appena smussato.
<ecco, trovato, lo avevo scolpito perchè non avevo nulla da fare, tieni, avrai un ricordo adesso.>
-Grazie, ma non devi, i ricordi sono qua, nella mia testa-
<si, ma potresti sempre dimenticare, la memoria non è perfetta.>
-Vuoi che la prenda a tutti i costi?-
<si.>
-Allora sia.-
Jin si sedette sul letto e la ragazza si appoggiò a lui.
“Dovrei partire, si è fatto già troppo tardi, se il sole tramonta potrei anche arrivare all'alba.”
-Purtroppo si è fatto tardi, io devo andare, ho finito l'allenamento, e il mio congedo dal servizio è finito, ritorno a Konoha.-
<lo so, dovevi partire questa mattina.>
-Già. Accompagnami alle porte del villaggio.-
<ok>
Silenziosi uscirono dalla casa, e camminarono lenti fra le vie. Era difficile andarsene, ma doveva, il suo periodo di allenamento era finito, e poi a Konoha aveva il suo compagno di squadra che lo aspettava sicuramente per intraprendere qualche missione, e magari riusciva a tornare prima che il senpai partisse, se non lo aveva già fatto. Aveva tante cose da fare, ma nessuna gli sembrava importante a tal punto da lasciare quel posto, se non la decisione di scoprire il suo passato.
-Alla prossima, forse ritornerò tra un po per allenarmi e vedere i bagni termali che avete.-
<allora ci vediamo.>
-La tristezza non ti si addice, ti prometto che la prossima volta ti insegno a intagliare meglio il legno, ciao.-
Corse via, voltandosi per l'ultimo saluto, per poi tirare avanti e cominciare la lunga corsa che lo avrebbe portato a Konoha. Questa volta stava correndo più veloce di quanto aveva fatto nel viaggio di andata. Il sole alla sua destra illuminava la strada, ma presto sarebbe scomparso tra la folta foresta vicino a al villaggio dove da piccolo era stato accolto.
“Meglio sfruttare gli ultimi raggi di sole per vedere bene il regalo, prima che debba guardarlo sotto una luce artificiale.”
Il pezzo di legno intagliato aveva preso una forma strana. La base circolare dava vita a una figura antropomorfa, vestita con una tunica o qualcosa di simile, e sulla schiena, all'altezza delle scapole, iniziavano delle specie di ali. Verso destra l'ala sembrava quella di un uccello, con le piume incise, mentre dalla parte sinistra l'ala sembrava di un pipistrello.
“Ha reso bene le ali, ma il volto non sembra nemmeno toccato, doveva fare anche li i particolari.”
Posò la statuetta in una tasca dei pantaloni e allungò il passo. Il respiro affannoso e il sapore di ferro che aveva in bocca furono gli unici compagni che ebbe per il tragitto, sia per le campagne, sia attraverso il bosco. Gli alberi sembravano non accorgersi nemmeno della presenza del ragazzo, talmente erano grossi, e attutivano i suoni prodotti e non si scomponevano minimamente quando lo shinobi saltava sui rami.
Il sole ormai era ormai tramontato da tempo, e alle 3 di mattina il ragazzo potè farsi un bagno rinfrescante nella sua vasca da bagno. Gli era mancata un po la sua camera con le cose a lui familiari.



[END]
 
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Vaalin
view post Posted on 3/7/2011, 00:25




A parte le indicazioni generali che seguiranno, ecco nello specifico alcuni errori che hai fatti.

Primariamente, gli accenti: spesso li sbagli ("perché", non "perchè") o ometti; sì, lì, là, né (quando congiunzione), sé (inteso come pronome), tutti con l'accento, non senza.
Parimenti "po' ", essendo un'abbreviazione di "poco", richiede l'apostrofo, che tu allegramente dimentichi.
Questi sono tutti errori che sono convinto tu possa evitare, semplicemente rileggendo quanto scrivi; assieme a questi esempi avrei potuto trovarne altri, ma sarebbe stato superfluo, quindi, semplicemente, attenzione.

Altra pecca, una notevole presenza di ripetizioni, con la stessa parola che ricorre più volte per frase e poi subito dopo in quella successiva, rendendo pesante il testo, che di suo lo è già vista la lunghezza.

In più si dice "assorto", non "assolto", se si è immersi in dei pensieri.

Ti segnalo inoltre "richiuse", non "richiudette".
Questo è abbastanza gravino.

Uscendo dal regno dell'ortografia, ho da correggerti sui seguenti punti.



CITAZIONE
Altro capo di abbigliamento degno di nota era il piccolo giubbotto in cuoio che copriva il busto e la schiena, con varie tasche, simile al giubbotto dei jonin o dei chunin, ma a differenza di questi era più attillato, senza la parte rialzata nella zona del collo, e tutto nero. Su di esso non vi era uno stemma particolare, come nemmeno sul resto degli abiti, tutti scuri, tranne il mantello che arriva a coprire fino alle ginocchia e la fascia per i capelli, l'adorata bandana rosso sangue simile al mantello altrettanto importante. Ai piedi calza dei normali anfibi anch'essi scuri, utili in varie situazioni.

Passi da passato a presente nella narrazione: coerenza!
È possibile usarlo come tecnica, ma bisogna saperlo fare, e qui non ne dai mostra, è piuttosto una svista.


CITAZIONE
Un pugno si mosse all'altezza del viso del giovane, il quale, grazie alle gambe si tirò lo sgabello da sotto il sedere per scendere velocemente. Lo sgabello colpì l'uomo alla tibia

Quest'azione mi par un po' implausibile.

Passiamo a questioni più concettuali.
Primariamente, in linea di massima sarebbe meglio attenersi quanto più si possa ai regolamenti senza discostarsene, pertanto puoi ben capire come sia consigliabile effettuare i propri allenamenti, così come del resto viene fatto per duelli o missioni, esclusivamente con le armi che si possiedano.
Certo, l'economia della storia può richiedere il ricorso ad oggetti accessorî ricavati dall'ambiente circostante, ma nel tuo caso diventa un vero e proprio bypassare completamente la scarsità di inventario del personaggio.
Va bene adoperare per qualche scena qualcosa che si sia preso dal contesto, ma farne un elemento portante delle proprie azioni sarebbe meglio evitare — vedasi spadone tamarro affetta-banditi.
Su questo punto non mi fossilizzo, né sono rigido più di tanto, desidero solo curarmi che tu sia edotto di questo fatto, per non sbagliare in futuro magari più gravemente.

Secondo fatto, la psicologia della ragazza poco prima della fine, al momento del salvataggio, penso sia un po' un fallimento.
È stata rapita, quasi violentata, ha visto te che credeva un ragazzo bonario affettare gente come fosse pane e ti dà retta quando le proponi di far prendere un colpo al padre? Ma...? Penso proprio che dovesse essere un pelino più scioccata, piuttosto che pensare a dar una lezione al padre per averle detto cosa fare e cosa no.

Per il resto mi sembra che tu abbia, quando ne hai voglia, un buon vocabolario, nonché probabilmente grande curiosità che ti spinge a assemblare tante conoscenze diverse lette qua e là; stai attento però che a volte stonano e bisogna sempre imparare quando ci stiano o meno bene.
Si vede poi che hai già qualche idea precisa per il personaggio e questo non può che esser bene.

Hai il difetto di essere poco chiaro a volte, così come quello di introdurre certi contesti frettolosamente, come la ragazza che appare e scompare dalla scena quasi fosse lei il ninja, e non te.

Apprezzo lo sforzo di rendere originale la formula settimanale, con un allenamento che hai cercato di rendere meno standard possibile.

Una nota di demerito è invece questa: layout PESSIMO.
Tutto attaccato, in grassetto, senza neanche un cambiamento di colore, vuol dire affaticare il lettore.
Cerca di rendere più "ariosi" gli scritti distribuendo meglio gli spazi, andando a capo e rompendo la monocromia; allo stesso modo sconsiglio il grassetto e consiglio testo normale — lo so, son gusti, c'è chi odia il size=1 che io uso, ad esempio, ma questo non vuol dire che debba incitarti a prender i miei vizî.

Le descrizioni, quando ci sono, sono buone perlopiù, ma pecchi di ripetizione, come già detto, per cui prossimamente mi aspetto maggior impegno in tal senso.

Non ho tenuto conto del chakra speso per i bunshin (o se tu abbia o meno superata la distanza massima consentita fra te e loro) e le tecniche, mi fido che tu abbia fatti bene i conti, o meglio, non mi interessa, ma ricorda che in altri contesti è invece fondamentale.

Nel complesso, lavoro più che sufficiente, con pezzi sopra la media ed altri meno, ad esempio per l'eccessiva semplicità con cui tratti i viaggi (tutti di corsa senza problemi, oh yeah!) o il fatto di dormire all'addiaccio.
Niente di gravemente sbagliato, mostri una buona preparazione, che non può che migliorare con l'esperienza.

Ti assegno pertanto una media numerica pari a sei e mezzo decimi e l'Energia Verde.

Ti vengono accreditati pertanto anche punti esperienza in ammontare di ventisei e ryo in numero di centoquattro,
al momento della prossima modifica della scheda.


 
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1 replies since 30/6/2011, 14:13   30 views
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