[Revelation] Dig or Die., Squadra φ

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Vaalin
view post Posted on 31/8/2010, 20:18




[Revelation] Final Chapter: Should You Fail... Dig or Die.

Qualcosa è andato storto, terribilmente storto.
Eravate col resto della squadra, poi il capogruppo vi ha mandato a ispezionare un tunnel.
Stavate trovando resistenza, ma d'altronde era dall'inizio della giornata che tutti voi ne incontravate ed era più che normale.
Allora siete andati avanti, avete camminato, camminato, combattuto e di nuovo camminato.
Vi siete addentrati in un dedalo di cunicoli, sempre tenendovi in contatto con il resto della squadra grazie a delle piccole ricetrasmittenti di corta portata.
Il suono era orribile, arrivava spesso in ritardo e a volte vi ritrovavate in delle specie di "sacche" dove il segnale non giungeva, però tutto sommato eravate in grado di comunicare. Certo, uno di voi doveva portarsi dietro uno strano macinino collegato ad un filo che partiva sin da fuori le caverne, ma non era un gran peso.
I problemi erano venuti dopo.

Vi eravate da non molto riuniti con un altro gruppo al termine di una galleria e vi era stato detto di attendere in quella zona, più ampia delle altre.
Il momento del rendevous era vicino e la zona sembrata pulita, ma dei rumori provenienti dai tunnel più in basso vi avevano messo subito in allerta - quelli erano ancora inesplorati, non era possibile che il resto dei vostri compagni arrivassero da lì.
Cauti, eravate avanzati, nel buio, per evitare di dare troppo nell'occhio e vi eravate affidati all'ottimo udito dell'altra unità, composta anch'essa di quattro giovani soldati semplici.
L'allarme sembrò presto rientrare, ma un luccichio nel buio riaccese presto l'ansia: c'era qualcosa, sembrava da sola però...
Gli altri presero l'iniziativa e vi chiesero di avanzare, garantendovi copertura dall'alto, nel frattempo avrebbero anche avvisato il caposquadra via radio.
Gettaste una piccola sfera fosforescente, studiata appositamente per incrementare la sua luminosità gradatamente e non mettere in allarme per un brusco cambiamento di luce. La creatura infatti continuò a farsi i fatti propri e la sua figura cominciava a poter essere intravista.
Era grande più o meno quanto un uomo e aveva numerose zampe, sembrava scavare o forse razzolare con quelle anteriori.
Al lume del piccolo punto sempre più luminescente riflessi verdognoli andavano quasi cospargendosi su quel corpo, rendendo la sua presenza quasi spettrale.
Il momento era propizio, faceste cenno di attaccare e un pugnale esplosivo si levò in aria, mentre chi lo impugnava prendeva la mira e voi vi preparavate a cogliere di sorpresa la cosa qualora il colpo non l'avesse uccisa e fosse corsa incontro al luogo da cui l'arma era stata scagliata.
La lama metallica era stata trattata perché non riflettesse la luce, ma qualcosa, quasi una strana e malvagia intelligenza guidò gli occhi di una creatura sul vostro compagno.
Perché una e non la?
Non ho mai detto che foste soli.

Un sibilo acuto vi giunse agli orecchi, veniva da dietro, neanche il tempo di girarvi che una grande ombra scura calava di scatto dal soffitto sull'altro gruppo, spingendone a terra i componenti; un lampo di luce, un gemito, la sorpresa fa sì che l'esplosivo si inneschi, che molto esplosivo si inneschi, troppo per quel piccolo cunicolo.
È un attimo, non sapete neanche chi abbia la meglio in quello scontro ravvicinato, il soffitto vi crolla addosso, la prima cosa che avevate avvistato fugge spaventata e voi vi ritrovate fuori dalle macerie dopo una buona mezz'ora di sforzi.
Provate a cercare segni della sopravvivenza degli altri, li chiamate pure, ma non rispondono; siete soli.

Il primo istinto è quello di scavare, scavare, passare oltre quella dannata parete, tornare indietro - sentite le voci del resto della squadra dall'altra parte!
Gridate, cercate di attirare l'attenzione, ma niente, è tutto invano.
Passa il tempo, e capite che non potete farcela, troppa roccia è caduta in quel punto, non ce la farete mai a creare un varco, e anche se ce la faceste subito verrebbe ricoperto da un ulteriore crollo. È già tanto che siate ancora vivi.
La speranza sembra quindi svanita quando le vostri mani rassegnate nel buio incontrano qualcosa di diverso dalla roccia: è la ricetrasmittente.
L'urto successivo al balzo della bestia deve averla spinta più avanti, salvando quella specie di scatolina dai detriti.
Fortuna che dall'altra parte si sono accorti della vostra assenza e vi stanno contattando, altrimenti senza il tipico ronzio che fa quel trabiccolo non l'avreste mai trovato.
Prendete subito in mano la vostra radiolina portatile, un tasto è rimasto incastrato ed è per questo che non ricevevate nessun messaggio, eravate voi a mandarlo.
Riferite immediatamente la situazione e dopo pochi minuti riuscite a sbloccare l'apparecchio, finalmente sentite la voce calda e rassicurante del caposquadra.
«Ricevuto. È una gran brutta situazione e non possiamo aiutarvi, non abbiamo modo di eliminare tutti questi detriti. La vostra unica possibilità è sperare che più avanti quel tunnel porti a qualcosa di più che alla tana di ciò che vi ha attaccato, dovete trovare un modo di ricollegarvi ad una delle gallerie principali da cui siamo entrati oppure trovare un'altra strada che porti all'uscita da queste caverne.
Una volta fuori dovreste poter usare la ricetrasmittente portatile per contattare il campo base, ma sino ad allora, non potendovi portare dietro il trabiccolo»
- non è una sorpresa che lo chiami così, è un termine quasi tecnico tra chi ne fa uso sul campo - «sarete tagliati fuori da tutto e tutti. Provate ogni tanto a accenderla però, se sentite vagamente il segnale significa che in qualche modo siete collegati ad una via sicura.» Segue qualche attimo di silenzio, spezzato solo dalla vaga eco di qualche mormorio del capitano. «Soldato Normalce, sei quello con più esperienza di guerra là sotto quindi ti assegno il comando del gruppo: la vostra squadra ha adesso nome in codice tau, la sua missione è raggiungere la superficie o una delle zone sicure qui nelle caverne, vivi. La responsabilità è sua, noi dobbiamo continuare la nostra missione.» La notizia ti coglie probabilmente impreparato, ma la verità è che sei effettivamente l'unico ad essersi mai trovato in una situazione addirittura peggiore di quella in cui vi troviate adesso. «È tutto: buona fortuna. Passo e chiudo

Soli, nel buio.
Riuscirai a far valere la tua leadership o la paura vi farà rivoltare l'uno contro l'altro e vagare in quel dedalo di cunicoli sino alla morte?
 
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Vaalin
view post Posted on 31/8/2010, 22:41




[Dig or Die - Sqadra φ/τ.]
Quanto vi ho scritto è tutto.
Ciò che vi è richiesto è di descrivere, in proporzioni a vostra discrezione, il termine dell'esame, il viaggio, la comunicazione della missione e l'inizio di quest'ultima.
Non sono importanti post lunghi, potete anche solo accennare ad alcune di queste cose, l'importante è che siano ben fatti e che vi divertiate.

Siete in un tunnel, alle vostre spalle la frana, avete l'apparecchio per le comunicazioni, ma funzionerà solo nel modo scritto sopra.
Avete in dotazione, nei vostri zaini, nelle tasche o in qualunque altro posto le vogliate tenere, delle torce elettriche, dall'autonomia restante ignota (mi riservo il diritto di spengervele se dovesse passare troppo tempo) e con qualche acciacco, ma riuscite tutti ad accenderle.
In più il caposquadra ha con sé dei sigilli esplosivi da demolizione in aggiunta al suo equipaggiamento.
Questi ultimi possono essere lanciati a distanze non troppo grandi oppure piazzati (si attivano a distanza mediante un qualche conduttore per il chakra oppure dopo un certo periodo di tempo fissato da chi le usa), ma sapete bene che il loro potere esplosivo è più che sufficiente a far crollare non solo il tunnel in cui si trovino, ma anche altri nelle vicinanze. Usateli con cura e con cautela: un utilizzo errato può comportare la morte di tutto il gruppo.

Principalmente nel vostro post dovreste descrivere la situazione in cui siete, cercare di mettervi d'accordo (accetterete la leadership?) e esplorare i tunnel che si dipanano dinanzi a voi (vi do carta praticamente bianca per il primo post).
Uniche limitazioni: ancora non incontrerete niente se non qualche vermiforme mostro minore, nessuna via di uscita, nessuna zona improvvisamente ampia, sempre tunnel grandi almeno come quello in cui siete, nessuna comunicazione radio.


Edited by Vaalin - 2/9/2010, 03:57
 
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angelo azrael
view post Posted on 9/9/2010, 18:55




CITAZIONE
narrato pensato parlato parlato altrui

[...]
Un altra giornata noiosa si profilava all'orizzonte. Un altro giorno nasceva e già diversi erano passati dal giorno in cui passai la prima fase dell'esame per diventare chunnin. Avevo superato l'esame uccidendo il mio contentende in modo veloce. Forse non era necessario ma ero un ninja di Kiri, l'omicidio faceva parte di noi, come il sangue e le ossa e con quella iniziazione avevo ucciso il mio primo avversario.
Guardandomi le mani non provavo ne vergogna ne senso di colpa. Avevo fatto ciò che andava fatto ed ora ero un ninja migliore, più esperto, più consapevole della morte. Beh, grazie a questo e alla missione assieme al mio compagno Khayne nella quale oltre ad essere circondati da cadaveri alla fine c'era ben poco.
basta pensarci...
Dal giorno dell'esame avevo deciso di allenarmi, andando nel prato poco lontano da casa, per prepararmi al mio prossimo sfidante. Volevo il titolo di chunnin e sapevo che potevo arrivarci. Quindi, prendendo su poche armi, mi mossi verso il prato ma non riuscii a fare pochi metri che subito venni fermato da un ninja.
sei Alexander Normalce?
possibile che oggi riprendiamo l'esame? dire che volevo quasi quasi schiacciare un pisolino più tardi...
Guardandolo un secondo in più mi accorsi che forse forse non era li per l'esame. Troppo vecchio e di grado troppo alto per un semplice invito a presentarsi mi dava l'impressione che la situazione potesse essere più seria. Oppure ero solo io che avevo fantasie inutili dettate dalla noia che mi attanagliava.
Si sono io. E' qui per l'esame di selezione chunnin?
Guardandolo aspettandomi quasi una risposta positiva. Risposta che però non sentii. Guardandomi con aria torva disse
No. Sono qua per affidarti una nuova missione. E' stato deciso che l'esame verra sospeso e che tutti coloro che si sono dimostrati in grado ad accedere alla seconda fase dell'esame sono obbligati a presentarsi al fronte per una missione che decidera le sorti di questa guerra. Non pensare che ti chiamiamo perchè sei speciale, sei solo uno che forse ha più possibilità di altri di sopravvivere e in questo momento ci servono tutte le mani disponibili. anche delle tue...
Tipico dei soldati anziani... pensare che i giovani non siano ancora pronti...
Mi sarebbe piaciuto spiattellargli in faccia l'ultima missione che avevo svolto ma a che scopo? Di certo lui ne aveva molte altre sulle spalle quindi presi in mano il rotolo che mi porgeva, contenente le indicazioni e se ne andò, chiedendosi se non aveva dato l'ennesimo invito a morire ad un giovane scapelstrato.
Dopo tutto non è una giornata così noiosa.

[...]
Ho avuto poche ore per prepararmi ma non è che avessi molto da raccogliere. Prese tutte le armi a mia disposizione e l'occorente per dormire fuori la notte mi recai ai confini del villaggio dove, assieme ad un sostanzioso ma giovane gruppo incominciai la marcia. Ormai avevo accumulato una certa esperienza e non mi sentivo più allo stesso grado dei genin che mi circondavano, ma al contempo non potevo essere ritenuto pari ai chunnin che ci guidavano. Ero a metà via e la cosa un pò mi infastidiva ma che potevo farci? Dovevo dimostrare che potevo farcela e ce l'avrei fatta. Ma il gruppo che mi circondava mi sembrava giovane, troppo giovane. Avevano mai affrontato una vera sfida? C'era, tra loro, qualcuno che avesse già avuto esperienza con quei mostri? Io si, e mi era bastato per destarmi da quel sogno di sicurezza che il villaggio mi aveva dato. Speravo che il risveglio traumatico per questi giovani non li avesse portati alla morte.
Continuai così il mio viaggio osservando ragazzi spauriti, leggermente lacrimanti e altri invece al limite dell'esaltazione.
incredibile
Decisi di chiudere gli occhi e cercare qualche ora di sonno sui "mezzi di trasporto", più che altro camion troppo vecchi per essere ancora considerati utili ma ancora buoni per portare le "bestie" al macello, che ci portarono fino alla destinazione finale.
Chissà quanti di questi ne rivedrò sul "pulmino" di ritorno.

[...]
Giunti a destinazione una paio di ore frenetiche mi rimisero in moto dall'intorpedimento dovuto al sonnellino, inframmezzato da scossoni, urla e forse anche un pianto sommesso.
Il luogo è molto spartano, praticamente una distesa brulla, ma l'ordine di montare la mia tenda mi obbligò a muovermi e fare ciò che dicevano. Dovevo solo montare una tenda e, dopo poco, ad onor del vero non proprio poco, vista la mia inesperienza nel settore, riuscii a montare il mio giaciglio e a presentarmi alla riunione serale sulle missioni che sarebbero state svolte.
Ci mettono tutti sull'attenti e divisi per gruppi ma poco dopo, quando il comandante, o almeno supponevo che lo fosse, incominciò a parlare
Squadra phi[1], il vostro compito è esplorare e ripulire le gallerie sotterranee poco oltre i confini della vecchia città, dobbiamo essere sicuri di non essere attaccati alle spalle quando avanzeremo! Quella zona deve rimanere libera, è la nostra via di fuga, quindi dopo il raid voglio un cordone di sicurezza tutto intorno, robusto ed efficiente!»
Guardava a noi, un gruppetto composto da molte giovani leve e pochi ufficiali. La missione non sembrava particolarmente difficile ma una cosa che amavo dei comandanti è che facevano sembrare cose estremamente pericoloso come una passeggiata. Avevo sentito di missioni finite estremamente male dentro tunnel sotterranei popolati da mostri ed ora, il boss, ci chiedeva di infilarci dentro e di ringraziarlo magari...
Decisamente non è più una giornata noiosa...
Avevo una mezza idea di ascoltare anche la missione degl’ altri ma non potei. Avevo intravisto Khayne poco prima e volevo capire in che missione si stava andando a cacciare ma non potendo ascoltare le altre missioni decisi di coricarmi per riposare finchè non fosse giunto il momento di andare a camminare sulla linea che divide la vita dalla morte. Una linea molto sottile e chissà perchè avevo l'impressione che avrei ballato parecchio per non finire dall'altra parte.

[LA MISSIONE]
Dio, che posto di merda...
Assieme ad altri ninja ci eravamo infilati in quei tortuosi tunnel, a volte anche solo cunicoli, per sdradicare ogni forma di mostro che incontravamo. Era tutto il giorno che non facevamo altro. Fortunatamente le forze avversarie non erano mai state particolarmente tenaci cosicchè eravamo riusciti ad avanzare senza troppi intoppi. Era forse peggiore la paura di perdersi in quei tunnel, di imboccare la strada sbagliata e finire in chissà quale tana mostruosa per diventare lo spuntino di larve appena nate. Decisamente un'idea raccapricciante ma nel dedalo di cuniculi in cui giravamo le ombre che improvvisamente scomparivamo non aiutavano di certo a tranquillizarsi.
Ma tra sangue e graffi, lezzo di morte e brevi momenti di pausa continuavamo la nostra crociata, consci che se avessimo fallito potevamo portare al fallimento l'intera missione. Khayne non era nel mio gruppo e speravo che, quale che fosse la sua missione, si salvasse.
Mi dispiaceva perdere uno dei pochi amici che mi ero fatto.
Ma la mia mente stava divagando troppo ed era ora di tornare alla realtà. La piccola pausa in quell'antro un pò più grande, punto di ritrovo con un'altra squadra, mi era stata utile per riposare ma ora ci chiedevano di controllare un tunnel inferiore dal quale arrivavano strani rumori. E non era previsto l'arrivo di nessun altro. Almeno non dei nostri.
Ci avviciniamo lentamente, coperti dal buio e affidandoci solo all'udito, anche se, per logica intuizione, un mostro che abita in quei cunicoli è più abituato al buio di noi.
Accendiamo una sfera fosforescente, di quelle che si illuminano gradatamente, per non spaventare l'eventuale mostro e lì, davanti ai nostri occhi, come per magia appare. Una sorta di mille piedi, almeno questa è la prima impressione che ho, intento a scavare un tunnel per chissà quale direzione. Sembra non essersi accorto di noi e il caposquadra ci ordina di abbatterla. Uno del gruppo estrae un kunai esplosivo e si appresta a lanciarlo quando tutto va a rotoli.
Ci eravamo così tanto concentrati su quel singolo mostro che faceva tanto rumore che avevamo abbandonato le precauzioni che fino ad allora ci avevano tenuti in vita.
Un magro insegnamento.
Un mostro, staccandosi dal soffitto sopra la squadra che doveva darci appoggio, si avventò con furia omicida o desiderio di difendersi e difendere il compagno. Quale che fosse la motivazione il risultato fu devastante. Colti alla sprovvista e dal panico alcuni caddero sotto i colpi del mostro mentre altri cercavano ancora di difendersi. Ma una volta innescato il panico non lo trattieni più. Una scintilla accende una carta bomba di un ninja caduto e tutte le altre detonano con essa per semplice reazione. Il risultato è un esplosione spaventosa, un boato che ci costringe a piegarci e che fa fuggire la bestia che dovevamo abbattere ma il risultato peggiore è il crollo della volta che ci garantiva l'uscita.
Nell'arco di pochi secondi una cascata di pietre e sabbia copre il buco dal quale ci siamo calati entrando nel contempo nel nostro tunnel sommergendoci sommariamente.
Il buoi cala su di noi come una scure. In pochi istanti siamo circondati da null'altro che detriti e massi e ci mettiamo una buona mezz'ora per uscirne.
Possiamo almeno ringraziare di essere vivi, forse.
Mi guardai attorno, nella ricerca di altri sopravvissuti, sperando di non essere solo e con un lieve gemito di sollievo constato che altre due persone si sono salvate oltre a me.
almeno non sono solo...
Urliamo, scaviamo, cerchiamo di farci sentire da quelli dall'altra parte ma nulla. Sentiamo le loro voci dall'altra parte ma loro non sentono noi. Consapevole che lo sforzo di scavare si sta rilevando inutile, incominciai a cercare a tentoni qualcosa che potesse aiutarmi. Magari un foro dal quale farmi sentire, qualsiasi cosa pur di salvarmi. Cercai e cercai ma non trovavo nulla quando incominciai a sentire un ronzio di sottofondo, di quelli che si sentono alla radio quando non trovi in canale. Troppo bello per poter essere una radio, pensai subito al mostro che era tornato per vedere se trovava qualche carogna da saggiare. Mi avvicinai al punto da cui sgorvava quel suono e assime a me anche gli altri due superstiti. Anche loro dovevano aver sentito il medesimo suono. Allungai il kunai, deciso a toccare il misterioso "propagatore" con la punta, cosicchè, se fosse stato un mostro almeno avrebbe avuto una fredda accoglienza ma, il suono prodotto con l'oggetto mi sorprese. Plastica e metallo e una speranza si accese nel mio cuore. La ricetrasmittente!
Con un tuffo nel cuore afferro di volata la mia radiolina portatile e con disappunto mi accorgo che il tasto è rimasto premuto. Probabilmente bloccato a seguito dell'esplosione
Ecco il perchè del ronzio...
Avvicinando la radiolina alla bocca incominciai a parlare
pronto? pronto? mi sentite? siamo rimasti bloccati qua sotto. Tre superstiti, gli altri morti. Abbiamo provato a scavare per il foro di entrata ma sembra impossibile. Ci serve una mano e ci serve velocemente.
Con una piccola fatica riusciamo a sbloccare l'apparecchio e dopo poco sentiamo la voce del caposquadra. Se l'avessi avuto vicino probabilmente gli avrei offerto da bere.
«Ricevuto. È una gran brutta situazione e non possiamo aiutarvi, non abbiamo modo di eliminare tutti questi detriti. La vostra unica possibilità è sperare che più avanti quel tunnel porti a qualcosa di più che alla tana di ciò che vi ha attaccato, dovete trovare un modo di ricollegarvi ad una delle gallerie principali da cui siamo entrati oppure trovare un'altra strada che porti all'uscita da queste caverne.
Una volta fuori dovreste poter usare la ricetrasmittente portatile per contattare il campo base, ma sino ad allora, non potendovi portare dietro il trabiccolo»

un nome... una sicurezza...
«sarete tagliati fuori da tutto e tutti. Provate ogni tanto a accenderla però, se sentite vagamente il segnale significa che in qualche modo siete collegati ad una via sicura.»
In pratica ci stanno chiedendo di andare soli e alla cieca... che culo...
Qualche replica mi stava aleggiando nella mente ma tali pensieri vennero interrotti dalla voce del capitano
Soldato Normalce, sei quello con più esperienza di guerra là sotto quindi ti assegno il comando del gruppo: la vostra squadra ha adesso nome in codice tau, la sua missione è raggiungere la superficie o una delle zone sicure qui nelle caverne, vivi. La responsabilità è sua, noi dobbiamo continuare la nostra missione.»
ecco... questo non l'avevo previsto...
E' vero, ero un soldato con una certa esperienza e già avevo affrontato una missione abbastanza pericolosa, considerandone la conclusione, ma esperienza come caposquadra non ne avevo.
Sospirando decisi di mantenere una certa freddezza, cercando di ricordarmi come ero stato durante quella missione. La lucidità mentale mi aveva salvato allora e mi avrebbe salvato ancora. Me e i miei due compagni.
Schiacciai il bottone della radio e risposi
si signore. raggiungeremo una zona sicura e cercheremo di trovare la via del ritorno. rimarremo vivi. passo e chiudo.
È tutto: buona fortuna. Passo e chiudo.
Non potevo immaginarmi i pensieri che circolavano nella mente dei miei compagni. Affidati ad un soldato che per loro non era altro che un parigrado non doveva essere il loro sogno ma dovevano accettarlo, e velocemente. Discussioni inutili ci avrebbero rallentato e forse ucciso quindi per prevenire contestazioni e infondere sicurezza parlai
allora ragazzi. so che è una situazione particolata, se non disperata, ma mi sono già trovato in una situazione simile e ne sono uscito vivo...
meglio tralasciare il fatto che ci fossero due veterani con noi altrimenti questi si demoralizzano
... mente fredda e lucidità sono le uniche cose che ci terranno in vita. atti di eroismo o colpi di testa ci faranno uccidere. chiaro?
attesi una risposta, sperando fosse affermativa, e continuai
Se avete paura non preoccupatevi, è normale e giusto. la paura vi tiene vigili e vi stare attenti su ogni piccolo particolare, particolari che ci terranno in vita. Quelli che vi sto dicendo ora sono solo parole e so che all’atto pratico saranno difficili da effettuare ma mi aspetto che lo facciate, che siate forti… altrimenti da qua fuori non ne usciremo.
Non volevo allarmarli troppo ma la verità era che ci trovavamo in una situazione forse anche peggiore della mia ultima missione. E già quella non era stata per niente facile.
Attesi un attimo per ascoltare i loro eventuali pensieri e intanto presi in mano la radiolina portatile. L'avrei usata ad intervalli frequenti e regolari per vedere, e sperare, se andavamo nella direzione giusta.
Mi rigirai verso di loro, aggiustandomi l'equipaggiamento che avevo con me e dissi
bene... direi che è ora di mettersi in marcia. Spero che le vostre torce funzionino ma, non sapendo quanto ancora dovremo stare qua sotto direi di razionarle. Controlliamo come sono messe e poi le useremo a turno. Io mi metto davanti ed utilizzo la mia, ogni tanto ce le scambieremo così da avere una luce abbastanza luminosa da illuminarci la via ma non troppe luci da spaventare, o peggio, attirare eventuali mostri.
Detto questo provai ad azionare la mia torcia ma con forte disappunto non si accese. Sentendomi montare la rabbia per la serie di eventi che ci erano capitati e sopratutto per questa presa in giro datami dalla torcia, decisi di fare un profondo respiro e poi dare qualche pacca sul retro di quest'ultima. Magari si era spostata un attimo la pila e speravo che le "solite" pacche "affettuose" che davo alla mia tecnologia funzionasse anche stavolta. Et vualà. La torcia, con un lieve tremore iniziale, si accese in tutta la sua bellezza.
ed una cosa è andata... Ora mi serve sapere qualcosa di più su di te...
indicando Franzix
... Angelus già lo conosco e più o meno so qualcosa delle sue capacità ma di te non so praticamente nulla... Compreso il nome... inoltre, se hai abilità sensoriali o oculari che ci permetterebbero di coprire il nostro punto cieco, dimmelo altrimenti non è un problema e ci penso io...
Gli feci un occhiolino per incoraggiarlo ma, quando seppi che non aveva alcuna abilità particolare continuai
... non è un problema. Angelus ha già avuto modo di carpire alcune delle mie capacità quindi non si sorprenderà molto da quello che sto per fare ma te non mi applaudire... hahaha...
cercavo di sdrammatizzare un pò la situazione perchè i nervi a fior di pelle che forse potevano avere non ci avrebbero aiutato.
decidete voi due chi starà in mezzo e chi in fondo, chiunque vada dietro comunque non sarà "solo" e dovrà usare la torcia se necessario, se sente rumori strani o rompe il "perimetro" che sto per fare. Chi starà in mezzo dovrà esssere pronto ad aiutare chi ne ha bisogno il più velocemente possibile e gradirei anche ci guardasse sopra la testa. Personalmente non voglio finire fottuto come l'altra squadra.
Quindi con la torcia illuminai l'unico tunnel davanti a noi abbastanza largo per farci passare. Gli altri infatti mi sembravano troppo stretti e se così piccoli significava che non erano stati scavati da noi ma da altro, altro che non tenevo a conoscere.
direi di andare di là... ma prima fatemi fare la mia magia...
Mi concentrai un attimo e un aura gelida proruppe dal mio corpo, diffondendosi lievemente attorno a me. Avevo attivato la mia innata e cercai intorno a me presenza di acqua che potessi utilizzare. Chiusi gli occhi per concentrarmi al meglio e allungai la mia percezione al massimo e dopo poco riuscii a sentire la presenza di un rigolo d'acqua che scivolava silenzioso dall'altra parte del buco in cui eravamo. Immediatamente l'attirai a me, usando la mia speciale capacità, velocizzandone la fuoriscità per poterne avere abbastanza.
Una volta che ne ebbi la quantità desiderata creai una specie di barriera d'acqua che fosse abbastanza alta e larga da coprire il tunnel che stavamo per prendere. Largo circa 2 mt e alto uguale l'impresa mi portò via pochi istanti e che mi fece chiedere tra me e me cosa stessero pensando gli altri. Ma non era il momento per vantarsi. Quella cosa serviva a tenerci in vita. Non stavo facendo l'esibizionista per ricevere applausi
perfetto... questa sarà il nostro "ultimo uomo". La porrò 7 mt dietro all'ultimo di noi. in questo modo se qualcuno o qualcosa la infrange io riuscirò a sentirlo grazie al fatto che la sto manipolando io stesso mentre l'ultimo sentirà il rumore di ghiaccio spezzato. non è molto ma è sempre qualcosa in più.
La barriera non era molto larga e difficilmente avrebbe fermato qualcosa di grosso, o anche di piccolo abbastanza desideroso da ucciderci, ma era sempre meglio di niente.
Toccai la parete appena creata e con il mio chackra gelido la congelai.
bene... direi che, se non avete obiezioni, possiamo partire...
Quindi mi incamminai verso il tunnel e, controllato che mi seguissero, accesi la torcia proiettando la luce avanti a me e muovendo la barriera in modo tale che fosse 7 mt dietro all'ultimo. Passo dopo passo ci inoltravamo sempre più dentro quel budello di terra nel quale, volente o dolente, dovevamo camminare.
La torcia ci illuminava il passaggio e qualche volta mi sembra di intravedere una bestia che si dileguava, spaventata dalla luce improvvisa. Sebbene fosse poca era abbastanza per sorprendere quegl'abitanti che di luce non sapevano nulla.
Quel mondo non apparteneva a noi, abitanti della luce, abituati a vedere con gli occhi, ma a loro, abitanti del buio che facevano affidamento su altri sensi per sentire, vedere, ma sopratutto cacciare. Erano loro in vantaggio e non dovevamo dimenticarlo mai.
Quasi fosse un tic nervoso ad ogni curva, seppur minima, schiacciavo il pulsante della radiolina, sperando che stessimo andando nella direzione giusta ma nulla, silenzio più totale che in quel buio diventava sempre più opprimente, più schiacciante.
Adeguavo la barriera alla larghezza del tunnel, in modo tale che non si infrangesse per sbaglio, allarmandoci tutti, ma oltre a quello non c'era nulla che mi distoglieva dal passaggio davanti a me.
Prendemmo qualche tunnel alternativo, scegliendo quasi più per intuito che per logica. Quanta logica poteva esserci nella scelta di un tunnel? Quasi identici l'uno dall'altro, l'unica cosa che li distingueva poteva essere la pendenza. Certo sceglievamo il tunnel, quando c'era scelta, con la pendenza verso l'alto. Ma chi poteva assicurarci che dopo diversi metri questi non scomparisse in qualche recondito buco, in una strada senza uscita - che un paio di volte prendemmo, costringendoci a tornare e cambiare tunnel - o direttamente nella tana di un mostro?
Con il silenzio della radio portatile, attaccata all'altezza del cuore e che schiacciavo all'inizio di ogni tunnel prima di "scegliere", e la "barriera" di ghiaccio che ci seguiva continuavamo nella nostra "passeggiata" nell'inferno.

CITAZIONE
Stato fisico: illeso
Stato mentale: speranzoso e concentrato
Chakra: 275/300 (attivazione innata (10), manipolazione dell'acqua(5), congelamento dell'acqua(10))
Armi:
- Kunai x 10
- un panno conduttore di chackra
- 2 sigilli esplosivi (1 sigillo attaccati ad un kunai)
- 2 flash (1 flash attaccata ad un kunai)
- 2 fumogeni
- 1 tonico azzurro
- 1 panno conduttore di chackra
- ?? sigilli esplosivi da demolizione
- radiolina portatile
Note:
- spero che il post vada bene... l ho fatto un pò di fretta...
- nn so il numero esatto dei sigilli esplosivi da demolizione

 
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wert95
view post Posted on 10/9/2010, 19:08




CITAZIONE

narrato
parlato
pensato
parlato altrui


Chapter One: Chakras, Blood And Ice, The Three Of Team Tau



I giorni scorrevano velocemente, la vita era monotona e nessun brutto ricordo mi perseguitava, finalmente avevo sconfitto un avversario, un avversario alla pari con me, finalmente ero riuscito a battere un avversario ma, quello che mi disturbava e che non avevo ancora avuto la possibilità di provare la mia nuova tecnica che ancora restava ignota a tutti, la mia tecnica più potente, una tecnica per cui serviva il mio elemento, il sangue.
I ricordi erano molto belli, io che riuscivo a sconfiggere quel ninja e passare la fase dell’esame chunin, sentivo che lo sarei diventato presto, anche se non mi interessava molto, pensavo di più quel ragazzo, quel ragazzo che era riuscito a battermi, ormai non me ne facevo più problema, ma prendevo quella sconfitta come metodo per imparare:
in quella sfida avevo usato un tattica basata sull’attacco, invece ora avevo cambiato metodo di attacco, la difesa era il mio migliore attacco, dovevo usare la difesa per riuscire a infrangere i miei colpi sull’avversario.
Ma proprio in quel momento qualcosa cadde e mi fece sobbalzare dalla sedia su cui ero seduto comodamente a riflettere, un rumore simile a qualcosa o qualcuno che apriva una finestra.
Strano, oggi nessuno doveva venire, e poi perché dovrebbe passare per la finestra.
Mi alzai e andai nella stanza da cui veniva il rumore, ma non era presente nessuno, a prima vista niente di strano, tutto era al suo posto e non mancava niente, ma, dopo poco, la mia vista si concentrò su di un a pergamena arrotolata e posata sul mio tavolino da salotto.
La curiosità si faceva sempre più sentire fino al momento in cui decisi di guardare cosa conteneva.
Per il Genin Angelus Yamikura, lei è stato reclutato nelle forze ninja al fronte, si deve subito mobilitare per il posto indicato di sotto e arrivare entro 3 giorni. Prenda tutto il necessario, probabilmente resterà molto tempo in quel mortorio, non le nascondiamo niente, è molto pericoloso e le bestie sono molte, non la abbiamo chiamata per merito ma solo perché ci servono altri ninja di leva per completare lo sterminio.
Richiusi subito la pergamena e camminai fino alla mia falce, affilata come sempre, la presi e subito mi avviai verso il cancello della città per partire con massima urgenza.


////



Arrivai all’alba del 3° giorno di viaggio, un po’ affaticato ma niente di cui preoccuparsi.
Appena arrivato un ordine arrivò alle mio orecchie, dovevo montare la mia tenda, ma me ne fregai, non avevo bisogno di una tenda per dormire, mi issai su di un albero e mi sdraiai su di uno dei suoi rami, chiusi lentamente gli occhi e mi addormentai, rilassato su quell’albero, aspettando che qualcuno mi chiamasse per dirmi ciò che dovevo procurarmi e fare.

////



Mi risvegliai sentendo l’adunata dei ninja, vecchi ricordi mi saltarono alla mente dopo la vista di facce che non vedevo da molto tempo, il mio vecchio (per modo di dire) sensei era anche lui presente, chissà se era riuscito a diventare chunin, ma la persona che mi saltò più agli occhi fu un ragazzo che sembrava molto famigliare, più mi avvicinavo più il corpo provava dolore, e arrivato a pochi metri di distanza fui sicuro della mia visione: era il ragazzo che tempo prima mi aveva sconfitto in quel duello, quel ragazzo capace di controllare l’acqua e il ghiaccio a suo piacimento.
Poco dopo la mia attenzione venne richiamata da un veterano che ci spiegò i vari incarichi.
Ci divise in squadre e io, con la fortuna che mi ritrovavo , capitai in un squadra senza ragazze da corteggiare ed in più con lui, quel ragazzo, il ghiacciolo.
Squadra phi[1], il vostro compito è esplorare e ripulire le gallerie sotterranee poco oltre i confini della vecchia città, dobbiamo essere sicuri di non essere attaccati alle spalle quando avanzeremo! Quella zona deve rimanere libera, è la nostra via di fuga, quindi dopo il raid voglio un cordone di sicurezza tutto intorno, robusto ed efficiente!
Qualcosa di più facile?!
Dentro di me mi aspettavo una missione degna di quello che io credevo di essere cioè un ninja con capacità straordinarie ma, invece, mi rifilavano sta missione di poco conto in un tunnel sconosciuto ed in più con altri ninja di leva, tutti probabilmente senza esperienza se non per qualche veterano che si poteva intravedere nella squadra.

////



Non da molto stavamo camminando in quel tunnel maledetto, nessuna bestia in vista i miei compagni sembravano poco impauriti, io come sempre non mi abbassavo a certe cose, la paura per me non esisteva, sarei rimasto lucido e pronto per qualsiasi spargimento di sangue, invece molti in molti altri si poteva vedere solo dall’espressione facciale che in loro albergava una paura mostruoso, forse perché era la loro prima missione o forse perché avevano davvero paura solo di quelle bestie o del tunnel in se, ma di sicuro non avrebbero resistito molto se si fosse presentato un pericolo.
In quel momento, vidi, come tutti gli altri, qualcosa davanti al gruppo, capii subito cosa era e subito mi avventai sui miei compagni di squadra per avanzare nella fila e andare ad uccidere quella bestiaccia,ma successe un fatto che non avevo programmato:
tutti noi demmo attenzione al mostro davanti a noi senza pensare alle spalle, le un’altra bestia si staccò dal soffitto e attaccò i componenti della seconda squadra, alcuni morirono senza difendersi, altri cercarono un modo per sfuggirgli e ancora altri combatterono ma il disastro era sicuro.
Una scintilla, una semplice scintilla finì su di un congegno esplosivo e questo si accese , poco dopo l’esplosione che coinvolse anche gli altri congegni e che trasformo quel tunnel in una camera solare, non si capiva più niente, l’esplosione aveva distrutto sicuramente buona parte del tunnel e le macerie si accalcavano vicine.
Quando tutto finì, capimmo che era davvero successa una disgrazia, da quello che riuscivo a vedere eravamo rimasti in tre: io, ghiacciolo e un altro ninja, a me sconosciuto, o forse no.
Certo, lui e quello che è stato promosso nel mio stesso corso con il mio stesso sensei, non mi ricordo il nome ma di sicuro sarà di aiuto.
Due ninja di kiri, uno di suna, terra, macerie e sangue.
Un suono, un semplice suono richiama la nostra attenzione, ghiacciolo lo estrae dalle macerie, la radiolina portatile, la avvicina a se, ha il tasto bloccato.
pronto? pronto? mi sentite? siamo rimasti bloccati qua sotto. Tre superstiti, gli altri morti. Abbiamo provato a scavare per il foro di entrata ma sembra impossibile. Ci serve una mano e ci serve velocemente.
Riusciamo a sbloccare il tasto e finalmente riusciamo a prendere contatto.
Ricevuto. È una gran brutta situazione e non possiamo aiutarvi, non abbiamo modo di eliminare tutti questi detriti. La vostra unica possibilità è sperare che più avanti quel tunnel porti a qualcosa di più che alla tana di ciò che vi ha attaccato, dovete trovare un modo di ricollegarvi ad una delle gallerie principali da cui siamo entrati oppure trovare un'altra strada che porti all'uscita da queste caverne.
Una volta fuori dovreste poter usare la ricetrasmittente portatile per contattare il campo base, ma sino ad allora, non potendovi portare dietro il trabiccolo sarete tagliati fuori da tutto e tutti. Provate ogni tanto a accenderla però, se sentite vagamente il segnale significa che in qualche modo siete collegati ad una via sicura.

Siamo spacciati.
Soldato Normalce, sei quello con più esperienza di guerra là sotto quindi ti assegno il comando del gruppo: la vostra squadra ha adesso nome in codice tau, la sua missione è raggiungere la superficie o una delle zone sicure qui nelle caverne, vivi. La responsabilità è sua, noi dobbiamo continuare la nostra missione.
Bene, pure ghiacciolo come leader, siamo fottuti.
si signore. raggiungeremo una zona sicura e cercheremo di trovare la via del ritorno. rimarremo vivi. passo e chiudo.
È tutto: buona fortuna. Passo e chiudo.

allora ragazzi. so che è una situazione particolata, se non disperata, ma mi sono già trovato in una situazione simile e ne sono uscito vivo…
già dalle prime parole andai a sedermi contro il muro creato dalle macerie e stetti li, sapevo già che il discorso sarebbe durato abbastanza.
…mente fredda e lucidità sono le uniche cose che ci terranno in vita. atti di eroismo o colpi di testa ci faranno uccidere. chiaro?
Restai zitto, chi tace acconsente.
Se avete paura non preoccupatevi, è normale e giusto. la paura vi tiene vigili e vi stare attenti su ogni piccolo particolare, particolari che ci terranno in vita. Quelli che vi sto dicendo ora sono solo parole e so che all’atto pratico saranno difficili da effettuare ma mi aspetto che lo facciate, che siate forti… altrimenti da qua fuori non ne usciremo
Non usciremo qualunque cosa accada…
bene... direi che è ora di mettersi in marcia. Spero che le vostre torce funzionino ma, non sapendo quanto ancora dovremo stare qua sotto direi di razionarle. Controlliamo come sono messe e poi le useremo a turno. Io mi metto davanti ed utilizzo la mia, ogni tanto ce le scambieremo così da avere una luce abbastanza luminosa da illuminarci la via ma non troppe luci da spaventare, o peggio, attirare eventuali mostri.
giocherellò un po’ con la torcia e la accese per poi rivolgersi nuovamente a noi.
ed una cosa è andata... Ora mi serve sapere qualcosa di più su di te...
indicò l’altro ninja di kiri
... Angelus già lo conosco e più o meno so qualcosa delle sue capacità ma di te non so praticamente nulla... Compreso il nome... inoltre, se hai abilità sensoriali o oculari che ci permetterebbero di coprire il nostro punto cieco, dimmelo altrimenti non è un problema e ci penso io..
Tengo a precisare che tu non sai le mie abilità…
Non mi conosceva affatto, da dopo il nostro combattimento ero cresciuto, ero diventato più forte.
... non è un problema. Angelus ha già avuto modo di carpire alcune delle mie capacità quindi non si sorprenderà molto da quello che sto per fare ma te non mi applaudire... hahaha...
Non esagerare…

decidete voi due chi starà in mezzo e chi in fondo, chiunque vada dietro comunque non sarà "solo" e dovrà usare la torcia se necessario, se sente rumori strani o rompe il "perimetro" che sto per fare. Chi starà in mezzo dovrà essere pronto ad aiutare chi ne ha bisogno il più velocemente possibile e gradirei anche ci guardasse sopra la testa. Personalmente non voglio finire fottuto come l'altra squadra.
direi di andare di là... ma prima fatemi fare la mia magia…

si concentro e formo un muro d’acqua che successivamente ghiaccio, ora avevamo un difesa anche dietro di noi.
perfetto... questa sarà il nostro "ultimo uomo". La porrò 7 m dietro all'ultimo di noi. in questo modo se qualcuno o qualcosa la infrange io riuscirò a sentirlo grazie al fatto che la sto manipolando io stesso mentre l'ultimo sentirà il rumore di ghiaccio spezzato. non è molto ma è sempre qualcosa in più
bene... direi che, se non avete obiezioni, possiamo partire...

forza, andiamo verso l’inferno, starò io per ultimo.
Indicai il ninja a me sconosciuto
Tu stai in mezzo.
Mi incamminai insieme a ghiacciolo e iniziammo a percorrere la strada, aspettando anche il terzo esponente della squadra tau, una squadra composta da chakra, ghiaccio e sangue.




CITAZIONE
Stato fisico: illeso
Stato mentale: pessimista , concentrato
Chakra: 200
En. Verde
Armi:
- Falce a tre lame
- Kunai [3]
- Shuriken [1]
- Guanti con lamina d’acciaio [indossati]
Tonici:
- Tonico coagulante [2]

 
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~Fr4nšïsko
view post Posted on 11/9/2010, 11:26




[Dig or Die: chapter one - Sqadra τ.]
La finestra che dava sul balcone era serrata e non si poteva accedere al balcone, fedele consigliere nelle buie notti d'inverno e non solo. Il cielo si pronunciò con un unico solo rombo talmente forte da farmi sobbalzare, indice che la tempesta era agli albori. Non era l'unico prologo delle avventure che stavano avendo inizio quel giorno. Di tanto in tanto quel'immensa massa grigia faceva sentire la sua presenza con qualche strano rumore che mi sembrava simili al ruggito di un leone. Era stato proprio uno di quei versi a svegliarmi. Dentro si stava bene ma fuori la temperatura era calata considerevolmente. Ciò mi trasmetteva un senso di calore umano, di accoglienza quasi materna per quella casa in cui avevo passato di tutto. Ero seduto su una sedia; con una delle mani mi torturavo i capelli. Nell'altra avevo un pezzo della mia scacchiera con cui giocherellavo mentre pensavo dove avrei potuto posizionarlo. Ricordo come se fosse ieri il mio sguardo, svogliato, apatico. Il grigiore del giorno si abbinava perfettamente al mio umore. Poi all'improvviso tutto cambiò. Quella mattina passò da casa mia il postino. Mi avvicinai alla porta ma non aprì. Guardai dall'occhiolino della porta e lo squadrai da cima a fondo. Egli infilò qualcosa sotto la fessura della porta. Incuriosito mi chinai a cogliere la misteriosa busta. C'era scritto

CITAZIONE
Shinobi di Kiri, aspirante chunin, tu e tutti gli altri che siete riusciti a superare la prima fase dell'esame chunin, essendo più qualificati rispetto ai vostri colleghi genin, siete chiamati al per affrontare una dura missione. E' obbligatoria la vostra immediata presenza.

In quel momento provai un misto fra stupore e disagio. Pensai quale fosse il motivo di interrompere così bruscamente gli esami, benchè fosse passato del tempo dalla 1 prova. Nella lettera era accennata una missione. Inizia a riflettere. Non doveva essere poi così difficile se era stata affidata a dei genin. E poi probabilmente non era qualcosa di davvero grosso non essendo stati richiamati anche i normali genin. Non persi tempo ero desideroso di sapere qualcosa di più e quindi mi armai e mi avviai.

[..]

Il gruppo era più grande di quello che pensassi. Effettivamente il biglietto consegnatomi era tutt'altro che veritiero. C'erano moltissimi shinobi. Iniziavo a essere preoccupato. In realtà questo sentimento era oppresso da uno più grande, quello di voglia di sangue. Era strano, avevo la voglia matta di combattere di opprimere e soffocare altre vite. per un'attimo pensai di essere solo un'assasino. che diritto avevo io per giudicare ciò che facevano gli altri e per impormi sulle loro scelte? Infondo ogni uomo era libero. Intanto iniziammo a camminare. Eravamo fuori dal villaggio. Devo ammettere che fino a ad allora non mi ero spinto mai così oltre e perciò tutto il paesaggio mi sembrava quasi incantato: la strada sterrata era contornata da alberi di tutte le specie e di tutte le stazze. Essi, quasi in posa da contorzionista, si mischiavano, creando delle macchie di color verde una diverse dall'altro. Per un secondo indugiai. In quel secondo un marea di persone che camminavano sul mio stesso percorso mi passarono accanto apatiche ed indifferenti. Non riuscivo a capacitarmi: come facevano a non notare tutto ciò che era intorno a loro? Gli alberi sempre verdi, i fiori eburnei dei cespugli , il sottobosco stracolmo di specie davvero strane di animali. Tesi la mano come per poter affermare un pezzo di questa magia chiamata natura ma pi parve di toccare un vetro che divideva la mia realtà da quella naturale dell'ambiente. Un pò malinconico continuai a marciare finchè non raggiungemmo dei mezzi di trasporto- solo dei vecchi pulmini- che ci portarono a degli accampamenti vicino al fronte. Io, insieme ad unj esiguo gruppo di shinobi fummo incaricati di tirar su la tenda dove dormire. Coloro che potevano erigevano strutture difensive si erano dispersi e in me che non si dica barriere di legno erano ovunque. Bello il mokuton.
[..]
Eravamo schierati in in una fila parallela e un uomo ci spigò il da farsi. Infondo, non doveva essere troppo difficle. Saremmo dovuti andare là, perlustrare e tornanare indietro, possibilmente vivi. Così ci avviammo nei tunnel che erano sotto la nostra attenzione.
[...]
Eravamo calati in uno di questi pertugi. Non si vedeva un bel niente. l'udito era il senso maestro ma ovviamente se ci fosse stato qualcuno o qualcosa che abitava quei fangosi cunicoli sarebbe stato più avvantaggiato di noi essendo più abituato. La tensione era palpabile; Camminavamo in fila. I caposquadra sembrava deciso e ciò mi infondeva sicurezza, una strana sensazione visto la situazione ma ero convinto che saremmo riusciti ad uscirne illesi. Ma una condizione ripetuta tante volte nella propria mente per autoconvincersi non diventa verità. Dopo un pò di cammino - non avevo idea di quanto fosse passato dato che non ero fornito di orologio, nè mi potevo regolare col sole- incontrammo il primo abitante di quell'angustyo luogo. Gettammo una luce che piano piano aumenteva di densità. Eravamo tutti concentrati su quella specie di mille piedi. Non era una delle migliori viste del mondo, ma nessuno riusciva a distogliere le viste da quel bizzarro animale: la curiosità regnava sovrana!. Eravamo così concentrati a squadrarlo da cima a fondo, cercando in lui qualche cosa, qualche arma, qualche peculiarità- in realtà non sapevamo neanche sapevamo cosa- che qualcosa ci attaccò alle spalle. E fu il fini mondo. Non so come ma la squadra si divisa in due : il tunnel era crollato. Un ammasso di roccie dividevano me, e altri due shinobi dal resto del team. Uno fra noi che a dir del capo squadra era il più esperto fu eletto come nostro responsabile e ci fu dato l'incarico di tirarci fuori di li. Egli cercò di attacr conversazione, quanto meno all'inizio, per conscerci meglio e sapere magari qualcosa in più sulle nostre abilità. In realtà voleva solo sdrammatizzare una situazione fin troppo drammatica. Dopo qualche attimo di panico ci organizzammo. In realtà non ero atterrito come potevo dare a vedere: quella situazione mi galvanizzava, mi sentivo di poter affrontare tutte le avversità possibili; ero quasi felice! Inspiegabile vero? ma era così. Il nuvo capo team si diede subito da fare e accese la sua torcia. La sua innata gli permetteva di comandare l'acqua e congelarla. Grazie ad essa potè creare una barriera dietro di noi che ci servì da "ultimo uomo". Ci stavamo per mettere in cammino quando dissi

In realtà non so quanto possa essere utile. Sappiamo bene che ci hanno inviato qui per ripulire un'eventuale via di fuga .. Ma in che occasione si usa la via di fuga? Si usa quando in battaglia non si riesce a fronteggiare il nemico e si vuole andar via dal campo di battaglia.. Avete capito dove sto andando a parare? Più ci inoltreremo nel tunnel più ci avvicineremo nel campo di battaglia e quindi aumenteranno le possibilità di incontrare bestiue belle grosse.. Senza contare il fatto che il fatto che con il baccano che abbiamo fatto ci avrenno localizzato.. Teniamo gli occhi ben aperti .. Potrebbero preparare delle imboscate.. Alla fin fine sono riusciti ad arrivare alle nostre spalle senza che neppure i più ansiani se ne accorgessero..

Ciò detto ci avviammo in quanto era si vero che era rischioso procedere ma lo era altrettanto stare fermi e con le spalle al muro; inoltre era l'unica via da poter seguire.. Se solo avessimo potuto fare qualche buco nel muro ..
Sentivo che a breve sarebbe accaduto qualcosa di non molto buono per noi.. Comunque procedemmo in fila indiana, io mi trovavo al centro della fila: ero il più scarso del gruppo. Questo pensiero mi demotivò leggeremente ma a breve avrei sicuramente dato prova del mio ardore.

SPOILER (click to view)
Stato fisico: illeso
Stato mentale: pessimista , concentrato
Chakra: --
En. Gialla
Armi:
- Kunai [3]
 
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Vaalin
view post Posted on 14/9/2010, 23:14




[Dig or Die - Sqadra φ/τ.]

Capitolo Secondo: Tunnel senza Fine

Non c'è campo.
Non un solo filo di luce naturale, solo tanta, tanta umidità.
Se non vi trovaste a chissà quante centinaia di metri sotto terra, vi verrebbe da pensare di essere il classico party di pg all'esplorazione del consueto dungeon; vi attenderebbero allora sì sfide all'ultimo sangue, ma anche un tesoro.
Purtroppo non è così, voi non siete un mago, un guerriero e un chierico, no, siete dei soldati - mal pagati, fra le altre cose - e non vi aspetta assolutamente niente alla fine di quel dedalo di gallerie sotterranee.
O meglio, nulla vi aspetta se siete fortunati.

Spesso il terreno è coperto di sassolini e altri piccoli detriti, i crolli, di qualunque entità, non devono essere una rarità là sotto e potrebbe venirvi in mente che ogni volta che sentite i frammenti di roccia scricchiolare sotto le vostre scarpe potrebbe essere l'ultima.
La vista del soffitto poi non è incoraggiante, con tutte quelle sue stalattiti che paiono come pronte a lanciarsi in un'imboscata.
Vi fate strada con difficoltà, il suolo è grandemente dissestato e discontinuo, spesso sin troppo fitto di stalagmiti e altre protuberanze acuminate; se mai dovrete scivolare o inciampare nella vostra vita, di certo sperate di non farlo da quelle parti.

Verrebbe da pensare il contrario, ma fa caldo, più che all'esterno di sicuro. A giudicare anche dal rumore è possibile che qualche vena d'acqua sotterranea scorra nei dintorni e che ancora più giù una camera magmatica di qualche sorta la riscaldi assieme ai condotti che state percorrendo.
Non è perciò improbabile la vista che sovente vi trovate davanti di imponenti formazioni di cristalli, i quali a volte vi sbarrano la strada ed altre vi costringono a cimentarvi nell'arte del contorsionismo più estremo per riuscire a passare attraverso le anguste fessure lasciate libere.
Tutto è scivoloso al tatto, spesso unticcio, e l'umidità rende più difficoltosa la sudorazione, rendendo il vostro viaggio più faticoso di quanto di per sé già sarebbe.
I vestiti che indossate poi... cominciano ad essere inadeguati per l'ambiente in cui vi state addentrando e sicuramente, fra tutte quelle propaggini naturalmente affilate del sottosuolo, cominceranno a lacerarsi e le vostre carni a tagliuzzarsi.
Attenti a dove mettete le mani o i piedi, rischiate grosso.

E se per il fisico è un'esperienza ai limiti della vostra resistenza, la mente non sta certo facendosi una passeggiata.
Da quanto siete là sotto? Chi lo sa, per assurdo potreste esserci da due ore come da tutta una vita e la sensazione della luce del Sole sulla pelle non la ricordate più.
I vostri occhi si stancano della poca luce, non sono abituati a quelle condizioni di visibilità, così come voi non lo siete ad un simile stress: sempre in fila, voi tre, circondati da solide pareti di roccia, senza sapere dove stiate andando, scegliendo per caso l'uno o l'altro cunicolo ed un pensiero, che sempre in testa vi ronza - posso fidarmi di loro?
Forse non siete ancora tutti arrivati a quel punto, ma l'ambiente claustrofobico non può che incrementare il senso di impotenza, di imprigionamento, e il fatto di camminare in fila la paura di essere abbandonati, all'improvviso, da chi vi dovrebbe seguire; oppure di essere traditi, sì, perché con voi avete ben poco di cibo e risorse e se la ricerca della salvezza dovesse andar per le lunghe... non volete neanche pensarci, ma forse dovete farlo.
Perché il primo di voi che dovesse farsi chiara l'idea di agire, avrebbe un vantaggio per gli altri incolmabile.

Per ora però non potete far altro che fidarvi l'uno dell'altro, perché in tre è meglio che da soli, specie perché laggiù, nelle profondità della terra, difficilmente sareste veramente da soli... quanto successo all'altro gruppo che era con voi vi è stato da esempio.
Niente è più come sembra quando la luce scarseggia e i tuoi sensi si ottundono, le ombre si fanno giganti e sinistre, il lento stillare di innumerevoli gocce di acqua ti martoria la mente, ti priva della lucidità e, piano piano, goccia dopo goccia, del senno.
Tuttavia non siete ancora finiti, no, c'è speranza in voi, il vostro cervello si sta piegando alla paranoia, ma è un processo lento, per il quale occorre tempo; e se sarete abbastanza veloci nell'uscire da lì, forse avrete la fortuna di non subire deformazioni permanenti.

Il nemico più imminente non è però l'ambiente ostile, né il lento deteriorarsi del raziocinio, è qualcosa di fisico, di concreto, eppure invisibile.
È la consapevolezza di averne già visto uno di quegli esseri a rendervi incerti, a farvi soppesare con cura ogni scelta, ogni mossa che fate; il fatto di non averne ancora incontrati degli altri può essere un buon segno, ma potrebbe anche farvi pensare di essere delle incaute pedine su una scacchiera più grande della quale non avete neanche una idea. E, come nel gioco della dama, una mossa falsa e potrebbero mangiarvi tutti in un boccone.

Siete arrivati alla fine di un tunnel, dopo più di mezz'ora di marcia vi siete trovati un bel muro davanti, o meglio, il consueto sbarramento di pietre e cristalli ammassati gli uni sugli altri.
State cercando di capire se possiate in qualche modo farvi strada in quella rigida matassa roccea quando udite uno scricchiolio.
Vi voltate subito verso la parete alle vostre spalle, il vostro sinora fedele segnale d'allarme, ma niente: non c'è nulla là dietro, nemmeno un'incrinatura nella sottilissima lastra.
Guardate in alto, avanti, intorno a voi, ma c'è solo l'insensibile vuoto delle pareti della galleria.
Eppure lo sentite, di nuovo. E ancora.
Il suono si fa più definito, è una specie di continuo raspare, un imperterrito grattare contro qualcosa.
Vi accorgete di una falla critica nel vostro piano: non avete mai adeguatamente pesata l'idea che invece che alle spalle potessero prendervi al fianco.
Con un ultimo rumore sordo, la parete alla vostra sinistra cede, per fortuna non abbastanza in fretta da cogliervi impreparati.
Avete il tempo di spostarvi, se volete, mentre delle strane zampe si fanno una nuova via tra la roccia.
Le vedete e sentite sfregare cacofonicamente, demolendo il muro che vi separava da loro: che intenzioni avranno? Ma, soprattutto, quali sono le vostre?
Potreste fuggire, voltarvi e correre a più non posso, imboccare uno degli altri tunnel che avete trascurato prima.
Ma se vi inseguissero? Non siete sicuri di riuscire a rifare quel letale percorso ad ostacoli ad un passo accelerato.
Sempre meglio di morire però...
Avete poco tempo per scegliere, piano piano l'apertura andrà allargandosi e già vedete uno strano liquido giallo schiumare sui suoi bordi, sfrigolando lentamente.


[Se restate.]Uno strano corpo nero si profila sotto i fasci delle vostre torce, ricoperto di un lucido esoscheletro nella sua parte centrale, che fonde testa e torace in un unico, tozzo elemento dalla silhouette pressappoco triangolare.
Sei zampe si dipartono da quel blocco scuro, più un imprecisato e frenetico numero di piccoli arti pelosi e uncinati che contornano quella che si direbbe la bocca; una schiuma gialliccia li impregna e cola lentamente sul suolo, formando lunghi filamenti appiccicosi solo a guardarli.

Per un attimo vi scruta, non sapete bene con quali occhi, dacché non ne vedete, ma è chiaro che lo stia facendo, l'intero suo corpo, l'atteggiamento, sono come d'attesa; sta elaborando la situazione, cercando di capire cosa siete.
In questo voi avete un vantaggio irrecuperabile: voi già lo sapete, avete tutte le informazioni, e anche se così non fosse probabilmente il vostro cervello supera il suo di almeno sei volte.
Potete agire subito, oppure aspettare che sia "la cosa" a fare la prima mossa, tutto ciò che è certo è che tenterà di saltarvi addosso, di venirvi contro, sfruttando tutta la spinta che i quattro suoi arti poggiati a terra possono darle. Dopo non sarà che un bestiale dimenarsi di sei artigli affilati, tra schizzi di acido sputati a getto continuo dalla bocca e regolati dalle zampine secondarie.

SPOILER (click to view)
In questo caso una bestia vi salterà (se non volete agire per primi voi) addosso, cercando di impegnarvi in tutti i modi.
Capirete presto infatti che non è un istinto aggressivo, ma difensivo il suo, dacché vedrete alle sue spalle un altro esemplare che fugge.
Quello che vi attacca potete ucciderlo auto-conclusivamente (Rilevanza minore di uno), ma vi terrà impegnati il tempo sufficiente a far svoltare dietro un angolo l'altro esemplare.
Potete seguirlo, tornare indietro, bervi un caffè... vedete un po' voi.


[Se scappate.]Fuggite, sciocchi!
Non sono le miniere di Moria e non avete un demone antico davanti, ma è possibile che qualcuno fra voi abbia il gusto della citazione, come, in effetti, è anche probabile che l'adrenalina che avete in corpo, mista a paura, freni le vostre lingue dal fare dell'umorismo di bassa lega.

Correte, aiutati dagli scarsi fasci di luce delle vostre torce e dalla memoria recente del vostro passaggio in quegli spazi ostili.
Non avete il tempo di vedere cosa sia spuntato dalla parete, né forse lo volete sapere; se lo aveste voluto, sareste rimasti.
E non è questo il caso.

Sentite di voi un'incredibile pressione, avete la sensazione di essere incalzati, come di qualcuno alle vostre spalle che stia per spingervi da un momento all'altro; la tensione e la fretta vi deconcentrano, vi rendono meno cauti, gli ormoni e il battito accelerato portano via con sé il senso del dolore e vi appoggiate anche laddove prima non avreste osato.
Vi tagliate, più volte, e chissà che non litighiate per passare per primi al momento di dover riattraversare una delle tante strozzature.
Se mai è esistita una ritirata ordinata, di sicuro non lo è la vostra.

Dopo chissà quanto che correte prendete un'altra galleria, per sbaglio forse, perché è difficile che prima nel passare non vi fosse rimasta impressa.
Vi ritrovate in una sorta di caverna, uno spazio finalmente più ampio di quelli dove sinora siete stati, con vostro sollievo.
È bello guardare verso l'alto e constatare che il soffitto dista più di pochi metri da te.
Certo, questo rende eventuali stalattiti pericolanti ancor più letali, ma volete mettere con la serenità psicologica?
Mentre guardate verso l'altro, un brivido vi percorre la schiena quando posate il primo passo all'interno di quell'ambiente.

Splach.


Abbassate lo sguardo: una sorta di viscido liquame denso circonda la scarpa e pare muoversi convulsamente, all'inizio non capite cosa sia, ma guardandovi meglio intorno la risposta appare chiara.
Un misto tra un verme e una specie di larva bianchiccia, grossa quanto un piede; la caverna ne è piena, ce ne saranno in qualche migliaio, e sentite un indistinto cupo rumore in lontananza. La terra prende a tremare.

SPOILER (click to view)
In questo caso descrivetemi un po' come vivete la cosa e che misure pensiate di adottare.
Proseguite lungo quella via? Fate una strage di vermi? Ve ne andate? Tornate indietro?




[Creature incontrate]
Creatura Standard #2 - Variante #1
Descrizione: Strani insetti grandi quanto un uomo, dispongono di sei arti affilati che possono essere usati per infilzare. La testa e il busto sono uniti in un unico elemento anatomico spesso, largo e triangolare, ricoperto di un esoscheletro chitinoso di mediocre robustezza. La bocca è contornata di zampette artigliate autonome in numero variabile da individuo a individuo, col compito di spingere i bocconi giù per la gola; secernono un acido poco potente.
Sono di colore nero, lucido laddove vi è l'esoscheletro.
Le due zampe più avanti di tutte sono allargate verso la fine, quasi come fossero delle specie di badili naturali.
Energia: Bianca
Caratteristiche: Medie
Rilevanza: 1/10

Creatura Standard #1 - Variante #2
Descrizione: Piccoli vermi inutili.
Mangiano solo terra, in piccolissime quantità.
Energia: Bianca
Caratteristiche: Basse
Rilevanza: 1/1000000
    Nota: sono comunque lunghi e larghi quasi quanto un vostro piede.


SPOILER (click to view)
"[1]" serviva solo da link, non era parte del discorso xD
 
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angelo azrael
view post Posted on 2/10/2010, 18:11




Continuavamo a muoverci e camminare. Il percorso era accidentato e difficoltoso a tratti ma riuscivamo comunque a muoverci e avanzare. Una vaga speranza forse poteva farsi strada nelle nostre menti ma rimaneva comunque flebile e lontana. Tanta lontana quanto la distanza che ci separava all'uscita. E personalmente non volevo sapere quanto era lontana... Ci rimaneva solo continuare a camminare...
Imbocchiamo un tunnel, l'ennesimo, e continuamo e continuamo a camminare. Un passo dopo l'altro guido i miei compagni verso quello che spero sia l'uscita. E' impossibile dirlo con certezza e il dubbio, come una macchina d'olio si insinua e dilaga facilmente. Ed io non ero certamente immune. Avevo già affrontato un mostro che aveva la pessima abitudine di confondersi con la melma in cui viveva ma da lì ad arrivare ad abituarsi ad ogni ombra sospetta c'era un abisso. Finora la lucidità mentale non mi aveva tradito ma ero certo che prima o poi anche io avrei incominciato a girarmi ad ogni scricchiolio, fermarmi ad ogni ombra, sentire il cuore battere all'impazzata, le orecchie tapparsi e forse, colto da un nervosismo che ancora non avevo raggiunto, correre all'impazzata per trovare l'uscita trovando invece solo un orrida morte.
Ma ancora non c'ero arrivato per fortuna.
Toccare la parete mi aiutava a rilassarmi. Sentire che il mio elemento era presente anche in quel labirinto schifoso mi dava un pò di forza ma sapevo che era il lato psicologico quello più delicato.
Insomma: persa la testa, perso tutto.
Ogni tanto, infatti, mi ritrovavo a pensare
ma se uno di noi impazzisse?
Cosa saremmo stati disposti a fare per salvarci? Avremmo sacrificato noi stessi anche nel caso in cui lui avrebbe messo a rischio la vita di tutti?
Ero il caposquadra ed era mio compito portarti tutti al sicuro. Al più l'avrei tramortito e portato sulle spalle ma nessuno rimaneva indietro.
Avevamo pensato al nemico di fronte, al nemico da dietro ma, inesperti ancora, ritenendo sicura la roccia ai lati, avevamo tralasciato i fianchi.
Un errore che chiunque avrebbe fatto. La solida roccia che ci circondava non poteva essere certo motivo di preoccupazione. Già temevamo di essere circondati in qualche cunicolo stretto, chiusi da entrambi i lati. Se poi cominciavamo a temere tutti saremmo diventati pazzi prima che cadaveri.
Ma il tunnel che avevamo preso era l'ennesimo tunnel senza uscita.
Nella mente continuavo a ripetermi che nella vita non ci sono situazioni impossibili o senza uscita ma sembrava che quel labirinto di tunnel mi avesse letto dentro e deciso di confutare la mia opinione. Ma non ci stava riuscendo, non ancora almeno...
Scossi lievemente la testa, infastidito e stanco dell'ennesimo buco nell'acqua e stavo per ordinare 5 min di pausa, per riprendere energia ma soprattutto per calmarci un attimo. Trovarsi davanti ad un altro muro certo non poteva aiutare ma non potevamo neppure stancarci correndo a destra e manca. Lucidità e mente fredda ci avrebbero tirati fuori.
Mi girai verso i miei compagni per dire "5 min di pausa" quando tutti sentimmo uno scricchiolio.
Il mio cuore si fermò per un istante e con la mente focalizzai ancora più attentamente la mia lastra. Ma era perfetta! Era perfetta! nessuno ci stava attaccando dalle spalle ma da dove veniva quel suono?
Dopo tutto quel silenzio quello scricchiolio era più di un leggero rumore, era un frastuono, un inconfondibile segnale di allarme.
Ma da dove? da dove? Il cuore incomincia a martellare forte, un respiro profondo non basta a rilassarmi così ne faccio due e riprendo la lucidità che mi serve e aspetto, cercando di capire da dove arrivi e preparandomi con un kunai nella mano. Riduco anche la mia lastra di un pezzo, non troppo grande ma abbastanza per crearmi una lancia di ghiacci che mi affianca. Intanto la parete la incastrai nella roccia per darci un debole riparo dalla via che avevamo appena percorso.
Ora sono pronto, spero.
La parete alla nostra sinistra cede, lentamente per fortuna, e ci da modo di vedere cosa accade in pochi istanti. Uno strano essere, "coso" è il primo aggettivo che mi viene in mente, si fa strada nella roccia, sgretolandola con le sue zampe anteriori e con una sorta di acido prodotto dalla bocca. Non si riesce a carpirne bene le sembianze ma continua a scavare. Estraiamo le nostre torce, illuminando lui e il suo lavoro. Ormai siamo tutti e tre pronti al mostro, non resta solo che un segnale di attacco da parte mia ma, prima di darlo, volevo aspettare ancora un attimo, capire se era un attacco o un mostro spaesato. Capire, insomma, con cosa avevamo a che fare.
ll mostro finisce il suo operato e ci scruta, con occhi che non vediamo ma che sentiamo sulla nostra pelle, un attimo di attesa, un attimo di "suspance" come al cinema e l'attacco.
Vedemmo il mostro dalla forma triangolare scattare verso di noi facendo forza sulle zampe posteriori. Sembrava però saltare a casaccio, senza mirare uno di noi nello specifico ma quasi volesse farci allontanare. Un comportamente veramente strano che mi fece chiedere e scrutare meglio nel buco che aveva creato.
perchè non cerca di ucciderci?
Scansai leggermente sul fianco evitando le zampe che vorticavano nell'aria alla ricerca della carne e cercai ancora meglio nel buco. La domanda era sempre quella
Perche?
E il perchè riuscii ad intravederlo, un ombra attaccata ad un corpo uguale a quello che ci era appena saltato addosso correva nella direzione opposta, scappando da noi.
cristo...
Ecco il perchè, o almeno le congiutture. Forse questo mostro non cercava noi, magari si era imbattuto per caso e ci aveva attaccato per dar tempo all'altro. E l'altro cos'era? la compagna? la vedetta?
Che fosse l'una o l'altra la risposta non era importante. Chiunque che fugge cerca aiuto e non dovevo permetterlo. Mi girai un attimo verso gli altri due, vedendo così Angelus vittorioso sulla creatura e dissi
Devo bloccare l'altro, seguitemi con cautela
e mentre parlavo già ero scattato verso il buco, il passaggio che mi permise di entrare nel cunicolo dei mostriciattoli.
Non avevo assolutamente tempo da perdere ma neppure dovevo agire in modo sconsiderato. Appena entrato, percorsi i primi due metri vedendo il mostro che girava l'angolo, piazzai un sigillo da demolizione sulla parete. Non sapevo cosa sarebbe successo da lì a poco con certezza ma essere sicuro di potersi chiudere la porta alle spalle era una vaga forma di conforto.
Il tunnel che stavo percorrendo era angusto e di certo non studiato per me. Ero molto più veloce della mia preda ma ero comunque in difficoltà. Quei cosi avevano scavato per se, non per un ninja che voleva fare i 100 mt piani. Non riuscivo a correre con scioltezza, nel tunnel c'erano strettoie o curve ad angolo che il mio opponente superava con agilità ma alle quale io dovevo prestare attenzione. Non si poteva sapere se alla prossima curva avrei trovato tutta la nidiata. Ma non ero solo. Beh... i miei compagni era dietro di me, non potendo correre alla mia velocità ma la mia lancia di ghiaccio era proprio al mio fianco, fedele e veloce esattamente come me. Stavo solo aspettando il momento giusto che dopo pochi istanti ebbi. Un passaggio rettilineo e lungo. Forse avrei potuto raggiungerlo ma con quale certezza? Decisi allora di lanciare la mia lancia con tutta la mia forza oltre il mostro. Oltre perchè la schiena era corazzata e non ero certo di poterla sfondare - quei mostri abitavano sottoterra quindi una sorta di protezione resistente dovevano pur averla e quel carapace sembrava atto allo scopo - ma, lanciandola oltre avevo più possibilità. Appena la lancia superò il mostro utilizzai il mio controllo su di essa per farla tornare indietro con la medesima forza e velocità. Miravo a quello che, nelle proporzioni, doveva essere il petto o la gola. Non potevo averne la certezza assoluta ma una lancia di un metro e larga nel suo max 4 cm avrebbe fermato anche di peggio. Ed ebbi sia fortuna che bravura. Il corpo centrò in pieno il mostro facendo balzare all'indietro, verso di me, e inchiodandolo al suolo, a pochi metri da me. Che fosse vivo o morto, cosa che speravo, non potevo esserne certo quindi, contro ogni evenienza, modificai la parte della lancia conficcata nel corpo del mostro affinchè spuntassero altri aculei e punte, come le spine di una rosa, conficcandole nelle viscere del mostro.
Sentii provenire da lui rantoli di dolore prima di morire, ma le lame conficcate nella gola gli impedivano di poter gridare o emettere forti rumori, solo un flebile respiro rotto proruppeva dal suo corpo martoriato. Esattamente quello che volevo.
Morto il mostro espirai un respiro di sollievo e, sentendo la parete vicino a me umida, richiamai altra acqua attorno al mio corpo.
Mi sembrava di esser solo in quel cunicolo e che il mostro appena abbattuto non fosse riuscito ad avvisare nessuno ma non si poteva mai esser certi di nulla.
Rimasi li ad aspettare l'arrivo dei miei compagni per decidere il da farsi e intanto tendevo le orecchie al massimo per sentire il più piccolo avviso di pericolo. Con una mano reggevo la pila, illuminando verso terra, così da avere luce ma non troppa per attirare indesiderati, con l'altra tenevo in mano un kunai con il sigillo esplosivo, per ogni evenienza, pensavo e l'acqua intanto continuava a vorticarmi intorno.
Ero solo in quegl'attimo, o almeno fin quando non mi avessero raggiunto i miei compagni. Muovevo qualche passo verso la direzione dalla quale provenivo, verso i miei compagni ma tutta la mia attenzione era rivolta verso la direzione dalla quale provenivano quei due mostri e alle pareti intorno a me. Non volevo un altra imboscata.

CITAZIONE
Stato fisico: illeso
Stato mentale: completamente concetrato
Chakra: 270/300 ( manipolazione dell'acqua(5))
Armi:
- Kunai x 10
- un panno conduttore di chackra
- 2 sigilli esplosivi (1 sigillo attaccati ad un kunai)
- 2 flash (1 flash attaccata ad un kunai)
- 2 fumogeni
- 1 tonico azzurro
- 1 panno conduttore di chackra
- ?? sigilli esplosivi da demolizione
- radiolina portatile
Note:
- chiedo umilmente venia per lo spaventoso ritardo...
- nn so il numero esatto dei sigilli esplosivi da demolizione

 
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wert95
view post Posted on 9/1/2011, 13:49




Uno scricchiolio, l’inferno, i massi incominciarono a cadere, lasciando al loro posto un tunnel scuro, ma altro era preoccupante.
Una creatura, non umana, si ergeva davanti alla squadra, una figura che ci scrutava intensamente.
Un inferno di zampe e scheletro era davanti a me, un’orrenda creatura a cui la natura aveva fatto un bruttissimo scherzo ma che sicuramente, metteva un minimo di paura nella mia anime, come un incubo in piena notte.
Il mio battito cardiaco aumento di frequenza e l’adrenalina iniziò a scorrere nei miei vasi sanguigni come se una pompa sparasse la stessa sostanza a velocità inaudite, la paura faceva questo effetto? Bene, sarebbe stato tutto più facile.
La creatura scatto verso di noi, senza cercare un obbiettivo, caricò il salto e cerco di raggiungerci con un sol balzo, ma l’adrenalina in questo caso serviva a qualcosa, ghiacciolo schivò velocemente la creatura in arrivo, e ora toccava a me, ma non volevo solo schivarla, la forza dei miei muscoli mi avrebbe permesso di fare molto di più.
Appena la creatura superò ghiacciolo, le mie gambe diedero una spinta, non caricata, che quindi mi portava a fare solo un piccolo balzo in avanti, ma questo sarebbe bastato sicuramente.
“il demone” si avvicinava alto invece il mio baricentro, vedendo sfruttata la forza di gravità che mi riportava verso il terreno velocemente, era molto più basso, in normali condizioni di battaglia sarei stato sfavorito, ma la mia forza mi rendeva in vantaggio.
Il mio cervello, al primo contatto con il terreno dei piedi, iniziò a mandare un impulso alle gambe, esse si piegarono a molla, pronte a far partire l’uomo, il baricentro si spostava verso avanti, protraendosi verso il centro del mostro in arrivo, mancavano pochi metri 2 probabilmente, è la situazione era favorevole:
le mie gambe si contrassero velocemente, e tutto il mio essere partì dritto verso il nemico, la velocità era alta, la mia anca si mosse insieme al braccio e al rispettivo pugno che volava verso il torace del mostro intanto che l’altra mano, impugnante la falce, la dirigeva a mo di lancia verso il volto mostruoso della creatura, che essendo ancora in volo, non avrebbe potuto certamente schivare l’attacco, il pugno, aiutato dalla velocità distrusse l’esoscheletro della creatura anche se con qualche sforzo, ma la tecnica del pugno non aveva difetti, e la forza con cui veniva sferrata era superiore al normale.
Intanto la falce, come una lancia finiva contro il viso della creatura, stessa velocità, stessa forza, solo più duro il colpo.
Il volto dell’energumeno si frantumo, e il cranio si ruppe in tante parti, se quella creatura avesse avuto un cervello, a quest’ora non lo avrebbe più avuto, sicuramente.
Intanto il resto della squadra si stava dirigendo verso un’altra creatura, che stava fuggendo, ma non me ne preoccupai, il mio obbiettivo era uccidere questa creatura, e ci sarei riuscito.
Le carni rientravano spinte dalla falce e il mio pugno invece retrocedeva, sempre aiutato da un movimento d’anca, sfregiato per la durezza dell’esoscheletro ma ancora intero.
Quando anche la falce si staccò dal volto della creatura, essa venne catapultata dietro di me e con un tonfo cupo rimase a terra ancora con i muscoli funzionanti ma senza cervello e con danni apparentemente mortali, ma anche senza cervello.. il sangue avrebbe circolato ancora per almeno sette minuti provocando atroci spasmi muscolari alla vittima, priva di coscienza e di vita.
Sapevo che ghiacciolo aveva visto la morte del nemico e che ora era più tranquillo, quindi potevo riposare la mia mano e seguire i due in un secondo momento.
Mi sedetti di fianco alla creatura, vedendola a terra non faceva più tanta paura, l’adrenalina si rarefece nelle miei condotti, il sangue si diluì di quella sostanza fino alla quiete più totale.
Guardai il mio pugno e posai a terra la falce:
esso era messo piuttosto male, aveva tagli su tutta la superficie che aveva toccato l’esoscheletro, ma tagli superficiali, che ne permettevano ancora il movimento perfetto, non c’era bisogno di usare un tonico per quei due taglietti ma la casa era preoccupante, non avrei più dovuto combattere una di quelle creature a mani nude, per non danneggiare ancora di più le mie membra.
I miei compagni ormai avevano guadagnato 1 minuto su di me, magari si erano fermati prima, o magari erano ancora all’inseguimento, l’unica cosa di cui ero sicuro era che ghiacciolo aveva posizionato un sigillo sul muro, quindi quella era la direzione esatta.
Raccolsi la falce e con una smorfia la conficcai nel corpo del mostro per poi rientrarla dalle luride membra.
Era il momento di andare, mi immisi nel cunicolo, sperando di trovare presto altre tracce di ghiacciolo e dell’altro compagno.


CITAZIONE
Stato fisico: ferite superficiali sul pugno destro
Stato mentale: speranzoso
Chakra: 200
En. Verde
Armi:
- Falce a tre lame
- Kunai [3]
- Shuriken [1]
- Guanti con lamina d’acciaio [indossati]
Tonici:
- Tonico coagulante [2]

 
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Vaalin
view post Posted on 31/1/2011, 03:47




SPOILER (click to view)
Avverto che questo post vira sul pesante ad un certo punto, invito solo i maggiorenni a leggere del tutto talune descrizioni di certe scene.
Vi avviserò di tali scene facendo rientrare leggermente il testo rispetto al resto, così:
Esempio.

[Dig or Die - Sqadra φ/τ.]

Capitolo Terzo: In the Dark

Suoni profondi, gravi echi d'un gorgogliare demonico, profondo il suo timbro, di tenebra fatto — farfugliante, folle; Blasfemo.
Pesante, eppure leggero come un respiro.
Dura un istante soltanto, ma trema la roccia: È arrivata —
La Grande Divoratrice.


La vita frattanto scorre tranquilla qualche centinaio di metri sottoterra e se non fosse per la drammatica assenza di possibili frequentatori ponderereste più e più volte di aprire un locale da quelle parti; forse non è solo aria stantia, calda ed umida quella che riempie le gallerie, chissà quali e quante esalazioni tossiche avrete inalato sinora...
Ogni tanto la vista si offusca, la testa è leggera, vi sentite traballare addirittura e chissà che non vi stiate prendendo anche un bel raffreddore.
L'ultima volta che avete veramente sentito un odore quando è stata? E chi se lo ricorda, così come anche il ricordo del Sole e del cielo si fa sfuggente.
Improvvisamente capite come non siano cose poi così scontate.

In mezzo a tutto questo filosofare, forse vi sovverrà che c'erano anche dei mostri, già; ma sono morti, no? Una volta uccisi non dovrebbero più preoccuparvi, sperate.
Non so quanta lucidità vi sia rimasta dopo tutto quel tempo nelle viscere più ignobili della terra, però ora che siete di nuovo tutti insieme attorno alla carcassa dell'esemplare che stava cercando di scappare, è possibile che vogliate fare un po' il punto della situazione.
Allora, siete dispersi da ore nel sottosuolo; i vestiti sono tutti sdruciti, lacerati a tratti e umidi; avete il naso tappato; non godete di un buon pasto da...? E che ne sapete da quanto, là sotto ogni istante sembra identico al precedente, per quanto ne sapete potrebbe esser passato persino un secolo e magari voi siete morti che non sanno di esserlo e per questo continuano a vagare nelle budella del mondo.
Intrigante come ipotesi, ma inutile ad ogni fine e scopo pratico, sia che siate vivi o meno.
Vediamo, vediamo, vediamo... cosa sapete?
Dove siete? Neanche un'idea.
Da quanto ci siete? E chi lo sa più.
Quanto vi manca all'uscita? Non ne parliamo.
Siete soli? No.
Una cosa però avete imparato: qualunque cosa siano, si possono uccidere.
È il vostro solo conforto, la vostra sola speranza.

Guardando i corpi esanimi dei due... "cosi", vi siete fatti un'idea di quel che vedrete andando più avanti, e non vi è sembrata così orribile.
Delle specie di insettoidi giganti, niente di più, quasi sin troppo banali nel periodo in cui vivete e in cui tutte le storie dei rifugiati parlano di mostri che piovono dal cielo.
Be', voi là sotto non dovreste avere di questo problema.
A meno che non sfondino il soffitto, in quel caso sì, siete fottuti in effetti.

Pensieri, pensieri, ancora pensieri! Che noia, che stanchezza... non ce la fate più, il continuo camminare vi secca da morire.
State scendendo, vi sembra, ma in realtà non lo sapete, il crescente vostro barcollare ha attenuato in buona parte la normale sensazione di sopra e sotto e più che altro state andando alla cieca; anche perché, col passare delle ore, lesinate sempre più sulla luce, perché sapete, oh se lo sapete, che prima o poi finirà e quelle torce non serviranno allora più a lungo.
Cercate quindi di dare un'occhiata a volte e poi spengere, andare a memoria oppure a tentoni.
Alla fine avete preso a premer il pulsante magico che d'improvviso fa apparir dinanzi a voi il reale solo quando nutrite qualche sospetto, che sia un rumore o solo la vostra immaginazione. Eh, già, perché quest'ultima vi gioca brutti scherzi ormai, siete nervosi, cavolo se lo siete!
Vi fate quasi paura da quanto siete irritabili.
Gli occhi vi scattano in ogni direzione, frenetici, benché non possano nulla in quel mondo senza luce.

Ma se fosse un gioco? Se tutto fosse falso, un'illusione, un labirinto, un rompicapo di quelli astuti e perversi...
Un luogo impossibile, chiuso, senza uscite, irto di difficoltà e trabocchetti; e tre persone, messe là dentro, senza un motivo, solo per vederle affannarsi, soffrire e morire.
E poi la radio, oh sì, la radio, quella è proprio la chicca, la ciliegina sulla torta: la speranza infondata di trovare la salvezza; non serve a niente, no, è inutile, emette solo quello sfrigolio, quel continuo, lacerante, fastidiosissimo grattare! Lo sentite dentro, è nella vostra testa, già si è fatto padrone dell'inconscio e bussa ormai alle porte del razionale...
Gratta, contro le pareti del vostro cervello, si vuole far strada, con le unghie e con la sua bava corrosiva, come quella che avete vista bucare la roccia.
Quanto durerete? Quanto resisterete alla tentazione di cedere, di aprirgli, di andare sull'uscio e chiedergli: chi è?
Un'ombra già passa dagli spiragli delle assi sempre più sconnesse dei vostri pensieri e allora iniziate a vederla, a farvi un'idea, letteralmente, a capire in cosa consista il vostro tormento.
E se li uccidessi tutti, i miei compagni?

Flach.

I vostri pensieri vengono interrotti, spezzati da quel rumore inconsueto. Flach, che cavolo di rumore è Flach?
Un suono appiccicoso, viscido, acre, marcescente; Ributtante.
Vi rendete conto come la roccia sotto i vostri piedi sia improvvisamente più morbida e persino più umida del solito.
Le vostre mani si fanno strada insicure e tremolanti verso le torce, il battito cardiaco come impazzito, il respiro improvvisamente irregolare e pesante mentre un passo fate all'indietro, le dita sul pulsante di accensione e...

Flach.

Uomini.
Corpi di uomini.
Corpi di uomini tappezzano la parete.
Letteralmente.

KWAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHH!

Gridate di dolore, i vostri timpani quasi perforati dall'acuto estremo della bestia davanti a voi.
Illuminato dalla fievole luce delle vostre torce il corpo immondo di quell'abominio spiega le ali, maestose e terribili, putrescenti e marce come lo spazio in cui vi trovate, del quale occupa l'intera larghezza.
Conati di vomito si fanno strada su per il vostro esofago, mentre avete modo di vedere le indicibili piaghe e quasi gli stessi morbi ignoti che ne affliggono le carni.
Siete disgustati, pensate persino di poter rimanere come infettati per il solo avervi posato lo sguardo, non sopportate l'idea di averlo vicino ancora un secondo di più, ma non riuscite a muovervi, storditi dai suoi gridi animali, attoniti di fronte all'atroce spettacolo degli indescrivibili liquami che gli sgorgano viscidi dalla bocca e colano giù, lenti, sugli occhi grandi e ciechi, incarniti e gonfi di tumori.
È appeso al basso soffitto, gli artigli delle due zampe profondamente conficcati nei corpi incollati alla roccia, dalla bocca pendono strisce di carne disfatta dai vermi.
Con un pesante battito d'ali si allontana, imboccando un ampio cunicolo, là, dove il tetto di quell'ambiente è più alto; scompare nell'ombra, in lontananza sentite ora solo l'eco dei suoi gridi sguaiati.
Vi lascia, soli, soli con quella vomitevole caverna.
Qualcosa, qualcosa di assolutamente ripugnante e perverso è avvenuto in quel luogo e non è solo il tanfo dei cadaveri in decomposizione, unico odore che per la sua violenza riusciate a sentire nonostante il naso tappato dal muco; sbagliato, è l'unico aggettivo che sappiate trovare per descrivere quella situazione.
Cadaveri, centinai di cadaveri, di braccia, gambe e volti irriconoscibili nel putridume e squallore più completi giacciono disfatti, abbandonati, sventrati, spalmati sulle pareti.
Tutto, dal pavimento al soffitto, è ricoperto di carni, pelli, intestini, vasi sanguigni e frattaglie varie, resti tutti molli, flaccidi, privati completamente delle ossa.
E ovunque occhi, occhi che penzolano giù da facce svuotate, occhi da cui spuntano nervi che si aggrovigliano attorno a braccia un tempo impeccabile vanto di superbe signore, e lingue, lingue annodate fra loro a formare assieme alle budella sostegni cui appendere nuovi corpi.
Perché sì, qualcosa vi dice che molti sono vecchi, marciti oramai, ma che altri sono recenti, spaventosamente recenti.
E tremate all'idea che alcuni di loro possano essere del resto della vostra divisione.
I vermi regnano incontrastati, candidi pur immersi nella lordura, come infinite dita oblunghe si agitano annidati ovunque nei cadaveri.
Di umana lì c'è solo la Morte.



[No turning back.]
SPOILER (click to view)
Non è consentito a questo punto tornare indietro, avete fatta troppa strada per arrivare sin qui, senza mai una svolta, non ci sono molte speranze per rifare il percorso e scegliere altre strade senza che si esauriscano le torce ed iniziate ad essere troppo stanchi per cose del genere, ormai o trovate un'uscita a breve o rischiate la morte per affaticamento — o, ancora peggio, rischiate di dovervi fermare a riposare, indifesi.


[Quell'insostenibile nodo alla gola.]
SPOILER (click to view)
Cosa voglio che facciate: che proseguiate e l'unico modo è arrampicarsi sul muro di cadaveri verso l'uscita imboccata dal chirottero (vedi sotto), per poi camminare su per un lungo corridoio in salita (anch'esso ricoperto di corpi umani su ogni sua superficie), farsela prendere male e infine imbattersi, poco prima dell'uscita della galleria imboccata, contraddistinta da una qualche, esigua, luce naturale (che per voi comunque sarà una cosa abbacinante), in delle minacciose ombre in controluce.
Sono tre insetti soldato (quelli che avevate incontrato prima erano operaie), vedasi più sotto.
Considerate che uno di essi impegni e sia impegnato dal vostro compagno attualmente non giocante, per gli altri due gestitevela come volete.
La rilevanza complessiva sarebbe di uno e quindi dovrei giocarli io i mostri, ma siamo terribilmente in ritardo e vorrei tanto portare, anche per voi, a termine la quest, quindi combatteteci in maniera auto-conclusiva (sensata però), vi do sotto tutti i dati necessari da sapere sui mostri.
Ovviamente cercheranno di schizzarvi addosso l'acido (massimo una volta a testa) e sfrutteranno la superiorità numerica in fatto di arti.
Non sono molto intelligenti, ma sanno quello che fanno e non portano attacchi sguaiati come le operaie.
Il tunnel è ampio a sufficienza perché due di queste bestie possano stare di fianco e sbarrarvi la strada con la portata dei loro arti, ma alto abbastanza da permettere eventualmente di saltarle (potete anche fuggire e farvi inseguire, comunque ciò avrà le conseguenze di cui più sotto).

Eliminata questa minaccia, troverete al termine del cunicolo uno spazio molto più vasto e dovrete scalare, questa volta all'ingiù, una parete verticale per arrivare al pavimento (sbucherete rialzati di vari metri rispetto ad esso). Varie spaccature e scavature nella roccia vi daranno sicuro appiglio.
Piccolo particolare, in fondo ci sono due vermi giganti avvinghiati, forse li avete colti durante l'accoppiamento.
Se state scappando dagli insetti soldato, il rumore che verrà fuori dal fatto che dovrete frenare la vostra corsa sul ciglio del dirupo farà sì che si accorgano di voi e che si irritino particolarmente. Tenteranno di mangiarvi assieme al pezzo di parete su cui siete, vi consiglio di schivare e andarvene o trovare un modo di combattere che sia efficace.
Altrimenti, se non siete inseguiti da nessuno, potrete descrivere di come, con la pochissima luce naturale proveniente da un'angusta apertura nel soffitto (torce perlopiù spente, o rischiate la scena di cui sopra), cerchiate di sgattaiolare via.
Cerchiate, sì, perché quando credete ormai di avercela fatta urtate il pipistrello che era scappato (o comunque se accendete la luce per vedere dove stiate andando a sbucare il risultato è lo stesso), il quale urlerà come prima e spiccherà nuovamente il volo; potrete proseguire (scusate le poche scelte, ma il tempo stringe, per colpa di noi tutti) lungo due vie: l'una è quella di pedinare il chirottero (eventualmente ucciderlo se trovate un modo sensato e il tempo), l'altra di scegliere una galleria di fianco a quella imboccata dal mostro. [Ce ne sarebbe un'altra molto ampia, ma è troppo in alto per voi, è da lì che sono usciti i due cosi]
Ad ogni modo avrete poco tempo per decidere, perché sarete ovviamente inseguiti dai due vermoni inferociti, i quali, come in un videogioco di pessimo gusto, mangeranno la strada dietro di voi (hanno fauci più larghe dei condotti che possiate imboccare).
La strada scelta dal pipistrello è in piano, quell'altra è in discesa.

Descrivetemi un po' come scappiate, oppure se abbiate un modo intelligente di reagire.
I rotoli da demolizioni non sono fra le opzioni intelligenti, dacché vi crollerebbe addosso la galleria.
Più in basso una antica citazione con cui ricordo come vadano interpretate le statistiche delle creature.

Scusate se questa parte non ve la descrivo on-Gdr, ma capirete come l'ora che ho fatto nello scrivere il tutto mi abbia sfiancato e sottratta ogni voglia.




[Creature incontrate]
Creatura Standard #2 - Variante #3 Chirottero delle profondità
Descrizione: Se sembra un pipistrello, vola come un pipistrello, grida come un pipistrello, forse è un pipistrello.
Dimenticavo, gigante.
Ennesima razza partorita dalla follia di questo mondo deviato, appare come un normale (solo un po' gigantesco) pipistrello, più alto di un uomo e dalla incredibile apertura alare.
Probabilmente potrebbe facilmente rapire un bue e fagocitare una persona intera.
La pelle, lacerata e butterata orribilmente, ribollente di pustole e infezioni, glabra in maniera malata, è completamente tesa e innaturale, sintomo di chissà quale orrendo malanno e corruzione.
I suoi gridi acuti lasciano attoniti e manca poco perforino i timpani.
Energia: ?
Caratteristiche: ?
Rilevanza: ?

Creatura Standard #2 - Variante #1 (Soldati)
Descrizione: Strani insetti grandi ben più di un uomo, dispongono di dodici arti affilati che possono essere usati per infilzare [Si considerino armi di fattura Media], dei quali sei normalmente vengono usati per correre e gli altri tenuti liberi per il combattimento. La testa e il busto sono uniti in un unico elemento anatomico spesso, largo e triangolare, ricoperto di un esoscheletro chitinoso di media robustezza [Si consideri una protezione di fattura Media]. La bocca è contornata da almeno una decina di zampette artigliate [Semi-Industriale] autonome in numero variabile da individuo a individuo, col compito di spingere i bocconi giù per la gola; secernono un acido abbastanza potente [Ferite Basse per contatto momentaneo, Medie in caso sia prolungato (più o meno un round intero)].
Sono di colore nero striato di giallo, lucidi laddove vi è l'esoscheletro.
Energia: Verde
Caratteristiche: Medie
Rilevanza: 1/3

Creatura Standard #2 - Variante #2
Descrizione: Verme gigante, lungo dieci metri, largo e alto tre. Ad una delle estremità dispone di una struttura ossea capace di ruotare come una trivella, scavando così imponenti tunnel. Le fauci sono ricoperte di denti di varie dimensioni [Si considerino di fattura Artigianale di Élite], capaci di spaccare le rocce. Spasmi muscolari consentono la continua rotazione, prima in un senso, poi in un altro, di tutto l'apparato dentario.
Mangia terra e tutto quello che incontri la sua bocca.
[La Resistenza è quella di un qualunque uomo di pari Energia, tuttavia la mole fa sì che l'entità delle ferite vada scalata opportunamente]
Energia: Rossa
Caratteristiche: Medie - eccetto l'Agilità e la Velocità, che sono Basse.
Rilevanza: 1


SPOILER (click to view)
Di queste regole probabilmente non siete a conoscenza, ma io le ho usate sinora e forse avevo anche detto che fossero valide per questo evento (nel bando di iscrizione, forse? Non importa).
Non sono niente di limitante, dacché non è niente di nuovo rispetto a quanto ho fatto sinora xD

QUOTE (Vaalin @ 16/3/2009, 00:03) 
[Caratteristiche:]
    -Basse: le statistiche della creatura son pari a quelle di un' energia inferiore rispetto a quella che possiede.
    -Medie: le statistiche son esattamente quelle dell' energia che possiede.
    -Alte: le statistiche son quelle dell' energia che possiede, ma estremizzate, ovvero ognuna Aumentata di Molto.
    -Eccessive!: le statistiche son quelle di un' energia superiore a quella posseduta; e per giunta estremizzate, ovvero ognuna Aumentata di Molto.



[Rilevanza:]
    Coefficiente da moltiplicare per il numero di creature di quel tipo presenti contemporaneamente nell' area di azione. Se il totale è uno, lo scontro è considerato come rilevante. Se invece il risultato è inferiore all' unità, il combattimento vien considerato di scarsa importanza e il pg è libero di esaurire autoconclusivamente - senza che il QM determini le azioni delle creature - lo stesso; tuttavia non si avranno i benefici solitamente conferiti dalla vittoria di una battaglia.
    Se il valore di rilevanza è non numerico, ovverosia dato da uno o più simboli, allora la creatura è classificata come avversario chiave e verrà usata come un png dal QM.
    Sconfiggere una creatura chiave porta numerosi vantaggi.
    La Rilevanza totale di uno scontro è somma delle parziali date da ogni singolo tipo di creatura presente.



[Regole Speciali Generiche:]
    Overwhelming!
    Se il fattore di rilevanza è pari o uguale a due, il pg dovrà scappare in automatico: che i nervi cedano, la paura prenda il sopravvento o sia una ritirata strategica poco importa; fatto sta che per un motivo o per un altro deve fuggire.


SPOILER (click to view)
Ho liberamente assunto vi siate mossi nella direzione del tunnel da cui sono spuntate le due creature, visto che la vostra scelta era di non tornare indietro e visto che, se ogni volta voi concludete attendendo di ritrovarvi insieme e senza dirmi cosa facciate dopo, non andiamo avanti xD
Quando succedono cose di questo tipo, potete pure mettervi d'accordo fra voi per ritrovarvi e dirmi subito cosa vogliate fare in seguito, sennò mi ritrovo da fare un post morto "vi incontrate, che fate?".

Terzultimo mio post della quest, gioite.
È abbastanza one way, ma concorderemo tutti che vogliamo concludere, no xD?
Il suo intento è chiaramente starmalistico, di pressione psicologica sui vostri pg, perché è giusto così, dacché, insomma, siete in una bella situazione del cavolo.

Il vostro prossimo post può interrompersi a vostra descrizione dopo che abbiate descritto un po' che facciate una volta inseguiti (sempre che non moriate prima, se ritenete opportuno che succeda dacché non avete modo di sopravvivere ai soldati; nei miei piani non succede, ma chissà che non mi stupiate xD) dai vermoni.
A quel punto mi inserirò io col penultimo post della quest, col quale vi darò il quadro della situazione e i risultati di vostre eventuali azioni contro vermoni o pipistrello, nonché la descrizione del luogo cui perverrete.
Vi preannuncio che potreste avere una scelta epica da fare come ultimo atto e che considererò il vostro impegno e la vostra pazienza nel valutare l'esito della missione.
Sin qui mi siete piaciuti, non mi morite <3!
 
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angelo azrael
view post Posted on 20/2/2011, 20:13




Attimi? Minuti? Ore?
Quanto tempo era passato prima di rivedere le facce dei miei compagni? Vedere poi era un tutto dire giacchè in quei cunicoli claustrofobici l'unica luce a nostra disposizione era quella delle nostre batterie. Ma quanto ancora sarebbero durate?
In condizioni normali magari avremmo gioito, riso e sparlato su quanto facilmente avevamo smembrato quei due mostriciattoli che ci si erano parati davanti, di quanto eravamo stati forti e veloci, ma chi, sinceramente voleva gioire o aveva qualcosa per cui gioire?
Avevamo ucciso 2 insetti "obesi", che, probabilmente, se non ci attaccavano avrebbero continuato la loro vita di mangia-terra senza che qualche esaltato ponesse fine alle loro vite.
Sia chiaro, di certo non rimpiangevo quella carcassa nauseabonda che giaceva tra le mie gambe ma ero più che certo che loro non sarebbero mai stati un vero pericolo. Se le altre squadre erano scomparse non era stato per quei due. Di mostri ben peggiori ne avevo già visti ma forse i miei due compagni non avevano ancora ucciso un vero mostro, uno dal vero quindi, un pò per rassicurarli, un pò per incoraggiarli dissi
bravi ragazzi, ora dobbiamo solo uscire da qui...
solo...
Quale ironia. Cercai di fare pure una faccia sorridente ma non credo che funzionasse molto. Eravamo la sotto da tanto, forse troppo, tempo e se il mio viso era anche solo la metà di quello degl'altri mi sarei spaventato da solo.
L'assenza di luce, di aria pulita, di un orizzonte dove lo sguardo possa spaziare sono estremamente logorranti per la psiche di una persona, e tutto ciò si ripercuote sul fisico. Avevamo le pupille dilatate, a più non posso, per cercare disperatamente un barlume di luce che potesse farci vedere un attimo meglio, un metro più lontano. Quegl'occhi, contornati da palprebe calanti per la stanchezza e, forse, per una disperazione non ancora chiara, ma certamente covata negli angoli più remoti della mente, ci facevano sembrare dei fantasmi, dei malati.
L'aria non era pulita, nessuno di noi cercava di fare respiri profondi per far si che il minor schifo possibile entrasse nei nostri polmoni ma, sfortunatamente, di aria si vive e gli effetti di quell'aria fetida non si sarebbero fatti aspettare.
Riprendemmo a camminare. La direzione non aveva molta importanza. Non avevamo assolutamente idea di dove andavamo, di dove fosse l'uscita o di dove saremmo morti. L'importante era camminare!
Camminare ci dava una minima speranza, un minimo sentore di potercela fare. Un pò come nelle tormente di neve, dove se ti fermi a dormire sei morto. Uguale per noi.
Chi si fermava era perduto.
Mi ero posto in capo alla nostra colonna, i miei compagni a seguire. Che altro potevo fare?
Incominciammo a razionare ancor di più le torce. Qualcuna già dava segno di affievololirsi e rimanere nel buoi totale la sotto significava che la pazzia e la perdità di lucidità sarebbe stata totale e irreversibile. Così camminavamo a tentoni, tastando il terreno con le mani e con i piedi ma, come detto prima, l'aria fetida non si fece attendere.
Ogni tanto mi capitava di perdere l'equilibrio, semplicemente lo sguardo si offusca, il piede vacilla e devo metter mano alla parete per non cadere. Tra me e me dico che è solo per il buio, che non avevo memorizzato bene quei quattro metri di cunicolo prima di spegnere la torcia ma sono tutte palle. Lo so io, come lo sanno i miei compagni, che nell'aria ce qualcosa che non va.
Usare panni bagnati non mi sembra neanche utile. Siamo la sotto da così tanto tempo che i nostri vestiti saranno impregnati quanto noi di quel fetore. E l'acqua non sarebbe altro che un conduttore di germi anche nelle nostre viscere.
Certo, lavare i panni sarebbe un'idea, ma chi vuole fare la bella lavanderina a chissà quanti metri sotto terra e con chissà cosa dietro la prossima curva?
Pochi gesti, ancora poche parole vengono scambiate tra di noi. Non più solo paura di allertare i mostri ma semplice frustrazione e un principio di rassegnazione.
Perchè continuare a camminare? Perchè razionare la luce?
Tanto se non ci uccide l'aria fetida, lo farà la mancanza d'acqua o la mancaza di lucidità...
Perchè non far saltare tutti con un sigillo esplosivo?

Dubbi spaventosi, dubbi a cui certo non dò voce ne seguito ma che in un ambiente chiuso, buoi, ostile, senza apparente via di uscita diventano stranamente allettanti. Girano e rigirano e più li scacci più insinuosi e con voci suadenti si fanno alla carica
NO
Sono il caposquadra di questa dannatissima squadra e se devo morire lo farò scavando un tunnel verso l'alto anche solo con le mie unghie.
Con questa flebile, a volte troppo, flebile speranza mi giro a volte a guardare i miei compagni, sperando che nessuno impazzisca, che nessuno demorda e, continuando a camminare, spero di riuncuorarli.
Ma è difficile.
La radio, da barlume di speranza, è diventata una tortura incessante. Continua a gracchiare e gracchiare e gracchiare. Sembra un raschiare continuo e non vuole smettere. Ci sono momenti in cui vorrei prenderla e sbatterla contro il muro e urlargli contro dicendo cose del tipo
"hai finito di rompere?!?!?!" oppure " adesso gracchia all'inferno, stronza"
ma più ci penso più mi convinco che un'azione del genere porterebbe ad un degenero collettivo.
E le luci. Avevamo deciso di razionarle ma come effetto collaterale ora le accendiamo quando vediamo la prima ombra fuori posto, come piccoli lampi accecano il tunnel per rilevare l'ennesimo sasso o masso che non ci ricordavamo. E non tutte le ombre sono nel tunnel.
E continuamo e continuamo a camminare. Rabbia, frustrazione, ansia, paura, disperazione si susseguono nella mia mente senza mai sedimentare. Ci sono momenti in cui sono grato di questo, poichè, finchè non mi soffermo sulla disperazione, posso continuare a camminare.
Imbocco l'ennesimo tunnel, completamente inconsapevole di dove stia andando e dove stia portando i miei compagni ma potrei scommettere la vita che neppure loro sanno dove andare, e dopo pochi passi sento
Flach.
Flach?? cazzo è Flach??
Accendiamo le torce per capire meglio la situazione. Il cuore incomincia a battere più forte, i muscoli si tendono e sento chiaro i nervi farsi sempre più tesi. Puntiamo i fasci verso il basso e...
Cadaveri! Un cimitero, una distesa di morti che ricopriva completamente la caverna. E non solo il pavimento. Anche i muri, le rocce e gli spuntoni ne erano ricoperti. Busti, teste decapitate, arti abbandonati e membra e viscere che a perdita d'occhio si distendevano davanti a noi.
E io avevo messo piede sopra le viscere di un cadavere, mozzato il corpo dall'addome in giù, mi guardava con occhi aperti ma completamente spenti. Mi fissava con una bocca ancora semi aperta in un ultimo grido disperato, silenzioso.
Il mio cuore incominciò a battere ancora più forte, il respiro si faceva rotto e una goccia di sudore freddo incominciò a scendere dalla mia fronte scivolando lentamente fino a raggiungere il collo.
E' l'inferno! Ormai è certo! Siamo morti e stiamo viaggiando per i budelli dell'inferno. Non è possibile che una cosa del genere possa esistere sulla terra, o sotto.
Ancora a fatica riesco a trattenere qualcosa nello stomaco ma l'incubo non è finito. Una bestia, un mostro, un incubo nato dai sogni più orribili, emette un grido, quasi più di disturbo che di rabbia, dall'alto della caverna. Alziamo lo sguardo e con essi le nostre torce. Un'orrida bestia, abbastanza enorme da schiacciare da sola case e villaggi, si ritrova appesa a testa in giù sopra di noi, vomitando, o lasciando cadere, nel suo grido pezzi di carne e bava. Gli scivolano su suoi occhi, completamente ricoperti di piaghe e infezioni. Mi chiedo quasi istintivamente come faccia a vedere con quelle piaghe ma la domanda presto svanisce, cacciata via dal suo grido opprimente.
Quasi annoiata la creatura si allontana, non ci degna di uno sguardo. Cosa siamo noi di fronte a lei? Moscherini, carne o bestiame da macello paragonabile a quella che già a portato lì o che, quasi fosse un fastidio tra i denti, tiene nelle sue fauci o nelle sue zampe.
Forse è troppo, troppo pure per me.
Una serie di flashback si fanno vivi nella mia mente. Mi tornano in mente momenti della mia precedente missione.

... un villaggio completamente sterminato, corpi ovunque e vecchi morenti con molti rimpianti, lacrime calde negl'occhi perchè ancora credono davvero di sopravvivere, ma le viscere che tengono strette tra le loro mani non sono altro che il monito del loro destino...
... mostri, una marea di mostri che avanza verso di noi, capaci solo di dilaniare e uccidere e noi 4, lasciati a loro stessi, per difendere qualcosa che forse è più importante delle nostre vite ma accettare la morte è difficile, allora lottiamo ma loro continuano a venire...
... uscirne vivi ma con un senso di disfatta tremendo, siamo vivi ma a quale prezzo? un intero villaggio sterminato per una missione?


La testa incomincia a girarmi e gli occhi si offuscano. Non voglio cadere e mi appoggio al muro, una delle poche porzioni ancora intatte in quel mare putrefacente. Abbasso lo sguardo cercando di trattenere il secondo conato e davanti a me si pone il corpo di una donna. O meglio, quello che dovrebbe essere il corpo di una donna. Diviso a metà in verticale e schiacciato nella parte inferiore è diventata la casa di decine di vermi, che banchettano con la sua carne putrefatta, con le viscere, con gli occhi, con tutto! Sposto lo sguardo e mi accorgo che a popolare il pavimento non è solo la morte ma anche qualcosa di vivo. Centianai, migliaia di vermi, lunghi poco più di un mio dito banchettano estasiati e senza freni con le carni che li giacciono.
E' troppo.
Vomito, neppure molto perchè non molto mi è rimasto nello stomaco, troppo il tempo siamo rimasti li sotto e da troppo tempo non mangiamo ma quel poco che mi era rimasto non trova ragioni e lo espello, quasi sperando di espellere qualche infezione contratta in quella moria.
Il mio compagno, Angelus, mi pone una mano sulla schiena, per sincerarsi delle mie condizioni. Un gesto semplice, naturale, ma che mi fa capire che non siamo ancora fuori e che non sono solo. No, non sono solo e su di me pende la responsabilità di quei due genin. Due che meritano di vivere e che non meritano un caposquadra che si arrenda.
Anch'io voglio vivere e voglio portarli fuori. Noi non faremo parte di quel banchetto infernale.
Con questa piccola risolutezza, questa piccola fiamma che è rinata nel mio orgoglio mi tiro su e dico
grazie... ora sto meglio...
inspiro leggermente, quasi a prendere aria e coraggio per le parole che sto per pronunciare e continuo
è uno schifo, una merda, un posto che non dovrebbe esistere e che nessuno di noi vorrebbe mai vedere ma ci siamo dentro... io voglio vivere e voglio tirarvi fuori di qui. quindi ora attraversiamo questo mare di merda e ci infiliamo in quel buco che quel "coso" volante ha imboccato. se ha le ali vuol dire che vola in superfice e, magari, seguendolo troviamo l'uscita... ora andiamo
Per dare l'esempio, e forse un pò di coraggio incominciai a camminare per primo. Cercavo di fare attenzione a dove mettevo i piedi, cercavo di evitare i corpi e i vermi, le viscere e il sangue ma era come cercare di evitare l'acqua in una palude. Prima o poi la merda la tocchi.
E così facevamo. Ogni passo era un flach continuo. I nostri piedi affondavano nelle viscere di qualche persona. Si appoggiavano agl'arti spezzati o schiacciavano i vermi facendo uscire schifoso sangue verde. Non potevamo farci niente e dovevamo continuare.
Nella mia mente continuavo a ripetermi che dovevamo vivere, dovevano sopravvivere e che dovevo portarli fuori da li, a qualunque costo. Anche se avessi dovuto farli nuotare in un mare di sangue.
Immagine molto raccapricciante ma quando incominciammo a scalare il muro, tappezzato dai corpi, la cosa non fu molto lontana dall'idea che mi ero creato. Arrampicarsi su un muro, credendo di aver preso un appiglio e poi accorgersi che era l'osso fuoriuscente di un cadavere era un esperienza orribile. Il sangue per un secondo si raggelava ma bisognava andare avanti
io devo vivere... devo farli uscire vivi
era questo ciò che mi ripetevo ed era l'unica luce a cui mi ero aggrappato per continuare. E continuavamo.
Appena arrivai in cima tesi la mano e aiutai gli altri a completare la salita. Non era necessario farlo ma questo poteva darci la forza di continuare. Il contatto fisico con qualcosa di vivo, di umano, poteva aumentare la speranza e rinfrancare le forze. Dovevamo aiutarci a vicenda se volevamo vivere.
Riprendemmo a camminare. Stavolta leggermente in salita ma sempre accompagnati da un tappeto di cadaveri. Il nostro cuore ormai si era fatto di pietra e per sopravvivere avremmo camminato sopra qualsiasi cosa...
C'era una vaga luce naturale verso il fondo della galleria e sentii il mio compagno, Angelus, esalare un
finalmente...
e scattare verso quella flebile luce, passandomi a fianco.
nonono... dove pensa di andare?
scattando con tutta la mia velocità presi Angelus per la spalla e lo ricacciai indietro per poi mettermi davanti a lui
dove cazzo pensi di correre?
Lo guardavo con occhi sbarrati e incazzati. Non era possibile accettare una simile azione in questo momento, eravamo forse quasi vicino all'uscita ma questo non significava azioni insensate.
Ma i suoi occhi esprimevano rabbia, frustrazione, incomprensione. Non capiva perchè mai l'avessi fermato ora che c'era una luce e la sua mano scivolò velocemente alla falce che portava sulla schiena. Istintivamente presi mano al mio kunai posto nella sacca e nel medesimo momento in cui lui punto la falce al mio corpo io puntavo il kunai alla sua gola.
Incazzato, frustrato per la situazione in cui eravamo mi urlò contro
"ma che cazzo fai?! non vedi che l'uscita e proprio qui davanti a noi!
Le nostre armi rimaneva puntate ma nessuno dei due si muoveva. Il sangue incominciò a scorrere più veloce ma non potevo lasciarmi andare alla frenesia. Dovevo rimanere calmo per farli rimanere vivi. Quindi trassi un profondo respiro e dissi
certo che la vedo! ma se siamo arrivati fin qui vivi è solo perchè siamo stati attenti e, correre come idioti ora, verso l unica uscita che abbiamo trovato è la cosa più idiota che potremmo fare!
non hai notato che è l' UNICA che abbiamo visto fin d'ora?? non hai pensato che potrebbe essere sorvegliata? quella che abbiamo appena passato è la loro fottutissima mensa! non pensi che ci sia qualche mostro da queste parti? la maggior parte di loro sn bestie senza testa e senza cuore, solo con un mucchio di denti o altrettante cose per ucciderci ma alcuni di loro sono intelligenti! in alcuni di loro ce un istinto omicida che rasenta la premeditazione e non ci credo che in queste posto di merda dove siamo non ce ne siano una o due che ci stanno guardando!
vuoi vivere? allora come ho detto all'inizio di questa missione usa la testa e rimani lucido!

Ero incazzato, stanco, esattamente come loro ma non potevo assolutamente lasciarmi andare, non potevo. Gli lasciai la spalla e rinfoderai il kunai. Anche lui fece lo stesso. Non potevo sapere cosa gli passasse per la testa. Era la sua prima missione ma dovevo essere risoluto
"andiamo... e facciamo attenzione... finchè nn siamo fuori non voglio colpi di testa"
Guardai di nuovo a quella flebile luce chiedendomi se davvero era l'uscita ma stavolta c'era qualcosa di diverso. 3 ombre si profilavano in controluce e non mi era sembrato di vederle prima. Un dubbio, un terribile dubbio si materializzò immediatamente nella mia mente e subito portai la mano alla sacca porta oggetti.
non è possibile...
Fu il mio unico pensiero. Appena una delle ombre usci dal cono di luce dietro di se il dubbio svanì lasciando una terribile certezza. Ci avevano aspettato li.
3 almeno stavano correndo verso di noi. Erano veloci e anche più grossi di quelli che avevamo ucciso prima, ulteriore dimostrazione che quelli di prima non erano nulla e ci assalirono con una rapidità spaventosa.
Erano uno per ciascuno. Volevano finirci li sotto, abbatterci come cani randagi...
col cazzo che muoio qua!
Il mio avversario mi aveva puntato ed era ormai a pochi metri. Era veloce, era alto e soprattutto aveva le stesse placche dell'altro. Portò dietro di se 3 dei suoi sei arti superiori per preparare un colpo, un fendente forse, diretto a lacerarmi orizzontalmente ma io non ero li per morire.
Piegando leggermente le gambe scattai verso la sua direzione, cercando di prenderlo in controtempo e in parte ci riuscii. Scattando in avanti lo presi alla sprovvista e effettuando una scivolata sotto i suoi arti protesi riuscii a ferirlo gravemente con un fendente ad una delle sue zampe. Sentii una specie di urlo trasalire da quell'essere ma era incomprensibile. Subito dopo la scivolata mi ritrovai alle sue spalle, sempre che ne avesse, e, per evitare un suo attacco fulmineo con gli altri 3 arti, schivai effettuando una caduta allontanandomi ancora di più da lui.
Lo vidi girarsi, senza poggiare la zampa ferita, zampettando sulle altre 5. Una in meno non sembrava fare grande differenza per lui ma almeno avevo scoperto di essere più rapido di lui.
Almeno un vantaggio l'avevo.
Sembrava irritato della cosa e mi sibilò contro. Di contro lo guardai con sfida ed estraendo un altro kunai li portai davanti al petto.
tu non sei nulla per me.
con tono di sfida e orgoglio. Non esisteva che sarei morto li. Estrassi altri due kunai e li lancia diretti contro i suoi occhi, subito dopo scattai di nuovo verso di lui, volevo concludere ma la fretta è cattiva consigliera. Questi infatti si abbassò velocemente, evitando così i kunai lanciati e, prendendomi di sprovvista, mi sputò contro lo stesso acido che utilizzato l'altro mostro. Questo acido però era più veloce, più calcolato. Voleva prendermi in pieno petto ed io non avevo molto con cui proteggermi. Se mi avesse preso sarebbe stato difficile finire il combattimeno, vivo. Appena il piede destro poggio terra mi spinsi verso la mia sinistra, evitando così per un soffio il suo acido ma non mi accorsi che così andai a sbattere contro il muro
bastardo...
era una trappola e ci ero finito dentro con tutte le scarpe. Infatti appena impattai mi ritrovai addosso la bestia con tutti e 6 gli arti superiori pronti a lacerarmi. Effettuarono tutti un taglio orizzontale e riuscii ad uscirne solo effettuando un salto verso l'alto raccongliendo le gambe il più possibile al petto ed effettuando una capriola in volo terminante con un calcio a martello contro gli occhi del mostro. Un occhio venne schiacciato sotto il mio tacco ma mi trovavo in una posizione di svantaggio. E lui lo sapeva. Con un arto cercò di trafiggermi al petto e dovetti fare uno spasmo con gli addominali terribile per schivarlo buttandomi verso sinistra. Ma non bastò. Infatti riusci a farmi un taglio sull'avambraccio. Non molto profondo ma certo non era il graffio di un gatto. Dovevo finirla in fretta altrimenti i suoi sei arti avrebbero avuto la meglio. Per mia fortuna la perdita dell'occhio lo distrasse abbastanza e appena caddi a terra usai i kunai nella mano per staccargli di netto 2 delle sei zampe che lo sostenevano.
Cadde a terra ma non ci mise molto ad alzarsi. Gli avevo staccato 2 zampe e già una era inutilizzabile ma lui poteva contare ancora su quelle anteriori. Con una kip riuscii ad alzarmi prima di lui e allontanarmi ma ora lui era ancora più agguerrito. Un visibile istinto omicida traspariva dal suo occhio rimasto e con la sua posa più schiacciata, essendosi appoggiato anche ad alcune zampe anteriori, sembrava ancora più uno schifoso scarafaggio gigante.
io ti schiaccio...
Anche lui voleva chiudere la storia e con una balzo saltò il più in alto possibile per colpirmi dall'altro con tutti gli arti rimasti, compresi quelli che erano rimasti feriti.
perfetto!
Appena effettuò il salto tirai un calcio a terra e utilizzai la mia tecnica personale. Il tempo che lui era in volo mi bastò per far uscire le mie colonne dal terreno. Ma essendo un cunicolo di terra potevo far uscire le colonne da dove volevo. Una colonna spaccò il terreno dove ero qualche istante prima e schizzò verso l'alto. La sua colonna gemella non era troppo lontana, anzi esattamente sopra di lui. Spaccando il soffitto, discese sul mostro come una ghigliottina schiacciando l'essere tra le due colonne. La forza di gravità aiuto molto la colonna superiore a penetrare con i suoi aculei la corazza chitinosa dell'immondo ma schiacciato nel mezzo non aveva molte speranze. Sangue verde e viscere uscirono dal corpo maciullato dell'essere ed una splendida colonna cristallina ora si stagliava nel mezzo del tunnel.
Ne ero quasi fiero di quella bellezza.
Ero riuscito a far fuori il mio avversario e con sollievo vidi che anche i miei due compagni erano usciti vincitori dai loro rispettivi scontri.
Decisamente avevamo ancora voglia di vivere!
ottimo ragazzi! andiamo avanti...
Mentre proseguivamo nel cunicolo e ci avvicinavamo alla flebile luce strappai un brandello della mia giacca e ne feci una fasciatura di fortuna per fermare il sanguinamento dell'avambraccio. Non era molto profonda ma perdevo sangue e mi dava fastidio. Stringendo forte chiusi un attimo l'occhio sinistro per la leggera fitta data dalla stretta finale ma era necessario.
Avvicinandoci alla luce ci accorgemmo che non era affatto l'uscita. Era l'ennesimo buco nell'acqua e non c'era modo di uscire da quella parte. Anzi, quasi il destino si volesse far beffe di noi, l'unico passaggio in quel vicolo cieco era un buco nel terreno. Un'enorme voragine nel terreno. Dovevamo scendere ancora se volevamo andare avanti.
Ci sarà un'uscita da qualche parte dio santo...
Imprecare non serviva a molto ma certo sembrava che tutto fosse contro di noi.
Con la volonta di sopravvivere e di andare avanti ci calammo nel buco e scalammò la parete al contrario. Scendendo sempre più. Sentivo i sassolini, causati dai miei compagni sopra di me, passarmi sul fianco e colpirmi sulla testa ma la roccia era dura e con buoni appigli, quindi non facemmo troppa difficoltà a discenderla.
Arrivati al suo limite mi accorsi che il bordo era ben lontano dal pavimento sottostante. Non che fosse una distanza impossibile ma ciò ci avrebbe costretto ad utilizzare l'addestramento da genin, concentrando il chacka nei piedi, per discendere la parete verticale. Stavo per discendere per primo quando strani rumori, un raschiare pesante, mi mise sull'attenti e sporsi solamente la testa dal bordo per capire cosa stesse succendendo.
Vedere i mostri che si cibano, che attaccano con cieca determinazione e volontà omicida, che si mostrano in tutta la loro putrefacenza, era un'esperienza terribile, ma vedere due mostri, enormi, che si accoppiano era una cosa ben peggiore.
Schifo
Era l'unica parola che mi veniva in mente. Già loro erano innaturali figurarsi vederli accoppiare...
Una parte di me sperava che si stessero attaccando a vicenda ma sfortunatamente cosi non sembrava.
Dopo questa missione dovrò riempire un sacco di scartoffie burocratiche per la sezione scientifica...
Ridacchiai. Stavo cercando di tenermi su il morale.
Forse sarebbe stato meglio fare una battuta di spirito, per risollevare un attimo il morale degl'altri ma sfortunatamente non c'era il tempo, ne potevo rischiare di attirare attenzione indesiderata. Quindi mi girai verso i miei compagni e con pochi gesti feci loro capire di non parlare, di non usare le torce poichè c'erano due "cosi" (come potevo dire due vermoni senza parlare) enormi nel fondo della caverna e che noi dovevamo andare dalla parte opposta.
La flebile luce che fino a quel momento ci aveva seguito e guidato non andava molto oltre ma dovevamo farcela bastare.
Scendendo con molta calma e molta cautela, cercando di fare il minor rumore possibile, discesi la parete fino ad arrivare al pavimento, dove, sempre con calma ci dirigemmo dalla parte opposta. Se quelli erano tanto distratti tanto meglio per noi ma dovevamo comunque stare attenti.
Andando avanti la poca luce scomparve e sempre più il buoi ci avvolgeva ma non volevo accendere la torca. Non ancora almeno. Volevo mettere un pò di distanza tra noi e gli "innamorati" ma, ancora la ruota non girò a nostro favore, e, senza accorgiecene ci imbattemmo nel pipistrellone di prima. Imbattersi non era proprio il termine corretto. Ci andai proprio contro, toccandogli la zampa. In tutto quel nero il colore di quel mostro enorme non era altro che un ombra nell'ombra, invisibile.
Peccato che l'effetto fu tutt'altro che invisibile. Il pipistrello, cacciando un urlo identico a quello precedente, che ci aveva quasi spaccato i timpani, si girò e se ne andò sulle sue immense ali alzando pure volate non indifferenti.
Fosse stato solo quello l'effetto sarei stato anche felice ma purtroppo non si fermò lì. Qualcos'altro si era mosso in quel tunnel. O meglio, aveva smesso di muoversi. Distintamente sentivamo che i vermoni avevano smesso di raschiare e girandoci a vedere capimmo pure il perchè. Si erano girati verso di noi e ora stavamo LETTERALMENTE divorando il cunicolo dietro di noi per venire a fagocitarci. Altro che videogiochi di pessimo gusto, qualcuno si sarebbe fatto quattro risate se avesse saputo quello che ci stava succendendo.
CORRETE
fu l'unico ordine che riuscii a impartire prima di vedere i miei compagni schizzare al massimo delle loro possibilità dietro il pipistrellone. Si, è vero, correre dietro un mostro enorme per evitarne un altro sembrava una pazzia ma quanto tempo avevamo per pensare? O per trovare un altra via?
Appena i miei compagni mi passarono di fianco presi il mio kunai con agganciato un sigillo esplosivo e lo lancia dritto nella bocca del mostro. Quel coso era enorme e pieno di denti ma non poteva rimanere completamente indifferente ad un'esplosione nella sua gola.
Subito dopo il lancio mi girai e incominciai a correre. Non sarei mica stato fermo ad aspettare di vedere l'effetto della mia carta bomba. Se andava bene, bene, altrimenti era meglio correre con tutte le mie forze.
E così feci. Dopo pochi istanti riuscii a raggiungere i miei compagni. Dopo tutto ero più veloce dei miei compagni e certo le motivazioni per correre ancora più veloce non mancavano. Corravamo dietro al pipistrellone, sperando che ci portasse ad una uscita.
Eravamo stanchi, eravamo esausti, psicologicamente non mi potevo certo ritenere sano dopo aver vissuto tutto questo ma volevamo vivere, volevamo rivedere la luce del sole e sentire il mare tra le mie dita.
Mi rifiutavo, semplicemente mi rifiutavo di morire li, di lasciarmi andare, di arrendermi e non avrei permesso neppure ai miei compagni di rimanere indietro.

CITAZIONE
Stato fisico: taglio sull'avambraccio destro
Stato mentale: completamente concetrato
Chakra: 230/300 ( 40 tecnica colonne accuminate)
Armi:
- Kunai x 10
- un panno conduttore di chackra
- 1 sigillo esplosivo
- 2 flash (1 flash attaccata ad un kunai)
- 2 fumogeni
- 1 tonico azzurro
- 1 panno conduttore di chackra
- sigilli esplosivi da demolizione
- radiolina portatile

 
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wert95
view post Posted on 24/2/2011, 20:50






Pensieri.. mille pensieri stavano bombardando il mio cervello, troppo stress, troppa paura ma soprattutto..troppo poco ossigeno.
In quei cunicoli sotterranei non avevano un grande circolo d’aria, di conseguenza l’ossigeno era rarefatto e il mio cervello ne aveva bisogno per rimanere lucido.
Ogni passo, ogni rumore veniva percepito dai nostri sensi, ma distorto per la mancanza dei fattori minimi di sopravvivenza, ormai, non capivo più da quanto ero in quel posto dimenticato da dio, in quel inferno che non finiva mai e che si sperdeva per miglia e miglia ancora.
Le luci delle torce si affievolivano sempre di più, arrivando al punto di non permetterci di osservare con giusta precisione le distanze e la quantità di oggetti e rocce che si ergevano davanti a noi. Era pericoloso, ma dovevamo uscire da li, ad ogni costo.
Ogni tanto portavo la mano davanti alla bocca che poi veniva inondata di muco per colpa del raffreddore che mi ero preso in quel dannato posto, ma sarebbe peggiorato a breve il malanno, sarebbe diventata febbre e a quel punto non avrei potuto più continuare.
Già pesavo ad una possibile conclusione negativa per me, pensavo di dover lasciare questo mondo dentro un cunicolo dove mostri e belve mi avrebbero mangiato lentamente, la mia carne si sarebbe putrefatta e tutto ciò che ero sarebbe scomparso in un oscuro banchetto, ma dopo pochi secondi, il mio pensiero veniva interrotto da uno starnuto che acuiva il mal di testa che da poco mi era venuto.
Mentre camminavo, la falce, era pesante, quindi la portai sulla schiena assicurandola con un laccio da cui avrei potuto sfoderarla velocemente a qualsiasi pericolo che avremmo potuto incontrare nel corso del tunnel.
Ma ciò che sicuramente non mi aspettavo era di potermi trovare in una situazione ben peggiore di quelle prima passate, ma non solo, peggiore di ogni momento passato nella mia vita, una situazione che avrebbe disgustato anche jashin stesso a cui, appena viti la scena, invocai una preghiera, un po’ per speranza e un po’ per paura.
Davanti a noi un’immensa distesa di cadaveri, decapitati, mutilati e spezzati in più parti.. in alcuni di essi si potevano vedere parti mancanti di viso e dei veri e propri buchi al posto di quella parte, come se qualcosa li mangiasse pian piano dall’interno, una malattia, una peste, no..niente di ciò, bensì..
Vermi.
Viscidi e verdognoli vermi che si nutrivano della carne putrefatta che potevano offrire quei teneri corpi.
I loro dentini mordevano la cane e la strappavano dalle ossa dei cadaveri che si staccava facilmente..
Il sangue era moltissimo ma per la maggior parte ormai secco, chissà da quanto erano li quei corpi..
Non era certo uno spettacolo, anzi il mio stomaco gorgogliò, ma riuscii a reprimere in tempo il vomito che risaliva veloce il mio corpo, ogni parte del mio corpo per qualche secondo rimase paralizzata, per paura certo, ma non potevo stare fermo in quel momento.
Strappai una parte della mia maglietta, ormai fradicia, e la misi davanti al naso così da placare un poco di puzza di putrefazione che in quella stanza regnava a scapito della respirazione. Difatti l’aria rarefatta ora quasi impercettibile dalla mia pelle, come se ogni flusso di aria fosse scomparso dall’esistenza e, per questo, ogni tanto lo toglievo per respirare quel poco di aria che potevo ricevere.
Intanto il capitano: “ghiacciolo” non era riuscito a trattenere ciò che io avevo represso, era finito per espellere le molecole di carboidrati e di grassi che gli sarebbero servite per resistere e per permettere la respirazione cellulare, fondamentale per la sua energia.
Mi avvicinai lentamente e gli poggiai una mano sulla schiena, volevo assicurami delle sue condizioni di salute, non ero un medico, ma di sicuro sarei riuscito a capire se avrei dovuto portarlo a spalle o se avesse potuto continuare da solo.
Dopo le sue parole mi confortai di sapere che stava bene e che il suo morale non era sceso neanche alla vista di quell’orribile spettacolo.
Iniziavo a stimarlo veramente, non è facile restare concentrati un quel frangente, tantomeno mentre si sta calpestando corpi putrefatti di persone che magari si conoscevano, e proprio pensando a questo.. un viso mi saltò agli occhi, ma non in un pensiero, bensì in quel cimitero..il viso di una persona, che io conoscevo..una persona a me anche cara..una ragazza.. con cui avevo legato tempo prima, un ninja eccezionale che mi aveva aiutato più di una volta, era li.. sommersa da cadaveri di ogni tipo.
In quel momento la sua scomparsa si rivelò risolta, era morta per mano di quelle creature disgustose e meritava vendetta.
La rabbia dentro di me aumentò rendendomi più lucido, l’adrenalina trasalì, ma tutto si fermò nel momento in cui un grido atroce si levò nell’aria, un grido proveniente da un punto ignoto visto che senza luci, non si riusciva a vedere nulla, ma quel grido c’era, ed era così forte da rendermi sordo per qualche istante, tutto sembrava più lento, stavo perdendo i sensi.
Per mia fortuna durò poco e mi ripresi quasi subito scuotendo la testa, e finalmente lo vidi.
Una bestia enorme con le sembianze di un pipistrello, la sua pelle era orribile forse la cosa più orrenda che avrei mai visto in tutta la mia vita, era piena di pustole e infezioni sembrava stessa per scoppiare, era una cosa incredibilmente schifoso e proprio per quello chiusi gli occhi poco dopo che la vidi, ma, per fortuna spiegando le ali, volò via veloce verso l’alto del tunnel facendoci scoprire l’unica via d’uscita da quel posto pieno di corpi putrefatti e di vermi: verso l’alto c’è la salvezza.
Ci accingemmo a scalare quel mucchio di cadaveri che ormai aveva ricoperto pure quella parente, ma, non era facile, per molti motivi: a nessuno piace scalare una parete di corpi putrefatti quindi mi dovetti ingegnare. Non volevo sporcarmi le mani quindi presi la mia falce e velocemente la conficcai nelle membra putrefatte del muro.
Miriadi di pezzi umani si staccarono dalla parete cadendo veloci a terra ma senza provocare un rumore troppo forte, il pavimento era fatto della stesse membra che stavano cadendo, flaccide e deboli.
Presi successivamente un kunai e anchesso lo conficcai nella parete per avere un secondo appiglio, e con un movimento veloce estrassi la falce e la conficcai più in alto del kunai per poi, usando la falce come appoggio, conficcare il kunai più in alto.
Questa tecnica di salita riuscì a farmi risparmiare forze e a non farmi toccare quel muro pieno di malattie , una delle mie due mani era ferita, a contatto con la carne non so cosa sarebbe potuto succedere.
Ora ci trovavamo in un altro tunnel più in alto di prima, ma questo non cambiava la nostra situazione disperata, ma..
Una luce!, finalmente una luce, il mio cuore inizio a battere più forte, ero eccitato, finalmente eravamo arrivati all’uscita
Non ci potevo ancora credere, era tutto finito eravamo riusciti a rimanere vivi anche dopo tutto ciò che avevamo passato.

Finalmente…
Inizia a correre verso quella presunta luce ma subito una mano mi fermò di scatto.
dove cazzo pensi di correre?
Era Ghiacciolo che mi aveva preso per la spalla per bloccarmi, è li non capii più nulla, ero già nervoso per tutto quello che avevamo passato e un caposquadra che mi impediva di andare verso la salvezza, no, non poteva essere vero.
La mia mano scivolò velocemente verso la falce che subito venne puntata verso il suo corpo , ma anche lui non perse tempo puntandomi un kunai alla gola.

"ma che cazzo fai?! non vedi che l'uscita e proprio qui davanti a noi!
C’era molta tensione in quel momento, un minimo movimento avrebbe portato probabilmente ferite all’altro, i due ninja sembravano fronteggiarsi mentalmente ma finalmente il momento si ruppe.
certo che la vedo! ma se siamo arrivati fin qui vivi è solo perchè siamo stati attenti e, correre come idioti ora, verso l unica uscita che abbiamo trovato è la cosa più idiota che potremmo fare!
non hai notato che è l' UNICA che abbiamo visto fin d'ora?? non hai pensato che potrebbe essere sorvegliata? quella che abbiamo appena passato è la loro fottutissima mensa! non pensi che ci sia qualche mostro da queste parti? la maggior parte di loro sono bestie senza testa e senza cuore, solo con un mucchio di denti o altrettante cose per ucciderci ma alcuni di loro sono intelligenti! in alcuni di loro ce un istinto omicida che rasenta la premeditazione e non ci credo che in queste posto di merda dove siamo non ce ne siano una o due che ci stanno guardando!
vuoi vivere? allora come ho detto all'inizio di questa missione usa la testa e rimani lucido!

Una parte di me sapeva che quel che diceva era giusto ma era soprafatta totalmente da quella dalla speranza in quella luce.
Mi lasciò la spalla e rinfoderò il kunai e io feci lo stesso riponendo la mia falce e cercando di rimanere lucido come diceva lui, anche se era davvero molto difficile in quel momento.

"andiamo... e facciamo attenzione... finchè non siamo fuori non voglio colpi di testa"
Aveva ragione e io torto, ormai me lo ero messo in testa e proseguii lentamente e cercando di rimanere il più concentrato possibile anche se il modo con cui mi aveva trattato non mi andava giù.
Ma capii che era stato giusto proprio quando 3 figure vennero velocemente verso di noi.
Erano tre bestie con molti arti e pronte a farci a pezzettini.
Una per ciascuno, mi ritrovai davanti alla mia, molto simile alla precedente uccisa ma più grossa e più armata.
Non perse tempo e si lanciò contro di me, ma ero pronto, girai su me stesso fino a portare la schiena, dove era posizionata la falce, verso il mostro e intercettandolo, mi spinsi via con un affondo che la bestia parò facilmente, non era un attacco, bensì dovevo prendere tempo, ma la creatura proprio non voleva darmelo.
Nuovamente la ritrovai su di me ma questa volta non potei fare altro che cercare di parare i suoi 6 arti acuminati.
Grazie alla mia forza ne bloccai due ancora pronti a partire con le mie mani, ma ne rimanevano 4, era impossibile bloccarli tutti, ho forse non serviva davvero bloccarli proprio tutti..
E mie gambe si alzarono da terra e si poggiarono nel corpo della creatura, che, sbilanciata dal mio peso venne portata verso di me, rotolai sulla schiena e contraendo le gambe la lanciai verso ‘alto, ma ciò che non avevo calcolato era il suo spruzzo d’acido mortale, che avvenne proprio al distacco dalle mie gambe.
Un dolore lancinante alla spalla, un goccio di acido aveva colpito in pieno la mia spalla e stava corrodendo la mia pelle, ma non potevo cedere al dolore, il mio avversario stava già correndo verso di me, ma io sapevo dove era, e sapevo la lunghezza della mia falce.
Mi girai velocemente portando a compimento un fendente che ferì la creatura al fianco, la falce si era propriamente conficcata nelle sue membra, e usando la falce, avvicinai il nemico e operai un calcio volante su quello che poteva sembrare il plesso solare della creatura che volò indietro per alcuni metri.
Era finalmente il mio momento, avvicinai la falce alla bocca e ne toccai il liquido fuoriuscito dalla creatura. La mia pelle si scurì e delle linee bianche si formarono in corrispondenza della posizione delle mie ossa, intanto con il piede stavo formando una cerchio dalla forma strana sul terreno utilizzando il sangue che era per terra.
Appena lo finii, estrasse i tre kunai che ancora mi erano rimasti e ne conficcai 2 nelle mie gambe e uno sulla spalla destra.
Il dolore era immenso, ma mi piaceva, era la prima volta che utilizzavo questa tecnica, una tecnica letale.
Il mio avversario si contorse dal dolore, e cerco di alzarsi ma prima che ciò accadesse la mia falce aveva già creato un taglio profondo sulla mia gamba e altro dolore infierì su di me come sul mio avversario che si accasciò a terra inerte.
La situazione tornò normale, come il colore della mia pelle. Le mie ferite come per magia si curarono:
erano tutte di media entità e quasi scomparvero.

Stupefacente..
Adoravo quell’abilità e finalmente la avevo provata in combattimento, ma una ferita ancora mi creava dolore.
L’acido aveva corroso molto la mia spalla e la ferita non si era rigenerata del tutto ed era rimasta una grande cicatrice ancora dolorante.
Il mio nemico era stato sconfitto, spesi tempo per una preghiera e feci cenno di continuare.
Imboccammo quell’uscita, ma non era ciò che pensavo:
un dirupo, ancora buio..
scalammo il dirupo verso il basso senza accendere le torce, non ve ne era bisogno ma proprio prima della fine del dirupo, erano presenti due bestie.. che facevano qualcosa di strano, erano attorcigliate e sembravano molto rilassante.
Aspetta..come si fa a vedere se un mostro è rilassato? Comunque cercammo di non disturbarle durante il loro atto di accoppiamento.
ho sempre sognato di vedere due vermoni giganti accoppiarsi, un mio sogno!
Disgustato proseguii ma..ad un tratto lo stesso suono di prima, quel grido acuto che mi fece volare a terra per lo spavento e per il dolore che le mie orecchie provavano.
Finalmente finì di nuovo e l’ombra del pipistrello scomparve in un cunicolo, ma non era finita, difatti i vermoni erano stati disturbati e ora, le loro fauci sanguinose volevano i nostri corpi.
CORRETE
Era l’unica cosa che potevamo fare, correre, correre e correre, ma dove? D’istinto presi il cunicolo dove era entrato sperando fosse quello giusto, come anche fecero gli altri, affidandosi alla fortuna.






CITAZIONE
Stato fisico: ferita bassa sulla spalla

Stato mentale: spaventato e stanco

Chakra: 165



En. Verde

Armi:
- Falce a tre lame
- Kunai [3]
- Shuriken [1]
- Guanti con lamina d’acciaio [indossati]

Tonici:
- Tonico coagulante [2]

 
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Vaalin
view post Posted on 12/3/2011, 16:23




[Dig or Die - Sqadra φ/τ.]

Capitolo Quarto: Crescendo

Paura del vuoto? Un salto nel buio.


Anf, nf, anf: anf — ANF!

Soffocata per l'aria greve di miasmi, duole la milza che si spreme, i muscoli si irrigidiscono per gli sforzi, sentite il sudore raffreddare i vostri corpi, le scarpe si tagliano su rocce affilate — Correte!
Gridate, vi incitate a vicenda, sinché il fiato vi resta, e con esso la speranza.
Barcolla, traballa la visuale, mentre le gambe cominciano a cedere:

Anf, nf, anf: anf — ANF!

Dietro di voi morte certa, davanti l'ignoto, mentre acuti gli strilli del chirottero riverberano nella galleria e grave il rumore della pietra divorata avanza verso di voi. Sembra non finire mai, come fosse stato ideato apposta per voi, per essere il vostro personalissimo inferno, interminabile, claustrofobico, affilato, senza via d'uscita né possibilità di fermarsi.
Nessun riposo, nessuna speranza, nessuna scelta, solo andare avanti e correre, correre, correre... correre... correre... ... correre... ... ... correre...

Anf, nf, anf: anf — ANF!

Per quanto ancora potrete reggere?
Per quanto ancora sarete vivi?

Forse vi lacrimano gli occhi, con tutta quell'aria contro cui li sbattete, dev'essere quello, ma allora cos'è quell'indescrivibile groppo alla gola, quella strana sensazione così simile al vomito che vorrebbe rigurgitare gemiti e lamenti? Cos'è quella voglia di gridare, di fermarsi, rannicchiarsi, urlare e stringersi la testa tra le mani? Non era questo quello che avevate sempre voluto sin da piccoli, arruolarvi e combattere? Dunque perché tanto dolore, perché tanta tristezza, non era questo il vostro sogno?

Benvenuti nel mondo vero.
Questa, È LA GUERRA.

Non ve l'eravate immaginata così, mai, non credevate fosse piena di orrore, ma gloria magari ed atti d'eroico coraggio; pensavate combattere fosse semplice, e pulito, una specie di gioco in cui viga il rispetto dell'altro, di chi, come te, si batte per qualcosa.
Credevate che agli intrepidi fosse poi tributato l'onore dovuto, da entrambe le parti, che un uomo potesse andare oltre la sua morte stessa con le proprie gesta e ispirare, affascinare, educare intere nuove generazioni col suo esempio.
Ricordate i sorrisi dei vostri insegnanti, gli addestratori, così condiscendenti verso voi giovani leve.
Iniziate a pensarli falsi, menzogneri, mendaci, proditorî; non ve l'avevano dettovoi non potevate sapere!
Se l'aveste saputo, se solo l'aveste saputo, allora voi...
Infine capite, non erano finti quei volti, ma neanche felici: erano tristi.
Per loro e quel che avevano visto.
Per il villaggio.
Per i vivi ed i morti.
Ma, soprattutto, per voi.

È TARDI ORMAI.
Ci siete dentro, cascati nella callida rete tesa agli uomini dalla loro stessa natura.
Soldati oramai, passati attraverso traumi più grandi di voi, sopra i cadaveri, attraverso budella di roccia e di carne; morti, così come i corpi che avete calpestato. Vi sentite vuoti dentro, gusci essiccati di ciò che eravate, vittime dei vostri sogni e delle vostre ambizioni, traditi dalla vita medesima.

Non potete arrendervi però, non ora che avete compreso, che sapete, che non sarete più gli stessi; non adesso che volete vivere, proprio perché più vivi non siete.

Avete paura? .
Avete rimpianti? Tanti.
Ce la farete... ?
image
LUCE!
In fondo al tunnel, eccola, la salvezza!

Voi vivrete, , ci siete, potete, oh sì: ce la farete!
Correte, le pupille vanno abituandosi alla luce diffusa, fredda, ma così brillante per voi, ciechi nel buio; l'aria si muove, vi scorre sul viso, c'è vento laggiù: un'uscita?
Il sorriso vi si congela in volto, i piedi si bloccano all'ultimo istante, ondeggiano il busto e le braccia a mantener l'equilibrio:
SIETE SULL'ORLO DI UN PRECIPIZIO.

NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Non è possibile... non è vero — non è giusto!

Chissà che ora, veramente, non riusciate più a trattenere le lacrime, che non si sfoghi quel disgusto, quel senso di iniquo, di persecuzione e... di rassegnazione.

Avete i brividi? Fate bene.
Pensate di morire? Avete poche ragioni di credere il contrario.
Tuttavia voi lo sapete che avete fatto tutto il possibile, non è dipeso da voi.
Da cosa allora? Sfortuna? Destino? Caso?
Tutti nomi che gli uomini danno alle proprie debolezze, ma voi no, voi non cadrete nell'auto-compatimento, non ora che così poco vi resta da vivere.
Il chirottero va, libero, verso il soffitto, in chissà quale angusto anfratto, dove altri suoi simili l'attendono; voi restate, sul ciglio del burrone.
Davanti a voi finalmente la luce, la libertà, così vicina eppure così lontana, che filtra dalla volta di pietra di una enorme caverna che vi si estende dinnanzi.
Una cosa però l'avete imparata da questa esperienza, la quale è perfettamente simboleggiata dall'immagine che i vostri occhi ricevono: niente esiste che sia assolutamente buono.
Allo stesso modo in cui quell'antro immenso è fonte di luminosa speranza è anche il cuore pulsante del più disgustoso dei tumori e il più cupo.
Là, proprio dove risplende la libertà, è nato e cresciuto anche il germe della corruzione.

GUARDATELO!
IL GRASSO E IMMONDO VENTRE DEL MALE.





[Un salto nel buio.]Eccoci qua al penultimo post della quest.
Le opzioni che avete sono poche in apparenza, ma in realtà accetto soluzioni le più originali che vi vengano in mente da parte vostra.
Io ve ne propongo due, una implicita (solo vi dico che potrebbe aver a che fare col pipistrello) e una esplicita, che ora vi espongo.
Voltandovi potete vedere i due vermoni sopraggiungere a fauci spianate verso di voi, cosa che probabilmente insieme alla fatica vi porta alla rassegnazione.
Tuttavia in quel momento sentite gracchiare la ricetrasmittente e una voce confusa: siete vicini ad un'uscita, o comunque ad una zona battuta da altre squadre.
Riacquistate fiducia e con essa voglia di vivere, di reagire, accorgendovi quindi che sotto il precipizio vi è dell'acqua, immobile, anche se non sapete quanto profonda.
Sembra l'unica chance però, perché non potete camminare sul muro in discesa, a causa della sua estrema irregolarità ed umidità.
Se vi buttate, potete evitare i vermi, che proseguiranno oltre il ciglio del burrone, compiendo una parabola che andrà a finire molto più avanti nella caverna. Vi salvereste, finendo in dell'acqua gelida e strana, stagnante, beccandovi una ferita Bassa a testa.
Tuttavia buttarsi significa stare in quell'ambiente e, come potevate vedere dalla fine del tunnel, al centro dell'immane caverna vi è un incredibile e contorto ammasso di carne, legato a suolo e soffitto tramite tendini rilucidi dalle sfumature rosa/rossastre, che si sviluppano in membrane semi-trasparenti tra l'uno e l'altro oppure come collegamento con la roccia, come delle specie di ragnatele carnose.
Questa struttura organica ed abominevole è ricca di bozzi e fori, i quali si infrangono e formano continuamente a diverse velocità, facendo uscire con convulsi spasmi muscolari creature dalle forme diverse, partendo da larve grasse e nere, lucide, sino a torreggianti individui adulti completamente maturi e dotati di un un numero di arti semplicemente impressionante.
Si direbbe la madre di quelle parodie di insetti che avete incontrato a più riprese.

Nella caverna potete vedere questi ultimi intenti in varie mansioni.
Le operaie scavano tunnel e portano corpi e altri materiali dalla superficie, scalando le pareti che portano ai fori nel soffitto che permettono il passaggio della luce. Nel frattempo gli insetti soldato formano organizzati cordoni di sicurezza nelle vicinanze, vigilando sul lavoro delle operaie.
Ogni tanto qualche pipistrello come quello che avevate visto scende in picchiata per rapire un insetto, le più volte con successo, ma sempre trovando resistenza nei soldati, che riescono ogni tanto a fermarli e portarli feriti e strepitanti al centro del nido, dove vengono mangiati dalla grande madre.

La zona intorno a quest'ultima, ossia l'ammasso di carne partoriente nel bel mezzo della caverna, è ricolma di liquami e altre sozzerie, in special modo di placenta e pezzi di corpi semi-digeriti lasciati come pasto per i nuovi nati.

Facendo attenzione, vi accorgete che là dentro fa caldo nonostante tiri del vento dai fori sul soffitto, e questo è dovuto al fatto che le pareti siano perlopiù ricoperte di carni disossate, come nell'antro che avevate trovato poco tempo fa.
Evidentemente li usano per creare l'ambiente stagnante ideale al loro sviluppo e come ulteriore strato isolante.


La ricetrasmittente, un po' in avaria a causa dell'acqua, manda sconnessi segni di vita, brevi comunicazioni di servizio.

Poco dopo che voi siete caduti in acqua, i vermi toccano il suolo, scavalcando in parte la linea difensiva degli insetti soldato e schiacciandone vari, così come demolendo alcune sotto-strutture carnose usate forse per immagazzinare o far fermentare cadaveri.
Inizia allora una lotta tra le due specie, con i vermoni che cominciano a inghiottire e prendere a colpi di coda un po' tutto, causando lo staccarsi con schiocchi netti di alcuni dei sostegni dell'abominio al centro della caverna.
Si sentono lamenti innaturali e vedete gli insetti cercare di sommergere col numero i due giganti, che tuttavia si difendono muovendosi in continuazione, mangiando ciò che si trovino di fronte e lanciando via ciò che abbiano nei pressi della coda.

Usciti dall'acqua avete modo di mettervi in contatto, dopo qualche tentativo fallito, con un ufficiale e, dopo aver comunicato quale squadra siate, riferirgli la situazione. Naturalmente non sapete dire che strada debbano fare per raggiungervi, ma quando gli dite di aver trovato un nido cambia totalmente atteggiamento; vi vengono chieste informazioni sulla conformazione del luogo a partire dal vostro punto di vista e vengono cercate le squadre che sono più vicine alla vostra posizione.
Rapidamente venite localizzati dai "sensori" dell'esercito e viene organizzato un attacco in piena regola.
Purtroppo siete fra i pochi ad avere dei rotoli da demolizione con voi, quindi non vi viene dato il permesso di andarvene, ma vi vengono indicate delle gallerie dalle quali usciranno le truppe.
Se volete, potete già imboccarle e provare a disertare, cercando di non farvi scoprire dagli uomini che stanno sopraggiungendo e sperando che i "sensori" non si stiano curando più di voi in mezzo a quello spiegamento di forze.
Altrimenti potete attendere l'arrivo delle altre squadre.
Nel secondo caso un distaccamento di una quarantina di persone vi raggiungerà per primo e si prenderà l'incarico di proteggervi e farvi strada sinché non raggiungerete il centro del nido, dove dovrete lasciare i rotoli.
Arriveranno poi altri uomini, suscitando ulteriore agitazione negli insetti, già occupati a vedersela con i due caparbi vermi, che hanno quasi ridotto in fin di vita però.

La grande madre decide di tirar fuori l'artiglieria pesante, e allora la vedete partorire in tutta furia dei torreggianti colossi dalle lunghe zampe affilate e le teste triangolari corazzate e ricolme di denti e zampette ovunque che colano acido da ogni lato.

Nel caso la scelta sia di rimanere e seguire gli ordini, se avete comunicato con l'ufficiale, allora descrivete di come seguiate il gruppo che vi fa strada, armato sia con armi da mischia che da lancio.
Vi sono vari gruppi come il vostro, tutti raccolti attorno a quelli con i rotoli, l'unico strumento capace di garantire la disinfestazione.

Capite in fretta di non essere una forza d'Élite, gli ufficiali sono pochi e i soldati semplici tanti, è un attacco quasi disperato, che vi fa chiedere perché tanta fretta nell'organizzarlo. Cosa vi siete persi stando là sotto? Cosa è successo fuori? State... perdendo?

In breve tempo la caverna si riempie di esplosioni e fiamme, illuminandosi del fuoco che si diffonde rapido sulle unte propaggini dell'ammasso organico centrale.
Allora lo sentite gridare, straziato, ma anche aumentare la sua produttività e vedete bene come solo una sua piccola porzione stia bruciando.
Inizia a partorire abomini persino per la sua razza, non più insetti completi e dai corpi definiti, piuttosto accozzaglie di cadaveri fusi fra loro da acidi e compressioni. Vedete corpi poggiare su braccia e gambe umane sconclusionatamente articolate fra loro, mentre dai loro busti sporgono teste rinsecchite e paralizzate in un'espressione di muto dolore.
Alcuni hanno le vene e i muscoli scoperti, come se non avessero avuto il tempo di sviluppare ciò che doveva ricoprirli e allora vedete come spesso il sistema circolatorio sia fatto degli intestini dei morti, mentre intere "batterie" di stomaci e cuori si comprimono ritmicamente per pompare la vita nei costrutti più grandi.

Voglio che descriviate come superate le prime file di insetti soldato e andiate avvicinandovi verso la meta, la quale dista poco più di un chilometro.
Pian piano, ovviamente, alcuni membri della squadra rimarranno indietro a combattere o saranno uccisi, ma pare che abbiate ricevuto l'ordine di andare avanti, ad ogni costo.
Alla fine arriverete necessariamente in pochi.
Potete descrivere di intere altre squadre spazzate via da fiotti di acido, uncini, e insetti vari, così come uccidere un numero ragionevole di mostri in maniera auto-conclusiva. Tuttavia l'eventuale successo di altri gruppi lo narrerò io nel prossimo post.
La priorità assoluta delle creature è di non farvi avvicinare alla grande madre, per ottenerlo balzeranno sin dal soffitto su di voi.
Anche i pipistrelli prendono parte alla carneficina, approfittatori come sono, facendo rapide passate in cui afferrano indistintamente uomini o insetti, per riunirsi poi in gruppi e divorarli smembrandoli a mezz'aria. Ovviamente, urlano come forsennati, quindi è un po' come foste sotto bombardamento a livello psicologico; le vostre orecchie sentono un fischiare continuo e il crepitare di fiamme ed esplosioni.
Tra le persone assegnate alla vostra scorta ve ne è più d'uno pratico di tecniche di fuoco, usate a mo' di lanciafiamme nel corso della disinfestazione.

Vi sono di tanto in tanto strutture organiche minori da cui possono spuntare artigli e esseri ancora in via di formazione, nati a metà, insomma; per distruggere questo genere di cose dovete darvi fuoco o causarne lo spappolamento.

In conclusione del post scrivete una parte nel caso che le cose vadano bene, ossia descrivete il piazzamento (non l'innesco) delle cariche.
Se i vostri post andranno bene darò per avvenute tali scene e passerò a scrivere la conclusione di questa sotto-quest, che mi scuso di aver dovuto gestire così stringatamente, ma per fare cose più sofisticate non avremmo mai finito...
Cosa intendo per sotto-quest? Lo scoprirete quando anche gli altri finiranno la loro.


Se non avete armi migliori di una spada, ve ne sarà data una industriale all'inizio dell'assalto.
Se volete che la storia prenda altre pieghe da quelle qui scritte sinteticamente, agite nella maniera che riteniate opportuna per ottenerle e poi vedrò che esito possano avere le vostre azioni.

Mi scuso per la fretta e il disordine con cui vi scrivo queste cose, ma non vedo l'ora di farvi finire al più presto la missione, così che possiate essere di nuovo liberi di giocare i vostri personaggi in contesti più sereni del Gdr, ma soprattutto interagendo con altri giocatori e non mostri.
Per dubbi, chiarimenti, rimostranze e quant'altro chiedete senza remore.

 
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angelo azrael
view post Posted on 31/3/2011, 21:40




non ce la faccio più...
I polmoni mi scoppiavano, sentivo che le gambe si indurivano e il cuore pompare talmente tanto sangue che le vene incominciarono a gonfiarsi inverosibilmente.
ancora un pò...
Ma non potevo fermarci, nessuno di noi poteva poichè i vermoni masticavano veloci, sempre più veloci, il terreno alle nostre spalle. Potevamo solo andare avanti, letteralmente.
Ogni tanto il piede vacillava ma la corsa rimaneva sempre sostenuta e così continuavamo e continuavamo.
O meglio avremmmo continuato a correre se ce ne fosse stato lo spazio. Tanto velocemente quanto inaspettatamente il terreno ci scomparve sotto i piedi e mi ritrovai sul ciglio di un burrone, profondo e minaccioso, osservando il vuoto sotto di me.
Con un piede sul limite e l'altro più sulla terra ferma osservavo i vermoni avanzare. Pochi secondi ci separavamo dalle loro fauci e poco tempo ancora avevamo per decidere cosa fare.
Giù o sù?
In fondo al burrone vidi che c'era dell'acqua che rifletteva la poca luce che filtrava.
Era una speranza, molto tenua, ma cos'altro potevamo fare?
Giu
Con poca convinzione e forse più disperazione ordinai a tutti di lanciarsi giù da basso. Saremmo scesi ancora un pò in quell'inferno in cui eravamo stati ma in quel momento mi sembrava una soluzione più apprezzabile rispetto al finire nelle fauci di vermi troppo cresciuti.
Soluzioni più creative in quel momento non mi venivamo e dubito che in una simile situazione chiunque altro avrebbe avuto un idea migliore.
Della guerra ci avevano infarcito la testa di storie, di gesta clamorose e di atti epici. Io stesso avevo già affrontato una missione ma almeno in quella un atto epico l'avevo vissuto sorretto da coloro che ci avevano aiutato e salvato dall'orda a fine missione. Ma qua era differente, non vedevamo la luce del sole che, per quanto possa essere considerata banale o abituale, era la luce che faceva brillare la speranza. E li la nostra si stava lentamente logorando, un passo alla volta, un respiro alla volta.
Non c'era da stupirsi quindi se mancavamo di inventiva e di autocontrollo. Facevo il possibile per avere la mente lucida ma qualsiasi idea che mi veniva in mente aveva sempre qualche difetto, o richiedevano troppo tempo, o più spazio o una maggiore conoscenza del territorio.
Comunque la volessi mettere il buttarsi di sotto rimaneva la nostra unica possibilità e così facemmo.
Mentre volavamo giù speravo e pregavo che il fondo fosse abbastanza profonda.
Tuff...
Diciamo che l'acqua era abbastanza profonda. Effettuai un entrata a candela ma appena immerso piegai le gambe sperando di non trovare il fondo troppo velocemente. Non lo trovai subito ma, per l'altezza e la velocità, comunque arrivai fino al fondo con una certa velocità e le mie gambe subirono un leggero impatto.
Niente di grave ma non certo piacevole, mi ci volle qualche istante prima che il dolore passasse ed intanto raggiunsi la riva a nuoto, giusto in tempo per vedere i vermoni, schiatatisi a terra molto distanti da noi, combattere animosamente e ingoiare voracemente i vari insetti che sembravano difendere o circondare una "struttura" organica e voluminosa.
Che cazzo...
Siete ancora vivi?
Non era una domanda sarcastica. Non avevo idea di come stessero i miei compagni dopo il salto e vederli ancora in piedi mi rincuorò.
Forse era la mia fantasia, o una contusione alla testa, ma mi era sembrato di sentir voci disconnesse e poco chiare, ma pur sempre voci, arrivare dalla radio. La presi al volo, con uno slancio di speranza rinato, cercando di mettermi in contatto con gli altri.
ehi ehi... rispondete!! ce qualcuno? qui squadra phi, quello che ne rimane almeno, siamo...
Ma ciò che la radio mi rispondeva era il gracchiare che prima aveva scavato nella nostra mente i semi della follia...
no no no... io so che ce qualcuno...
ehi... rispondete... qui squadra phi... squadra phi a base, rispondete...
Continuando, stringendo quella maledetta scatoletta con tutte le mie forze, quasi fosse l'ultimo appiglio che mi rimaneva prima di precipitare. Ma l'addestramento e l'istinto stava prendendo il sopravvento e incominciai a scrutare la fossa nella quale ci eravamo cacciati. Era quasi completamente invasa da quella specie di essere organico ma non ero certo che fosse qualcosa di intelligente. Aveva decine di diramazioni che si allacciavano ad ogni angolo della fossa e aveva numerose "bocche". Ma, guardando con più attenzione, mi accorsi che da quelle buche uscivano insettoidi, simili a quelli che avevamo abbattuto, ricoperti di liquidi, simili ad un neonato appena uscito dal ventre e questa similititudine mi fece rimanere a bocca aperta.
non è possibile...
Quello che si mostrava davanti a noi era ben peggiore di qualsiasi incubo potessimo immaginare. Avevamo davanti agl'occhi qualcosa che aveva dell'incredibile, davanti a noi si mostrava in tutta la sua grottesca e orribile forma la madre di tutti gli insetti che ora sciamavano e lottavano contro i vermoni. Ma non sembrava si volessero difendere solo da loro, avevano grossi problemi anche con il pipistrellone che avevamo seguito, giacchè questi, per di più non solo, si buttava in picchiata per catturare qualche insetto da mangiucchiare con tranquillità nei loro nidi in cima alla fossa.
Era l'inferno e noi eravamo nel suo laghetto.
Strinsi ancora più forte la radio sentendo le parti più morbide piegarsi leggermente alla mia stretta. Era prioritario parlare con la base.
rispondete maledizione. rispondete esimie teste di ...
Fortuna volle che in quel momento qualcuno rispose, anche se non propriamente felice del paragone.
ehi ragazzino! riprova a dirlo e ti uccido con le mie mani. CHI CAZZO SIETE? e cosa ci fate così lontano dall'area operativa?
Tempo di sentire quella "dolce" risposta e il segnale scomparve di nuovo lasciando dietro di se un gracchiare insopportabile.
maledizione! qui è la squadra phi. siamo rimasti in 3 e, cercando l'uscita siamo finiti nella tana del mostro, mi ricevete?
ripetere! dove...crr... finiti? Confermare ...crr... avvistamento e ...crrr.. ...zione...
Il segnale era evidentemente disturbato ma, chissà perchè la minaccia rivolta alle persone al suo fianco la sentii distintamente, forse perchè urlava
maledizione vi mando tutti in prima fila se non mi mettete a posto subito la radio!
Tempo qualche secondo e la sua voce ricomparve. Stavolta nitida
Mi sentite? se non siete ancora morti rispondete dannazione!
La sento forte e chiaro signore. Siamo la squadra phi e siamo certi di essere nella tana del mostro, anzi, più che tana direi che abbiamo trovato la madre di tutti gli insetti! letteralmente! richiediamo una squadra da demolizione per far saltare tutto e un evacuazione per la mia squadra! siamo qua sotto da ore e probabilmente gli ultimi superstiti!
attendete...
Cazzo c'era da attendere? Volevamo tornare a casa e non ce la facevamo più a stare li sotto. Eravamo disidratati, stanchi e probabilmente con qualche infezione nel corpo con tutti quei fumi tossici. Avevamo camminato sui cadaveri dei nostri compagni. Dovevano tirarci fuori da li!
Negativo! non possiamo evacuarvi! siete gli unici la sotto con ancora i sigilli da demolizione. abbiamo individuato la vostra posizione e una squadra si sta dirigendo verso di voi. attendete i rinforzi e poi fate saltare quella cosa! E' UN ORDINE!
L'ultima frase venne scandita a chiare lettere. In pratica non potevamo fuggire, e neppure volendo visto che ormai ci stavano controllando con i ninja sensori.
Mi rivolsi ai miei compagni. Avevo chiesto già loro di fare cose che andavano di gran lunga al di là delle normali competenze di un genin ma ora dovevo chiedere loro l'impossibile. Dietro di noi la battaglia tra i vermoni e gli insetti continuava e sembrava che fossero completamente presi quindi avevo il tempo di dire due parole ai miei.
beh ragazzi... come avete sentito non abbiamo molte possibilità... ciò che vi sto per chiedere è l'impossibile. una squadra di rinforzo verrà a sostenerci e noi avremo l'incarico di piazzare queste
mostrai quindi loro i rotoli da demolizione.
esattamente al centro del nido. è praticamente impossibile che ne usciamo vivi ma se anche solo uno di noi dovesse riuscire a far saltare quel mostro avremo salvato parecchie vite. io, non so voi, voglio uscirne vivo e non permetterò a una "cosa" viscida e molliccia di uccidermi! e non permetterò neppure a nessuno di voi di morire. e anche questo è un ordine! ora prendete.
Diedi ad ognuno di loro un paio di rotoli cosicchè, anche nel momento in cui ci saremmo divisi o qualcuno sarebbe perito nel tentativo, gli altri potessero farcela.
Detto questo attendemmo e aspettammo poco poichè, dopo qualche minuto, una squadra di 40 uomini circa ci raggiunse e circondò
siete voi quelli con le cariche? wow... complimenti per essere arrivati fin qui. siamo qua per scortarvi fino al centro del nido. se uccidiamo quella cosa avremo un bel vantaggio in questa guerra...
gia... se...
Persi qualche istante a rivedere la battaglia che infuriava nel nido. I vermoni continuavano a combattere ma incominciavano ad avere la peggio. Alla fine il numero batte i muscoli. E i pipistrelloni continuavano la loro pesca miracolosa contenti del diversivo dato da quell'improvviso assalto
di certo impazziranno quando vedranno arrivare anche noi...
Anche se la "grande madre" sarebbe stata da li a poco attaccata da 3 fronti, 2 se i vermoni cadevano, non speravo minimamente che l'attacco sarebbe stato più facile. Quella cosa era li da troppo per farsi mettere sotto da 43 persone e qualche pipistrello troppo cresciuto.
Ma l'adrenalina ancora ci sorreggeva e quindi, spinti dall'impeto che la nuova squadra aveva portato, ci lanciammo nell'assalto.
Ci offrirono pure delle spale, katane di fattura industriale, ma erano pur sempre qualcosa. Di contro io, se tanto dovevo morire, valevo almeno farlo in gran stile.
Correndo assieme agl'altri, circondato dagl'altri, richiamai a me una grande quantità d'acqua, facendogli assumere la forma di tre shuriken giganti che ghiacciai appena li misi a contatto con la mia mano. Alcuni commilitoni si stupirono della cosa ma non era certo il momento di distrarsi per cose del genere.
Il nemico ormai si era accorto di noi e, generando e sputando, ci mandò contro tutto ciò che aveva.
Senza esitazione lanciai i miei shuriken, tutti, davanti a noi, uno a fianco all'altro e, così facendo, riuscii a falciare qualche insetto all'altezza dell'addome e alle gambe.
Cercavo in cuor mio di creare un passaggio per guadagnare qualche metro in più ma subito quel buco venne ricoperto da altri insetti, troppi insetti.
Quell'attacco stava assumento ogni secondo che passava l'aspetto di un attacco suicida.
Intanto eravamo arrivati a contatto col nemico e un continuo clagore di lame che impattavano, esplosioni che divampavano e urla che si alzavano, da una e dall'altro schieramento, riempivano le mie orecchie e il mio cuore.
Tutti questi rumori si sommavano e come un onda che cresce e cresce rimbombavano nelle mie orecchie. Non capivo se ero diventato insensibile al dolore oppure se ancora non riuscivo a capacitarmi di ciò che mi stava accadendo intorno ma, a tratti, era come se la mia coscenza fosse al di fuori del mio corpo ed osservasse la scena che si mostrava dinanzi a me come un neutro spettatore.
Corpi dilaniati, commilitoni con arti amputati, cadevano al mio fianco mentre il mio corpo si muoveva come un automa. Rispondendo agli assalti nemici senza pensare, senza capire.
Era questa la guerra? Un insensata carneficina da entrambe le parti? Certo non rimpiangevo i mostri ma i corpi dei miei compagni che urlavano mentre metà del loro corpo si scioglieva per via dell'acido sputato da chissà quale mostro, o protuberanza della "grande Madre" era una visione terribile.
Un'esplosione alla mia sinistra mi fece volare di qualche metro sbattendo contro le persone che dovevano essere la mia scorta personale. Alcuni dei nostri usavano jutsu di tipo fuoco ma non immaginavo una simile esplosione. Con le orecchie ancora ovattate e lo sguardo leggermente vacuo cercai di tirarmi su da terra e intanto osservavo il luogo dell'esplosione. Sembrava che il ninja avesse colpito una sacca d'acido e questa era esplosa coinvolgendo diverse persone oltre che insetti.
La "grande madre" urlò, straziata dalle ferite che gli stavano infierendo e dai pipistrelloni che senza sosta si cibavano dei suoi "figli". Voleva chiederla in fretta ed incominciò a partorire abomini, essere ancora non del tutto completi per farli combattere. Era disposta a tutto pur di liberarsi di quegl'esseri che infastidivano la sua vita.
Era ora di finirla. Per entrambe le fazioni.
Artigli retrattili uscivano dal terreno, dilaniando o trascinando in oscure buche gli ignari che passavano senza accorgersi.
Senza quasi accorgermi continuavo ad avanzare, scoprendo di passo in passo qualche nuova ferita che copriva il mio corpo, tagli sul braccio, sul viso, sulle gambe. Rimanevo esterefatto dal fatto di essermi fatto tutti quei tagli ma continuavo ad avanzare, passo dopo passo, non avevo altre possibilità, nessuna via di ritorno.
Paravo, deviavo, schivavo ed attaccavo senza sosta, senza pensare e così facevano i miei compagni, c'era chi cadeva e chi rimaneva in piedi, per qualche altro passo almeno.
Avevo perso di vista i miei compagni, i miei iniziali compagni. Ma non potevo certo tornare indietro a cercarli. Avevo una missione da compiere e se neppure sapevo come uscirne vivo io come potevo sperare di salvare i miei compagni?
Ogni tanto buttavo un occhio alle mie spalle, o avanti a me, o a fianco, sperando di vedere una falce muliare nell'aria ma non potevo distrarmi troppo. Un'attimo poteva essere fatale.
Uno di quei momenti stava per diventarmi fatale. Caricando con furia cieca vidi da lontano, dritto avanti a me, una creatura mostruosa, più grossa, decisamente più grossa di tutto il resto, correre verso di me su 6 zampe. Il corpo mal formato, senza parti di pelle e vene vive zampillanti in piena vista, non conosceva ne amici ne nemici. Continuava la sua carica calpestando e travolgendo qualsiasi cosa incontrasse. Le due corna sul muso certo aiutavano nello scopo ma quel mostro era troppo abominevole, quasi sicuramente creato apposta per travolgere e uccidere quell'ammasso di nemici che si stava ammassando.
E ora stava correndo proprio contro di me.
cristo...
Non avevo molto tempo. Quel mostro stava massacrando tutto quello che si trovava davanti e gli occhi, illuminati da una furia cieca e un istinto omicida al di là di ogni logica, non si sarebbe mai fermato.
Forse sarei riuscito a schivarlo ma quanto ancora potevo contare solo sugli uomini che mi accompagnavano? E se quelli dietro di me non si erano accorti? Sarebbero stati maciullati senza possibilità.
Era ora che fossi io a proteggerli.
Con tutta la velocità che potevo avere composi i sigilli e uno squalo d'acqua si formò davanti a me. Fortunatamente tutta l'aria era stagnante e qualche centimetro d'acqua, e molti liquami, ricoprivano tutta la zona cosicchè potei usare la tecnica abbastanza tranquillamente. Lo squalo partì velocemente contro il suo bersaglio centrandolo con una violenza inaudita. Non aveva neppure cercato di scansarsi tanto impetuosa era la sua carica e l'esplosione che ne derivò fu tremenda. Nell'area di sei metri dallo schianto tutto fu colpito e sospinto in diverse direzioni. L'onda d'urto dell'impatto raggiunse pure me che mi trovavo a molti metri di distanza schiaffandomi diverse gocce d'acqua in faccia.
tremenda
Era la prima volta che usavo quella tecnica ed aveva avuto un effetto devastante. Il mostro venne centrato e finì schiantato di schiena parecchi metri indietro.
Con un sospiro corsi nel percorso che avevo appena creato ma il mostro non voleva demordere. Pur avendo perso le gambe anteriori e un corno nello schianto si stava rialzando per tornare alla carica.
Non potevo permetterlo, non potevo fermarmi.
Mentre il mostro si rialzava a fatica, osservandomi con l'unico occhio rimasto, estrassi 3 kunai dalla sacca e li lancia diritti contro il suo muso.
Tutto inutile.
Il suo esoscheletro posto sul muso l'aveva protetto da un'esplosione, cosa mai potevano fare 3 kunai?
Avevo sperato di colpirgli l'occhio ma questi, visto il pericolo, aveva leggermente spostato la testa per ripararsi. Aveva un'intelletto animale ma non si doveva mai sottovalutare una bestia ferita.
cazzo...
Sembrava quasi che stesse sogghiniando mentre mi mostrava la sfliza di denti che la sua mandibola conteneva. Stavolta mi avrebbe aspettato al varco.
Peccato che non ero proprio provveduto.
Avvicinandomi a lui avevo sì accorciato le distanze ma ora avrei potuto usare una tecnica che solo io potevo usare.
Creai dall'acqua che mi circondava 3 specchi. Uno sopra il mostro, uno davanti a me e uno dietro. Concentrato com'era non si era accorto di quello posto sopra e dietro ma solo di quello davanti, probabilmente intendendolo come una difesa.
Con un balzo saltai nel primo e, mentre vedevo il mostro correre contro di me per incornarmi, usai l'aumento della velocità per passare a quello posto sopra. Il mostro si schiantò nelle specchio qualche istante dopo il mio spostamento ma ancora il bello doveva venire.
Mentre entravo nello specchio avevo posto il sigillo esplosivo rimastomi e quando il mostro distrusse lo specchio il sigillo esplose
sette anni di sfiga, pirla...
Certo non restai a guardare lo spettacolo, spostandomi, appena arrivato in quello sopra, all'ultimo rimasto, ma sentii comunque la deflagrazione che produsse un'onda d'urto capace di far tremare i miei specchi. Uscito dallo specchio, a venti metri circa di distanza dal mostro, mi ritenni soddisfatto di vedere la sua carcassa fumante colare sangue da innumerevoli ferite.
Stavolta ero certo che non si sarebbe rialzato.
Mi girai e per lo stupore rimasi bloccato.
Non sapevo come, non sapevo quando, ma finalmente avevo raggiunto il centro del nido. Il punto centrale della "grande madre".
Senza indugi estrassi rapidamente i rotoli da demolizione, non sapevo quanto tempo avevo prima di essere attaccato di nuovo e quindi non c'era tempo da perdere.
Stavo piazzando le cariche. Ponendole nei punti che potevo ritenere più morbidi, vitali forse. Il centro del nido sembrava esser composto da molte parti molli, forse, appunto, i punti vitali del mostro e, mentre potevo le mie cariche il più vicino possibile, pregavo in silenzio che lo fossero. Forse tutto si sarebbe risolto velocemente, forse tutto sarebbe finito da li a breve.

CITAZIONE
Stato fisico: tagli e graffi di diversa entità su tutto il corpo. l'adrenalina mantiene il corpo in piedi
Stato mentale: una via di mezzo tra l'apatia totale e un disperato istinto di sopravvivenza
Chakra: 180/300 (-25 "soffio dello squalo" -10 "manipolazione d'acqua per creare specchi -10 "congelamento dell'acqua" -5 "manipolazione dell'acqua)
Armi:
- Kunai x 7
- un panno conduttore di chackra
- 2 flash (1 flash attaccata ad un kunai)
- 2 fumogeni
- 1 tonico azzurro
- 1 panno conduttore di chackra
- sigilli esplosivi da demolizione
- radiolina portatile

 
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Vaalin
view post Posted on 1/5/2011, 23:57




[Dig or Die - Sqadra φ/τ.]

Capitolo Quinto: Gloria nel basso dei cieli

Non c'è fine al peggio.


«Soldato semplice Inva Kirwald!»
Sei tu, matricola 147895, frequentatore del quarto corso guastatori dell'esercito unificato.
Cessi ogni attività e immediatamente rispondi al richiamo dell'ufficiale, il petto in fuori, la mano tesa a compiere il saluto rituale, la voce che tuona «Signor sì, signore! Comandi!»
«Riposo, soldato.» Seguono suoi gesti nervosi, qualunque cosa stia per ordinarti non sarà piacevole. «Un'unità di ricognizione avanzata ha rilevata la presenza di un covile nemico e necessita di supporto per la demolizione.»
Esploratori con cariche esplosive così pesanti? Ma chi prende in giro? Questa faccenda puzza.
E puzza di suicidio.
«Signore, noi abbiamo esaurite le nostre scorte di rotoli di tipo E4, ci restano solo cariche di tipo granata.»
«Basteranno, il materiale necessario è già sul luogo. Prenda le squadre alpha tre, sei e sette, la nomino sergente; le coordinate vi verranno comunicate via radio.»
Promozione improvvisa sul campo e compiti d'assalto a squadre di supporto? Su al comando devono pensare che sia proprio un bel giorno per morire.
«Squadre tre, sei e sette! Con me!» Fai un cenno della testa nella direzione del cunicolo opposta all'uscita. «Abbiamo una consegna da fare!»




Bzz... Qwvzs... Cli.
Spengi la ricetrasmittente, hai appena ricevute le ultime indicazioni e ti è stato comunicato l'inizio del silenzio radio.
Non perché vi sia il rischio d'esser intercettati, cosa persino ridicola da pensare in questo contesto, ma realizzi subito il perché, e con te i soldati che ti sono stati improvvisamente assegnati: non vogliono sentirsi la coscienza sporca — lontano dalle orecchie, lontano dal cuore.
In sostanza, nessun cambio di piani, nessuna ritirata.
Tutto ciò che dovete fare, stando agli ordini, è entrare, assaltare, distruggere.
Quello che gli ordini non dicono, mai, è che...
dovete morire.

Forse dovresti fare un discorso ai tuoi uomini, qualcosa di incoraggiante, ma nel voltarti verso di loro ti rendi conto che hanno la tua stessa espressione.
In fondo, sino a dieci minuti fa eri uno di loro, squadra alpha sei, soldato semplice Inva Kirwald, matricola 147895, frequentatore del quarto corso guastatori dell'esercito unificato.
Lo ripeti mentalmente, come una cantilena, così ti è stato insegnato durante l'addestramento.
Sei solo un numero.
Uno di centinaia di migliaia.

Non hai il coraggio di dire niente, il tuo sguardo è forse persino più eloquente di quanto vorresti.
Un cenno della mano e avanzate, verso la bocca dell'inferno.




La vista dei ricognitori ti fa sobbalzare il cuore nel petto, sono laceri, madidi e coperti di sangue raggrumato dalla testa ai piedi.
Pensare che li vedi dopo un evidente tuffo nell'acqua ti sconvolge, non riesci quasi a contemplare l'idea che potessero essere più sporchi di così.
«Ma che cavolo vi hanno fatto fare a voi? Siete dei corpi speciali?»

Poco tempo per le chiacchere, le tue parole di stupore le lasci tu stesso cadere nel vuoto con un gesto della mano e un piccolo scuotersi della testa.
Fate il punto della situazione e passate in rivista ognuno il proprio inventario, ordini qualche scambio in modo che tutti abbiano più o meno le stesse dotazioni standard, controlli che il tuo set di rotoli sia fissato con cura attorno alla vita: uno dietro, il più grande, e gli altri sui lati.
Le cariche ad uso individuale le infili invece negli appositi anelli di stoffa della divisa da guastatore.
Prendi nota delle quantità di esplosivo da demolizione a disposizione e esegui rapidamente dei calcoli su un blocchetto degli appunti che poi rimetti in una tasca sul petto. Ti asciughi il sudore dalla fronte, là sotto fa un caldo boia e l'umidità è impressionante, ma dovreste farcela, una carica E4 dovrebbe essere più che sufficiente a far venire giù quel pinnacolo di carne e budella attorcigliate.

«Un gran bel giorno per dei fuochi d'artificio.»




Termina infine il dispiegamento di forze e gli occhi dei pochi sottufficiali responsabili sono tutti puntati verso le lancette dei loro orologi.
Li hanno sincronizzati secondo le indicazioni avute via radio e adesso aspettano il segnale, con ansia.
Tac.
«UOOMIIINIIIIII!» Tuona la voce di una massiccio soldato scelto, l'unico del contingente. «GOOOOOO!»
Qualche centinaio di stivali riempe del suo rumore l'antro orribile, gli fanno eco le grida dei sergenti, sparsi fra i soldati: «GO! GO! GO!»

Si comincia con il lancio di esplosivi per spezzare le prime linee, granate accecanti e a seguire armi leggere con sigilli incendiarî e alto rateo di fuoco e traiettorie a palombella sulle retrovie.
I tiratori lanciano i fumogeni e fanno spazio ai picchiatori, gli energumeni più corpulenti in tenute simili a quelle anti-sommossa.
Il loro compito è spazzare via, completamente, i primi ranghi, altrimenti l'assalto terminerà prima di avere fatti sei metri.
Storditi dal boato delle esplosioni e circondati dal fumo, oppongono comunque grande resistenza, mossi da sensi altri rispetto alla vista, una cosa che chi ha pianificato l'attacco non aveva tenuto di conto.

Riescono a farvi strada e sorpassate il primo cordone di difesa del nido, la vostra avanzata diventa inarrestabile, piccoli rotoli esplosivi vengono lanciati o applicati via via che correte sui tiranti tendinei di quella schifosa fabbrica organica, ma non tutto è semplice come sembra e gli imprevisti sono infiniti: schizzi di acido, lacci artigliati che scattano fuori da cumuli di carne apparentemente inerte, insetti che paiono rocce, tutto, ogni singola cosa pare congegnata per uccidervi.
E, nel caso il boato delle esplosioni, il crepitare delle fiamme e i vapori di succhi caustici non vi bastassero, ecco che profittatori compaiono gli urli inumani e stridenti dei chirotteri.
In picchiata dall'alto del soffitto roccioso, stordiscono le vittime designate coi loro suoni strazianti, per poi afferrarle con le zampe e trascinarle in alto, dove a gruppi di sei o sette fanno capannello e le sbranano in aria, chi tirando da una parte e chi dall'altra, facendo piovere sangue e frattaglie su chi gli sta sotto, come a voler condire la portata successiva.

Avete fatta molta strada, i nemici si fanno più radi, passate una fila di strane colonne tortili composte di roba dall'aspetto appiccicoso e striata, simile a muscoli malati e butterati. Alcuni restano indietro per piazzare qualche esplosivo, mentre continuate a prendere calci qualche culo chitinoso.
Una vittoria la vostra, senza dubbio, un'avanzata irrefrenabile, con perdite contenute, siete già a metà strada.

Peccato che loro abbiano uno stratega migliore del vostro.

Tremano gli ammassi di carne.
«Porca p-»

Xiiiiiiiiiiiii!

Sono loro addosso: rosso a fiotti, arti strappati, grida vermiglie affogate in gole squarciate, gabbie toraciche disserrate come bauli, mani abbandonate ch'ancor muovon le dita. Ustioni, polmoni perforati, corpi trascinati, smembrati, sminuzzati.
Sciamando come folli migliaia di insetti grandi più di due uomini vengono sputati fuori, rigurgitati, da ogni lato, da ogni cumulo organico, ancora avvolti in bozzoli protettivi.

La retroguardia viene macellata, non prevedevate di dover combattere su due fronti, i vostri sforzi e la vostra attenzione sino a un istante fa erano tutti per l'avanzata.
Nella foga non vi siete resi conto di essere finiti in una trappola.

Troppa strada davanti da fare, troppa di dietro per potersi ritirare.
Vi hanno tagliati fuori dal grosso delle truppe, adescati con la succulenta prospettiva di dare un rapido taglio alla battaglia; siete stati frettolosi e avete mangiata la foglia, abboccato all'amo.
Adesso voi, quelli coi rotoli, l'unica speranza di successo per la missione e, chissà, la guerra, siete nel bel mezzo del covile, fra due agguerrite file nemiche.
Eh, già
perché la madre ha deciso di mandare anche i figli più grandi a giocare con voi.

Vere e proprie torri da assedio senzienti, indicibili cumuli di bocche, occhi pelosi e intestini pulsanti al posto delle vene; vi mettono nell'imbarazzante situazione di essere fra i primi uomini a venire schiacciati da insetti.




Non voglio morire... Non voglio morire... Non voglio morire...
ANF! ANF! ANF!
Non voglio morire... Non voglio morire... Non voglio morire...
Deglutisci.
Non voglio morire... Non voglio morire...
Sniff; sniff.

Plotch.

«Gwaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa»
«aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa»
«aaaaaaaaaaa»
«aaaaa»
«aa»
«a»
«!»

Un rene; è andato.
La vista; sfuma.
Il vuoto; attorno a te.
Non c'è più nessuno.

Sei solo.

Che fine hanno fatto gli altri?
Non lo sai.
Che stai facendo?
Non lo sai.
Quanti sono ancora?
Non lo sai.
State perdendo?
Non lo sai.

BASTA

Devi fare mente locale.
Il dolore te lo impedisce.
Devi svuotare la testa.
Il tuo corpo impazzisce.
Adrenalina, l'unica cosa che ti fa andare avanti con quel buco nel fianco.

Circondato, ancora.
Solo.
Colpa tua.
Tu li dovevi guidare.
Tu li dovevi tener uniti.
Tu li dovevi far uscire vivi.

Non ce l'hai fatta.
Hai fallito.
Sei solo un soldato.
Tu non avresti dovuta avere questa responsabilità...
Non è colpa tua...
No...
È del comando...
Loro dovevano...!

NON MENTIRE.

Lacrime.
Mai avresti creduto d'averne,
dopo quel giorno.

Ma se c'è una cosa che la guerra insegna:
non c'è mai fine al peggio.




Nuove esplosioni illuminano la pietra insensibile e le carni straziate, scendono funi dal soffitto forato.
Si calano soldati, addestrati, carichi.
Impreparati.

Perché là sotto c'è un inferno che non si sognano nemmeno.

Sorpresa! Infinite file di piccoli denti affilati li attendono.
Sbattere d'ali.
Strilli acuti di gioia.
Un nuovo piatto è in tavola.

E come insaccati eccoli penzolare giù dalle corde, impigliati, morti e sanguinolenti, divorati a metà, mentre ancora cercavano di difendersi il volto con le mani.
Nessuno più lì mangia per necessità ormai, ma solo per un'insaziabile ingordigia e il sapore dell'orgia.

Qualcuno però riesce a scendere giù, a saltare verso l'ignoto — i più fortunati.
Altri si ritrovano invece infilzati su implausibili spuntoni di carapaci mal sviluppati.

Sei fortunato, un piccolo gruppetto è caduto nelle vicinanze, forse puoi farcela.
Puoi raggiungerlo.
Ti salveranno.
Uno di loro è un medico: Sì! Sì! Sì!

Ad ogni passo vomiti sangue, ti vedono, capiscono al volo, si fanno incontro.
Hai dato fondo alla tua scorta di piccoli esplosivi, non hai più altro con te, solo un ultimo rotolo pesante.
Ti accasci a terra, non ce la fai, ti volti, la schiena sul pavimento caldo di carneficina, delle bestie si avvicinano, con le loro schifose zampette ai lati delle bocche.
Intervengono i soldati che avevi visto, ti si getta quasi addosso quello con la fascia dei reparti medici.

«Oh Cristo! Cristo!»
Non sembra lasciarti molte speranze.
«Cristo santis-»
Decapitato, la testa mozzata che ti rotola addosso e si ferma,
coi suoi occhi fissi nei tuoi.

È finita.

Là attorno, il delirio.
Ti volti inorridito giusto in tempo per vedere uno dei tuoi soccorritori che viene inchiodato per terra da un artiglio imponente e sommerso da centinaia di scarafaggi fluorescenti impazziti; gli si annidano sotto pelle causandogli ultimi spasmi disordinati prima di morire.

No, basta, non ne puoi più.
Hai fatto troppo,
hai subito troppo,
hai visto troppo,
hai vissuto troppo...

È ora di farla finita.
Sollevi il busto, ti trascini dolorosamente all'indietro,
poggi le spalle su una roccia, mentre loro si fanno avanti: affamati.

La mano si avvicina tremante a un filo,
cerca un anello di plastica,
lo trova.
Singhiozzi,
hai i brividi,
non riesci a mandar la saliva giù per la gola,
lo stomaco invaso dal tuo stesso sangue.

Il colosso è davanti a te, torreggiante nella sua famelicità, svettante nella sua meticolosa crudeltà.
Privo di occhi, irto di bocche, completamente alieno all'uomo.
Eppure, in questi tuoi ultimi istanti di vita, ti sembra di vederlo ghignare, ridere soddisfatto dei tuoi inutili sforzi.
È questa visione, l'affronto finale, a far scattare qualcosa nella tua testa.
Qualcosa che non credevi di avere, che non avresti pensato di avere il coraggio di dire.

Cola la bava dal suo muso sulle tue gambe, senti il suo alito carezzarti la faccia pallida.
Si ritrae la testa del mostro, contrae i muscoli, prepara lo scatto, pregusta il suo pasto.
«Inva Kirwald; squadra alpha sei, matricola 147895, frequentatore del quarto corso guastatori dell'esercito unificato...»
Con un urlo ferino fa fischiare l'aria, si distende il collo dell'essere, si schiudono le fauci immani!

«SERGENTE!»

BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!

Sassi schizzano in aria, cadono, con loro occhi ed artigli, pezzi di carta bruciata;
lenta volteggia uno straccio di divisa carbonizzata.





Svariati metri più in là un'altra esplosione, più grande e spettacolare, è in programma.
Il frastuono è superiore, insopportabile, accompagnato dai lamenti della grande madre morente assieme ai suoi migliaia di feti.
La grandinata di tranci maciullati dalla deflagrazione pure è qualcosa di eccezionale, capace in quel bordello di devastazione di segnare un nuovo record nell'ambito del ributtante e cruento.

Ma non è finita, no,
perché in questa guerra non c'è pace nemmeno per i morti
figuriamoci per i pochi
vivi.

Trema l'intera caverna, ancora una volta, anzi, il sottosuolo tutto.
Stavolta però nessuna bomba è stata innescata, nessun esercito scatenato.
Bensì qualcosa di molto, MOLTO, peggio.

Si spacca la roccia, le viscere della terra inghiottono indistintamente uomini e mostri, vivi e morti.
E poi eccola.

Suoni insondabili, gravi echi d'un gorgogliare demonico, profondo il suo timbro, di tenebra fatto — farfugliante, folle; BLASFEMO.

È arrivata — La Grande Divoratrice.


image
Eppure, da qualche parte, c'è qualcuno che ride e pensa che tutto va secondo i piani.





[Ascesa.]
Sintesi: mission accomplished, i rotoli da demolizione fanno il loro lavoro.
Nota: il punto di vista in generale è quello di un soldato qualunque, che avrei voluto approfondire di più e per il quale qualche altra scena carina la avevo in mente, ma non ho avuto il tempo di scriverla. Spero renda l'idea della situazione vissuta.

La missione è andata a buon fine, mi scuso per i ritardi varî e per aver dovuto farla finire quindi "in fretta e furia", se, visti i tempi, questa espressione può avere senso...
Avrei voluto darvi più scelte ed azione, però è stata un'infinita rincorsa cercare di postare in tempi ragionevoli e se avessi posti più combattimenti, non autoconclusivi poi, chissà a che punto saremmo adesso...
Spero non vi abbia annoiata più di tanto e in qualche misura interessato, ma mi scuso con voi, perché non era così che doveva andare esattamente.

A angelo adesso, se vorrà, do la possibilità di partecipare alla vera fase finale dell'Evento, che inizierà non appena l'altro filone di questa quest "finale" giungerà anch'esso a conclusione (dovrò forse frustare qualcuno).
Se lo desideri, devi solo descrivere di come tu esca da quell'inferno aggrappandoti al mostro appena comparso, magari usando qualche accorgimento dettato dal buon senso. La creatura, spaccato il pavimento, continuerà ad andare verso la superficie, abbattendo ogni ostacolo, in un movimento che pare quello di chi si stia rialzando.
Non descrivere il mostro, quello lo faccio io al prossimo giro, la sua figura è al momento abbastanza celata dalla scarsa luce, dal polverone e dai detriti che solleva, nonché dal cumulo di corpi che gli scivola addosso.
Nell'attesa che termini l'altra quest poi probabilmente inizierò a metterti già in tavola la situazione conclusiva.

A breve le valutazioni e le ricompense, con l'eccezione di angelo, nel caso volesse continuare con la storia, perché a quel punto faccio tutto alla fine.



SPOILER (click to view)
L'idea era di dare una visione più globale di quel che succeda, senza nulla togliere alla tua buona descrizione, angelo, ci tengo a precisarlo = )
 
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angelo azrael
view post Posted on 10/5/2011, 19:10




la terra tremava sotto di me.
Avevo trovato rifugio dietro ad una roccia, abbastanza distante da salvarmi la pelle ma non abbastanza da non vedere le fiamme ruggire intorno a me, incenerendo tutto ciò che incontrava.
Non sapevo esattamente quanto tempo avrei avuto dopo l'innesco quindi l'unica cosa di cui mi preoccupai fu di correre al più non posso, raggiungendo, ad una ragionevole distanza un ammasso di rocce che mi avrebbe potuto proteggere. O almeno così speravo.
Sentivo il calore lambire la roccia e accarezzarla, con impeto e forza, quasi volesse completamente sopraffarla.
Già ero rimasto sorpreso di esser riuscito ad anticipare l'onda d'urto che, a veder ciò che accadde, non mi avrebbe dato tante possibilità di uscirne vivo, ma vedere in quel momento un oceano di fuoco, come un fiume in piena, scorrere ai lati e persino sopra la roccia mi lasciava senza fiato.
Ero veramente a corto di idee. Usare la mia innata sarebbe stata la cosa più inutile che avrei potuto fare. Se anche un minimo di ghiaccio si fosse formato sarebbe evaporato pima che potessi fare qualsiasi cosa.
Quindi attesi che il fiume di fuoco mi superasse e intanto mi bruciacchiai i capelli.
avevo giusto bisogno di una sfoltita.
Pensai, cercando di sdrammatizzare la situazione. I miei compagni li avevo persi di vista e se non li avessi visti camminare dopo da qualche parte certo non sarei riuscito a trovarli nella marea di cenere che sarebbe rimasta.
Il fuoco bruciava tutto, senza distinzioni tra amici o nemici.
Speravo veramente di ritrovarli più tardi ma da li a breve avrei capito che non ne avrei avuto il tempo.
Dopo che il fuoco passò uscii dal mio nascondiglio, sempre sul chi vive, ma relativamente più sicuro. Intorno a me c'era solo terra bruciata. Sentii qualche esplosione in lontananza, ove rivolsi lo sguardo, ma, o erano sacche di acido che esplodevano per il fuoco, o qualche sopravvissuto che ancora si dibatteva per tornare a casa con le unghie e con i denti. Avrei voluto accorrere in loro aiuto. La missione era conclusa e l'unica cosa importante da fare, l'unica cosa veramente importante, era tornare a casa con le proprie gambe. Sulle proprie gambe.
Peccato che queste incominciarono a tremarmi.
Ma non era per la paura.
Improvvisamente profonde e lunghe spaccature si aprirono nel terreno intorno a me e anche sotto di me. Per non finire inghiottito incominciai a saltare da un masso all'altro ma più saltavo più mi accorgevo che il tempo cominciava a stringere. Gli appigli incominciavano a scarseggiare e l'abisso sotto di me era di un nero inquietante.
Ma non fu quello a raggelarmi il sangue. Da quell'abisso che sembrava più nero della notte un grido agghiacciante proruppe con forza e tremore.
Un misto tra dolore e furia cieca, il ruggito di rabbia di una bestia sovraumana si levò da quelle oscurità e incominciai a sudare freddo
che cazzo è?
Sentivo il cuore battere nelle orecchie, il sudore farsi freddo e le mani tremare quando quel grido raggiunse il mio cuore.
Chiamava me, chiamava VENDETTA.
Ma era un'ascesa incontrollata la sua, spaccata il pavimento sotto i miei piedi senza alcuna logica, facendo cadere nell'oblio chiunque, amici e nemici senza alcuna distinzione.
Vidi cadeveri di bravi soldati scivolare lentamente oltre il bordo della roccia su cui giacevano per poi cadere inesorabilmente nell'oscurità.
Non ci sarebbero state bare per quei soldati, corpi sui quali i cari potevano piangere.
Era anche questo il prezzo della guerra?
Ma neppure io avevo molto tempo se volevo uscirne vivo ed indugiare, rischiando di rimanere schiacciato dalle macerie, non era ciò che potevo permettermi.
Quando vidi parti colossali della bestia, o almeno credevo fossero arti, superarmi capii che non ero proprio io il suo obiettivo quanto piuttosto tutto il mondo in superficie che, sfondando una parete dopo l'altra, stava raggiungendo.
Ecco il mio passaggio per l'uscita.
L'idea era buona. Ma come attuarla?
Non avevo molta fantasia al momento e anche il mio corpo di li a poco sarebbe potuto cadere esausto. Inoltre stavo ancora cercando di non finire "di sotto" saltando da una roccia all'altra, cercando di evitare al contempo le macerie che cadevano dal soffitto.
Sinceramente, quanto ancora sarei potuto andare avanti così?
Così decisi per la mossa più azzardata, e forse stupida, che potevo fare. Corsi e saltai verso il mostro, passando da roccia a roccia, e intanto estrassi 2 kunai. Arrivato alla roccia più vicina ad esso, e pure l'ultima, staccai nel salto più forte che avessi mai fatto raggiungendo il corpo della bestia.
L'idea era semplice. Usare i kunai come rampini.
Peccato che le scaglie del mostro erano troppo resistenti per semplici kunai. Incominciai a scivolare inevitabilmente verso il basso, sbattendo contro altre scaglie a forma di spuntoni.
Stavo andando giù
cazzo cazzo cazzo cazzooo...
Che potevo fare? Scivolavo e non trovavo grandi appigli.
Per disperazione strinsi con ancora più forza i due kunai che impugnavo e mi misi a pancia in giù. Mi era sembrato di vedere, subito dopo le scaglie appuntite del mostro, delle parti più morbide, forse pori, forse aperture, forse... Non ne avevo la più pallida idea ma se le scaglie più dure servivano a proteggere piccole parti molle allora forse potevo farcela.
Con tutta la forza che mi era rimasta e accompagnata da un urlo di disperazione presi il tempo e affondai entrambi i kunai nel primo punto "morbido" che avevo trovato.
Funzionò. Finalmente funzionò.
Ero relativamente al sicuro. Salivo ad una velocità spaventosa nel sottosuolo nel quale mi ero perso, e quasi, avevo perso la sanità mentale.
Ero felice, ero veramente felice. Il pensiero andò anche ai miei compagni, se erano ancora vivi, ma non potevo saperlo e l'unica cosa che mi rimaneva era la speranza.
Mezzo nascosto dietro la scaglia e con la vita aggrappata alle mie mani, ai miei kunai, incominciai a vedere una luce all'orizzonte.
Ma era la luce del mattino o ero morto e stavo sognando?

CITAZIONE
Stato fisico: tagli e graffi di diversa entità su tutto il corpo. l'adrenalina mantiene il corpo in piedi
Stato mentale: una via di mezzo tra l'apatia totale e un disperato istinto di sopravvivenza
Chakra: 180/300
Armi:
- Kunai x 7
- un panno conduttore di chackra
- 2 flash (1 flash attaccata ad un kunai)
- 2 fumogeni
- 1 tonico azzurro
- 1 panno conduttore di chackra
- radiolina portatile

 
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