Buon compleanno, Super Mario

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•lucario.92•
icon6  view post Posted on 14/9/2010, 20:38




Super Mario, 25 anni da leggenda

L'idraulico baffuto più famoso della storia videoludica compie 25 anni. Da quel primissimo Super Mario Bros. all'ultimo Super Mario Galaxy 2, un quarto di secolo di successo planetario per Nintendo
Roma - Era il 13 settembre dell'anno videoludico 1985. Un simpatico idraulico dai grandi baffi neri faceva la sua prima apparizione da protagonista tra i labirinti elettronici di Nintendo Entertainment System. Il suo nome era Super Mario. E il suo subito inconfondibile abbigliamento non era poi tanto estraneo a tutti quei gamer già impegnati con i vari livelli di Donkey Kong.



Mario aveva in realtà già fatto la sua primissima comparsa nel colorato mondo dei videogame, un idraulico di origini italiane capace di saltare oltre ogni limite umano. Ed erano i primissimi anni 80. Poi, quel 13 settembre dell'anno videoludico 1985. Nintendo pubblicava Super Mario Bros., regalando a Mario addirittura un fratello chiamato Luigi.

Forse nemmeno Nintendo avrebbe mai immaginato come Super Mario Bros. potesse guadagnare una fama così planetaria, trasformata nel tempo nei dollari fruscianti di oltre 240 milioni di unità vendute in tutto il mondo. Da quel Super Mario Bros. del 1985 a Super Mario Galaxy 2, recentemente uscito per Nintendo Wii.

25 anni sono passati. Tempo di sentiti auguri per l'idraulico baffuto più famoso della storia dei videogame. 25 anni passati a combattere draghi e tartarughe, per salvare - non sempre con grandi soddisfazioni - principesse del regno dei funghi.

Dal 1985 c’è un uomo solo al comando, un idraulico internazionale: americano, italiano e giapponese. Ha globalizzato il mondo (dei videogiochi) a suon di gusci e funghi e arricchito i suoi padri-padroni, senza mai scombinarsi i baffi: è Mario. Anzi, Super Mario. Ecco i suoi primi venticinque anni di carriera



Stoico come un capitano coraggioso, spavaldo come solo i grandi eroi, misurato quanto i leader che lasciano un segno: in oltre venticinque anni di carriera Mario Mario ha fatto buon viso a cattiva sorte. Sempre lì, lì nel mezzo del grande campo dei videogiochi, punto cardinale inamovibile. Passano le mode, cambiano i presidenti, le mamme invecchiano, ma il baffo nero corvino dell’idraulico italiano di Brooklyn non ha perso un’unghia del suo smalto color lucido da scarpe. E non pensate che quel “Mario Mario” di poco sopra sia un errore di distrazione. Trattasi semplicemente di una delle tante frivole casualità che hanno reso il personaggio Nintendo l’icona e l’ambasciatore dei videogiochi nel mondo.

Quando un giovane Miyamoto mette da parte il sogno di fare carriera nell’universo delle marionette, si dedica alla creazione dei fratelli Mario: Mario Mario e Luigi Mario. Scelta discutibile, ma che è più facile accantonare come cantonata, quella concessa da una conoscenza vaga della lingua inglese e delle conseguenze che porta con sé il nominare quel famoso gioco “Super Mario Bros.”. Non ci sono scelte discutibili o cantonate, però, quando si parla delle meccaniche e delle caratteristiche che resero celebre l’esperimento al suo debutto, nel 1985, e che rinnovano la magia anno dopo anno, senza soluzione di continuità.

Certo, i baffi erano la foglia di fico di un’epoca che si misurava a quadratini, quelli chiamati pixel e che permettevano a Miyamoto e al team Nintendo di coprire l’impossibilità di “disegnare” un’espressione degna con così pochi quadratini a disposizione. Sicuro, il cappello era più utile che bello, adatto a nascondere la difficoltà di animare con criterio dei capelli che, se fossero rimasti granitici nella loro posa-Playmobil, avrebbero di sicuro scontentato la fantasia del giovane designer giapponese. Ma d’altronde è anche la capacità di rendere invisibili i limiti (propri o tecnologici) e, anzi, di tramutarli come Re Mida in punti di forza a marcare la differenza tra una leggenda e un eroe di passaggio.



Di passaggi, Super Mario, ha dovuto subirne una quantità indefinita. Senza mai abbassare la testa, rispondendo con un nipponico senso del dovere alle necessità della sua azienda. Lo hanno conciato come un paladino sovietico e lui ha corso a perdifiato, lasciando che fosse la lava a discutere con Bowser, suo antagonista storico (Super Mario Bros., 1986). Gli hanno tolto il sonno e costretto cavar rape giganti (Super Mario Bros 2., 1988). Lo hanno travestito da procione e gli hanno chiesto di lanciare un film che era tutta una marchetta (Super Mario Bros. 3 e Il piccolo mago dei videogames, 1990). Allacciatogli al collo un mantello delle dimensioni di un tovagliolo, hanno spinto perché volasse senza paracadute: lui ha risposto paralizzando il traffico di Tokyo nel giorno della sua nuova avventura (Super Mario World, 1990).

Non era abbastanza: ricoperto di mercurio è stato spedito a sondare i fondali marini (Super Mario 64, 1996), quindi direttamente in galera con l’accusa di essere, addirittura, un ecoterrorista (Super Mario Sunshine, 2002). Gli mancava giusto lo spazio siderale e il nuovo team di sviluppo (supervisionato da Miyamoto, ma capeggiato dalle nuove leve Nintendo Shimizu/Koizumi) non ci ha pensato troppo su (Super Mario Galaxy, 2007, e il successivo Super Mario Galaxy 2, del 2010).



Nonostante il tragicomico adattamento con Bob Hoskins e Dennis Hopper che gli dedica nel 1993, Mario è il sogno dell’intera Hollywood. Quando, è il 1991, Nintendo decide con banale intelligenza di tramutare il suo personaggio da eroe in testimonial, si apre le porte a un futuro fatto di incassi monumentali e nessuno stipendio da versare. Come detto: il sogno dell’industria cinematografica. Mario è ovunque: con Super Mario Kart (1991) prende il via la serie di giochi in cui l’idraulico e la sua cricca svolgono fondamentalmente il ruolo del piede di porco. Un baffo amico per entrare un’altra volta nelle case di tutto il mondo: per correre sui go-kart, giocare a golf, a tennis, a calcio, a baseball. Oppure: per rinnovare la tradizione del gioco dell’oca da cenone natalizio, per farsi avvolgere dalle trame di un gioco di ruolo o imparare la matematica. In mezzo ci sono flipper e puzzle game, roboanti risse tra amici e versioni elettroniche di classici dell’enigmistica orientale come il Picross.
Quando qualcuno avanza la tesi, un po’ snob, che la versione prezzemolina di Mario sia solo uno squallido mungere senza senso, Nintendo risponde spesso e volentieri con la qualità inattaccabile delle produzioni. E con la solita vittoria a tavolino nei financial report di fine anno. L’ultimo dato è emblematico: i giochi a marchio “Mario” venduti nel mondo sono 260 milioni… “and counting”, come dicono gli inglesi. “Mamma mia!”, come direbbe Mario.

 
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