| Vaalin |
| | [Revelation] Final Chapter: Should You Fail... — King of the Hill. Siete nascosti nella boscaglia, in prossimità di un gruppo roccioso che possa, nel peggiore dei casi, darvi un minimo di copertura. Sapete perfettamente che non basterebbe, quindi dovete essere cauti, guardinghi: nel buio di una notte rischiarata da poche stelle la luce del Sole, riflessa sullo sferico corpo lunare e filtrata da neri nuvoloni, lascia soli i vostri piedi, le vostre mani, i vostri occhi nell'oscurità.
Immobili, per quanto poi? Ore forse? Tutto è così indefinito lì, ai piedi della collina, circondata dalla nebbia come uno strano scoglio in un mare di latte... Peccato che una visione così poetica voi non possiate averla, sia per la tensione che per il fatto di ritrovarvi immersi in tutta quella opprimente umidità. Perlomeno come voi avete problemi a veder qualche metro avanti così lo avranno le fauci, gli artigli, le corna e le chissà quante altre appendici corporee che vi aspettano sulla cima. Rassicurante, eh? E se questo non è abbastanza per, almeno, mettervi di cattivo umore, be', pensate che non potete neanche parlare - non aprite bocca da tarda sera e qualche segno di nervosismo causato dal dover comunicare fra voi a segni si è visto.
Clima opprimente, una marcia forzata alle spalle, cena a sacco, nessun film in tv e non una donna nel raggio di un chilometro... uno splendido Sabato sera.
Poi però arriva il vento e la nebbia si dirada quel tanto che basta a darvi una buona visuale sulla sommità dell'altra collina. Finalmente l'operazione può cominciare. Diverse piccole luci rossastre raggiungono i vostri occhi, in parecchi lassù si stanno concedendo il lusso di fumare e farebbero la gioia di ogni tiratore scelto se non avessero davanti un covile di bestie ma degli uomini. Ecco il segnale, un luccichio intermittente, loro sono pronti e anche voi lo siete, rispondete usato un apposito specchietto. Ben presto comincerà il diversivo.
Un fischio assordante squarcia l'aria, una palla di luce rossa sale nel cielo e per un istante illumina le barricate dei vostri colleghi; qualche secondo dopo vi raggiunge il boato dell'esplosione. Dall'altra parte, urla disumane rispondono. Così inizia.
Le nuvole si spostano, rivelando un quarto di Luna, mentre sui declivi terrosi una grottesca fila di abomini compone una sorta di lugubre processione, delineata dal solo scorrere di riflessi luminosi sui loro corpi: scintillano dozzine di piccoli occhi, appaiono e scompaiono nella calca lucidi carapaci di un verde spettrale. Le vostre gole deglutiscono forse? Be', pensate che siete stati fortunati a beccarvi il lavoro più facile, come dicevano i vostri compagni, giù all'accampamento. Dal tintinnare d'artigli e dallo sconclusionato gorgogliare di bocche capaci di soli disordinati spasmi muscolari capite che è vero. Oh, se ci credete! Attendete il minimo, il necessario, quel tanto che vi basta per esser certi di non incappare in quell'irreale serpente di aberrazioni mutanti, poi partite, di corsa - più che di corsa! Siete fulmini, sì, siete saette nel basso cielo notturno, il rombo del tuono è dentro di voi, nei vostri tachicardici battiti, la luce del lampo stretta salda nei palmi. Il caposquadra apre la fila, siete in formazione compatta, salta oltre il crinale, getta nell'edificio la piccola granata abbagliante, la segue sfondando scuri di legno massiccio ancora a difesa d'una finestra - è dentro. Mentre lui atterra e si rialza con una capriola, voi vi fate strada per una diversa via, passando da una porta completamente sbrecciata. Ancora una volta scoppi di luce abbagliante, poi solo il suono del ferro e del sangue. L'effetto sorpresa e l'entrata coordinata vi hanno servito bene, le torce elettriche fissate sulle vostre spalle destre pure; solo voi potevate vedere non visti, i vostri odori e rumori sovrastati da quelli del gruppo di supporto. Ma adesso non potete più agire tanto spavaldi, oh no, ora siete nel loro territorio e potete star certi che sanno di voi. Al di sotto di quel pavimento lordo di sangue, fango e pezzi di boscaglia usati per allestire il covile, oltre quella botola squadrata, scese le scale, vi aspettano chissà quali e quante nidiate di orrori freschi di parto; ancora peggio, mentre sentite grattare, gorgogliare e vomitare, temete la madre.
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